TAROCCHI

I TAROCCHI – IL DIAVOLO, TRA SEDUZIONE E INFERNO

In copertina: Alexandre Cabanel “L’angelo caduto”, 1868

Il tuo fasto è disceso negli inferi, come la musica delle tue arpe. Sotto di te si stendono le larve, i vermi sono la tua coperta. Come sei caduto dal cielo, astro del mattino, figlio dell’aurora! Come fossi precipitato a terra, tu che aggredivi tutte le nazioni! Eppure tu pensavi in cuor tuo: “Salirò in cielo, al di sopra delle stelle di Dio erigerò il mio trono. Siederò sul monte dell’assemblea, ai confini del settentrione. Salirò sulle nubi più alte, sarò simile all’Altissimo”. (Is. 14: 11-14)

Dopo la trasformazione iniziata con La Morte, che ha dato vita alla prima di due figure alate, ora l’angelo dalle ali candide della Temperanza lascia spazio all’oscurità e alle fiamme che avvolgono il Diavolo.

Disponendo gli Arcani Maggiori in due file da 10, lasciando fuori mazzo lo 0 e il 21 (Matto e Mondo), notiamo immediatamente che l’Arcano V, il Papa, si pone sopra e specularmente al Diavolo, la Carta XV. In pratica il pontefice, che rappresenta Dio in terra e tutto ciò che ha a che fare con il culto dell’amore e del bene, sta all’opposto del Diavolo, signore e pontefice degli inferi. Quindi, nel mazzo si trovano due papi: uno del mondo di sopra e uno del mondo di sotto.

Anche la raffigurazione delle due Carte è molto simile: nel Papa, abbiamo una figura assisa su un trono, con il pastorale e la tiara, simboli del potere spirituale; davanti a lui sono inginocchiati due oranti. Il Diavolo domina da un piedistallo, tenendo tra le mani una torcia, e col capo ornato da lunghe corna. Ai suoi piedi si vedono due figure umane, che tiene legate con delle catene.

Le similitudini appaiono quindi evidenti, e laddove il Papa rappresenta il potere spirituale, il Diavolo al contrario ci parla delle passioni umane: il sesso, la gelosia, l’energia dirompente, il fuoco che arde il cuore, l’attrazione, il magnetismo, il fascino. Non era forse Lucifero – il portatore di luce – il più bello degli angeli? E il Diavolo dei Tarocchi non regge forse una torcia? Si parla di seduzione del male; ma si viene sedotti da ciò che vogliamo possedere, che ci piace, che ci lega – come le catene che vediamo raffigurate nella Carta – ai nostri desideri terreni. Per liberarci dal Diavolo dobbiamo guardarlo in faccia e conoscerlo: per questo motivo questo Arcano rappresenta anche una prova che il consultante deve affrontare. Le Carte vicine ci diranno se riuscirà a superarla.

Al contrario, il Diavolo assume un forte significato negativo. Si dice che col diavolo contro non si può iniziare niente, quindi si faccia attenzione agli inganni, alle dipendenze, alle illusioni, alle bugie. Mentre nel Diavolo al diritto l’energia è dirompente, qui invece essa subisce un blocco. Solo studiando bene la stesura completa sarà possibile comprendere come rimuoverlo affinché possa riprendere a fluire.

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ROMA MAGICA: LA PAPESSA E IL VICUS PAPISSE

Narra la leggenda che la Papessa Giovanna fosse arrivata al soglio pontificio ingannando tutti sul suo sesso, ma che poi, in preda alle doglie, avesse partorito nei pressi della basilica di San Giovanni. Ancora oggi, il fatto è ricordato da un’edicola posta nel Vicus Papisse, un tratto di strada tra via dei Querceti e via dei Santi Quattro, vicino alla chiesa di San Clemente, nel cuore della Roma medievale.

L’edicola in Vicus Papisse

A chi non conosce questa storia, l’edicola potrebbe sembrare una semplice, piccola costruzione in onore della Madonna, dove i fedeli appongono gli ex voto per grazia ricevuta. Come è accaduto molto spesso, la Chiesa ha operato una stratificazione, o meglio una sostituzione: in questo caso, sostituendo al ricordo del parto scandaloso la purezza di un’immagine della Vergine, quasi a esorcizzare, a santificare un luogo contaminato.

L’interno dell’edicola tra via dei Querceti e via dei S.S.Quattro

Secondo la narrazione, la Papessa Giovanna era una donna inglese educata a Magonza che, grazie al suo fisico androgino, riuscì a divenire monaco e successivamente pontefice dall’855 all’857 col nome di Giovanni VIII. Durante una solenne processione pasquale, mentre tornava da San Pietro verso la basilica lateranense, il cavallo che montava la disarcionò, provocandole così il parto e svelando il segreto della sua femminilità. Qui la leggenda si fa confusa: secondo alcune versioni sembra che Giovanna morì a seguito del parto; altre la vedono rinchiusa in un convento, o addirittura legata per i piedi a un cavallo, trascinata lungo le vie di Roma e infine lapidata. Del bambino si sa poco o nulla: sarebbe diventato vescovo di Ostia, ma altre voci affermano che morì alla nascita.

Miniatura del 1420

Quella che pare una leggenda sembra però contenere una verità, purtroppo ancora attuale: ossia la proibizione per le donne consacrate di intraprendere la carriera ecclesiastica, come invece è consentito gli uomini; di amministrare i tutti i sacramenti; di ambire al trono di Pietro, relegandole invece ad una vita monastica, quasi come fossero le serve di vescovi e sacerdoti. Giovanna diviene così un’icona femminista: ha il coraggio, l’ambizione e la furbizia per ingannare il clero romano, accedere a studi assolutamente proibiti a una donna e diventare addirittura papa. Certo che la scoperta della sua femminilità, vista in quest’ottica, fu uno smacco pesantissimo per gli uomini a capo della Chiesa cattolica, e quindi, probabilmente, lavato col sangue. Ma Giovanna aveva creato un precedente, facendo comprendere alle donne che avevano il potere di cambiare le cose. Pur condannate all’ ora et labora senza nessuna possibilità di studiare; private dei loro beni familiari, stornati in favore dei fratelli in nome di una logica ereditaria dove, se i soldi non erano sufficienti a stringere un buon matrimonio, una delle figlie veniva spedita in convento; Giovanna rappresentava per queste donne un’ideale di libertà che bisognava assolutamente cancellare, precipitandola nella dannatio memoriae perpetua.

Che sia vero o che si tratti di un mito, purtroppo non esistono documenti che comprovino i fatti; ma la presenza dell’Arcano II, La Papessa, nei Tarocchi è molto interessante.

Partiamo dal fatto che i Tarocchi si sono diffusi nel Medioevo, dapprima apparentemente come un innocente gioco di carte, sebbene sia evidente che il loro linguaggio è molto più profondo. Proprio per questo, le raffigurazioni dovevano indicare eventi, persone, situazioni facilmente riconoscibili da tutti e, vista anche la forte componente religiosa nella vita medievale, che si ritrova nel Papa, nel Giudizio, nel Mondo, nella Morte, la Carta della Papessa pone almeno due interrogativi.

Il primo è: perché si è deciso di inserire la Papessa nei Tarocchi, se si tratta di una figura di fantasia? Si poteva pensare a qualsiasi altra figura di erudita, anche di epoca diversa. Perché non una Vestale oppure una sacerdotessa egizia?

Il secondo riguarda invece la veridicità della figura del pontefice donna: la Carta della Papessa vuole tramandare la memoria di Giovanna, per evitare che si perda tra le nebbie del tempo?

Se così fosse, i Tarocchi sarebbero stati concepiti anche come un mezzo per raccontare quello che non si poteva dire all’epoca, aggiungendo così un altra modalità di utilizzo, dopo quella del gioco e della divinazione.

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ROMA E I TAROCCHI: LA CRIPTA DEI CAPPUCCINI DI VIA VENETO

Situata a via Veneto, in una delle strade più famose di Roma, la Cripta dei Cappuccini è un luogo particolare, dove la morte è diventata arte. Questa affermazione potrebbe apparire strana, se non impossibile; ma entrando nella Cripta – formata da una serie di piccole cappelle poste l’una accanto all’altra – la sensazione è di poter assistere alla trasformazione del corpo, da unità vivente a scheletro. Trasformazione che è l’azione fondamentale dell’Arcano XIII o Arcano senza nome: La Morte.

Alla Cripta dei Cappuccini si accede attraverso il Museo omonimo: qui, giacciono i resti di circa quattromila frati. In ogni cappella si nota un pavimento in terra battuta, proveniente da Gerusalemme, dove sono sepolte le salme più recenti, contrassegnate dalle croci; poi, a seconda della dedicazione, ogni cappella presenta una sua caratteristica: c’è quella dei bacini, dove queste ossa sono state usate per creare delle architetture; oppure quella dei teschi, finanche ai rosoni che sono posti al soffitto o alle lanterne, tutte costruite con ossa. Nel progetto della Cripta però, non c’è spazio per il gusto del macabro, bensì per la riflessione sulla caducità della vita e dell’inutilità della corsa alle cose materiali.

La Cappella dei Teschi photo @Museo dei Frati Cappuccini di Roma

Sebbene venga simboleggiata differentemente su ogni mazzo, a volte come scheletro, a volte come figura vestita di nero, a volte come un cadavere a cavallo, la Morte ricopre sempre lo stesso ruolo: quello cioè, della Mietitrice, di colei che non bada alla ricchezza o al ceto di coloro che viene a prendere, facendo il suo lavoro con equità, senza distinzione tra ricchi e poveri, vecchi e giovani, re e servi.

In tempi più moderni Totò scrisse ‘A livella, poesia dedicata all’uguaglianza di fronte alla morte, dove il marchese e il netturbino valgono lo stesso, e non esiste denaro o ricchezza in grado di distinguere tra i defunti, o addirittura dissuadere la Morte dal suo passaggio. Davanti a lei, siamo tutti uguali.

Per comprendere il profondo significato di trasformazione simboleggiato da questa Carta, basta osservare la foto che segue questo paragrafo. Lo scheletro, che appartiene a una principessa Borghese, sorregge una falce e una bilancia. Pesa cioè le nostre azioni, come il dio egizio Anubis, per poi pareggiare i conti: la bilancia deve essere in equilibrio, quindi ogni azione sarà valutata attentamente. La simbologia del peso sarà poi ripresa nella carta della Giustizia, l’Arcano VIII.

Photo @Museo dei frati Cappuccini di Roma

In realtà, La Morte dei Tarocchi non vuole significare la dipartita fisica, bensì la trasformazione, il passaggio, laddove per rinascere a nuova vita bisogna prima morire, abbandonando l’esistenza precedente e le sue certezze. Nei Tarocchi di Marsiglia, la Morte è raffigurata come uno scheletro dove si notano il cranio bendato (le bende impedivano l’apertura della bocca del cadavere), le articolazioni in rosso e la spina dorsale, il braccio sinistro e la tibia destra in azzurro. Colori che si ritrovano nella lama della falce, che come da tradizione, la Morte adopera per tagliare, tanto che ai suoi piedi si trovano arti mozzati e anche una testa coronata. Ed è proprio questo verbo – tagliare – uno dei principali significati della Carta. Tagliare, trasformare, lasciar morire qualcosa per rinascere a nuova vita; cambiare, dare un taglio netto; significa anche un radicale cambio di stato.

La Carta ha un significato forte e, se ben aspettata, indica un cambiamento positivo. Se invece le Carte successive saranno critiche, oppure se uscirà rovesciata, allora il suo valore dovrà essere ben ponderato: potrebbero accadere separazioni, episodi molto dolorosi, crisi, rimozioni nel senso psicologico, e in alcuni casi anche episodi di violenza.

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ROMA ESOTERICA: SAN CLEMENTE, PALAZZO VENEZIA, CASTEL SANT’ANGELO E LA FORZA DEI TAROCCHI

In copertina: photo @Giovanni Rinaldi

Nella basilica inferiore di San Clemente a Roma, a pochi passi dal Vicus Papisse, di cui abbiamo parlato qualche settimana fa, è conservato un altare dedicato al dio Mitra. Il culto di questa divinità di origine iranica, legata al sole, aveva il suo fulcro centrale a Roma, dove si trovava anche un secondo santuario, eretto nei pressi delle Terme di Caracalla. Osservando l’altare, si può vedere che su uno dei lati è scolpito il dio che tiene fermo un toro, col muso aperto come per mordere, mentre il coltello rituale lo colpisce al collo, uccidendolo. Il dio Mitra volge la testa indietro, noncurante della bestia che si dibatte agonizzante sotto il suo pugnale. Sembra indifferente, distratto, tanto si sente sicuro di sé. La basilica di San Clemente venne eretta quindi su un tempio pagano, dedicato al culto mitralico: il sangue dei tori sacrificati durante i riti serviva a ricoprire il corpo degli iniziati, e quando il cristianesimo divenne la religione ufficiale, anche qui venne operata la stratificazione sui culti e sui luoghi pagani. Questa scena di sacrificio si ritroverà raffigurata, a distanza di secoli e seppur con alcune modifiche, nell’Arcano XI dei Tarocchi, La Forza.

Basilica inferiore di San Clemente a Roma: l’altare del dio Mitra

Analogamente, a Palazzo Venezia è conservato un affresco di epoca quattrocentesca, che raffigura un uomo che afferra e tenta di aprire la bocca di una belva. Anche qui il riferimento con la Carta è molto forte. Nonostante la fiera abbia artigliato l’uomo, non scorre sangue e la figura umana appare calma e imperturbabile.

Palazzo Venezia photo @Daniele D’Ilario

Roma è stata e continua a essere una città fortemente legata all’esoterismo e ai Tarocchi, i cui riferimenti, come già abbiamo visto per la Papessa o la Morte, sono abilmente celati nel nascondiglio più sicuro al mondo, ossia sotto gli occhi di tutti.

Nella stratificazione operata dalla Chiesa nei riguardi delle divinità pagane o degli elementi magici, anche l’arcangelo Michele, la cui statua svetta sulla sommità di Castel Sant’Angelo, può essere considerata una variazione all’immagine classica de La Forza. Qui, l’arcangelo è scolpito nell’atto di rinfoderare la spada dopo aver sottomesso il diavolo, in una dimostrazione di sicurezza di sé e delle proprie capacità, ma anche come trionfo della cristianità su quello che non lo è.

Photo @Peter Anton van Verschaffelt, Arcangelo Michele

La Forza è raffigurata nella maggior parte dei mazzi di Tarocchi come una donna che, senza nessuno sforzo apparente, tiene aperte le fauci di un leone, mostrando così un coraggio eccezionale. Sul capo tiene un cappello a forma di infinito, che ricorda quello dell’Arcano I, Il Mago, a confermare la continuità e il ricorso di alcuni elementi nelle Carte. La Forza rappresenta un’altra delle situazioni sceneggiate dai Tarocchi, quella dove bisogna trovare il coraggio di affrontare una situazione o i nostri demoni, e ci sarà vittoria solo se assieme ad essa, ci saranno calma e pianificazione. La Carta infatti non raffigura tensione né sangue, ma anzi trasmette serenità. La figura è elegante e composta; il suo viso non esprime odio o nessun altro sentimento negativo, ma solo tranquillità: un atteggiamento certo non usuale nel contatto fisico con una fiera, il cui apparire invece provoca terrore e fuga. Ricordiamo anche che l’Arcano XI è la somma del X (La Ruota della Fortuna) con I (Il Mago), come a significare che ognuno è artefice del proprio destino: faber est suae quisque fortunae.

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I TAROCCHI – IL MAGO O BAGATTO

Ora che il Matto si è finalmente fermato, avviene la trasformazione. La figura che camminava immersa nei suoi pensieri con lo sguardo rivolto al cielo, ora guarda verso la nostra sinistra, dove si trova immaginariamente il Matto e mostra, disposte su un tavolo a tre gambe, le cose che portava nel fagotto.

E’ basilare osservare dove si posa lo sguardo delle figure dei Tarocchi. Se disponessimo, ad esempio, tutti gli Arcani Maggiori in fila, dallo 0 al 21, vedremmo alcuni di loro scambiarsi degli sguardi, oppure osservare oggetti che risulteranno importanti nella comprensione del linguaggio delle Carte.

Il Matto si è trasformato nel Mago o Bagatto, il Tarocco numero 1. Dal caos creativo e dal non numero – lo Zero – siamo arrivati all’inizio degli Arcani numerati. Inizio, scelta e trasformazione: sono le parole chiave di questa Lama.

Osserviamo la figura. La scena è questa: su un tavolo a tre gambe (la quarta non si vede perché è fuori figura), sono disposti degli oggetti. Si tratta dei Quattro Elementi, che saranno presenti negli Arcani Minori: un pugnale che rappresenta le Spade; un recipiente per le Coppe; delle monete, i Denari; la bacchetta nella mano sinistra, la mano ricettiva, ossia l’Aria. Con gli oggetti sul tavolo e la bacchetta, che rappresenta la capacità di manipolare l’energia, il Mago crea e trasforma.

Niente è lasciato al caso nella sua rappresentazione: il cappello a forma di infinito rappresenta anch’esso il fluire della materia e la sua trasformazione in infinite forme.

In alcuni mazzi, come il Rider, il Mago tiene la bacchetta nella sinistra, mentre con la destra indica il terreno. Questo, perché il flusso dell’energia può dirigersi dall’altro verso il basso, e viceversa. Dal Cielo alla Terra, e al contrario. Esistono energie terrene, come ad esempio la preghiera o la meditazione, che possono essere elevate al Cielo. Il cappello a punta dei maghi o delle streghe – e intendo strega dal latino striga e dal greco stryx, ossia uccello notturno e non adoratrice del demonio – era il simbolo dell’elevazione dell’energia, atto necessario per modificare la realtà.

Significati al diritto

Inizio, creatività, buone possibilità di iniziare qualcosa. Persona che ha fascino e capacità di attirare attenzione e fiducia su di sé. Diplomazia, abilità negli affari. Iniziato o persona con facoltà medianiche. La parola inizio è fondamentale nell’interpretazione di questa Carta.

Significati al rovescio

Truffatore, giocatore compulsivo. Non c’è inizio. Confusione. Atteggiamento negativo davanti a una situazione. Debolezza, non si riesce a camminare con le proprie gambe. In genere, si negativizzano i significati della Carta al diritto.

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I TAROCCHI: IL MATTO, IL VIAGGIO DELL’ANIMA

Perché parlare di Tarocchi? Perché rappresentano un viaggio nell’inconscio e nel sé più profondo. Perché i Tarocchi mettono in scena l’umana commedia, attraverso 22 attori principali che da secoli, forse da millenni, ci invitano a riflettere, e ci accompagnano nel nostro viaggio interiore. Amati da Jung, portati di nuovo all’attenzione da Jodorowsky, raffigurati in centinaia di mazzi, i Tarocchi restano comunque un mistero. Si dice che provengano dall’antico Egitto, e che siano poi arrivati in Europa, accumulando anni di sapienza ebraica e mediorientale, espressa nella loro complessa simbologia, per poi approdare alla corte dei re come nelle osterie, dove celavano i loro segreti, adoperati come un semplice gioco di carte.

Sul palcoscenico dei Tarocchi si susseguono re e regine, imperatori e papesse; diavoli e angeli del giudizio; ci sono torri che crollano, astri che sorgono e tramontano: c’è raffigurata tutta la vita. Ed è lì affinchè noi possiamo meditarla per avanzare nella nostra via interiore.

Sarebbe impossibile spiegare in una rubrica tutti i significati e le simbologie degli Arcani; preferisco invece suscitare la curiosità, dando poche e chiare indicazioni su ogni Carta, che potrà essere così meditata.

IL MATTO

Il Matto non ha numero. E’ l’unico tra gli Arcani Maggiori a non averlo, in quanto rappresenta lo Zero, l’Inizio, la Creazione, la Scintilla dalla quale scaturisce il presente. Il Matto cammina con lo sguardo rivolto al cielo: dietro di lui, è raffigurato un cane o un gatto, spesso nell’atto di tirargli giù le braghe. Il Matto viaggia leggero: porta con sé solo un piccolo fagotto, legato a un bastone, poggiato sulla spalla destra. Con un’altro bastone, posto sempre a destra, si sorregge nel cammino. Il Matto è perso nei suoi pensieri: veste quasi come un giullare, con abiti sgargianti e multicolori, e porta dei sonagli appesi al colletto della blusa. In alcune raffigurazioni, i sonagli sono anche sul copricapo, che ne cela i capelli. Il suo viso non ha età: non sappiamo se sia giovane o vecchio, non ci sono elementi certi a stabilire i suoi anni.

Chi è il Matto? Forse un antico giullare, colui che poteva dire la verità in faccia ai sovrani, senza essere punito per questo? Forse un viandante o un mendicante?

In alcuni testi, la simbologia del Matto è stata paragonata a quella di San Rocco, anche lui seguito dal cane; oppure a San Giacomo, raffigurato nelle vesti di un viandante (pensiamo al Cammino di Santiago); oppure anche a San Cristoforo, che traghetta Cristo da una riva all’altra di un fiume: tutti santi pellegrini, così come poteva essere interpretato il Matto nei tempi antichi.

Il Matto è lo spirito libero, quello che si è sciolto dai legami terreni e che per questo viaggia veloce. Non ha con sé bagagli se non il suo fagotto, nel quale ripone le sue esperienze, e sembra non avere meta. Non si preoccupa di dove va o di quale strada percorre: il suo sguardo è verso l’alto, incurante delle buche del terreno nelle quali potrebbe cadere e farsi male. Il Matto non si preoccupa di coprire le nudità svelate dall’animale che lo segue: il pudore non fa più parte del suo essere. Lui è oltre.

Il Matto si muove da sinistra a destra, e questa direzione, nei Tarocchi, è quella che va verso il futuro. Perciò il Matto guarda verso il domani, in un eterno movimento che significa trasformazione, perché é attraverso il viaggio che la mente si apre e acquisisce la conoscenza del mondo. E questa trasformazione farà di lui la carta successiva, il Mago, quando, aprendo il suo fagotto, ne tirerà fuori gli elementi che porrà sul tavolo della trasformazione.

Significati al diritto

Viaggi, spostamenti, nuove esperienze. Sta arrivando qualcosa di inatteso. Non bisogna curarsi del giudizio degli altri. Comunicazioni; bisogna dare importanza all’intuito e ai sogni. Ispirazione positiva. Anticonformismo, energia che va nella giusta direzione. Evoluzione personale. Sarà necessario seguire lo sguardo del Matto, ossia vedere quale Carta lo segue, per chiarire meglio il suo significato nella stesura.

Significati al rovescio

La Carta si negativizza, quindi l’energia fluisce in modo sbagliato. Il consultante vive di illusioni, di idee campate per aria. Cose incompiute e lasciate a metà, litigi, discussioni, colpi di testa, confusione. Esaurimento nervoso, senso di ansia, angoscia, idee fisse. Sfiducia, passività. La Carta rovesciata indica la necessità di fermarsi nelle azioni e attendere tempi più propizi.

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I TAROCCHI: ARCANO XXI IL MONDO

L’ultima Carta dei Tarocchi è Il Mondo. Con essa si chiude il cerchio degli Arcani Maggiori, attraverso i quali abbiamo viaggiato lungo tutte le situazioni della vita, incontrandone i personaggi, le scene, i desideri, le paure, le speranze. Il Mondo porta il numero XXI, ma è utile sapere che Papus riteneva che la Carta dovesse portare il numero XXII, collocando al suo posto Il Matto, pensiero peraltro condiviso da Eliphas Levi. Il Mondo è rappresentato da una figura femminile al centro di un ovale di alloro, ai lati del quale troviamo i simboli dei quattro Evangelisti: l’angelo di Matteo, l’aquila di Giovanni, il toro di Luca e il leone di Marco, che quasi santificano la Carta con la loro presenza. La donna porta tra le mani due bacchette magiche, rimandando a quelle del Mago e del Carro, tramutate negli scettri dell’Imperatore e dell’Imperatrice nonché nel pastorale del Papa. Il simbolo di potere che diventa simbolo di trasmutazione della materia: anche qui, una delle simbologie dei Tarocchi passa di carta in carta. Anche la nudità della donna ricorda quella de Le Stelle. Nelle Carte Visconti Sforza il Mondo è invece rappresentato con due amorini che sorreggono una sfera nella quale è disegnata una città medievale, al contrario dei mazzi più conosciuti come quelli di Marsiglia o di Wirth.

Il Mondo @Luigi Caldararo

Il Mondo rappresenta il successo, la possibilità di realizzare tutto quello che si desidera, la fortuna, la perfezione, la riuscita assicurata (Papus), l’azione magnetica del cosmo (Eliphas Levi). E’ interessante riflettere anche su un altro significato: solo divenendo mondo (mundus) ossia puro, l’essere può raggiungere la sua meta. Il Mondo è la Carta più favorevole del mazzo.

Il Mondo, Tarocchi Visconti Sforza

Al contrario, il Mondo non negativizza il suo significato ma lo offusca quindi la riuscita non è piena, il successo non è totale, c’è qualcosa che impedisce la pienezza. Vale la pena ricordare che il Mondo rappresenta anche un luogo chiuso e familiare; anche la donna racchiusa nell’ovale ha un significato ulteriore, quello del rapporto con la femminilità. Alcuni autori hanno poi trovato un’analogia tra la raffigurazione del Mondo con quella dei genitali femminili (Jodorowski).

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I TAROCCHI ARCANO XIX IL SOLE

L’Arcano XIX, o meglio il XVIIII, che risulta scorretto dal punto di vista della numerazione romana ma esatto nell’ottica dei Tarocchi, dove non si sottrae ma si aggiunge, è Il Sole. Terza Carta dedicata agli astri, dopo Le Stelle e La Luna, è spesso raffigurata come un paesaggio nel quale l’astro diurno splende prepotentemente, irradiando su due bambini che nelle raffigurazioni dei Tarocchi di Marsiglia e di Wirth sono ritratti accanto a un muretto multicolore, quasi la sponda di una piscina. Occorre allora ricordare la raffigurazione della Luna, l’Arcano precedente, nella quale la piscina era occupata da un’aragosta; e questo ci ricorda quanto le Carte seguano un fil rouge che le unisce e ne trasporta i simboli da un Arcano all’altro. Per fare un esempio, il Carro è ricoperto da un drappo con disegnate le stelle, e proprio Le Stelle sono uno degli Arcani Maggiori. Oppure, sempre riguardo al Carro, il bastone tenuto tra le mani dal personaggio della Carta, che ricorda moltissimo la bacchetta magica de Il Bagatto.

Il Sole nei Tarocchi di Marsiglia

Il Sole parla di luce e di rivelazione; mentre la Luna nascondeva, il Sole svela e porta alla luce cose e fatti che fino a questo momento non sono stati rivelati. Con questa Carta non è possibile mantenere segreti o dire bugie: l’astro illumina tutto, eliminando le ombre, anche in senso metaforico. La Carta parla di manifestazioni, del palesarsi di qualcuno o di qualcosa; di verità e di limpidezza; di chiarificazione, di verità, di trasparenza. Il Sole rappresenta anche i figli e il ruolo genitoriale. Se al contrario, il Sole non si negativizza bensì si affievolisce: è come, per usare una metafora, quando il cielo è coperto: la luce si diffonde ma con meno intensità.

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I TAROCCHI: LA LUNA, ARCANO XVIII

Silvarum patrona et domina, Diana, es“. “O Diana, tu sei la patrona e la padrona delle selve”.

La Luna è stata sempre fonte di ispirazione per scrittori e poeti. Da Ariosto a Leopardi fino ai poeti moderni, il nostro satellite ha stimolato la fantasia e le emozioni dei letterati e non solo. Tuttavia, la luna non è solamente un puntino luminoso sopra le nostre teste: è anche qualcosa di diverso, di ancestrale, le cui influenze incidono sulle maree, sui nostri corpi, sulle energie tutte della Terra. Diana, divinità romana, era signora delle selve, degli animali selvatici, della luna e della magia. Vicino Roma esistono ancora le vestigia del tempio di Diana Nemorense, così come quelle di Diana Umbronensis, in Maremma, a significare quanto fosse esteso il culto della dea. Ciò a dimostrare come già nell’antichità la luna rivestisse un’importanza particolare, anche relativamente alla magia. A Porta Maggiore a Roma, si vede l’immagine di una colonna che regge un vaso e un albero, circondati da un recinto semicircolare a costituire un locus saeptus, forma arcaica di sacello all’aperto, dedicato a Diana.

Antica raffigurazione di Diana

Luna quindi come energia e come magia. E’ bene ricordare quanto le fasi lunari siano importanti nei riti magici e nella manipolazione delle energie a essa connesse. Nei Tarocchi la Carta della Luna , l’Arcano XVIII, è rappresentata attraverso una scena notturna. Il cielo è scuro e splende l’astro notturno. Sullo sfondo si intravedono due bastioni, forse due torri, delle quali però non si distinguono bene le entrate: quella sulla sinistra pare abbia la porta sbarrata, mentre di quella a destra non si vede. Inoltre, pare che queste costruzioni che sembrano essere a guardia del paesaggio. Alla luce della Luna, due cani ululano: sappiamo bene quanto gli animali vengano influenzati dal satellite, mentre in una pozza d’acqua si vede un’aragosta. Sembrerebbe un bel rebus da decifrare, ma niente paura: basta andare per gradi e il significato della Carta si svelerà pian piano ai nostri occhi.

La scena notturna suggerisce l’oscurità, quindi l’occulto, il mistero, ciò che non si vede se non quando viene cercato. La Luna che splende in alto illumina ma non dissipa le ombre. Bisogna quindi stare attenti. La Carta suggerisce di ascoltare le energie che provengono dall’astro e che sono in grado di risvegliare le sensazioni sia di quanti vivono sulla terra (i cani), sia degli esseri che vivono nell’acqua (l’aragosta), a significare la potenza dell’influenza lunare.

Luna quindi come magia, come sensazioni, come intuizioni; di notte si dorme, quindi anche sogni rivelatori, premonitori, profondità, percezione, divinazione. La luna, esercitando un’influenza sugli esseri umani, ne amplifica anche le tensioni nervose: quindi, se l’Arcano esce al diritto, si può pensare anche a stati di nevrosi. E’ una Carta che parla anche di segreti, di cose tenute nascoste e quindi ci avverte di stare con gli occhi aperti perché qualcosa potrebbe non essere come sembra in realtà.

Al rovescio, la Luna negativizza il suo significato: qui si parla di incubi, di dipendenze, di psicosi, di bugie di grossa portata, di pericoli reali che possono trovarsi sulla strada di chi consulta i Tarocchi. Magia distruttiva, eclissi dell’anima, energie che non si incanalano nella giusta direzione o che sono rivolte negativamente. Attenzione, conviene fermarsi e aspettare.

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  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

Direttore Stefania Catallo

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

Redazione:

EMYLIU' SPATARO

Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

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Opinionista disincantata, dotata di un notevole senso dell'umorismo e di una dialettica tagliente, Mava Fankù cura attualmente due rubriche, La Pillola Politica e I Pensierini di Mava, elzeviri su temi vari che ispirano la nostra signorina agèe, da poco anche in video, oltre che in podcast, oltre che in scrittura.

ALESSIO PAPALINI

Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

PATRIZIA MIRACCO

Psicoterapeuta e giornalista. Appassionata di arte e mamma umana di Aki, una bella cagnolina a quattro zampe di 4 anni.

VENIO SCOCCINI

Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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