Anno: 2023

VIDEOPOESIA – IL CANTICO DELLE CREATURE DI SAN FRANCESCO

Foto di copertina: San Francesco, dipinto di Albert Chevallier

IL CANTICO DELLE CREATURE

Altissimo, onnipotente, buon Signore
tue sono le lodi, la gloria e l’onore
ed ogni benedizione.
A te solo, Altissimo, si confanno,
e nessun uomo è degno di te.
Laudato sii, o mio Signore,
per tutte le creature,
specialmente per messer Fratello Sole,
il quale porta il giorno che ci illumina
ed esso è bello e raggiante con grande splendore:
di te, Altissimo, porta significazione.
Laudato sii, o mio Signore,
per sorella Luna e le Stelle:
in cielo le hai formate
limpide, belle e preziose.
Laudato sii, o mio Signore, per fratello Vento e
per l’Aria, le Nuvole, il Cielo sereno ed ogni tempo
per il quale alle tue creature dai sostentamento.
Laudato sii, o mio Signore, per sorella Acqua,
la quale è molto utile, umile, preziosa e casta.
Laudato sii, o mio Signore, per fratello Fuoco,
con il quale ci illumini la notte:
ed esso è robusto, bello, forte e giocondo.
Laudato sii, o mio Signore, per nostra Madre Terra,
la quale ci sostenta e governa e
produce diversi frutti con coloriti fiori ed erba.
Laudato sii, o mio Signore,
per quelli che perdonano per amor tuo
e sopportano malattia e sofferenza.
Beati quelli che le sopporteranno in pace
perchè da te saranno incoronati.
Laudato sii, o mio Signore,
per nostra sora Morte corporale,
dalla quale nessun uomo vivente può scampare.
Guai a quelli che morranno nel peccato mortale.
Beati quelli che si troveranno nella tua volontà
poichè loro la morte non farà alcun male.
Lodate e benedite il Signore e ringraziatelo
e servitelo con grande umiltà.

Title: Sonata 8, ‘Pathetique’ – II. Adagio cantabile
Author: Daniel Veesey
Source: Free Music Archive (https://freemusicarchive.org/music/Daniel_Veesey/Beethovens_Sonata_No_in_C_Minor_Pathetique/Sonata_8_Pathetique_-_II_Adagio_cantabile/)
License: CC PD

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PORNO TELEGRAM: IL LATO OSCURO DI UN SOCIAL

Le foto mostrano ragazze appena maggiorenni, seppure lo sono, perché non è possibile verificarlo. Seminude, con biancheria tipo filo interdentale, le forme perfette, la bellezza della gioventù esibita e messa all’asta. Le immagini non sono scatti artigianali, ma foto fatte con professionalità, con le luci giuste, la posa ammiccante, i particolari bene in mostra. D’altronde, la concorrenza è spietata. Gli annunci sono quasi tutti uguali, ma è difficile scegliere perché l’offerta è numerosa. E quindi, ergo, la richiesta è sicuramente il doppio. Ma dove si vendono queste ragazze? E chi le compra?

Il lato oscuro di Telegram

Per chi non conosce Telegram, ecco alcune informazioni di base. Prima di tutto, è una delle chat migliori dal punto di vista della crittografia, molto al di sopra di Whatsapp. Significa che le conversazioni non possono essere intercettate o hackerate, quindi si ha la massima sicurezza sulla privacy, salvo lo screenshot che non può essere controllato. Però è anche vero che da molto tempo Telegram adotta le modalità di cancellazione totale e di autocancellazione delle chat dopo la lettura e, cosa importantissima, permette l’anonimato. In pratica, si può decidere di non rendere visibile il proprio numero, adottando invece un nickname. Altro particolare interessante: non è possibile vedere gli accessi degli utenti iscritti. Tutto ciò ha reso Telegram il terreno ideale nel quale creare gruppi di ogni tipo, che possono anche essere segreti; terreno sul quale ha attecchito di tutto, ma davvero di tutto.

Parliamo per esempio, di uno dei temi oggi più ricercati sul social: il feticismo. Che non sia una novità è evidente; che non sia un comportamento anomalo, a meno che non diventi una parafilia, e che negli ultimi anni si sia emerso in maniera esponenziale, è una realtà. Complici le campagne pubblicitarie, gli ammiccamenti di rock star, addirittura alcune scene di House of the Dragon. Fin qui tutto lecito. Ma quando il feticismo viene considerato una fonte di guadagno; quando una ragazzina decide di vendere foto dei piedi o biancheria usata, o di mettersi in cam per una sessione di sesso virtuale pagato, allora siamo ben oltre la liceità, e soprattutto siamo al fallimento culturale. La ciliegina sulla torta sono poi i siti di recensioni o di segnalazione dei migliori gruppi porno su Telegram, con tanto di link da cliccare per l’iscrizione.

Sono poi numerosissimi i gruppi di escort, con indicazioni precise di età, di taglia, di peso, corredate da foto, dai prezzi, dal menù e dalla “specialità della casa”. Anche qui, operano ragazze giovanissime e sono presenti sul web siti di recensioni, che per le operatrici del sesso sono importantissime ai fini dell’autopromozione.

Ma si tratta di prostituzione?

Screenshot da Telegram

Che la si eserciti dal vivo o da remoto, va chiamata col suo nome. Laddove c’é uno scambio di denaro come compenso di una prestazione sessuale, c’é prostituzione. In Italia, la prostituzione non è considerata reato perché, secondo la legge Merlin, chi decide di prostituirsi non commette nessun illecito. Ci si può prostituire in casa e neanche questo è reato (https://www.money.it/prostituzione-e-reato-in-italia-legge). Ed è in questa zona grigia che prospera la prostituzione sul web.

Il revenge porn e l’odio sul web

Altro filone è quello del revenge porn. Ci sono gruppi nei quali vengono condivisi video e foto intime oppure, peggio ancora, si diffondondo foto prese da altri social, ad esempio Instagram o Facebook. Le immagini, per la maggior parte di donne, vengono poi bersagliate di commenti offensivi, sessisti, denigratori, spesso con incitamento allo stupro; oppure, sotto la foto viene posta la domanda: “Cosa le faresti a questa?” e qui di una grandinata di commenti da voltastomaco. Alcuni utenti si sono superati, pubblicando foto e numero di telefono, addirittura l’indirizzo delle donne-bersaglio. I casi scoperti dalla Polizia Postale sono solo la punta di un iceberg. Insomma, non c’é da stare tranquilli, ognuno di noi potrebbe essere preso di mira inconsapevolmente da questi gruppi.

Ma chi sono gli utenti paganti?

La dottoressa Anna Segre

Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Anna Segre, medico e psicoterapeuta, per capire, se possibile, quale meccanismi ci sia dietro questo comportamento.

Dottoressa Segre, quali sono secondo lei i motivi che portano una persona a diventare utente pagante di siti pornografici?
“Pagare per avere una relazione è essere sicuri di aver dato la propria parte, che non si deve altro”.

Quale tipo di relazione, o di non relazione, cercano queste persone?

“Ho avuto pazienti che non avevano né amici né amori, però avevano me e le prostitute, cioè relazioni il cui contratto ha dei limiti di tempo e si può concludere col pagamento.
Una relazione (quella con le prostitute non con me) senza aspettative, senza progetto, senza orizzonte. Volta al momento di condivisione del piacere, anzi, volta al proprio piacere, senza doversi preoccupare del piacere dell’altro. Considerato che l’impiego di calorie di un rapporto sessuale con una persona amata è secondo solo al lavoro di muratore (era in una tabella del libro di fisiologia medica, quando io la studiai), possiamo calcolare quanta energia serve per una relazione vera, non a pagamento. Tanta. Conviene pagare, è meno caro in termini di emozioni, impegno, coinvolgimento”.

Secondo lei la ricerca di una relazione intima sul web è sintomo di una difficoltà di qualche tipo?

“Il web è un luogo, ci si incontra dovunque, quindi anche lì, non è questa la cosa inquietante. Molte persone che conosco si sono incontrate su siti web, ma si amano. Ma nei siti di sesso a pagamento non funziona così. La temporaneità del contatto, l’intensità dell’effetto della foto, dei video, il fatto che si paghi, rende prostituente chiunque verso chiunque altro, cioè letteralmente che fa le veci di altro, pro-stituta, significa che si sostituisce a. A cosa, ci dobbiamo chiedere? Alla relazione affettiva, che è impegnativa, al preliminare, al dialogo necessario per essere in rapporto con qualcuno: nessun preliminare, direttamente il corpo nudo, direttamente la disponibilità degli orifizi. Potremmo dire che una relazione vera è paragonabile a un pasto completo, carne, verdura, minestra, impegna pancreas e fegato, ci vuole tempo perché le proteine e i nutrienti siano a disposizione del corpo, ma durano altrettanto come disponibilità energetica e anabolica, cioè possono essere usati per nutrire i muscoli e altre strutture interne.
Il sito porno invece è solo il dolce, viene digerito in bocca, immediatamente disponibile come energia ma di breve durata e non ha nutrienti anabolizzanti, cioè non costruisce.
Ma perché non c’è motivazione a costruire e questi siti sono molto gettonati?
Possiamo fare delle ipotesi, io penso alla disgregazione sociale innescata dalla pandemia, alla perdita di senso della comunità umana, all’impossibilità di fare cose insieme, di incontrarsi, di provare il piacere di lavorare insieme, di cantare insieme, di progettare un mondo diverso. Se una persona di 25 anni non può sperare di lavorare e di vivere per conto proprio o di costruirsi una famiglia, se è impossibile muoversi, esplorare, se la cultura non ha più un territorio di incontro ma è fine a se stessa, un sito del genere è l’imbuto più ovvio in cui cadere. Almeno si gode. E’ temporaneo, ma vero, come riflesso. L’orgasmo è un riflesso incontestabile”.

Compagn3 perfett3 agli occhi del pubblico – utent3 pornografic3 in privato. Esiste una dipendenza dal porno?

“Il porno accede a un piacere, come la cioccolata, la cocaina, l’eroina, buttarsi con l’elastico, l’alcol. Cerchi la sensazione forte. Lo svincolo dal controllo. E all’inizio funziona. Ma in breve tempo devi aumentare le dosi. Se all’inizio bastava guardare il corpo nudo di qualcuno, poi devi vedere una persona che fa la fellatio a qualcun altro e poi devi vedere il rapporto anale e poi devi vedere i gruppi, le orge e poi potrebbe non bastarti, potresti aver bisogno di vedere la violenza, per eccitarti. E lo stesso con la cocaina, l’eroina, l’l’alcol, il lancio di se stessi in un vuoto pericoloso. Devi aumentare le dosi, sennò non senti la stessa sensazione della prima volta, e tu è quella, che cerchi. E non la ritrovi. E allora aumenti ancora, in un fomento ossessivo che non raggiunge più quel terrore stupore e piacere della prima volta. E’ una vera e propria dipendenza, nel DSM IV la classificazione dei disturbi di dipendenza ha dentro il disturbo alimentare, il gioco compulsivo, le sostanze, il porno.
Sì, l’artificialità e l’esponenzialità necessaria dell’assunzione rende dipendenza il porno”

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IL TRASH DISTRAENTE DELLA POLITICA BALNEARE @ di Mava Fankù

Ascolta l’articolo dalla voce di Mava Fankù

Ben ritrovati cari lettori, che siate fedeli o solo curiosi non importa, conta solo che mi leggiate con un qualche interesse.

Riprendere a scrivere dopo queste vacanze, nell’ultima parte forzate, non è cosa semplice; perciò, per semplificarmi il compito, vi farò un riassuntino di tutto il peggior trash del “miglior” gossip politico vacanziero, da sotto l’ombrellone, seppur lo sconvolgimento climatico abbia reso il tempo bipolare ormai, essendo ancora estate ad inizio autunno.

Tutto è cominciato con un ex generale, tale Vannacci, rimosso dall’incarico, per un libruncolo autoprodotto di idee fascistoidi sui gay, le femministe, i migranti, e via degenerando, che subito dopo la bagarre è saltato ai primi posti nelle vendite di Amazon.

Avevo già dedicato una mia speciale pillola politica a questa notiziola di gossip distraente dai seri problemi, ipotizzando che il tutto fosse stato congegnato, appunto, come distrazione di massa dall’inadeguatezza del nostro attuale andazzo.

@FanPage Salvini paragona il generale Vannacci a Che Guevara, Giordano Bruno e Galileo.

Ma al nostalgico generale con manie di facile protagonismo, segue l’assoluta guest star del momento: Andrea Giambruno, giornalista compagno della nostra volitiva e sempre più diplomatica Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

”Sistemato” a Mediaset dal (sembra poco) compianto Silvio Berlusconi, malgrado non abbia, a mio immodesto avviso, le doti necessarie per la conduzione di un programma televisivo di informazione, prima fra tutte la fluidità di linguaggio senza incespicamenti, ma sopratutto il non lasciarsi andare in imbarazzanti pensierini alla Vannacci (che oramai ha assunto la valenza di una parolaccia) in diretta televisiva.

In occasione di un triste accadimento di cronaca, quale uno stupro di gruppo a Palermo, ai danni di una ragazza inerme, abusata in ogni modo e lasciata in fin di vita da un gruppo di giovanissimi stupratori, uno dei quali minorenne all’epoca dei fatti, si espresse con una a dir poco infelice frase:

« Se vai a ballare hai tutto il diritto di ubriacarti, ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi».

La risposta di Ornella Vanoni sui social è folgorante: “Ma il lupo non è nel bicchiere, è fuori dal bicchiere”.

@GuidaTV Ornella Vanoni replica a Giambruno

Elsa Fornero prende posizione in modo lapidario: “Il compagno di Meloni non ha contezza di come si parla alle donne”.

@La7 In ONDA – Elsa Fornero prende posizione su Giambruno

Ma non basta, ultimamente l’aitante Giambruno ha fatto l’en plein di figuracce nel suo programma di Rete 4 “Diario del giorno”, parlando del triste caso dell’Orsa Amarena. Il giornalista chiede ironicamente ad una rappresentante dei Verdi se l’uccisione dell’orsa Amarena (assolutamente innocua, ndr) da parte di un cacciatore, fosse colpa del governo.

Citando anche Saviano, che in modo ben più articolato, attribuiva la responsabilità dell’accaduto alla campagna pro legittima difesa fatta dal governo, che avrebbe legittimato il gesto del cacciatore d’orsi, influenzato anche dal precedente caso, totalmente differente, dell’uccisione di un giovane runner da parte di un’orsa.

Così, l’attivista dei Verdi Benedetta Scuderi, prende la palla al balzo ed esordisce con una battuta invidiabile (esaltata da Andrea Scanzi) che mette Giambruno in evidente difficoltà: “Potremmo dire che è responsabilità dell’orsa, perchè se non fosse uscita di notte da sola non avrebbe incontrato il cacciatore o il lupo, e quindi queste cose non sarebbe successe”. Alludendo chiaramente alla precedente gaffe del giornalista sullo stupro.

Memorabile l’espressione di Giambruno che si tocca il labbro nervosamente con uno stentato sorriso da “touchè”. Ma tutto si risolve con il pronto intervento della regia che stacca l’inquadratura dal povero Giambruno, distraendo il pubblico con una foto dell’orsa.

@Europa Verde – Rete4 Diario del giorno – Benedetta Scideri Vs Giambruno

Insomma, pare che la metà di Meloni non ne faccia bene una e che tutti lo prendano in giro per la sua maldestrità, ultimo Fiorello con una delle sue:
«L’opposizione a Meloni non è il Pd ma suo marito Giambruno» – “Cosa ha detto oggi?” – continua a ipotizzare Fiorello che si chieda ogni giorno preoccupata la compagna di Giambruno, e una volta appresa la perla del giorno del compagno, completerebbe con una intuibile imprecazione in romanesco.

@LucaGiannolo – Fiorello satirico su Giambruno e Meloni

Concludendo, vi lascio con una mia maliziosa ipotesi: e se tutto questo sia avvenuto per lanciare un nuovo divo televisivo, seguendo il celebre aforisma di Oscar Wilde:
«Nel bene o nel male, purché se ne parli» ?

Mava Fankù

by Emyliù Spataro

Mava Fankù by Emyliù


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LA VIDEORICETTA CHETOGENICA DI CHEF VENIO: ZUCCHINE RIPIENE LIGHT

INGREDIENTI

6 zucchine
300 gr di macinato
100 gr parmigiano
250 gr Philadelphia
1 uovo
Sale
Pepe
Timo fresco
Olio extravergine di oliva.
2 agli tritati freschi

PREPARAZIONE

Tagliare le zucchine a metà e svuotarle, salare, pepare, aggiungere un filo di olio e infornarle a 170 g per 10-15 minuti. La zucchina non deve bruciare ma deve semplicemente arrendersi.
Nel frattempo, preparate il ripieno: macinato, uovo, Philadelphia, parmigiano, sale, pepe, timo e aglio.
Riempire le zucchine e cuocere in forno a 185 gradi per 35 minuti circa.
Questa è una ricetta BASE per una dieta chetogenica; potete chiuderla condendo le zucchine con del pomodoro fresco tagliato a cubetti, condito con sale, pepe, timo e basilico o con una salsa al pomodoro fresco.
Buon appetito e…fate i buoni!

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LA VIDEOPOESIA – “FUORI POSTO” DI CHARLES BUKOWSKI

In copertina: Charles Bukowski, Literary Legend is a painting by Esoterica Art Agency which was uploaded on December 12th, 2019.

GUARDA LA VIDEOPOESIA INTERPRETATA DA ALESSIO PAPALINI

FUORI POSTO


Brucia all’inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare nel tempo che hanno
posti dove andare insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all’inferno da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.
Non sono come
gli altri, gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscono, si ritrovano
si accalcano
sono allegri e soddisfatti
e io sto bruciando all’inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come gli altri.
Io sto bruciando all’inferno.

L’inferno di me stesso

Henry Charles Bukowski

ASCOLTA LA POESIA INTERPRETATA DA ALESSIO PAPALINI


Cena a sbafo (Testo inglese a fronte) Charles Bukowski Traduttore: Simona Viciani Editore: Guanda Collana: Poeti della Fenice Anno edizione: 2009

Licenza musica

Title: Moonlight
Author: Kris Keypovsky
Source: https://freemusicarchive.org/music/kris-keypovsky/single/moonlight/
License: CC BY 4.0 International License
Edit

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ECCO A VOI I CHIPPENDALES: UNO STRIP CLUB PER SOLE DONNE TRA SESSO, MUSCOLI E RAZZISMO

Primi anni ’80. Finte bionde, colori fluo e musica mitica. Un giovane indiano arriva negli Stati Uniti e fa la fame per anni, lavorando a una stazione di servizio, sopravvivendo a panini scaduti e privazioni pur di mettere da parte il più possibile. Si chiama Somen Banerjee, per gli amici Steve (Kumail Nanjiani). Arrivato a un discreto gruzzolo, si licenzia per aprire un locale di backgammon, che si rivela un fiasco totale. Ma quando il diavolo ci mette la coda, succede che nel posto arrivano Paul Snider (Dan Stevens), traffichino in cerca di affari e la moglie, la Playmate 1979 e 1980 ossia Dorothy Stratten (Nicola Peltz Beckham). Il primo fiuta l’affare e propone uno strip club per sole donne: inizia così la leggenda del Chippendales.

Negli anni della rivoluzione sessuale anche le donne vogliono i loro locali e, come dice Dorothy rispondendo per le rime al marito geloso e infastidito della competizione con uomini dal fisico statuario: “Anche le donne si eccitano“. La storia della serie potrebbe sembrare semplice: ascesa e declino di Steve Banerjee. Ma la realtà è più complessa. Dietro ai lustrini e all’esibizione dei muscoli e non solo, è tutto un tripudio del corpo e dell’edonismo anni ’80. Nel Chippendales non solo si può vedere lo spettacolo, ma i ballerini si possono anche toccare e per le più ardite, c’è la possibilità di fare sesso con loro, con contorno di droghe varie. Aprire il locale con la pretesa di renderlo un posto sessual-femminista potrebbe sembrare anche una buona idea, ma Banerjee dovrà fare i conti con un sottobosco fatto di criminalità, di egoismo e di cattivi sentimenti. Non è tutto oro quello che luccica, e a farne le spese sarà proprio lui che, pur potendo godere del frutto del suo lavoro insieme alla moglie Ireen (Annaleigh Ashford) ragioniera del Chippendales, finirà per venire travolto da se stesso, in una spirale autodistruttiva. Il tutto per ragioni legate alla competizione con Nick De Noia (Murray Bartle) geniale coreografo sostenuto dalla costumista Denise (Juliette Lewis), e da un certo razzismo che Banerjee ha interiorizzato e che agisce, soprattutto su Otis (Quentin Pair), primo ballerino di colore del locale e sui clienti di razza nera, non graditi perché “abbassano il livello del locale“, razzismo che lo porterà alla bancarotta.

Quentin Pair in una scena della serie

Chippendales è uno spaccato sulla parte problematica degli anni ’80, entrati nel mito per la loro presunta forza rivoluzionaria ma inquinati dal razzismo, dall’omofobia e dalla finta trasgressione. I ballerini del Chippendales sono in qualche modo gli antesignani dei California Dream Men e dei nostri Centocelle Nightmare, in bilico tra arte e ammiccamento sessuale. L’ambientazione è curatissima, così come i costumi. E, spente le luci, la serie si riflette negli anni in cui si svolge: luccicante come una paillette, ma non come un diamante.

Kumail Nanjiani in una scena della serie tv

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IL MANUALE DEL PERFETTO LAPIDATORE, OVVERO I CONSIGLI DELL’IMAM DI GREEN LANE PER UN FEMMINICIDIO A REGOLA D’ARTE

Accade a Birmingham, in Gran Bretagna e precisamente nella moschea di Green Lane che l’imam Sheikh Zakaullah Saleem dispensi consigli per un femminicidio a regola d’arte. Il video del tutorial era disponibile su YouTube ma poi, magia, è sparito, secondo quanto afferma il quotidiano The Mail on Sunday. Seguendo il link che vi indichiamo è tuttavia possibile visionarne un brano:

https://www.la7.it/intanto/video/il-sermone-choc-dellimam-di-birmingham-ecco-come-lapidare-le-donne-adultere-04-09-2023-501056

La ricetta dell’imam è, tutto sommato, semplice. “La donna ritenuta colpevole di adulterio deve essere prima sepolta in una buca nel terreno, fino alla vita in modo che non si vedano le parti intime , e solo dopo è possibile il lancio delle pietre, che termina quando la condannata muore per le lesioni”. Di fronte a queste affermazioni inconfutabili, la moschea ha emesso una nota, specificando che il video era stato estrapolato dal contesto e che l’imam “non ha mai detto che questa pratica debba avvenire nella società britannica”. Però in altre parti del mondo, evidentemente avviene.

Immediatamente dopo la diffusione del video, il Dipartimento britannico per la cultura, i media e lo sport (DCMS) ha sospeso una sovvenzione pari a circa 2 milioni di sterline per la costruzione di centri giovanili in tutta la Gran Bretagna.

 Tanto per non essere da meno, qualche tempo fa un altro imam, Abu Mustafa Rayyan, aveva i tenuto un sermone in cui affermava che una moglie deve soddisfare i “bisogni fisici” del marito in ogni momento, includendo con ciò anche possibili episodi di stupro coniugale. E tanto per aggiungere la ciliegina sulla torta,  Al-Thahabi un altro simpatico imam, aveva dichiarato: “Se dovessi definire gli omosessuali cani perversi, sporchi e schifosi che dovrebbero essere assassinati, questa è la mia libertà di parola, non è vero? Ma diranno no, non sono tollerante. Ma ritengono che sia giusto dire qualcosa sul Profeta”. 

La Comunità Religiosa Islamica Italiana, rappresentata dal Consiglio delle guide religiose della Coreis, si schiera contro le affermazioni dell’imam riguardo la lapidazione delle donne durante il sermone della preghiera comunitaria del venerdì. La sua è stata una “brutale descrizione tecnica e la giustificazione addotta dai responsabili è intollerabile e puerile. “Ciò che è davvero artificiale e artefatto del sermone in questione è la totale mancanza di senso di coerenza e di opportunità religiosa, la mancanza di sensibilità e consapevolezza del contesto e delle reali priorità spirituali dei fedeli nella storia e nella società contemporanea dell’Occidente” conclude la nota.

Neanche le scuse. Povere noi.

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IL DISAGIO DI BARBIE, STEREOTIPO FEMMINISTA DEMODE’ @ di Emyliù Spataro

Immagini del film @Barbie di Greta Gerwig

Ascolta il podcast dalla voce di Emyliù

Continuo la rubrica di cinema del mio alter ego Mava Fankù , parlandovi del film più chiacchierato della stagione, talmente tanto attaccato da tutti i fronti sui social che era doveroso andarlo a vedere al cinema, con la speranza di smentire le opinioni dal sentore snob, il più delle volte espresse con pregiudizio senza averlo visto.

Barbie di Greta Gerwig, prodotto tra gli altri dalla Mattel, l’azienda di giocattoli che creò la bambola più famosa del mondo nel 1959, è un’operazione commerciale troppo imponente perchè il film possa risultare debole e banale ad una prima visione superficiale, condizionata peraltro da pregiudizi pseudo intellettuali, che volevano farlo passare per un pericoloso veicolo di messaggi negativi.

Ma già dopo le prime scene ci si trova davanti ad un giocattolo perfetto nella sua complessità, non concepito per un pubblico di bambini se non nell’apparente sfavillio plastico delle mirabolanti scene e fantasmagorici costumi multiaccessoriati, tripudio di rosa, come nella più lussuosa Barbieland che sia mai stata concepita.

Dunque il pubblico infantile del film, che viene portato al cinema dagli adulti, non resterà deluso nella trasposizione visiva della fiaba postmoderna di Barbie, ma la sceneggiatura su diversi piani di lettura risulterà incomprensibile sia per i bambini (sedotti però dalla forma) che per gli adulti sempliciotti e disorientati dagli inaspettati dialoghi esistenzialisti depressi di Barbie Stereotipo, interpretata felicemente da Margot Robbie, quando pone ad alta voce una domanda destabilizzante: “Avete mai pensato di morire”?

E questa inaspettata angoscia di morte porterà Barbie ad uscire dal suo mondo perfetto (una caverna rosa, metafora della Caverna di Platone, dove regna il buio dell’ignoranza), scendendo nel mondo reale diverso da come si aspettava, scoprendo di aver generato dei falsi miti diseducativi e mettendosi dunque in discussione, con il suo compagno Ken, ruolo subalterno interpretato da Ryan Gosling (blandamente da Oscar).

Interessante è la dissonanza cognitiva in cui si ritrovano i due asessuati bamboli umanizzati, confrontandosi nei due mondi paralleli. Così, mentre Barbie scopre che la sua immagine di bambola anticonformista, ha generato nelle ex bambine oramai donne degli stereotipi di genere, portandole a seguire inverosimili standard che le hanno allontanate dalla parità di genere, Ken invece, venendo da un mondo irreale che lo aveva sempre considerato “oggetto di Barbie”, scopre il patriarcato, sistema sociale che vede l’uomo protagonista assoluto, non più marginale personaggio secondario, dove il maschile assorbe il femminile, ricoprendo ruoli di potere.

E a differenza di Barbie che va in conflitto interiore, nella scoperta delle nuove informazioni del mondo reale, aiutata anche dalle donne che incontrerà durante il film, Ken si emancipa dal ruolo da comprimario, tentando di riproporre a Barbieland le idee del patriarcato che l’hanno più colpito.

Insomma, altro che film stupido e melenso! Estraggo il toccante monologo di Gloria, personaggio interpretato dall’attrice America Ferrera, che vuole evidenziare i contrasti e gli ostacoli che le donne trovano nella nostra società:

“Devi essere magra, ma non troppo magra. Non puoi mai dire che vuoi essere magra, devi dire che vuoi essere sana, ma devi comunque essere magra. Devi essere un capo, ma non puoi essere autoritaria. Devi essere una donna in carriera, ma devi anche prenderti cura delle altre persone.

Devi rispondere dei cattivi comportamenti degli uomini, il che è allucinante, ma se lo fai notare vieni accusata di lamentarti. Devi rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo, da minacciare altre donne”.

Questo film, di genere commedia drammatica con tratti da musical, offre molti spunti di riflessione e andrebbe visto al cinema, per entrare nella sua magia, e poi rivisto in streaming per studiarlo nei contenuti.

Emyliù Spataro

Emyliù Spataro

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UN LIBRO DA LEGGERE: “UNA VITA COME TANTE” di HANYA YANAGIHARA

Avevo sentito parlare di “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara (2016, Sellerio) ma non mi ero mai decisa ad acquistarlo, nonostante la mia curiosità, temendo le poderose dimensioni di quest’opera di oltre mille pagine. Nell’era di internet, dove la critica è divenuta terreno di conquista di tiktoker & co, i pareri sul libro erano discordanti: chi ne parlava entusiasticamente come del ritorno del romanzo di stile dickensiano e chi lo bocciava come verboso e vuoto. Che fare? L’unica era comprarlo e leggerlo, e così ho fatto. La trama è apparentemente semplice e narra la vita di quattro ragazzi americani, dal college all’età matura. Detto così potrebbe sembrare una storia trita e ritrita, quindi perché perdere tempo a leggerlo? In realtà “Una vita come tante”, non è il racconto del sogno americano, nel quale se si lavora duro e si è tenaci allora arriva il successo. Nel libro le vicende di quattro amici, Malcolm, Willem, Jude e JB attraversano quarant’anni nei quali crescono, si realizzano professionalmente, si innamorano, si lasciano, litigano, insomma fanno quello che è assolutamente normale per milioni di persone, ma che diventa particolare solo alla luce della lettura dell’ultima parte del libro.

Alla base di questa amicizia c’è un segreto che appartiene a Jude. Nessuno ne parla, ma aleggia tra i protagonisti, inquinandone le relazioni, fino alla fine. Il segreto non è l’omosessualità di Jude, di JB e di Willem, che è palese pur senza che nel libro venga mai approfondita in riferimento ai movimenti LGBTQ+, restando invece sospesa e sottesa; nelle pagine infatti, non ci sono né racconti di attivismo né di frequentazioni dei luoghi di socializzazione arcobaleno. Il segreto è la serie devastante di abusi subiti da Jude dapprima negli orfanotrofi cattolici, poi nelle case famiglia e poi da parte di uomini senza scrupoli. Il velo si strappa sulla “normalità” della pedofilia e dei suoi zelanti discepoli che ne seguono la dottrina, dalle alcove dei camion parcheggiati nelle aree di sosta agli scantinati chiusi a chiave dove si può fare tutto senza essere sentiti dai vicini. Pedofilia e prostituzione minorile, in un connubio dove più la vittima è giovane e più vale ai suoi sfruttatori, venduta da chi invece doveva proteggerla. Jude viene tradito, violato, abusato quasi fino alla morte. Le conseguenze di questi abusi, resistenti alla psicoterapia e all’amore, diventeranno ferite aperte che Jude non riuscirà mai a chiudere, nemmeno grazie all’amore del suo compagno.

La scrittrice Hanya Yanagihara photo @Amanda Demme

L’opera è un’epopea ben costruita, sebbene la lunghezza non sia giustificata; sacrificarne un terzo avrebbe reso la lettura più snella senza nulla togliere alla sua intensità. Il libro risente di una certa stereotipizzazione dei personaggi che inanellano un successo professionale dietro l’altro, cogliendo al volo un numero sorprendentemente impossibile di occasioni d’oro. La vera forza dell’opera è Jude e la sua vicenda umana. Vale la pena di leggerlo anche solo per questo.

L’autrice. Hanya Yanagihara, scrittrice statunitense di origini hawaiane, ha pubblicato il suo primo romanzo, The People in the Trees, nel 2013. Ha scritto di viaggi per Traveler e collabora con il «New York Times Style Magazine». Una vita come tante, il suo secondo romanzo uscito nel marzo 2015, è stato un successo mondiale, vincitore del Kirkus Prize, finalista al National Book Award e al Booker Prize, tra i migliori libri dell’anno per il «New York Times», «The Guardian», «The Wall Street Journal», «Huffington Post», «The Times». In Italia è stato pubblicato da Sellerio nel 2017. Nel 2020 viene pubblicato da Feltrinelli Il popolo degli alberi e nel 2022 Verso il paradiso.

Una vita come tante
Autore: Hanya Yanagihara
Pubblicato da Sellerio – Novembre 2016
Pagine: 1104 – Genere: Narrativa
Formato disponibile: BrossuraeBook
Collana: Il contesto
ISBN: 9788838935688
ASIN: B01ITNVP8K

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LA VIDEOPOESIA – QUANDO I GENITORI INVECCHIANO, DI PABLO NERUDA

QUANDO I GENITORI INVECCHIANO

di Pablo Neruda

Lasciali invecchiare con lo stesso amore con cui ti hanno fatto crescere..

Lasciali parlare e raccontare ripetutamente storie con la stessa pazienza

e interesse con cui hanno ascoltato le tue quando eri bambino…

Lasciali vincere, come tante volte loro ti hanno lasciato vincere….

Lasciali godere dei loro amici, delle chiacchiere con i loro nipoti…

Lasciali godere vivendo tra gli oggetti che li hanno accompagnati per molto tempo,

perché soffrono sentendo che gli strappi pezzi della loro vita…

Lasciali sbagliare, come tante volte ti sei sbagliato tu…

Lasciali vivere

e cerca di rendergli felice l’ultimo tratto del cammino che gli manca da percorrere,

allo stesso modo in cui loro ti hanno dato la loro mano quando iniziavi il tuo.

ASCOLTA IL PODCAST DELLA POESIA INTERPRETATA DA ALESSIO PAPALINI

Musica:

Title: Moonlight

Author:  Kris Keypovsky

Source:  https://freemusicarchive.org/music/kris-keypovsky/single/moonlight/

License: CC BY 4.0

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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