STORIA

IL CORAGGIO DI DONATELLA

Il 30 settembre 1975 alle 22 e 50, Donatella Colasanti cambiò l’Italia. Nella foto che la ritrae insanguinata e nuda, accovacciata con gli occhi spiritati nel bagagliaio della 127 bianca sulla quale Andrea Ghira, Gianni Guido e Angelo Izzo avevano viaggiato con lei e con Rosaria Lopez, morta da ore, verso Roma, in quegli occhi c’era tutto l’orrore di chi ancora respira ma ha vissuto cose che non sarà mai in grado di raccontare totalmente.

I fatti.

Le gesta dei tre pariolini sono note: questi adolescenti figli della Roma bene erano avezzi a piccoli crimini, violenze neofasciste e “sfasci“. Quest’ultimo sostantivo si può spiegare così: stupri su ragazze di ceto inferiore, alle quali nessuno avrebbe mai creduto o che avevano troppa paura a denunciare, in un’Italia priva di leggi contro la violenza di genere. Non era il primo sfascio, per il terzetto; la combriccola aveva conosciuto Rosaria e Letizia qualche giorno prima, le aveva circuite e poi invitate a passare un pomeriggio nella villa dei genitori di Ghira al Circeo. E proprio da questa località prese il nome il fattaccio, chiamato da allora in poi il massacro del Circeo. Il pomeriggio si dilatò in 36 ore di stupri e violenze al termine delle quali Rosaria venne affogata nella vasca da bagno e Donatella massacrata di botte e colpita alla testa più volte con un tubo di ferro. Lei si salvò perché si finse morta. Tornati a Roma, i tre giovani se ne andarono a mangiare una pizza lasciando le due ragazze nel bagagliaio dell’auto. Un metronotte, alle 22 e 50 del 30 settembre, passando accanto alla macchina udì chiedere aiuto e chiamò i rinforzi. Il resto è, purtroppo, storia.

In foto: Rosaria Lopez a sinistra e Donatella Colasanti a destra.

Letizia Lopez, sorella di Rosaria, che ho conosciuto di persona, mi disse in quell’occasione che in realtà gli aguzzini erano di più, forse cinque o sei. Un’eccedenza mai incriminata. Donatella scosse l’Italia perché si mostrò per quello che era in quel momento e fece vedere a tutti come era ridotta veramente una donna vittima di stupro. Fu proprio questo episodio a dar slancio al femminismo italiano e soprattutto romano, quello di via del Governo Vecchio: non era più possibile tacere o far finta di non vedere. La realtà era sotto gli occhi di tutti e c’era bisogno di una punizione esemplare ma, soprattutto, di una legge adeguata.

Cosa è successo poi?

La legge sullo stupro venne approvata solo 19 anni più tardi, il 15 febbraio 1996. Angelo Izzo era in carcere, Andrea Ghira apparentemente morto da quasi due anni dopo essersi prontamente arruolato nella Legione Straniera, e la primula rossa Gianni Guido, dopo l’arresto navigava tra un’evasione e l’altra. Donatella Colasanti sarebbe morta per un cancro nel 2005.

Tina Lagostena Bassi detta l’avvocata delle donne, prese le difese di Donatella Colasanti in un processo che fece epoca. Izzo e Ghira vennero condannati all’ergastolo, mentre Guido venne condannato in secondo grado a trent’anni, dopo avere ammesso la colpa e risarcito la famiglia di Rosaria Lopez. Attualmente, Izzo è ancora all’ergastolo dopo che ha ucciso altre due donne, madre e figlia, durante un permesso; Ghira sembra sia morto, ma forse non troppo; Guido ha scontato la sua pena e ora è un uomo libero. Nulla di nuovo sul fronte femminicidio.

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I TAROCCHI: IL MATTO, IL VIAGGIO DELL’ANIMA

Perché parlare di Tarocchi? Perché rappresentano un viaggio nell’inconscio e nel sé più profondo. Perché i Tarocchi mettono in scena l’umana commedia, attraverso 22 attori principali che da secoli, forse da millenni, ci invitano a riflettere, e ci accompagnano nel nostro viaggio interiore. Amati da Jung, portati di nuovo all’attenzione da Jodorowsky, raffigurati in centinaia di mazzi, i Tarocchi restano comunque un mistero. Si dice che provengano dall’antico Egitto, e che siano poi arrivati in Europa, accumulando anni di sapienza ebraica e mediorientale, espressa nella loro complessa simbologia, per poi approdare alla corte dei re come nelle osterie, dove celavano i loro segreti, adoperati come un semplice gioco di carte.

Sul palcoscenico dei Tarocchi si susseguono re e regine, imperatori e papesse; diavoli e angeli del giudizio; ci sono torri che crollano, astri che sorgono e tramontano: c’è raffigurata tutta la vita. Ed è lì affinchè noi possiamo meditarla per avanzare nella nostra via interiore.

Sarebbe impossibile spiegare in una rubrica tutti i significati e le simbologie degli Arcani; preferisco invece suscitare la curiosità, dando poche e chiare indicazioni su ogni Carta, che potrà essere così meditata.

IL MATTO

Il Matto non ha numero. E’ l’unico tra gli Arcani Maggiori a non averlo, in quanto rappresenta lo Zero, l’Inizio, la Creazione, la Scintilla dalla quale scaturisce il presente. Il Matto cammina con lo sguardo rivolto al cielo: dietro di lui, è raffigurato un cane o un gatto, spesso nell’atto di tirargli giù le braghe. Il Matto viaggia leggero: porta con sé solo un piccolo fagotto, legato a un bastone, poggiato sulla spalla destra. Con un’altro bastone, posto sempre a destra, si sorregge nel cammino. Il Matto è perso nei suoi pensieri: veste quasi come un giullare, con abiti sgargianti e multicolori, e porta dei sonagli appesi al colletto della blusa. In alcune raffigurazioni, i sonagli sono anche sul copricapo, che ne cela i capelli. Il suo viso non ha età: non sappiamo se sia giovane o vecchio, non ci sono elementi certi a stabilire i suoi anni.

Chi è il Matto? Forse un antico giullare, colui che poteva dire la verità in faccia ai sovrani, senza essere punito per questo? Forse un viandante o un mendicante?

In alcuni testi, la simbologia del Matto è stata paragonata a quella di San Rocco, anche lui seguito dal cane; oppure a San Giacomo, raffigurato nelle vesti di un viandante (pensiamo al Cammino di Santiago); oppure anche a San Cristoforo, che traghetta Cristo da una riva all’altra di un fiume: tutti santi pellegrini, così come poteva essere interpretato il Matto nei tempi antichi.

Il Matto è lo spirito libero, quello che si è sciolto dai legami terreni e che per questo viaggia veloce. Non ha con sé bagagli se non il suo fagotto, nel quale ripone le sue esperienze, e sembra non avere meta. Non si preoccupa di dove va o di quale strada percorre: il suo sguardo è verso l’alto, incurante delle buche del terreno nelle quali potrebbe cadere e farsi male. Il Matto non si preoccupa di coprire le nudità svelate dall’animale che lo segue: il pudore non fa più parte del suo essere. Lui è oltre.

Il Matto si muove da sinistra a destra, e questa direzione, nei Tarocchi, è quella che va verso il futuro. Perciò il Matto guarda verso il domani, in un eterno movimento che significa trasformazione, perché é attraverso il viaggio che la mente si apre e acquisisce la conoscenza del mondo. E questa trasformazione farà di lui la carta successiva, il Mago, quando, aprendo il suo fagotto, ne tirerà fuori gli elementi che porrà sul tavolo della trasformazione.

Significati al diritto

Viaggi, spostamenti, nuove esperienze. Sta arrivando qualcosa di inatteso. Non bisogna curarsi del giudizio degli altri. Comunicazioni; bisogna dare importanza all’intuito e ai sogni. Ispirazione positiva. Anticonformismo, energia che va nella giusta direzione. Evoluzione personale. Sarà necessario seguire lo sguardo del Matto, ossia vedere quale Carta lo segue, per chiarire meglio il suo significato nella stesura.

Significati al rovescio

La Carta si negativizza, quindi l’energia fluisce in modo sbagliato. Il consultante vive di illusioni, di idee campate per aria. Cose incompiute e lasciate a metà, litigi, discussioni, colpi di testa, confusione. Esaurimento nervoso, senso di ansia, angoscia, idee fisse. Sfiducia, passività. La Carta rovesciata indica la necessità di fermarsi nelle azioni e attendere tempi più propizi.

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  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

Direttore Stefania Catallo

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

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Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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