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VERSO IL 25 APRILE. LE ANTIFASCISTE: NILDE IOTTI

La “Signora della Repubblica” sorride al visitatore nella Galleria delle Donne, uno spazio creato dalla ex Presidente della Camera Laura Boldrini, dove hanno trovato posto le foto delle donne politiche che hanno fatto l’Italia repubblicana. Nilde Iotti, a cento anni dalla nascita, conferma l’attualità della sua figura di donna e di politica, divenendo un’icona del nostro tempo. Lottatrice, rigorosa, anticonformista, animata da un profondo senso della storia e della giustizia, Nilde ha lasciato in eredità una lezione politica che si offre in tutta la sua forza ed esemplarità, ed il suo lascito è patrimonio di tutte e tutti.

Nilde Iotti ha rappresentato quella generazione di donne che ha costruito l’Italia repubblicana e ha lottato per l’uguaglianza e i diritti della donna nella società, nella politica, nel lavoro e nelle professioni, tema ancora attuale soprattutto oggi, in un momento di crisi in cui tutte le conquiste e i diritti, ma in primo luogo quelli femminili, sono minacciati da un regresso generale.

La “questione femminile” in Italia, così come tutta la vicenda umana e politica di Nilde Iotti, è strettamente legata alla storia del PCI, intrecciata a sua volta alla storia dell’Italia repubblicana. E che la Iotti ha accompagnato per tutta la vita: da giovane, attivandosi nella Resistenza antifascista come responsabile dei “Gruppi di difesa della donna” a Reggio Emilia e, dopo la Liberazione, come segretaria dell’UDI, Unione Donne Italiane.

Nilde si era fatta interprete di quella coscienza civile e politica che le donne, dopo secoli di esclusione dalla vita pubblica e dopo vent’anni di dittatura fascista, iniziavano a manifestare.

In foto: Nilde Iotti presidente della Camera

Nel 1946, venne eletta dapprima al Consiglio Comunale di Reggio Emilia, e poco dopo anche nell’Assemblea Costituente: a 26 anni divenne la più giovane “Madre Costituente”, mettendosi al servizio del Paese in quell’esperienza che lei stessa considererà come la più importante del suo percorso politico.

Pur non avendo vissuto l’esilio, la prigionìa, i campi di concentramento, come alcune sue colleghe più anziane, Nilde fu animata tutta la vita dallo stesso spirito di dedizione alla politica, nobilmente intesa come “servizio”.

Dopo il Referendum del 2 giugno 1946, grazie al quale per la prima volta le donne italiane esercitarono il diritto di voto, la giovane Nilde Iotti divenne deputato alla Camera: da quel momento iniziò il suo legame sentimentale con Palmiro Togliatti, Segretario e guida storica del Partito Comunista Italiano. Era accanto a lui quando, uscendo dalla Camera, Togliatti subì un attentato, un fatto violento che si inseriva in un clima politico e sociale molto teso, accaduto appena tre mesi dopo le prime elezioni politiche della storia repubblicana.

Ed era ancora accanto a Togliatti ai funerali delle vittime dell’eccidio delle fonderie di Modena nel 1950, dove la polizia aveva aperto il fuoco verso gli operai che manifestavano contro i licenziamenti; e sempre insieme, decisero di aiutare la famiglia di uno degli operai uccisi, il ventenne Arturo Malagoli, di cui poi adottarono la sorellina, Marisa Malagoli Togliatti.

Dal 1967 in avanti, Nilde Iotti ha sostenuto la causa del divorzio, si è battuta per una famiglia non più gerarchica ma paritaria, per il riconoscimento dei figli illegittimi, per il diritto della donne all’interruzione della gravidanza, per la pensione alle casalinghe, per una legge contro la violenza sulle donne: tutte conquiste che hanno qualificato quegli anni e che oggi rischiano di essere messe in discussione, esattamente al pari di quelle del lavoro e dello Statuto dei Lavoratori .

Nilde è stata la prima donna nella storia parlamentare italiana, eletta alla Presidenza della Camera, nel 1979. Il suo discorso d’insediamento fu una forte dichiarazione di tutto il suo impegno nella causa ell’emancipazione femminile: “[…] Io stessa, non ve lo nascondo, vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne, che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro mancipazione.”.

Rieletta poi Presidente della Camera ancora due volte e per tredici anni, fino al 1992, ricoprì con grande prestigio quell’incarico, segnalandosi per grande capacità di equilibrio, di mediazione e di saggezza. Con quello stesso stile fatto di rigore e di eleganza, che tanto aveva colpito Togliatti, Nilde si distinse anche nella sua richiesta di dimissioni dal Parlamento, agita per motivi di salute nel 1999, uscendo di scena in punta di piedi, tra l’applauso unanime e ammirato dell’intero schieramento parlamentare. Queste le sue parole, rivolte al Presidente Luciano Violante: “Caro Presidente, lascio con rammarico, dopo oltre cinquanta anni di lavoro, il mio incarico di parlamentare. Mi auguro che lo spirito di unità per cui mi sono sempre impegnata prevalga nei confronti dei gravi pericoli che minacciano la vita nazionale. Ti ringrazio per la cortesia che mi hai usato”.

Un ritratto di Nilde Iotti

E quale migliore conclusione, se non quella dell’ascolto delle sue stesse parole? “Dal momento che alla donna è stata riconosciuta nel campo politico la piena eguaglianza col diritto di voto attivo e passivo, ne consegue che la donna stessa dovrà essere emancipata dalle condizioni di arretratezza e di inferiorità in tutti i campi della vita sociale e restituita ad una posizione giuridica tale da non menomare la sua personalità e la sua dignità di donna e di cittadina“. (dal discorso all’Assemblea Costituente, 1946”)

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IL NAUFRAGIO DI CUTRO, LA CANZONE DI MARINELLA E IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI

In copertina: immagine web

Se la politica è l’immagine di un Paese, allora è lecito chiedersi quale immagine si sia fissata nella retina dei cittadini, dopo il naufragio di Cutro. L’impressionante numero di bare tra le quali quelle piccole e strazianti dei bambini, oppure il karaoke, a Como, per il compleanno del vicepremier Salvini? Che il Mediterraneo sia diventato un cimitero non c’è alcun dubbio, e a nulla sono valse le iniziative poste dai vari governi per arginare le migrazioni che dal nord Africa giungono sulle nostre coste. E si parla dei governi di centro sinistra fino al giallo verde della penultima legislatura: insomma l’italiano medio ha visto tutti i colori dell’opportunismo politico. Prima ci fu la legge Bossi Fini del 2002, in merito alla quale oggi l’ex segretario di AN dichiara oggi: “La cosiddetta legge Bossi Fini è in vigore da vent’anni, va cambiata perché è mutata profondamente l’origine del fenomeno migratorio. Esso ha oggi dimensioni globali ed è sempre più correlato al dovere morale, oltre che al diritto internazionale, di garantire diritto d’asilo a chi fugge da guerre, rischi di genocidio, catastrofi naturali, violazioni di massa dei diritti fondamentali dell’uomo”.

https://documenti.camera.it/_dati/leg17/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/022bis/021/00000002.pdf (Per leggere il testo della legge cliccare sul link)

Poi si passò, nel 2010, all’amicizia tra Berlusconi e Gheddafi, con seguito di amazzoni e tende beduine piantate a villa Pamphili, per giungere al 30% delle importazioni di gas; e poi via via tutti gli altri governi, fino all’accordo sul gas e le migrazioni firmato da Meloni il 28 gennaio scorso a Tripoli , come riportato da ANSA cliccando sul link sottostante:

https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2023/01/28/meloni-intesa-italia-libia-per-potenziare-guardia-costiera-_fc86d2f8-f92e-4c5e-b14d-d132752b17af.html

La questione migranti si è quindi sempre discussa solo in funzione del conteggio dei voti elettorali e dei vantaggi in termini di accordi commerciali con la Libia, e soprattutto in un periodo come questo, nel quale le forniture di gas sono quanto mai necessarie. Quanto vale quindi, la vita di un migrante in termini di gas? Un metro cubo, due, dieci, cento?

Video @Repubblica

Se poi è vero, come dice Salvini, che dai barconi sbarcano solo immigrati che vengono a fare la pacchia in Italia, allora forse sarebbe doverosa una sua spiegazione circa la presenza della giornalista afghana Torpekai Amarkhel, morta nel naufragio del barcone a Steccato di Cutro, in fuga dal suo Paese per non essere uccisa dai Talebani. Alla memoria di Amarkhel, l’Ordine dei Giornalisti ha dedicato la Giornata internazionale della Donna, avvisandone tutti gli iscritti tramite mail, che sicuramente è arrivata anche a Tajani e Meloni, essendo anch’essi giornalisti (i dati sono consultabili sul sito, cliccando sul link in basso).

https://www.odg.it/elenco-iscritti.

Il problema vero è che per anni gli italiani sono stati bombardati da notizie in grado di azzerare le loro facoltà cognitive e critiche, attraverso l’uso sapiente di certa stampa e dei social; attraverso le fake news, le stanze dell’eco e le incitazioni all’odio (“Rimandiamoli a casa loro!”, “Prima gli italiani!“); attraverso l’ignoranza della geopolitica dell’ultimo secolo, senza la cui conoscenza è impossibile comprendere il perché delle migrazioni verso l’Europa; alimentando un popolo a tv spazzatura e dipendenza da internet. A chi giova tutto questo? Certo non ai poveri disperati che sono affogati nel mare davanti a Cutro. Proviamo a respirare cinque secondi mettendo la testa dentro la vasca da bagno e cerchiamo di immaginare quale calvario abbiano vissuto quelle persone. Loro non hanno avuto il modo di festeggiare il loro arrivo e nemmeno di cantare di felicità per avercela fatta. Ma al posto loro, lo hanno fatto altri, allegri e spensierati, a centinaia di chilometri da dove giacevano le loro bare, che non hanno meritato neanche uno sguardo di pietà o un fiore da chi, la nostra Italia, la rappresenta.

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

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Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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