pensierini filmici

THE WHALE. IL VOLO DELLA BALENA @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKÙ

È una bella storia di duplice riscatto, questo magnifico film ambientato in una stanza, come il miglior cinema teatro, tratto da un’omonima opera teatrale.

Il riscatto di un padre omosessuale che si sente in colpa rispetto alla vita e ad una figlia detestabile, che lo odia per aver anteposto l’amore per un suo studente a lei, abbandonandola con la madre da bambina.

Charlie, professore di inglese che da corsi on-line tenendo la web-cam spenta, si lascia andare fino a diventare obeso al limite della sopravvivenza, con picchi di ipertensione da infarto e attacchi di fame compulsiva, assistito dall’unica persona che gli è rimasta accanto: una sua amica orientale che le fa da infermiera.

E il riscatto di Brendan Frazer, protagonista di questo dramma esistenziale, che è stato un attore bellissimo da giovane, ma considerato mediocre, e che finalmente ha l’opportunità di riscattarsi con questo ruolo da Oscar.

La sua bravura interpretativa si manifesta con gli occhi, infagottato com’è in un corpo pachidermico fatto di uno speciale materiale che riproduce anche la pelle flaccida e la carne tremolante di una persona patologicamente grassa.

Potrebbe sembrare semplice, perchè è un ruolo estremo molto caratterizzato dalla invalidante obesità, ma il regista Aronofsky, dopo dieci anni di ricerche, trova l’interprete perfetto in Brendan, per dare anima e corpo a questo personaggio cristologico, redento attraverso il decadimento fisico.

Nell’intricata sceneggiatura, entrano in scena diversi personaggi che movimentano la staticità dell’ambientazione: l’amica infermiera, che è anche sorella del suo amore suicida. La figura patetica della moglie. Un pastore evangelico che cerca invano di convertirlo. E la figlia rancorosa con la quale cerca di ricucire il rapporto a cui ha rinunciato.

La Bibbia e Moby Dick fanno da contraltare e nella scena catartica del film la balena spicca il volo.

Parola di Mava Fankù

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AQUARIUS. SONIA BRAGA E IL POST FEMMINISMO MILFICO @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Continuando il viaggio nello streaming di film A.C. (Ante Corona), mi sono imbattuta felicemente in “Aquarius” di Kleber Mendonca Filho con una notevole interpretazione di un’attrice famosissima per il pubblico televisivo delle soap operas.

Sonia Braga è di una intensità commovente, e in questo ruolo prende corpo quasi come riscatto nella sublimazione magistrale delle telenovelas brasiliane (dove si parlava sempre di cruzeiros), delle quali questa oramai grande attrice anche di cinema è stata la prima e indiscussa regina.

Qui il tema ricorrente dei capitoli in cui è suddivisa la storia è la casa. La Casa intesa come identità originaria e valore primigenio da preservare, valore materiale e sopratutto affettivo. Aquarius in alcuni momenti potrebbe sembrare lento e prevedibile, ma questa lentezza, che io amo quando un film mi prende, e’ funzionale allo stile narrativo del regista.

Anzi, è proprio nella lentezza delle azioni forse prevedibili che si gustano meglio i dettagli filmici, come la consumata arte interpretativa della protagonista che raggiunge l’apice nei suoi folgoranti primissimi piani, ma anche degli altri interpreti, davvero bravi e tutti credibili, in una realistica e sorprendente cinenovela d’autore.

Via via che la pellicola scorre, tra scene quotidiane di dialoghi e confronti familiari e amicali, vien voglia di conoscere questa donna e se ne apprezza il coraggio. Clara, critica musicale in pensione, una donna imperfetta come madre e moglie, anche in un particolare del corpo per un suo male combattuto e vinto, ma integra nei sentimenti più profondi per la sua numerosa famiglia e per i suoi amori, che ha sempre anteposto sopra ogni altra cosa.

La scena di sesso con un aitante gigolò, consigliatole da una sua amica trasgressiva, può essere letta come l’affermazione di un certo “neo-post-femminismo-milfico” di quelle donne che hanno vissuto e fatto la rivoluzione sessuale alla fine degli anni sessanta, ma anche come un naturale e disperato attaccamento alla vita di una donna ancora bella ma non più giovane e sola.

Comunque girate ad arte anche le scene hard di un festino pornografico, che lei spia dall’uscio socchiuso della porta. E un mirabolante piano sequenza, degno di Antonioni, girato probabilmente con camera mobile su carrello, che parte da una coppia mentre ha un rapporto sessuale rupestre, passando sull’adiacente campo sportivo dove si gioca una partita di pallone, per poi entrare da una finestra e fermarsi sul viso di Clara, in relax su un’amaca, che illumina d’improvviso lo schermo con la luce emanata dall’incredibile volto di Sonia Braga.

Lo stabile dell’Aquarius, che titola il film, è un originale progetto architettonico degli anni 40 costruito sul lungomare residenziale di Recife, ed è oramai deserto e abitato solo da Clara e dalla sua fedele domestica.

Lei non solo si ostina a non volerlo abbandonare, malgrado le ripetute pressioni familiari e le allettanti offerte di un giovane e cinico imprenditore edile che vuole farci business ma, sostenuta da un amato nipote, inizia una vera e propria guerra contro la società che sta comprando tutti gli appartamenti del quartiere, con avvincente finale a sorpresa.

Ed è sempre l’Aquarius e la sua splendida spiaggia adiacente, l’articolato set in cui si dipana l’intricata e intrigante trama di questo bel filmone di 140 godibilissimi minuti. Fa da contrappunto una fitta colonna sonora di brani musicali dei mitici anni 80 dei quali Clara ha una ricchissima collezione di vinili, molti rarissimi e ognuno dei quali ha una sua storia ed è legato ad un suo preciso ricordo di vita. Magnifica la canzone brasiliana scelta nel finale sui titoli di coda.

Film da vedere e ascoltare.

Parola di Mava Fanku’

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LADY MACBETH @ PENSIERINI FILMICI IN STREAMING DI MAVA FANKU’

Continua il viaggio nello streaming A.C. (Ante Corona)

Un film estetico in cui ogni inquadratura è un quadro fiammingo, tra esterni in variegata luce filtrata dalla vegetazione, ed interni rischiarati dal lume di candela. Siamo ai massimi livelli di cinema formale e di rappresentazione drammaturgica.

L’incarnazione del male disegnata dal personaggio di Katherine, in teatrale metamorfosi da vittima a carnefice, ha i chiaroscuri della tragedia Shakespeariana, virati dalla reinterpretazione di un racconto dello scrittore russo Nicolaj Leskov, “Una Lady Macbeth del distretto di Mcensk”, che il regista William Oldroyd trasforma ulteriormente, ambientandolo in Inghilterra.

La trama ha un impianto Dostoevskijano, dove questa giovane donna inizialmente vittima di un matrimonio di convenienza, venduta per dei terreni, ignorata e vessata da un ozioso marito e da un genero che la tormenta con la richiesta di un erede, supera in malvagità i suoi carnefici.

Anche il bel stalliere del quale si innamora perdutamente in un vortice di nera passione, che la porta ad eliminare senza scrupoli ogni ostacolo si frapponga alla realizzazione del suo folle amore.

Scene di elegante sensualità illuminate dalle calde luci dei candelieri fanno da contrappunto all’incalzare della tragica storia, fino ad un sorprendente finale da ”delitto senza castigo” in cui il male trionfa, sotto forma di una perversa Dark Lady imbracata nella feroce corsetteria dell’epoca, rivestita da un vaporoso abito lapislazzuleo espanso su un divano vittoriano.

La giovane attrice protagonista sfrutta appieno le possibilità interpretative offerte dal magnifico ruolo, a tal punto che di sicuro la rivedremo in altre pellicole. Andate a vederlo con lo spirito che si deve avere quando si va a Teatro per un’opera importante.

Parola di Mava Fankù

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MY POLICEMEN. STORIA DI UN AMORE PROIBITO @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava con in sottofondo la colonna sonora del film di Steven Price

Ho pianto. Sono piuttosto emotiva, ma quando piango per un film è come una cartina al tornasole per la buona qualità.

 Il controverso ”My Policeman” (2022),   tanto gradito dal pubblico di  Amazon Prime, quanto stroncato dalla critica,  diretto da Michael Grandage (già regista di Genius), è un dramma romantico Lgbt, raccontato su due piani paralleli di passato e presente. 

Tratto dal romanzo di Bethan Roberts, racconta la vicenda reale di un poliziotto sempliciotto e di bell’aspetto (Harry Styles), che inizia una storia con una graziosa e ingenua insegnante (Emma Corrin), ma senza vera passione. 

E poi si capisce perchè. Incontra fatalmente il curatore di un museo (David Dawson), raffinato esteta esperto d’arte, che diventa amico della coppia; e scoppia una sconvolgente e  intensa relazione omosessuale tra i due.

 Il giovane intellettuale è un gay consapevole, il poliziotto desideroso di elevarsi culturalmente, no. 

Non si accetta e sceglie di nascondersi in un rassicurante rapporto etero di copertura, pur volendo bene sinceramente alla sua ragazza, ma senza poterla amare con totale coinvolgimento, come invece ama il comune amico Patrick.

 Seppur conflittualmente lo tenga nascosto, per via delle convenzioni sociali dell’epoca, nel Regno Unito anni 50, che ritenevano  l’omosessualità ancora una malattia da curare, nonché un reato da punire con la prigione, alla stregua di Oscar Wilde nella colonia penale. 

L’intrigante e drammatica vicenda, la cui sceneggiatura è dell’autore di Philadelphia, Ron Nyswaner, si dipana magistralmente in due epoche per quarant’anni, dal 1950 agli anni 90.

 Un commovente Rupert Everett interpreta il critico d’arte da anziano, colpito da ictus e ospitato dai due coniugi in pensione, mentre l’affascinante Harry Styles, acclamato popstar, è Tom, il poliziotto da giovane.

 Linus Roache è Tom da anziano, arrabbiato e amareggiato, che sta a misteriosa distanza dall’ex amante malato, che Marion, la moglie, interpretata da una enigmatica Gina McKee, ha voluto fortemente ospitare, quasi a volersi far perdonare di un inconfessabile segreto che scoprirete vedendo il film. 

Non sono d’accordo con i giudizi snobistici della critica, che trova vuota e schematica la drammaturgia di questo a mio avviso ottimo film da piattaforma digitale, essendo uscito direttamente su Prime Video, dove l’ho visto di recente. 

Tutto in questo film è ad un altissimo livello, e la schematicità della sceneggiatura  che viene ritenuta una pecca, è a mio avviso una cifra stilistica. Così come le scene di sesso patinato tra i due amanti, non smorzano la passione, ma la alimentano nell’immaginario. 

La scelta di Harry Styles è felicissima,  e la sua interpretazione più fisica da attore di Serie, è perfetta. Così come il dislivello recitativo con il più accademico Dawson, è proporzionale con la complementarietà dei ruoli. 

Per me è un’opera molto riuscita ed efficace, che travalica l’algido tecnicismo del digitale, sollevando la tematica sempre attuale dell’omofobia, seppur abbia cambiato forma nel tempo, e l’omosessualità sia formalmente tollerata nella nostra società.

 Ma seppur non sia più ritenuta una malattia psichiatrica da curare con l’elettroshock, nè una pericolosa devianza da perseguire penalmente, non è ancora legiferata alla pari nei diritti civili, almeno nel nostro Bel Paese. Si fa per dire.

 Per cui siamo ancora culturalmente  lontani dalla piena accettazione di una semplice variante affettiva. Ed è per questo che la copertura sociale, con il conseguente inganno di una o più  persone (se si comprende se stessi) , così sapientemente descritti in questo bel film,  sono ancora tristemente presenti.

 Cercate ”My Policemen” in streaming e godetevelo, da soli o in compagnia.

Parola di Mava Fankù

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TUTTO SUA MADRE. CINEMA TRANSGENDER IN STREAMING @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava

“I ragazzi e Guillaume, a tavola!” sarebbe stato il titolo originale tradotto in italiano, che avrebbe rappresentato il film appieno secondo l’intento dell’autore. Ma si sa che i distributori italiani storpiano i titoli peggiorandoli a fini commerciali, e di questo volevano farne una sorta di “Il Vizietto”, altro obbrobrio di titolo.

Guillaume Gallienne de La Comedie Française è un talentuoso e geniale cineasta: ha scritto, interpretato e realizzato in modo magistrale un film molto personale, forse poco condivisibile anche per chi crederebbe di potersi identificare, se non come ottimo prodotto filmico per cinefili dal palato raffinato.

Una dichiarazione d’amore alle donne, come egli stesso dichiara, e verso sua madre che assiste commossa al suo spettacolo teatrale, dal quale il film parte, dipanandosi nei tortuosi percorsi labirintici della memoria in un magnifico calambourt registico, per poi concludersi sempre sul proscenio con un imprevedibile colpo di scena finale.

Un “Coup de maitre”, colpo da maestro, com’è stato definito tutto il film.. Chi si aspetta una storia transgender o sul travestitismo non ne troverá gli stereotipi, seppur il protagonista interpreti anche il ruolo della madre in panni femminili, innamorandosi o credendo di innamorarsi dei ragazzi, ma senza provarne reale e carnale attrazione.

Eppure Guillaume é molto femmineo in ogni sua manifestazione, con un’over-dose di presenze femminili dominanti, la “castrante” madre in primis che lo vuole “diverso” dagli altri figli maschi, passando per una nonna trasgressiva illuminata e un caleidoscopio di avviluppanti figure femminili, mentre al contrario quelle maschili sono respingenti e distanti, a cominciare dal dispotico padre.

Ma non voglio raccontarvi oltre della divertente e ironica trama, cercatelo in streaming perché é un film godibilissimo.

Parola di Mava Fankù

Trailer ufficiale e Film completo su YouTube

Film Completo

Una esilarante scena “Volete bere qualcosa”?

Scena “La Nonna”

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“UNA NUOVA AMICA”. CINEMA TRANSGENDER @ PENSIERINI FILMICI DI EMYLIU’ SPATARO

Ascolta dalla voce di Emyliù

Ozon e il travestitismo saffico parnasiano.

La genesi della componente femminile nell’uomo è nella sua origine cromosomica e ogni storia transgender ha un suo percorso unico. Per non parlare di travestitismo, brutto termine che di solito viene associato ad argomenti morbosi e discriminanti.

Ancor piú complicato per un uomo iniziare ad esplorare la propria diversa identità da adulto, magari proprio accanto ad una compagna comprensiva, durante un matrimonio con prole, e poi con la complicità della migliore amica della moglie appena morta dopo il parto.

É il tema di ”Una nuova amica” di François Ozon. Il vedovo consolabile riporta a galla la propria parte femminile proprio durante l’elaborazione del suo lutto, restando comunque attratto esclusivamente dalle donne, nonchè continuando a fare da amorevole padre e nel contempo anche da madre alla neonata, indossando gli abiti della defunta moglie.

Azzarderei la definizione di “travestitismo saffico”, che mi risulta essere più diffuso di quanto si possa immaginare tra gli “uomini femminili” eterosessuali e dunque “neo-lesbici”...

Una bella sorpresa per chi vede il film senza aver letto recensioni, come nel mio caso, perchè il difficile tema viene trattato in modo estremamente delicato, con levità, seppur esplori la psicologia dei personaggi dal profondo, come solo un talentuoso autore sensibile all’universo femminile riesce a fare.

Una prova d’attore notevole quella di Romain Duris, stilizzato in panni femminili, senza ricadere nel grottesco macchiettismo, con l’ausilio virtuosistico di una magnifica e surreale fotografia.

Anche per questo film si menziona lo stile almodovariano, forse perchè la storia è tratta da un racconto di uno scrittore al quale si è ispirato anche Almodovar.

Ma il bel film di Ozon riesce a superare il limite dell’etichetta, vivendo di vita propria in modo sfolgorante, facendosi a mio avviso persino preferire al più famoso regista ispanico per come affronta analoghe ambigue sceneggiature.

Parola di Emyliù

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“UNA NUOVA AMICA”. CINEMA TRANSGENDER @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava

Ozon e il travestitismo saffico parnasiano.

La genesi della componente femminile nell’uomo è nella sua origine cromosomica e ogni storia transgender ha un suo percorso unico. Per non parlare di travestitismo, brutto termine che di solito viene associato ad argomenti morbosi e discriminanti.

Ancor piú complicato per un uomo iniziare ad esplorare la propria diversa identità da adulto, magari proprio accanto ad una compagna comprensiva, durante un matrimonio con prole, e poi con la complicità della migliore amica della moglie appena morta dopo il parto.

É il tema di ”Una nuova amica” di François Ozon. Il vedovo consolabile riporta a galla la propria parte femminile proprio durante l’elaborazione del suo lutto, restando comunque attratto esclusivamente dalle donne, nonchè continuando a fare da amorevole padre e nel contempo anche da madre alla neonata, indossando gli abiti della defunta moglie.

Azzarderei la definizione di “travestitismo saffico”, che mi risulta essere più diffuso di quanto si possa immaginare tra gli “uomini femminili” eterosessuali e dunque “neo-lesbici”...

Una bella sorpresa per chi vede il film senza aver letto recensioni, come nel mio caso, perchè il difficile tema viene trattato in modo estremamente delicato, con levità, seppur esplori la psicologia dei personaggi dal profondo, come solo un talentuoso autore sensibile all’universo femminile riesce a fare.

Una prova d’attore notevole quella di Romain Duris, stilizzato in panni femminili, senza ricadere nel grottesco macchiettismo, con l’ausilio virtuosistico di una magnifica e surreale fotografia.

Anche per questo film si menziona lo stile almodovariano, forse perchè la storia è tratta da un racconto di uno scrittore al quale si è ispirato anche Almodovar.

Ma il bel film di Ozon riesce a superare il limite dell’etichetta, vivendo di vita propria in modo sfolgorante, facendosi a mio avviso persino preferire al più famoso regista ispanico per come affronta analoghe ambigue sceneggiature.

Parola di Mava Fankù

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  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

Direttore Stefania Catallo

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

Redazione:

EMYLIU' SPATARO

Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

MAVA FANKU'

Opinionista disincantata, dotata di un notevole senso dell'umorismo e di una dialettica tagliente, Mava Fankù cura attualmente due rubriche, La Pillola Politica e I Pensierini di Mava, elzeviri su temi vari che ispirano la nostra signorina agèe, da poco anche in video, oltre che in podcast, oltre che in scrittura.

ALESSIO PAPALINI

Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

PATRIZIA MIRACCO

Psicoterapeuta e giornalista. Appassionata di arte e mamma umana di Aki, una bella cagnolina a quattro zampe di 4 anni.

VENIO SCOCCINI

Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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