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IL TRIO MONNEZZSKYN ☆ PUTIN + WAGNER + PRIGOZHIN = Pillola Politica di MAVA FANKÙ

Cari lettori, oggi vi presentiamo una notizia che farà tremare le fondamenta della politica internazionale. Il trio più bizzarro e pericoloso del momento è stato finalmente svelato: Putin, Wagner e Prigozhin! Ma chi sono questi personaggi? E cosa li rende così speciali?

@Photo Web – Wladimir Putin e Yevgeny Prigozhin

Vladimir Putin, il presidente genocida russo dal volto impassibile e dalle mosse imprevedibili. È lui il capo indiscusso di questa banda di loschi individui. Con la sua abilità nel manipolare le situazioni politiche, Putin sembra essere sempre un passo avanti a tutti gli altri. Ma quale sarà il suo obiettivo finale?

Wagner, non stiamo parlando del celebre compositore tedesco, ma di una misteriosa organizzazione paramilitare russa. Questi uomini senza scrupoli sembrano pronti a tutto pur di ottenere ciò che vogliono. Si dice che siano stati coinvolti in operazioni militari segrete in Ucraina e Siria. Ma quali sono i loro legami con Putin?

Prigozhin, il “cuoco del Cremlino”, come viene spesso chiamato. Questo magnate russo è famoso per aver creato un vero e proprio impero culinario, ma sembra che la sua passione per la cucina sia solo una copertura per le sue attività oscure. Si dice che Prigozhin sia il finanziatore di Wagner e che abbia stretti legami con Putin. Ma cosa si nasconde dietro questa strana alleanza?

@Photo Web – Carro armato della Wagner si ferma a 200 km da Mosca

Secondo alcune fonti, i canali Telegram utilizzati dai soldati mercenari sono pieni di messaggi di protesta e frustrazione. Alcuni sostengono che la decisione di fermarsi a soli 200 km da Mosca sia stata presa senza una valida motivazione, definendola “insensata”.

Tuttavia, ciò che desta maggiormente curiosità sono le voci cospirazioniste che stanno circolando. Secondo queste teorie, il capo della Wagner, Prigozhin, avrebbe pianificato tutto con Putin. Si ipotizza che questo possa essere stato un modo per mettere alla prova la fedeltà dell’élite russa.

Io Mava Fankù, considerata l’esperta di politica internazionale più irriverente del momento, penso che Putin, Wagner e Prigozhin sono come tre ingredienti tossici che mescolati insieme creano una miscela esplosiva di Monnezzskin. Appunto.

In conclusione, cari lettori, il trio Monnezza – ops! – è pronto a scatenare il caos nella politica internazionale. Putin, Wagner e Prigozhin sembrano avere un piano ben definito, ma solo il tempo ci dirà quale sarà il loro prossimo colpo di scena. Restate sintonizzati per ulteriori aggiornamenti sulla Pillola Politica!

Mava Fankù

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BELLEZZA -PROFUMI D’ORIENTE

Un viaggio in Oriente in due gocce di profumo: si può riassumere così l’esperienza olfattiva delle essenze arabe. Entrati di recente nelle cosiddette fragranze di nicchia, ossia quelle al di fuori dei grandi giri commerciali, i profumi arabi sono una scoperta relativamente recente. Che il mondo arabo avesse una sua tradizione profumiera molto antica è noto ai più, e i suoi prodotti sono molti; tuttavia, soltanto una decina di Case sono conosciute anche da noi.

Iniziamo col dire che i profumi arabi sono molto diversi da quelli che conosciamo, e la prima sostanziale differenza sta nel loro peso olfattivo, al quale forse non siamo abituati e che potremmo ritenere troppo intenso. L’opulenza di queste fragranze deriva dall’uso di essenze particolari, come la mirra, l’incenso, o di legni esotici come l’oud, o di fiori preziosi come la rosa damascena. D’altronde, le loro piramidi olfattive, ossia l’architettura di questi profumi, viene creata in luoghi lontani da noi, e diversi per clima, cultura e tradizioni. Come per la moda, anche la profumeria è espressione di una specifica civiltà: di qui la differenza tra le fragranze occidentali e quelle orientali.

Rosa Damascena

Prendiamo ad esempio, l’uso della rosa damascena. Si tratta di un fiore che viene dalla valle di Ta’if, in Arabia Saudita, e che si coltiva anche in Bulgaria e in Marocco, nella Valle della Rosa. L’uso di questo fiore nei profumi arabi è quasi sempre declinato al maschile, mentre in Occidente accade il contrario. Inoltre, la maggior parte dei profumi arabi sono no gender, indossabili indifferentemente da donne e uomini. Una curiosità riguarda la personalizzazione. E’ uso che ognuno abbia il suo profumo personale, unico e di nessun altro, e lo si può creare mischiando da quattro a sette fragranze diverse. Profumarsi, in Oriente, diventa anche un’esperienza mistica: il muschio, al quale venivano attribuite proprietà mistiche, veniva triturato e mischiato all’intonaco per le pareti delle moschee, accompagnando così la preghiera.

L’alta profumeria orientale è arrivata anche in Italia, soprattutto con il brand Nabeel e il suo prodotto principe: The Spirit of Dubai, una collezione di fragranze di lusso prodotte con ingredienti esclusivi, che intendono rappresentare l’essenza della città saudita attraverso un accordo di cuoio, spezie e legni orientali. Le boccette, particolarissime, sono delle piccole opere d’arte, che rendono la preziosità delle essenze. Il naso di Nabeel, Asghar Adam Ali (Al Attar), ha creato decine di fragranze, spesso premiate a livello internazionale. Il suo motto: “Sii audace, sii il primo, sii diverso”, ha portato Nabeel ai primi posti dell’alta profumeria araba e non solo, presagendo una futura forte espansione anche in Occidente. Provare per credere.

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FOTO E VIDEO: BOLOGNA RIVOLTA PRIDE 2023 LA MAREA ARCOBALENO SFILA IN CITTÀ

Sabato 1 luglio, Bologna è stata invasa dal popolo arcobaleno. Migliaia di partecipanti hanno dato vita a un lungo corteo per rivendicare e ribadire, laddove fosse necessario, i diritti della comunità LGBTQ+. Come anche a Roma e Milano, erano presenti le famiglie arcobaleno. Insieme alle 50 mila persone erano in piazza anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore e l’attivista storico Franco Grillini.. Questo il senso del manifesto politico dell’evento, così come diffuso dal comitato organizzatore: “Scendiamo in piazza per rivendicare le nostre istanze politiche. Una riforma radicale del diritto di famiglia: a partire dalla molteplicità di forme di cura e di affetto che caratterizzano le nostre famiglie queer, chiediamo il matrimonio egualitario, il riconoscimento alla nascita dei figli e delle figlie di tutte e tutti, la possibilità per tutti di adottare e di accedere alle tecniche di riproduzione assistita, ma anche strumenti giuridici flessibili che permettano di riconoscere il ruolo di cura di persone care ulteriori rispetto ai due genitori, e che supportino i legami di cura e di responsabilità reciproca anche al di fuori della la coppia; vogliamo inoltre che la vita personale e i legami affettivi delle persone migranti siano completamente tutelati dal rischio di espulsione“. Lo slogan del Rivolta Pride è stato: “Lotta e cura senza paura”. 

Video @Daymotion @Il Resto del Carlino

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Photo @Schicchi @Il Resto Del Carlino

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“LE SORELLE FATALI(TA’)” – STORIA DI UN VIAGGIO LUNARE CON SPETTACOLO @ Emyliù con Vita e Jasmine

Video estratto dello spettacolo e podcast con la voce di Emyliù ♡

Non è stato facile stanare Emyliù dal suo rifugio lunare, ma Vita e Jasmine erano le uniche terrestri ad avere le coordinate extrasensoriali per localizzare la sua navicella sul lato oscuro della Luna, dove nessun umano aveva mai piantato bandierine, tantomeno rainbow.

La seconda edizione della QUEER WEEK per l’Estate Fiorentina prevedeva un talk show pomeridiano, al quale le tre performer erano state invitate dal direttore artistico Valerio Bellini; e dopo una serie di videoconferenze, quel salottino di tricoteuses si trasformò in un vero e proprio spettacolo in prima serata, con tanto di racconti, canzoni e proiezioni che mostreremo qui nei momenti salienti.

Tre persone non conformi che si ritrovano dopo tre lustri per raccontare al pubblico i loro percorsi paralleli, vissuti singolarmente in sociale solitudine.

Certo, Vita e Jasmine, conosciute durante i famigerati Traduni del Tra-Tra – Transgenderismo e Travestitismo (storico gruppo di socializzazione su Yahoo) erano già all’epoca più social e attiviste Lgbt (negli anni 10 il Q+ ancora non c’era nella sigla), mentre Emyliù già allora andava ai Tra-duni del Tra-Tra per cantare come una chanteuse d’altri tempi in fantastiche feste di Capodanno a Torino o Desenzano del Garda.

Se si pensa che durante un lungo viaggio di ritorno in macchina da Torino a Firenze (città di Jasmine e Vita), Emyliù, che poi proseguì per la sua Roma, tra vicendevoli racconti di vita, espresse il desiderio di realizzare qualcosa di artistico insieme, il loro ritrovarsi nel 2023 – 23, come in una apocalittica chanson di Dalida, il 23 di Giugno, appare davvero fatale e con un pizzico di metempsicosi.

E così, sotto un metafisico tendone a strisce bianche e rosse in quel punto di verde pittorico della campagna toscana, “Le tre sorelle fatali(tà)” come in un arazzo bucolico rupestre si avvicendano su un grande palcoscenico del Lumen, posto meraviglioso che ricorda le oniriche scampagnate di pasquetta dell’infanzia.

Ma la cosa più bella sono state le persone coinvolte, che hanno reso possibile il miracoloso ritorno di Emyliù sulle scene, nelle classiche vesti da cantora e narratrice, insieme alle sorelle fatali: l’empatica Vita Palamanca, che oltre a raccontarsi ha condotto con brio la serata, e Jasmine Piattelli, che si è narrata con una voce profonda e vellutata.

E nel finale catartico, quando avviene l’unione quasi carnale con il pubblico, attraverso quella buona manciata di secondi di applausi che ripagano, lasciando allentare tutto, dopo il panico da palcoscenico e il concedersi completamente anima e corpo, ritrovandosi con il microfono in mano, dice la verità:

Vi ringrazio con tutto il cuore Vita e Jasmine, perchè se non mi aveste chiamata sarei rimasta come in un sogno lunare che va/ sto navigando senza gravità/ vedo la Terra azzurra lassù/ di una struggente bellezza da qui/ ma com’è bella se vista così/ la la la la la la la la la la”.

Emyliù Spataro

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VIDEOSABATO: GLI APPARTAMENTI SEGRETI DI MARIA ANTONIETTA A VERSAILLES RIAPERTI AL PUBBLICO

Dopo un restauro durato dieci anni, gli appartamenti privati di Maria Antonietta sono stati riaperti al pubblico. L’occasione è stata la celebrazione dei 400 anni dalla costruzione della reggia di Versailles, voluta dal Re Sole per celebrare i fasti della monarchia, visitata ogni anno da circa 7 milioni di persone.

Video YouTube @France24

Gli appartamenti privati di Maria Antonietta costituivano il rifugio dagli obblighi dell’etichetta reale, ed erano il luogo nel quale la sovrana incontrava gli amici più cari e i figli in un clima di libertà e informalità. Accedendo attraverso una porta segreta posta nella camera da letto, si entra in un ambiente raccolto nel quale non era possibile accogliere più di dieci persone, formato da una biblioteca, un boudoir e una sala da biliardo, affacciati su un cortile interno della reggia. Il restauro non è stato facile, anzitutto perché mancavano testimonianze documentali circa le decorazioni; tuttavia, si pensa che due delle stanze, tra cui il boudoir della regina, fossero decorate con rivestimenti murali in toile de Jouy con ananas, un frutto portato in Europa da Cristoforo Colombo nel 1493, la cui rarità lo aveva reso un simbolo di ricchezza e potere, permettendo così la ricostruzione degli ambienti. Gli archivisti hanno trovato inoltre prove di stoffe e materiali scelti dalla regina per tende e tappezzerie durante i moderni lavori di ristrutturazione. Il risultato è stato quello di riportare alla luce stanze luminose e “leggere” nell’arredamento e nelle decorazioni.

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CAPELLI DA FAVOLA? I CONSIGLI DI IDOLA ROMA, ECCELLENZA PARTENOPEA DELLA CAPITALE

Se fino a qualche anno fa, per le donne era quasi obbligatorio tagliarsi i capelli al compimento degli “anta”, ora per fortuna le cose sono cambiate. Le nostre mamme, e per chi è più giovane, le nostre nonne, lo sapevano bene: i quaranta anni erano l’anticamera della maturità, per non dire della vecchiaia, e non era più appropriato, per una donna, sfoggiare una chioma fluente. Per non parlare poi dei capelli bianchi, soggetti a una caccia senza esclusione di colpi e mascherati con cachet e tinture varie, spesso dai colori improbabili. Così, si vedevano donne con chiome corvine che cozzavano con una pelle non certo freschissima, e anziane con capelli dai riflessi azzurri, simili alle fate delle favole. Per non parlare poi del temutissimo e leggendario ‘rosso menopausa’, ossia quel colore tra il fiamma e il mogano, appannaggio delle più trasgressive (si fa per dire) cinquantenni di qualche decennio fa.

I consigli di Pako, art director di Idola Salon Roma

“Per questa stagione abbiamo pensato a colori caldi, che vanno dal castano cioccolato fino al biondo miele, abbandonando i toni freddi che spopolavano da qualche anno, Ma ovviamente ogni cliente è diversa ed è quindi importantissimo scegliere bene la nuance giusta”. Questo è il consiglio principale di Pako, direttore artistico del salone Idola di Roma. I fondatori del brand sono tutti partenopei, dimostrando ancora una volta, laddove ce ne fosse bisogno, l’eccellenza del nostro Meridione.accoglienza è calorosa e gentile, come da tradizione napoletana: le clienti sono prima di tutto ascoltate, coccolate con l’immancabile caffè e lo staff, giovanissimo e in buona parte proveniente dal sud Italia, lavora con entusiasmo sotto lo sguardo vigile di Pako. “I nostri saloni mettono la cliente al centro offrendo anzitutto una consulenza professionale che si basa non solo sulle sue richieste, ma anche sullo stato di salute della chioma”, continua l’art director. “Anzitutto tuteliamo e preserviamo i capelli, offrendo trattamenti mirati alle varie esigenze. Per esempio, in autunno quando la caduta diventa più evidente, è bene curarli con prodotti a base di tea tree oil, che li nutre e ne favorisce la crescita. Non esistono formule miracolose per avere capelli da favola, perché è la genetica a farla da padrona, ma si può avere una bella chioma curata usando i prodotti giusti”.

E i capelli bianchi?

La pandemia ha cambiato tutto, anche nell’hair style. Complice la chiusura forzata dei parrucchieri, camuffare le ricrescite bianche si è rivelato un problema, soprattutto per quelle che hanno meno manualità. Certo, gli spray ritocco hanno aiutato, ma coprire centimetri di ricrescita avrebbe significato quasi cimentarsi in una riverniciatura auto. Così, le donne hanno iniziato a mostrare i capelli bianchi, prima fra tutte Caroline di Monaco, seguita dalla bellissima Andy McDowell, alla regina Letizia di Spagna, e dalle tante donne che incontriamo nella vita quotidiana. Se pensiamo che fino a qualche anno fa era quasi impensabile mostrare l’argento nella chioma, pena essere considerate irrimediabilmente vecchie e obsolete, ora invece sono tantissime le donne che scelgono di non colorare più i capelli. “Portare il bianco lo trovo molto attuale, e consiglio di abbinarlo a tagli sbarazzini che danno verve e leggerezza”, dice Pako. “Il mio consiglio in questo caso è di enfatizzare il trucco, in quanto rendendo bianca la cornice del viso, l’attenzione andrà a focalizzarsi sulla sua parte centrale: quindi si a un make up bilanciato ma visibile, senza per questo essere marcato”, continua. “ E poi, sicuramente i capelli bianchi vanno curati con trattamenti anti giallo e nutriti, in quanto la mancanza di melanina li può rendere più fragili”, conclude il direttore artistico di Idola Roma.

Curvy e capelli. Qual è la scelta migliore?

E’ ancora vera l’equazione magra/capelli corti e curvy/capelli lunghi? “Assolutamente no. Ora viviamo in un’epoca nella quale una donna può osare quello che più desidera senza perdere il suo fascino. Basta giocare sulle giuste proporzioni e soprattutto valorizzare la bellezza di ognuna”, questo è il consiglio di Pako.

Mettiamocelo in testa: la bellezza non ha età, perché ogni età ha la sua bellezza.

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NEL 2023 CALO DELLE DONNE IN PARLAMENTO @ La Pillola Politica di Mava Fankù

Nel 2023, 23, cantava Dalida negli anni 60, ipotizzando un futuro ancora lontano e per noi ora presente, in modo non abbastanza apocalittico rispetto alle attuali catastrofi planetarie: dalla pandemia al minaccioso conflitto bellico russo-ucraino, fino ad arrivare al fenomeno più leggero, seppur socialmente grave, del calo di presenze femminili in parlamento.

La Camera delle Donne in Quirinale.

Dunque, benvenuti nel 2023! Persino gli uomini primitivi avevano più donne nelle loro caverne, di quante ne abbiamo noi oggi in Parlamento.

Ecco a voi il nuovo patriarcato alla moda: le donne di destra che non minacciano la supremazia maschile. Come Meloni, prima fra tutte a capo del maggiore partito di destra Fratelli d’Italia (mentre ”Le Sorelle d’Italia” sono una coppia di drag queen a capo dei Pride), nonché prima donna Presidente del Consiglio nella storia della nostra Repubblica, ma nella pratica come se fosse un uomo. 

Un collage di donne di destra

Un pò come si diceva di Ilary Clinton o Margaret Thatcher, che erano donne ritenute politicamente maschili.

Ma cosa importa avere più donne in Parlamento quando abbiamo ancora le idee di decenni fa?

L’importante è che le donne politiche siano belle, sorridenti e silenziate. Per non disturbare il patriarcato in azione.

E la Schlein che è diversamente bella e con idee anti-governo Meloni? È attaccata da ogni direzione, persino dalle sue stesse sinistre. Pensiamo al tormentone populista della sua armocromista da 350 euro l’ora, usato per discreditarla, partendo dal pretesto di un solo rigo, estrapolato dal contesto di una esaustiva intervista molto politica su Vogue, celebre rivista di moda e costume demonizzata come emblema del capitalismo.

Elly Schline

Discriminazione vera e propria verso una moderna donna di sinistra, boicottata anche dagli stessi compagni comunisti ortodossi che, pur di affossare il Partito Democratico, ”traditore del popolo”, preferiscono queste destre oscurantiste per minare il sistema.

Donne di destra unitevi contro il progresso e la liberazione femminile! E chi se ne importa se le donne sono meno del 31% oggi in Parlamento?

La camera delle donne in Quirinale

Forse invece di elezioni democratiche, dovremmo iniziare a votare per il sesso e il colore dei capelli dei politici. Almeno avremmo più donne bionde e procaci con un look berlusconiano, e meno Boldrini e Schlein che poco piacciono ai palati dei poteri forti.

In bocca al lupo alle donne emancipate della politica, sperando che presto imparino a mimetizzarsi, apparendo meno temibili e minacciose per gli uomini di potere.

Mava Fankù

Dalida canta “Nel 2023”

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I MONDI DI GINA – l’imperdibile mostra dedicata alla Lollobrigida a Roma, Palazzo Poli fino al 8 ottobre

Una mostra di oltre 120 fotografie interamente dedicata alle mille arti della “diva eterna” Gina Lollobrigida che fu attrice, ma anche fotografa, disegnatrice, scultrice e persino cantante di grande talento. 

Un omaggio alla vita di questa icona universale, illustrata da foto provenienti dall’Archivio Luce Cinecittà, dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dal MuFoCo – Museo di Fotografia Contemporanea- e da altri archivi, filmati inediti e alcuni dei suoi favolosi gioielli Bulgari, degli abiti e dei costumi di scena che entrarono nella storia insieme all’Artista.

video @Archivio Luce

Vorrei essere ricordata soprattutto come artista e, perché no?, anche come attrice”: se questo è una sorta di testamento spirituale che Gina Lollobrigida affidò ad un’intervista, la mostra “I Mondi di Gina” promossa dal Ministero della cultura con Archivio Luce Cinecittà – è sicuramente un tassello fondamentale per comporre il profilo di questa artista straordinaria.

Ideata e curata dal Sottosegretario del MIC, Lucia Borgonzoni e dalla Presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, “I Mondi di Gina” è un tributo all’eclettico talento di una delle più grandi attrici della storia del cinema italiano e internazionale. La Mostra – realizzata dal Luce nelle sale di Palazzo Poli, che si affaccia sulla Fontana di Trevi è un viaggio affascinante che ripercorre la sua intera vita illustrata da foto provenienti dall’Archivio Luce Cinecittà, dal Centro Sperimentale di Cinematografia e dal MuFoCo – Museo di Fotografia Contemporanea – e da altri archivi.

“I Mondi di Gina” esporrà: oltre 120 fotografie, 2 abiti originali realizzati per l’Attrice da Gattinoni e 2 costumi di scena dei film “Venere Imperiale” e “La donna più bella del mondo” realizzati da Costumi d’Arte e alcuni gioielli Bulgari. Inoltre, saranno proiettati filmati inediti che raccontano la vita privata – grazie alla gentile concessione di Andrea Milko Skofic –  e quella pubblica della grande attrice.

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AQUARIUS. SONIA BRAGA E IL POST FEMMINISMO MILFICO @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Continuando il viaggio nello streaming di film A.C. (Ante Corona), mi sono imbattuta felicemente in “Aquarius” di Kleber Mendonca Filho con una notevole interpretazione di un’attrice famosissima per il pubblico televisivo delle soap operas.

Sonia Braga è di una intensità commovente, e in questo ruolo prende corpo quasi come riscatto nella sublimazione magistrale delle telenovelas brasiliane (dove si parlava sempre di cruzeiros), delle quali questa oramai grande attrice anche di cinema è stata la prima e indiscussa regina.

Qui il tema ricorrente dei capitoli in cui è suddivisa la storia è la casa. La Casa intesa come identità originaria e valore primigenio da preservare, valore materiale e sopratutto affettivo. Aquarius in alcuni momenti potrebbe sembrare lento e prevedibile, ma questa lentezza, che io amo quando un film mi prende, e’ funzionale allo stile narrativo del regista.

Anzi, è proprio nella lentezza delle azioni forse prevedibili che si gustano meglio i dettagli filmici, come la consumata arte interpretativa della protagonista che raggiunge l’apice nei suoi folgoranti primissimi piani, ma anche degli altri interpreti, davvero bravi e tutti credibili, in una realistica e sorprendente cinenovela d’autore.

Via via che la pellicola scorre, tra scene quotidiane di dialoghi e confronti familiari e amicali, vien voglia di conoscere questa donna e se ne apprezza il coraggio. Clara, critica musicale in pensione, una donna imperfetta come madre e moglie, anche in un particolare del corpo per un suo male combattuto e vinto, ma integra nei sentimenti più profondi per la sua numerosa famiglia e per i suoi amori, che ha sempre anteposto sopra ogni altra cosa.

La scena di sesso con un aitante gigolò, consigliatole da una sua amica trasgressiva, può essere letta come l’affermazione di un certo “neo-post-femminismo-milfico” di quelle donne che hanno vissuto e fatto la rivoluzione sessuale alla fine degli anni sessanta, ma anche come un naturale e disperato attaccamento alla vita di una donna ancora bella ma non più giovane e sola.

Comunque girate ad arte anche le scene hard di un festino pornografico, che lei spia dall’uscio socchiuso della porta. E un mirabolante piano sequenza, degno di Antonioni, girato probabilmente con camera mobile su carrello, che parte da una coppia mentre ha un rapporto sessuale rupestre, passando sull’adiacente campo sportivo dove si gioca una partita di pallone, per poi entrare da una finestra e fermarsi sul viso di Clara, in relax su un’amaca, che illumina d’improvviso lo schermo con la luce emanata dall’incredibile volto di Sonia Braga.

Lo stabile dell’Aquarius, che titola il film, è un originale progetto architettonico degli anni 40 costruito sul lungomare residenziale di Recife, ed è oramai deserto e abitato solo da Clara e dalla sua fedele domestica.

Lei non solo si ostina a non volerlo abbandonare, malgrado le ripetute pressioni familiari e le allettanti offerte di un giovane e cinico imprenditore edile che vuole farci business ma, sostenuta da un amato nipote, inizia una vera e propria guerra contro la società che sta comprando tutti gli appartamenti del quartiere, con avvincente finale a sorpresa.

Ed è sempre l’Aquarius e la sua splendida spiaggia adiacente, l’articolato set in cui si dipana l’intricata e intrigante trama di questo bel filmone di 140 godibilissimi minuti. Fa da contrappunto una fitta colonna sonora di brani musicali dei mitici anni 80 dei quali Clara ha una ricchissima collezione di vinili, molti rarissimi e ognuno dei quali ha una sua storia ed è legato ad un suo preciso ricordo di vita. Magnifica la canzone brasiliana scelta nel finale sui titoli di coda.

Film da vedere e ascoltare.

Parola di Mava Fanku’

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LETIZIA BATTAGLIA SENZA FINE, LA MOSTRA ALLE TERME DI CARACALLA FINO AL 5 NOVEMBRE

NEL TRENTESIMO ANNIVERSARIO DEGLI ATTENTATI MAFIOSI A SAN GIOVANNI IN LATERANO E A SAN GIORGIO AL VELABRO, LE TERME DI CARACALLA ACCOLGONO UNA MOSTRA OMAGGIO ALLA FOTOGRAFA SICILIANA, PALADINA DEI DIRITTI CIVILI.

Le Terme di Caracalla, ampliando il loro percorso di visita, accolgono dal 27 maggio al 5 novembre 2023 la mostra Letizia Battaglia Senza Fine, un omaggio alla fotografa siciliana, paladina dei diritti civili.
«Letizia Battaglia rappresenta un connubio esemplare tra impegno civile, sentire sociale e sguardo artistico – spiega Daniela Porro, Soprintendente Speciale di Roma –. Nel trentesimo anniversario degli attentati a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro la Soprintendenza le dedica questa mostra, inaugurando alla fruizione due nuovi ambienti delle Terme di Caracalla, per dimostrare come le sue immagini raccontino a tutto tondo un’epoca entrando a pieno titolo nella storia della fotografia».
Promossa dalla Soprintendenza Speciale di Roma diretta da Daniela Porro, organizzata da Electa in collaborazione con l’Archivio Letizia Battaglia e la Fondazione Falcone per le Arti, la mostra è curata da Paolo Falcone.

«Questo nuovo progetto mantiene la tradizione di comporre un’opera unica, atematica, atemporale e priva di gerarchie dove fotografie iconiche, appunti di viaggio, vita quotidiana costruiscono una narrazione aperta per conoscere e scoprire i tanti aspetti di Letizia Battaglia. E la sua grandezza – dice il curatore, Paolo Falcone -. Una costellazione di fotografie dove amore e dolore, dolcezza e dramma, passione e impegno, raccontano momenti della nostra storia».
Una selezione di 92 fotografie di grande formato riassume cinquant’anni del lavoro fotografico (1971-2020) di Battaglia con immagini iconiche, meno conosciute o inedite. La mostra si lascia scoprire attraverso la visita al monumento: a un focus narrativo all’interno della monumentale natatio, le Terme di Caracalla aggiungono con questa esposizione due nuovi ambienti dove sono esposti altri nuclei fotografici.
«Con questa mostra si allargano gli spazi di fruizione per i visitatori – dichiara Mirella Perlorenzi, Direttore del sito –. La Soprintendenza ha ripristinato un ingresso originale alla palestra occidentale e nell’altra sala, con la vasca, individuato il sistema di riscaldamento e un lacerto di mosaico geometrico. La continua attività di restauro delle Terme di Caracalla è una occasione di studio, ricerca e scoperta su questo incredibile monumento».
L’esposizione all’interno dell’area archeologica trae beneficio da un allestimento che rende omaggio a un’altra grande artista: l’architetta Lina Bo Bardi. A lei si devono gli espositori in lastre di cristallo temperato del Museo de Arte de São Paulo, in Brasile. Ai suoi famosi cavaletes del 1968 si ispirano le strutture espositive delle fotografie di Letizia Battaglia.
L’iniziativa si inserisce nel Caracalla Festival 2023 del Teatro dell’Opera, così nei giorni 25 e 28 luglio e 1° agosto presso il Teatro del Portico si terranno degli incontri dedicati a Letizia Battaglia e alla ricorrenza dell’attentato. In questa occasione sarà presentato il volume “Letizia Battaglia Senza Fine”, edito da Electa, dedicato alla fotografa siciliana.
«Sono particolarmente emozionato – dichiara Francesco Giambrone, Sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – che il Caracalla Festival 2023 ospiti la mostra di Letizia Battaglia che ha dedicato tutta la sua vita all’impegno civile e politico e alla fotografia. Ritrovare le sue opere in uno spazio meraviglioso come quello delle Terme di Caracalla, sarà come renderle un omaggio grato e commosso».
La mostra inoltre offre l’opportunità di ricordare i trent’anni dagli attentati a San Giovanni in Laterano e a San Giorgio al Velabro a Roma, avvenuti nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993. Una ferita nel cuore della città storica, che si lega alle immagini più note della fotografa, quelle della spietata guerra di mafia degli anni Settanta e Ottanta, una delle pagine più sanguinose, poetiche, struggenti e drammatiche della Sicilia, ma soprattutto allo spirito di Letizia Battaglia che ha sempre guardato alla fotografia come strumento di intervento e denuncia sociale.

  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

Direttore Stefania Catallo

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

Redazione:

EMYLIU' SPATARO

Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

MAVA FANKU'

Opinionista disincantata, dotata di un notevole senso dell'umorismo e di una dialettica tagliente, Mava Fankù cura attualmente due rubriche, La Pillola Politica e I Pensierini di Mava, elzeviri su temi vari che ispirano la nostra signorina agèe, da poco anche in video, oltre che in podcast, oltre che in scrittura.

ALESSIO PAPALINI

Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

PATRIZIA MIRACCO

Psicoterapeuta e giornalista. Appassionata di arte e mamma umana di Aki, una bella cagnolina a quattro zampe di 4 anni.

VENIO SCOCCINI

Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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