UNA CAMPAGNA ELETTORALE SULLA PELLE DELLE DONNE – FDI DIFFONDE E POI OSCURA IL VIDEO DELLO STUPRO DI PIACENZA
Il video postato da Meloni, riguardante lo stupro sulla donna ucraina commesso dall’uomo ghanese, ha sortito l’effetto desiderato: attirare l’attenzione e accendere gli animi.
La ricetta di Cesare “dividi et impera”, si è dimostrata ancora una volta vincente. Perché Meloni, e anche tutti gli altri politici, hanno potuto vedere come gli elettori si siano azzannati, facendosi così i conti di quanti voti si potevano accumulare.
La gravità della diffusione del video va ben oltre il concetto di razza, tema molto caro alle destre; l’uomo nero possiede la donna bianca, ribadendo il concetto di primitivismo sessuale e culturale, e demarcando la differenza tra immigrato dall’Africa e immigrata dall’Europa dell’est. Ma ben più pericoloso, diventa lo svelamento della violenza carnale, trattata come uno snuff movie, e che sembra dire: vedete cosa succede durante uno stupro? E vedete adesso chi sono gli stupratori?

La riservatezza garantita alle donne dai centri antiviolenza è stata spazzata via. La protezione della privacy della donna stuprata – che magari ha dei figli, una famiglia, degli amici, dei colleghi, insomma una vita sociale come tutti – è stata calpestata. Forse Meloni ha chiesto l’autorizzazione alla pubblicazione del video? Perché se non lo avesse fatto, esiste una legge per la protezione della privacy, che in quanto materia giuridica, prevede delle sanzioni. In caso contrario, ci piacerebbe visionare le autorizzazioni concesse, sempre per cortesia ovviamente.
Demolire le mura dei centri antiviolenza portando la nudità psicologica delle donne al pubblico sguardo, significa attentare all’esistenza di queste strutture. Dove mai si potranno sentire protette, ora?
In casa forse? Dove percentualmente avvengono di più le violenze? Coi loro compagni o mariti, magari italiani o bianchi? Le statistiche dicono che sono proprio sono i maggiori abusanti, basta andare sul sito del ministero degli Interni e fare una ricerca.
Come direttrice di The Women’ Sentinel, voglio scusarmi pubblicamente con la donna stuprata, per come certa stampa ha trattato lei e tutte le altre che, loro malgrado, diventano un mero strumento elettorale e delle quali, a urne chiuse, nessuno si cura più di tanto, salvo gli addetti ai lavori e altre rare eccezioni.
Stefania Catallo
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