Doveva essere un lavoro fatto a regola d’arte, se la tomba scavata nelle campagne di Novellara per occultare Saman Abbas è stata scavata ben 6 volte. Tutto doveva essere perfetto e a prova di bomba: nessuno doveva trovarla.
La perizia medico-legale ha ricostruito le fasi della morte della giovane, di cui si è discusso nell’udienza del 26 settembre del processo a carico di cinque familiari della ragazza, accusati di averla uccisa perché si era opposta a un matrimonio forzato in Pakistan.
I periti nominati dal tribunale, ossia il medico legale Cristina Cattaneo, l’archeologo forense Dominic Salsarola, il genetista forense Roberto Giuffrida e l’anatomopatologo Biagio Eugenio Leone avrebbero appurato che lo scavo sarebbe stato “approfondito”. “Il fatto che il terreno sia ben stratificato determina che questa parte del riempimento si sia in realtà costituita da una serie di 6 eventi che si sono susseguiti nel tempo e che non possono assolutamente essersi depositati in un unico momento”, si legge nel testo di 500 pagine che si sofferma sull’analisi del luogo dove, il 18 novembre del 2022, sono stati trovati i resti di Saman. Questo significa che, stando sempre al testo “lo scavo è stato approfondito tramite l’impiego di soli badili introdotti nei depositi indisturbati e con un piede, sulla parte superiore della lama della pala spinta in profondità”. Perciò a scavare era più di una persona e la morte di Saman era stata pianificata da tempo. Il corpo poi, non è stato messo subito nella fossa ma tenuto in altro luogo prima della sepoltura, sempre secondo le indagini peritali.
Inoltre il padre di Saman, pare abbia versato lacrime di commozione (di coccodrillo) nel vedere le foto dei resti della giovane, che gli sono state mostrate durante l’udienza, foto che “non avrebbe voluto guardare”.

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