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GLI INCEL: DISAGIO O MISOGINIA?

“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più”. (Matrix, dialogo tra Morpheus e Neo).

Portati all’attenzione del grande pubblico con un servizio de Le Iene, gli incel stanno facendo parlare di sè. Ma andiamo per ordine, perché per comprendere questo fenomeno e i suoi appartenenti, bisogna conoscerne la storia e l’evoluzione.

Cosa significa Incel?

La parola incel deriva dalla contrazione di involuntary celibate e che si riferisce a tutte quelle persone (prevalentemente maschi eterosessuali) che non riescono a trovare una partner poiché si definiscono poco attraenti. Il neologismo venne creato da una studentessa canadese bisessuale, attiva sul web come Alana, che nel 1997 creò un sito dedicato ai celibi involontari: “Alana’s Involuntary Celibacy Project“, utilizzando per la prima volta il termine incel. In realtà, si tratta di uomini che vivono forti difficoltà relazionali con le donne, fatto questo che li porta a evitare qualsiasi tipo di contatto con loro considerandosi perdenti in partenza, e invece a sfogarsi contro di esse in chat Telegram o su altri social, in interazioni ad alto tasso di misoginia.

Screenshot di un gruppo Telegram a tema incel

Elliot Rodger e gli altri. I terroristi sessuali. I fascismi e la donna prolifica.

IL PRINCIPIO DI TUTTO

23 maggio 2014: Isla Vista, California. Elliot Rodger, 22 anni, autodefinitosi kissless virgin, uccide sei suoi coetanei e ne ferisce più o meno gravemente altri quattordici nel corso di quello che definì il “Giorno del Castigo”, prima di togliersi la vita. Precedentemente aveva lanciato il suo manifesto intitolato “My Twisted World”. Di seguito un brano.

In un mondo ideale, la sessualità non esisterebbe. Dovrebbe essere fuorilegge. In un mondo senza sesso, l’umanità sarebbe pura e civilizzata. Gli uomini crescerebbero in salute, senza doversi preoccupare di simili atti barbarici. Tutti gli uomini crescerebbero liberi e uguali, perché nessuno sperimenterebbe i piaceri del sesso che ad altri sono negati. Per abolire completamente il sesso, le donne stesse dovrebbero essere abolite”.

Ma Rodger non si limitava solo a questo scenario, immaginando anche campi di concentramento dove le donne sarebbero state rinchiuse, per essere inseminate artificialmente al solo scopo di procreare senza nessun atto sessuale, almeno finché non si fosse scoperto un modo per fare a meno anche dei loro ovuli e dei loro uteri, con una prospettiva quasi di partenogenesi. Dopodiché, sarebbero state lasciate morire di fame.

I SEGUACI

Dopo Rodger, il 24 aprile 2018 a Toronto, Alex Minassian di 25 anni, a bordo di un furgone investe e uccide dieci giovani ferendo altre quindici persone, subito dopo aver proclamato su Facebook la sua “fedeltà” al “Supremo Gentiluomo Elliot Rodger” e aver incitato alla Ribellione degli Incel. Si tratta di squilibrati? No, in realtà sono uomini che odiano le donne, ritenute selettive in base ai soldi e alla prestanza dei maschi. Si stima che le stragi compiute dagli incel siano circa 10 solo negli Stati Uniti.

IL TEORICO

Jordan Peterson, professore di psicologia e ora youtuber, è diventato il guru di riferimento per gli incel. Da diversi anni ha iniziato a parlare di “monogamia forzata” e redistribuzione dell’energia sessuale all’interno della società. A proposito di Minassian, Peterson, che insegna all’Università di Toronto, ha infatti dichiarato: “[…] era arrabbiato con Dio perché le donne lo rifiutavano. La cura per questo male è la monogamia forzata. A dirla tutta, questa è la ragione per cui la monogamia è nata”. 

INCEL E JIHAD, UN PARALLELISMO

Simon Cottee, criminologo e esperto di terrorismo, ha ipotizzato un legame inconsapevole tra incel e jihadisti in quanto: “[…] entrambi i gruppi sarebbero ossessionati dal sesso, nei confronti del quale nutrono un rapporto complesso fatto di disgusto e attrazione […]”, e riportando anche le parole di un estremista che si sarebbe definito “vaginalmente sconfitto”. Anche Gilbert Caluja, dell’International Centre for Muslim and non-Muslim Understanding alla University of South Australia, ha analizzato il fenomeno dando vita alla teoria delle blue balls (ossia il fenomeno di vasocostrizione dei testicoli a causa della lunga mancanza di eiaculazione, ndr), che secondo Caluja spiega la grande radicalizzazione dei non occidentali con la frustrazione sessuale:

https://www.tandfonline.com/doi/abs/10.1080/10304312.2013.737193

INCEL E FASCISMI

Il grande problema è stato quindi il ’68: durante il fascismo italiano e il nazismo tedesco le donne avevano come compito quello di figliare e basta, cosa che sarebbe molto cara agli incel. Secondo Wilhelm Reich, autore di Psicologia di massa del fascismo (2009, Einaudi), la moglie “non può apparire come essere sessuale, ma soltanto come essere che mette al mondo i figli”. Limitare il sesso coniugale alla procreazione è allora un mezzo “per non far nascere nelle donne la coscienza sessuale, per non far esplodere la rimozione sessuale, per non far scomparire la paura e il senso di colpa sessuali: l’affermazione e il riconoscimento della donna come essere sessuale significherebbe il crollo di tutta l’ideologia autoritaria”. E’ evidente quindi come le radici di questa sottocultura siano profonde e radicate, e oggi vengano alla luce attraverso i social, nelle stanze dell’eco virtuali, nel rancore mascherato con la buona educazione.

LMS, red pill e blue pill

Nel movimento incel sono presenti alcune teorie di base. LMS ossia look, money, status. Questa sigla rappresenta quelle che, secondo la sottocultura incel, sono le caratteristiche più importanti per le donne e senza le quali non sei nessuno: aspetto, soldi e posizione sociale. Quindi, nessun riferimento ai sentimenti e all’amore o ancora, a una sana relazione affettiva. Il grande problema, secondo gli incel, è stato il 1968 e la liberazione sessuale, colpevole di aver rotto l’equilibrio che c’era in precedenza. Infatti, prima gli uomini avevano più possibilità di avere una partner perché le donne era sottoposte maggiormente ad una monogamia voluta dal maschio in cui avevano meno possibilità di scelta, al contrario di oggi dove invece sono libere di selezionare e scartare.

“Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del Bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più”.

Nel film Matrix, il protagonista scegliendo di assumere una pillola rossa (redpill), può finalmente scoprire la verità sulla realtà che lo circonda. Riportato agli incel, si tratta di una teoria molto scontata: quella di comprendere la realtà, cosa che evidentemente, fanno fatica ad agire. Niente di nuovo, quindi, ma per gli incel è stata una scoperta. Secondo una ricerca basata su studi di tipo statistico, come ad esempio l’analisi dei social, è stato osservato come su Tinder gli uomini mettano like a moltissime donne, mentre le donne solamente a una piccola parte degli uomini, essendo dunque più selettive nella scelta del partner. Questi studi sono diventati il manifesto incel, perché confermano le loro idee. Così, gli uomini che credono in questa teoria vengono definiti redpillati. La differenza tra un redpillato e un incel è che quest’ultima non è una categoria ideologica, bensì una categoria sociale. Al contrario, i bluepillati sono quelli che ancora credono nell’amore e in altre fandonie simili.

E’ evidente che il disagio di queste persone abbia bisogno di un sostegno psicologico per essere superato, perché non è possibile proiettare all’esterno la responsabilità di una vita vissuta tra le mura di una stanza, osservando e criticando una società disfunzionale, che mette al primo posto i soldi o l’apparenza, per poi valutarsi o meglio svalutarsi confrontandosi con questi stessi canoni e quindi diventando vittime del proprio risentimento. Oppure giustificare la propria difficoltà relazionale con un semplice e strumentale: le donne non mi vogliono perché sono brutto. Non é con l’odio o la misoginia che si risolvono le cose, ma con il confronto e la sana accettazione di sé. E magari pensando che non tutte abbracciano la teoria del LMS. Oppure fa più comodo piangersi addosso?

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PORNO TELEGRAM: IL LATO OSCURO DI UN SOCIAL

Le foto mostrano ragazze appena maggiorenni, seppure lo sono, perché non è possibile verificarlo. Seminude, con biancheria tipo filo interdentale, le forme perfette, la bellezza della gioventù esibita e messa all’asta. Le immagini non sono scatti artigianali, ma foto fatte con professionalità, con le luci giuste, la posa ammiccante, i particolari bene in mostra. D’altronde, la concorrenza è spietata. Gli annunci sono quasi tutti uguali, ma è difficile scegliere perché l’offerta è numerosa. E quindi, ergo, la richiesta è sicuramente il doppio. Ma dove si vendono queste ragazze? E chi le compra?

Il lato oscuro di Telegram

Per chi non conosce Telegram, ecco alcune informazioni di base. Prima di tutto, è una delle chat migliori dal punto di vista della crittografia, molto al di sopra di Whatsapp. Significa che le conversazioni non possono essere intercettate o hackerate, quindi si ha la massima sicurezza sulla privacy, salvo lo screenshot che non può essere controllato. Però è anche vero che da molto tempo Telegram adotta le modalità di cancellazione totale e di autocancellazione delle chat dopo la lettura e, cosa importantissima, permette l’anonimato. In pratica, si può decidere di non rendere visibile il proprio numero, adottando invece un nickname. Altro particolare interessante: non è possibile vedere gli accessi degli utenti iscritti. Tutto ciò ha reso Telegram il terreno ideale nel quale creare gruppi di ogni tipo, che possono anche essere segreti; terreno sul quale ha attecchito di tutto, ma davvero di tutto.

Parliamo per esempio, di uno dei temi oggi più ricercati sul social: il feticismo. Che non sia una novità è evidente; che non sia un comportamento anomalo, a meno che non diventi una parafilia, e che negli ultimi anni si sia emerso in maniera esponenziale, è una realtà. Complici le campagne pubblicitarie, gli ammiccamenti di rock star, addirittura alcune scene di House of the Dragon. Fin qui tutto lecito. Ma quando il feticismo viene considerato una fonte di guadagno; quando una ragazzina decide di vendere foto dei piedi o biancheria usata, o di mettersi in cam per una sessione di sesso virtuale pagato, allora siamo ben oltre la liceità, e soprattutto siamo al fallimento culturale. La ciliegina sulla torta sono poi i siti di recensioni o di segnalazione dei migliori gruppi porno su Telegram, con tanto di link da cliccare per l’iscrizione.

Sono poi numerosissimi i gruppi di escort, con indicazioni precise di età, di taglia, di peso, corredate da foto, dai prezzi, dal menù e dalla “specialità della casa”. Anche qui, operano ragazze giovanissime e sono presenti sul web siti di recensioni, che per le operatrici del sesso sono importantissime ai fini dell’autopromozione.

Ma si tratta di prostituzione?

Screenshot da Telegram

Che la si eserciti dal vivo o da remoto, va chiamata col suo nome. Laddove c’é uno scambio di denaro come compenso di una prestazione sessuale, c’é prostituzione. In Italia, la prostituzione non è considerata reato perché, secondo la legge Merlin, chi decide di prostituirsi non commette nessun illecito. Ci si può prostituire in casa e neanche questo è reato (https://www.money.it/prostituzione-e-reato-in-italia-legge). Ed è in questa zona grigia che prospera la prostituzione sul web.

Il revenge porn e l’odio sul web

Altro filone è quello del revenge porn. Ci sono gruppi nei quali vengono condivisi video e foto intime oppure, peggio ancora, si diffondondo foto prese da altri social, ad esempio Instagram o Facebook. Le immagini, per la maggior parte di donne, vengono poi bersagliate di commenti offensivi, sessisti, denigratori, spesso con incitamento allo stupro; oppure, sotto la foto viene posta la domanda: “Cosa le faresti a questa?” e qui di una grandinata di commenti da voltastomaco. Alcuni utenti si sono superati, pubblicando foto e numero di telefono, addirittura l’indirizzo delle donne-bersaglio. I casi scoperti dalla Polizia Postale sono solo la punta di un iceberg. Insomma, non c’é da stare tranquilli, ognuno di noi potrebbe essere preso di mira inconsapevolmente da questi gruppi.

Ma chi sono gli utenti paganti?

La dottoressa Anna Segre

Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Anna Segre, medico e psicoterapeuta, per capire, se possibile, quale meccanismi ci sia dietro questo comportamento.

Dottoressa Segre, quali sono secondo lei i motivi che portano una persona a diventare utente pagante di siti pornografici?
“Pagare per avere una relazione è essere sicuri di aver dato la propria parte, che non si deve altro”.

Quale tipo di relazione, o di non relazione, cercano queste persone?

“Ho avuto pazienti che non avevano né amici né amori, però avevano me e le prostitute, cioè relazioni il cui contratto ha dei limiti di tempo e si può concludere col pagamento.
Una relazione (quella con le prostitute non con me) senza aspettative, senza progetto, senza orizzonte. Volta al momento di condivisione del piacere, anzi, volta al proprio piacere, senza doversi preoccupare del piacere dell’altro. Considerato che l’impiego di calorie di un rapporto sessuale con una persona amata è secondo solo al lavoro di muratore (era in una tabella del libro di fisiologia medica, quando io la studiai), possiamo calcolare quanta energia serve per una relazione vera, non a pagamento. Tanta. Conviene pagare, è meno caro in termini di emozioni, impegno, coinvolgimento”.

Secondo lei la ricerca di una relazione intima sul web è sintomo di una difficoltà di qualche tipo?

“Il web è un luogo, ci si incontra dovunque, quindi anche lì, non è questa la cosa inquietante. Molte persone che conosco si sono incontrate su siti web, ma si amano. Ma nei siti di sesso a pagamento non funziona così. La temporaneità del contatto, l’intensità dell’effetto della foto, dei video, il fatto che si paghi, rende prostituente chiunque verso chiunque altro, cioè letteralmente che fa le veci di altro, pro-stituta, significa che si sostituisce a. A cosa, ci dobbiamo chiedere? Alla relazione affettiva, che è impegnativa, al preliminare, al dialogo necessario per essere in rapporto con qualcuno: nessun preliminare, direttamente il corpo nudo, direttamente la disponibilità degli orifizi. Potremmo dire che una relazione vera è paragonabile a un pasto completo, carne, verdura, minestra, impegna pancreas e fegato, ci vuole tempo perché le proteine e i nutrienti siano a disposizione del corpo, ma durano altrettanto come disponibilità energetica e anabolica, cioè possono essere usati per nutrire i muscoli e altre strutture interne.
Il sito porno invece è solo il dolce, viene digerito in bocca, immediatamente disponibile come energia ma di breve durata e non ha nutrienti anabolizzanti, cioè non costruisce.
Ma perché non c’è motivazione a costruire e questi siti sono molto gettonati?
Possiamo fare delle ipotesi, io penso alla disgregazione sociale innescata dalla pandemia, alla perdita di senso della comunità umana, all’impossibilità di fare cose insieme, di incontrarsi, di provare il piacere di lavorare insieme, di cantare insieme, di progettare un mondo diverso. Se una persona di 25 anni non può sperare di lavorare e di vivere per conto proprio o di costruirsi una famiglia, se è impossibile muoversi, esplorare, se la cultura non ha più un territorio di incontro ma è fine a se stessa, un sito del genere è l’imbuto più ovvio in cui cadere. Almeno si gode. E’ temporaneo, ma vero, come riflesso. L’orgasmo è un riflesso incontestabile”.

Compagn3 perfett3 agli occhi del pubblico – utent3 pornografic3 in privato. Esiste una dipendenza dal porno?

“Il porno accede a un piacere, come la cioccolata, la cocaina, l’eroina, buttarsi con l’elastico, l’alcol. Cerchi la sensazione forte. Lo svincolo dal controllo. E all’inizio funziona. Ma in breve tempo devi aumentare le dosi. Se all’inizio bastava guardare il corpo nudo di qualcuno, poi devi vedere una persona che fa la fellatio a qualcun altro e poi devi vedere il rapporto anale e poi devi vedere i gruppi, le orge e poi potrebbe non bastarti, potresti aver bisogno di vedere la violenza, per eccitarti. E lo stesso con la cocaina, l’eroina, l’l’alcol, il lancio di se stessi in un vuoto pericoloso. Devi aumentare le dosi, sennò non senti la stessa sensazione della prima volta, e tu è quella, che cerchi. E non la ritrovi. E allora aumenti ancora, in un fomento ossessivo che non raggiunge più quel terrore stupore e piacere della prima volta. E’ una vera e propria dipendenza, nel DSM IV la classificazione dei disturbi di dipendenza ha dentro il disturbo alimentare, il gioco compulsivo, le sostanze, il porno.
Sì, l’artificialità e l’esponenzialità necessaria dell’assunzione rende dipendenza il porno”

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Direttore Stefania Catallo

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

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Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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