Se le sinistre non sono più quelle di una volta, le destre sono fedeli a se stesse fin dall’avvento della Repubblica. Si possono solo camuffare per insinuarsi nel nostro ordinamento democratico, procurando danni grossi e grossolani. Da quando queste destre sono al Governo cosa è cambiato nel bene e nel male? Facciamo un riassuntino.
Hanno cominciato a ottobre scorso, freschi di insediamento, con la norma anti-rave. Chissà perchè? Forse per sedare i tafferugli studenteschi in corso all’università La Sapienza di Roma contro il governo Meloni appena entrato in carica? Ma, probabilmente, anche per reprimere con largo anticipo il “rave” forse più fastidioso per il pensiero destro: le manifestazioni della comunità LGBTQ+ in previsione del Pride.
Ma l’anti-rave non è andato perfettamente a buon fine, in quanto assai ambiguo, così l’hanno dovuto ridimensionare e correggere. Questa una sintesi del testo: “Viene limitata l’applicazione del nuovo articolo introdotto del codice penale, il 633-bis, ai soli organizzatori di grandi raduni su terreni altrui, in cui si faccia anche uso di sostanze stupefacenti che li punisce con il carcere da 3 a 6 anni e con multe da 1.000 a 10.000 euro. Ciò a patto che “deriva un concreto pericolo per la salute pubblica o per l’incolumità pubblica“. Per i partecipanti varrà sempre l’articolo 633, invasione di terreni ed edifici, con sanzioni pecuniarie e detentive più lievi (reclusione da 1 a 3 anni e una multa da 103 a 1.032 euro”. (Fonte La Repubblica).
E il Pride di Roma? Hanno tentato di boicottarlo prima concedendo e poi negando il patrocinio della Regione Lazio a guida FdI, in un valzer impazzito di dichiarazioni. Come volevasi dimostrare. E magari l’anno prossimo ci riproveranno con altro.
Ma sorvoliamo le “quisquiglie” dei diritti e libertà violate, continuando ad osservare un recente rigurgito destro: i privilegi delle caste, con lo stop al taglio dei vitalizi per i senatori. Ma che bravi! Forse serviva a questo abolire il reddito di cittadinanza? E cos’altro?Ah, quasi mi sfuggiva la cosa più importante: cioé la matassa ingarbugliata dei massimi sistemi economici che, probabilmente, con tutto l’impegno che il cucuzzaro delle destre avrebbe potuto metterci se fosse stato in buona fede, non sarebbe riuscito a risolvere per mancanza di competenze.
Più facile attuare lo scellerato piano di allontanamento dall’Europa ritardando i tempi di accettazione del prestito europeo.
E così il nostro Presidente Giorgia, proprio in questi giorni, sollecitata dalla necessità, procede in corsa al cambiamento di 10 obiettivi per il Piano. Alcuni sono cambiamenti formali, addirittura solo lessicali. Altri chiedono più tempo e alcuni vanno a ridurre l’ambizione degli investimenti. Ma solo così l’Italia, in forte ritardo, può ancora sperare di ricevere i fondi europei.
Per ricevere in tempo le rate del Piano, l’Italia avrebbe dovuto completare una serie di obiettivi a scadenza regolare. Target non legati a una facile approvazione di leggi per vietare o autorizzare comportamenti a discrezione dell’esecutivo, ma opere da mettere a terra, contratti da siglare o bandi da assegnare.
Troppi investimenti e troppo lavoro, non sia mai!
Tuttavia, da quando è entrato in carica, il governo Meloni non è riuscito a portare a termine questi impegni assunti con la Commissione europea e le rate del PNRR continuano a slittare.
Al fine dI risolvere questo pasticcio – già costato all’Italia più di 7 mesi di ritardo nel ricevere la terza rata da 19 miliardi che ancora non si vede – il governo Meloni ha messo una toppa al pantalone sdrucito.
Mava Fankù
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