10 Dicembre 2023

prostituzione

FOCUS PROSTITUZIONE: IL CORPO FATTO A PEZZI DELLE DONNE

Con questo articolo, inizia una serie di approfondimenti sui temi di maggiore attualità relativi al femminile. La prostituzione e la sua realtà, legata a doppio filo ai social: questo l’argomento dell’articolo di oggi.

La legge per l’abolizione della prostituzione legale in Italia, detta Legge Merlin, dal nome della senatrice socialista Lina Merlin che ne fu l’ideatrice, costituisce il punto di svolta di una serie di comportamenti fino ad allora considerati normali e legali. Eccone uno stralcio:

Legge 20 febbraio 1958, n. 75

Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui.

Capo I

Chiusura delle case di prostituzione

Articolo 1

È vietato l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane.

Articolo 2

Le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, dichiarati locali di meretricio a sensi dell’art. 190 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773 , e delle successive modificazioni, dovranno essere chiusi entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge.

Articolo 3

Le disposizioni contenute negli artt. 531 a 536 del codice penale sono sostituite dalle seguenti:

«È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 258 a euro 10.329, (1) salvo in ogni caso l’applicazione dell’ art. 240 del codice penale:

1) chiunque, trascorso il termine indicato nell’art. 2, abbia la proprietà o l’esercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di prostituzione, o comunque la controlli, o diriga, o amministri, ovvero partecipi alla proprietà, esercizio, direzione o amministrazione di essa;

2) chiunque, avendo la proprietà o l’amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;

3) chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all’interno del locale stesso, si dànno alla prostituzione;

4) chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione;

5) chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, o compia atti di lenocinio, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità;

6) chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque in luogo diverso da quello della sua abituale residenza, al fine di esercitarvi la prostituzione ovvero si intrometta per agevolarne la partenza;

7) chiunque esplichi un’attività in associazioni ed organizzazioni nazionali od estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della prostituzione, ovvero in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo agevoli o favorisca l’azione o gli scopi delle predette associazioni od organizzazioni;

8) chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui.

In tutti i casi previsti nel n. 3) del presente articolo alle pene in essi comminate, sarà aggiunta la perdita della licenza d’esercizio e potrà anche essere ordinata la chiusura definitiva dell’esercizio.

I delitti previsti dai nn. 4) e 5), se commessi da un cittadino in territorio estero, sono punibili in quanto le convenzioni internazionali lo prevedano».

La legge quindi, esiste, ma la domanda è: quanto risulta ancora attuale alla luce delle nuove forme di prostituzione, soprattutto quelle esercitate sul web?

Parliamo di donne. Only fans, escort e similari

Ci sono migliaia di donne, che si offrono sui siti di pseudo prostituzione. Su quelli dedicati alle escort, basta entrare e dare un’occhiata veloce, e si aprirà un mondo di corpi perfetti, lato A e lato B in bella mostra con relativa presentazione. Il compenso o meglio le rose (ad ogni rosa corrispondono 10 euro circa, n.d.r.) verrà stabilito in privato. Ognuna ha una sua “specialità”, neanche fosse un ristorante stellato. Ci sono dominatrici, ragazzine giovanissime che si offrono come gattine, bellezze italiane e straniere che garantiscono esperienza e nessuna fretta: in questo calderone si può trovare davvero di tutto. Poi, una volta conclusa la sessione, si chiede la recensione al cliente. Si, perché esistono anche dei siti di recensioni, nei quali si inseriscono impressioni e consigli dei clienti delle prostitute, oltre che un punteggio in stelline; le due cose, unite, daranno quindi maggiore visibilità alla sex worker che potrà quindi contare su un maggior numero di consumatori del sesso a pagamento. L’età media delle escort è di circa 25/30 anni; il ricorso al ritocchino, anche se giovani, è massivo pur di aumentare le circonferenze giuste ma si sa, la concorrenza è tanta e una taglia in più di reggiseno può fare la differenza. Only Fans, pur essendo popolato da figure simili a quelli dei siti di escort, è invece composto da profili che si aprono solo se si sottoscrive un abbonamento dal costo variabile, così il cliente si gode il suo spettacolo esclusivo. Esiste poi Telegram, il social di messaggistica più anonimo al mondo, dove inserendo qualche parola chiave, si accede a pagine e pagine di prostituzione. La prostituzione, per chi se lo chiedesse, non è punita dalla legge; sono invece perseguiti i reati di adescamento, favoreggiamento e sfruttamento. Quindi, chi si prostituisce di sua volontà dentro la propria casa e senza nessuna costrizione, non è punibile. Come dire: fatta la legge, trovato l’inganno.

Il corpo delle donne fatto a pezzi

Basta creare un profilo Instagram, personale e privato (così dovranno per forza seguirti per vedere le tue foto). E nelle foto metti bene in risalto i piedi. Non devi fare poi nient’altro che aspettare: saranno gli amanti dei piedi a trovarti e seguirti e tu intanto puoi seguire pagine di “foto di piedi” già famose e non dovrai far altro che aspettare. Per il resto ci sono delle regole, semplici: basta essere chiare fin dall’inizio e non c’è nulla di male. Sono foto, foto di piedi. Nulla di più”. Così una delle creator che popolano i social, racconta al riguardo della sua fonte di guadagno, i piedi. Ma ci sono clienti che invece preferiscono altre parti anatomiche: le mani, il seno, il sedere, il collo, l’ombelico. Si verifica quasi un dissezionamento della donna, dalla quale si trae ciò che eccita. Il resto, non interessa al cliente. E a questa dissezione corrisponde una depersonalizzazione della donna. Ovviamente, coloro che ricorrono alla prostituzione non vogliono vivere una relazione, ma solo concedersi un piacere, che sia per solitudine o per scelta. Il denaro in questo caso rappresenta il rapporto commerciale – e quindi non umano – tra le due parti. Do ut des e poi arrivederci e (neanche) grazie. Il femminismo si è spesso interrogato sul fenomeno della prostituzione, sdoganando la libertà di scelta della donna. Tuttavia, sottostare ai modelli del maschile tossico pur di guadagnare qualcosa, significa sostenerli e avallarli.

L’Europa e la prostituzione

L’impegno richiesto agli Stati Membri dal Consiglio d’Europa consiste nella predisposizione di programmi di assistenza, rivolti a coloro che intendano cessare dall’esercizio della prostituzione, rimuovendo altresì le condizioni di vulnerabilità e marginalità che inducono molte persone a scegliere la prostituzione quale unica fonte di sussistenza. Proprio perché “è importante che nessuno si senta costretto, anche solo dalle circostanze, a praticare la prostituzione”. Nel 1985, a conclusione del congresso di Amsterdam del Comitato Internazionale per i diritti delle prostitute, venne stipulata una Carta Mondiale per i diritti delle prostitute. Nel 2005 a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, venne prodotto invece un Manifesto delle lavoratrici del sesso in Europa intitolato “Oltre la tolleranza e la compassione per il riconoscimento dei diritti”. In ambito europeo non sono state però ancora intraprese iniziative normative per armonizzare la disciplina della prostituzione.

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MARCIAPIEDE. UNA STORIA VERA DI PROSTITUZIONE INTERPRETATA DA CRISTINA GOLOTTA

https://www.youtube.com/watch?v=lYqD3CmJTJw

Cosa vediamo, quando passiamo in macchina e loro passeggiano avanti e indietro o sono sedute sul ciglio della strada? Vestite a volte di nulla, sono divise per zone: a Roma est sono per lo più africane, mentre nelle altre zone della Capitale quelle dell’ex blocco sovietico vanno per la maggiore. Sono corpi in vendita, pezzi di carne da comprare a poco prezzo, vittime della tratta di esseri umani, persone che spesso facciamo finta di non vedere. Sotto il trucco è difficile dar loro un’età precisa, ma una cosa è certa: i clienti le vogliono giovani, anzi più lo sono e meglio è. E quando arrivano ai quaranta, diventano troppo vecchie e non le vuole più nessuno. Il mercato della prostituzione è questo: un grande giro di soldi sulla pelle delle donne. Cristina Golotta è l’attrice protagonista di “Marciapiede”, il corto di Christian Filippi tratto da una storia vera di prostituzione. Come ci ha raccontato: “Così andammo insieme (con il regista, n.d.r.) la sera prima di girare lungo Viale Palmiro Togliatti, e infine nel bar dove le prostitute si ristorano durante la notte fra un cliente e l’altro. È stato importante osservare l’espressione rassegnata dipinta sui volti di quelle donne, ragazze a volte giovanissime, ed è stato fondamentale entrare in quel bar per sentirmi una di loro, sentire lo sguardo degli uomini presenti all’interno che mi scrutavano interrogativi. Attraverso quegli sguardi ho compreso come si possano sentire queste persone il cui corpo non è più il contenitore della propria anima, ma l’oggetto attraverso il quale ci si può assicurare il soddisfacimento dei propri bisogni primari“. Abbiamo incontrato Golotta per parlare di prostituzione e della sua esperienza di attrice nel ruolo di una lucciola non più giovane.

L’attrice Cristina Golotta

Cristina Golotta, lei è stata la protagonista di “Marciapiede”. Quali sono state le emozioni che ha provato durante la lavorazione del corto?

“Marciapiede” è stato un vero e proprio viaggio, molto doloroso, dentro la carne e le emozioni di Liliana. Si dice più frequentemente che un attore interpreta un ruolo, ovvero sostiene una parte in un lavoro teatrale o in un film; nel caso di Liliana è più corretto usare il termine incarnare o impersonare, perché Liliana è un personaggio realmente esistito e presumibilmente esistente. Il regista, prima di scrivere la sceneggiatura, si è documentato ed ha raccolto testimonianze nella zona di Viale Palmiro Togliatti a Roma, tristemente nota per il gran numero di prostitute presenti nelle ore notturne e non solo. Lì ha conosciuto Liliana (il nome è di pura fantasia) ed è rimasto fortemente colpito dalla sua storia. Liliana ha 51 anni e, come tutte le sue colleghe del resto, paga lo scotto dell’età che avanza, fatica a trovare i clienti che si dirigono più felicemente verso le prostitute più giovani. E’ disperata, sa di non essere più piacente come nel passato ed accetta di andare con i clienti più promiscui, quelli scartati dalle sue colleghe, ben sapendo che la sua vita potrebbe essere messa in serio pericolo. Sperimenta la paura, la solitudine, il senso di inadeguatezza.. sa che quel lavoro che ha svolto per molto tempo non può più soddisfare i suoi bisogni primari, dovrà reinventare la sua vita ma non sa ancora come e se riuscirà nell’impresa. Vive una situazione di confino emotivo, psicologico e affettivo ma conserva sempre una grandissima dignità anche quando la sua esperienza umana le fa toccare i gradini più bassi. Incarnare questo personaggio è stata una delle esperienze più dolorose che mi sia mai capitato di vivere a livello professionale, ha lasciato dei segni profondi nella mia psiche e nel mio corpo. C’è una scena di violenza all’interno del corto che mi ha lasciata piena di lividi per una settimana e ricordo che a fine riprese ho faticato molto per ritrovare la giusta distanza da quel personaggio che aveva messo a dura prova il mio equilibrio psicofisico. Dovevo scrollarmi di dosso tutto quel dolore, che non va inteso in senso figurato, era un dolore fisico, psicologico, emotivo. Per sentirmi pronta per affrontare le riprese chiesi al giovane regista, il ventitreenne Christian Filippi, di poter visitare i luoghi nei quali lui aveva raccolto la documentazione fatta di svariate interviste. Così andammo insieme la sera prima di girare lungo Viale Palmiro Togliatti, e infine nel bar dove le prostitute si ristorano durante la notte fra un cliente e l’altro. È stato importante osservare l’espressione rassegnata dipinta sui volti di quelle donne, ragazze a volte giovanissime, ed è stato fondamentale entrare in quel bar per sentirmi una di loro, sentire lo sguardo degli uomini presenti all’interno che mi scrutavano interrogativi. Attraverso quegli sguardi ho compreso come si possano sentire queste persone il cui corpo non è più il contenitore della propria anima, ma l’oggetto attraverso il quale ci si può assicurare il soddisfacimento dei propri bisogni primari”.

Ritiene che il lavoro attoriale possa contribuire a diffondere una maggior consapevolezza di cosa significa avere una relazione sana?

“Per rispondere a questa domanda prendo volentieri a prestito una frase di Elio Germano “Bisognerebbe fare Teatro nelle scuole, perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore”. Cosa vuol dire mettersi nei panni degli altri se non accogliere l’altro nella propria vita, sospendendo il giudizio? Questo amplifica la propria capacità di entrare in empatia con tutto ciò che è altro da sè. Il Teatro impone poi, non solo di mettersi nei panni degli altri, ma di porsi in relazione con gli altri: il pubblico, i propri partner di scena o comunque i propri collaboratori. Il lavoro attoriale mostra tutte le possibilità di relazione, in un certo senso funge da specchio, quelle sane e quelle malate; così facendo contribuisce certamente a diffondere una certa consapevolezza in merito alle nostre possibilità di relazionarci con gli altri”.

Cosa vorrebbe dire a quelle donne che stanno vivendo una relazione nella quale emergono elementi pericolosi di criticità?

“La prima cosa che direi loro è che devono imparare a darsi valore, io me lo ripeto quotidianamente e penso di non essere neppure a metà di questo percorso. Spesso le donne sopportano rapporti cosiddetti malati o tossici perché pensano profondamente di non meritare di meglio. Purtroppo noi donne, e in questo non faccio eccezione, ci portiamo dietro un fardello molto pesante fatto di scarsa autostima e insufficiente fiducia nelle proprie possibilità. E’ un atteggiamento derivante dalla nostra storia, la storia delle donne, fatta di privazioni, di abnegazione, di rinunce. Dobbiamo cominciare a prenderci i nostri spazi: Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé” sottolinea quanto quello spazio della stanza è sì uno spazio fisico, ma è al contempo uno spazio mentale fatto di tempo a disposizione da poter dedicare alla creazione, nonché di mezzi di sostentamento, ovvero una certa indipendenza economica che possa garantire la serenità necessaria all’espressione della propria creatività. Per concludere consiglierei a quelle donne di cominciare a ritagliarsi una stanza tutta per sé, per usare le parole della Woolf”.

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MADDALENA. HO CONOSCIUTO UN UOMO CHE NON SA DEL MIO “ANTICO MESTIERE” @ La Posta del Cuore di MAVA FANKU’

Mava Emyliù Fankù canta “Ma l’amore no”

La Letterina di Maddalena

Cara Mava,

mi chiamo Maddalena e faccio la prostituta da sempre. Non voglio pubblicizzare la mia attività, anzi si tratta del contrario. Ho conosciuto un uomo che non sa del mio lavoro. Ci siamo trovati a guardarci negli occhi, da un tavolo all’altro, in un ristorantino del Centro di Roma, vicino Fontana di Trevi, dove vado sempre a mangiare da sola. Anche lui era da solo. Per me quel ristorante è come un’oasi che condivido solo con me.

Il proprietario e i camerieri credono che sia un’artista solitaria, una pittrice. Arrivo al punto, senza tergiversare. Con Nazareno è scattata subito un’intesa di sguardi e da quella sera, dopo essersi avvicinato per invitarmi al suo tavolo, abbiamo sempre cenato insieme praticamente tutte le sere, come un appuntamento fisso.

Ma la nostra frequentazione si limita a mangiare insieme. Non siamo ancora usciti in coppia da quel ristorante. Ci siamo promessi che lo faremo quando saremo sicuri dei nostri sentimenti, rispettando i tempi delle nostre solitudini.

Nazareno è un uomo meraviglioso e di me sa la mia storia vera, quella che ho sempre vissuto interiormente in modo parallelo al mio lavoro, dissociandomene in una sorta di doppia personalità. La solitudine fa questi scherzi, cara Mava, così come considero te come la mia migliore amica virtuale, perchè seguendo la tua rubrica sono sicura che potrai capirmi e consigliarmi nel modo migliore.

Dopo circa un mese di cenette romantiche ci siamo innamorati in modo tangibile l’una dell’altro, ma avrai intuito che sono in conflitto tra il dirgli tutto, distruggendo tutto, perchè non mi sentirei degna del suo amore, e il continuare (non) a mentire, raccontandogli solo la mia vita interiore parallela, sentendomi comunque una sincera bugiarda per amore.

Amica Mava, consigliami cosa fare.

Maddalena

La Risposta di Mava

Maddalena cara,

la tua storia mi ricorda una persona particolare conosciuta in passato che, come te, faceva il mestiere più antico del mondo. E come te aveva conosciuto un uomo al di fuori del suo lavoro, cominciando a frequentarlo senza dirgli nulla. E come te mi chiese consiglio.

Tu e Rachida (il suo nome d’arte spagnoleggiante) avete cose in comune. Anche lei temeva di rovinare tutto dicendogli la verità. Ed aveva ragione, perché le consigliai di dirgli tutto e lui non la lasciò. Almeno non subito. Lei come te sentiva di non meritare i sentimenti di quell’uomo che la accettava malgrado tutto. Si sentiva sporca. Così dopo breve tempo cominciò a star male, perdendo il controllo della sua doppia personalità.

Ovviamente smise di incontrare i suoi clienti abituali nella camera “dello scopo”, come la definiva con cinica ironia, la stessa camera che mi affittava nel fine settimana, mentre lei lo passava con il suo uomo, che la veniva a prendere sotto casa puntualmente con la sua “torpedo blu”, dopo che lei sfilava davanti a me con abiti e lenti a contatto di colori differenti per essere il più possibile irriconoscibile per i suoi eventuali clienti che la dovessero vedere con il suo Richard Gere 🙂 E io andavo con il mio fidanzatino dell’epoca a casa sua, perché non eravamo indipendenti e preferivamo andare nel bel superattico della mia esotica amica, piuttosto che in un anonimo e triste albergo ad ore.

Aveva il senso degli affari ed era molto pratica, la bella Rachida, e guarniva il “do ut des” con “bon ton”. Pensa che non voleva toccare i soldi con mano e me li faceva avvolgere in una pergamena antichizzata, sulla quale mi pregava di scrivere dei versi poetici estemporanei a lei dedicati, posando poi il rotolino su una grande mano di ceramica bianca, posizionata su un tavolino nero laccato nell’ingresso. Poi ci riceveva nell’ampio salone su soffici divani, portandoci da bere un’apparente tisana salutista (ma con dentro della fortissima grappa cinese), e con in mano la pergamena senza banconota da zentomila lire (eravamo in era pre-euros, quando Wanna Marchi imperava nelle televendite dello scioglipancia con i pesci pirana) fatte prontamente sparire prima di declamarare con enfasi i miei poetici versi.

Era come una cortigiana delle cerimonie la mia “amica”, conosciuta sugli annunci delle camere in affitto su Porta Portese. Se ti sto raccontando questa storia, non è perchè penso che tu sia simile a lei nel carattere, non ne avrei elementi d’altronde, ma piuttosto trovo delle analogie nelle modalità di occultamento della verità. Cosa che ti prego di credere non è un giudizio moralistico nei tuoi confronti, ma fa parte di quel consiglio richiesto che sto cercando di formulare e comprendere io stessa, man mano che scrivo.

Per questo ti dico che, se fossi in te, procederei nella sincera finzione che stai attuando da sempre per sopravvivere ai danni nell’anima che hai sicuramente subito per arrivare a scegliere il tanto edonistico quanto doloroso percorso che hai intrapreso.

Se ti rivelassi come una sorta di Maddalena postmoderna al tuo Nazareno redentore, espieresti “i tuoi peccati” con la rinuncia dell’amore, perchè se non ti lasciasse lui, ti faresti lasciare tu, proprio come Rachida. Quindi regalati la tua oasi d’amore finchè durerà.

Ti abbraccio Maddy :*

Prima mia e poi vostra Mava Fankù

MAVA Emyliù FANKU’ in una storica esibizione all’Evadamo di Torino canta Ma l’Amore No

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Direttore Stefania Catallo

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

Redazione:

EMYLIU' SPATARO

Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

MAVA FANKU'

Opinionista disincantata, dotata di un notevole senso dell'umorismo e di una dialettica tagliente, Mava Fankù cura attualmente due rubriche, La Pillola Politica e I Pensierini di Mava, elzeviri su temi vari che ispirano la nostra signorina agèe, da poco anche in video, oltre che in podcast, oltre che in scrittura.

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Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

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VENIO SCOCCINI

Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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