ECCO A VOI I CHIPPENDALES: UNO STRIP CLUB PER SOLE DONNE TRA SESSO, MUSCOLI E RAZZISMO
Primi anni ’80. Finte bionde, colori fluo e musica mitica. Un giovane indiano arriva negli Stati Uniti e fa la fame per anni, lavorando a una stazione di servizio, sopravvivendo a panini scaduti e privazioni pur di mettere da parte il più possibile. Si chiama Somen Banerjee, per gli amici Steve (Kumail Nanjiani). Arrivato a un discreto gruzzolo, si licenzia per aprire un locale di backgammon, che si rivela un fiasco totale. Ma quando il diavolo ci mette la coda, succede che nel posto arrivano Paul Snider (Dan Stevens), traffichino in cerca di affari e la moglie, la Playmate 1979 e 1980 ossia Dorothy Stratten (Nicola Peltz Beckham). Il primo fiuta l’affare e propone uno strip club per sole donne: inizia così la leggenda del Chippendales.
Negli anni della rivoluzione sessuale anche le donne vogliono i loro locali e, come dice Dorothy rispondendo per le rime al marito geloso e infastidito della competizione con uomini dal fisico statuario: “Anche le donne si eccitano“. La storia della serie potrebbe sembrare semplice: ascesa e declino di Steve Banerjee. Ma la realtà è più complessa. Dietro ai lustrini e all’esibizione dei muscoli e non solo, è tutto un tripudio del corpo e dell’edonismo anni ’80. Nel Chippendales non solo si può vedere lo spettacolo, ma i ballerini si possono anche toccare e per le più ardite, c’è la possibilità di fare sesso con loro, con contorno di droghe varie. Aprire il locale con la pretesa di renderlo un posto sessual-femminista potrebbe sembrare anche una buona idea, ma Banerjee dovrà fare i conti con un sottobosco fatto di criminalità, di egoismo e di cattivi sentimenti. Non è tutto oro quello che luccica, e a farne le spese sarà proprio lui che, pur potendo godere del frutto del suo lavoro insieme alla moglie Ireen (Annaleigh Ashford) ragioniera del Chippendales, finirà per venire travolto da se stesso, in una spirale autodistruttiva. Il tutto per ragioni legate alla competizione con Nick De Noia (Murray Bartle) geniale coreografo sostenuto dalla costumista Denise (Juliette Lewis), e da un certo razzismo che Banerjee ha interiorizzato e che agisce, soprattutto su Otis (Quentin Pair), primo ballerino di colore del locale e sui clienti di razza nera, non graditi perché “abbassano il livello del locale“, razzismo che lo porterà alla bancarotta.

Quentin Pair in una scena della serie
Chippendales è uno spaccato sulla parte problematica degli anni ’80, entrati nel mito per la loro presunta forza rivoluzionaria ma inquinati dal razzismo, dall’omofobia e dalla finta trasgressione. I ballerini del Chippendales sono in qualche modo gli antesignani dei California Dream Men e dei nostri Centocelle Nightmare, in bilico tra arte e ammiccamento sessuale. L’ambientazione è curatissima, così come i costumi. E, spente le luci, la serie si riflette negli anni in cui si svolge: luccicante come una paillette, ma non come un diamante.

Kumail Nanjiani in una scena della serie tv
Copyright@2023TheWhomenSentinel – diritti riservati – riproduzione vietata