IL RECUPERO DELL’ESSENZIALE DI MICHELA ZANARELLA
Abbiamo incontrato la poetessa per parlare della sua ultima raccolta di versi e di come la Poesia le abbia cambiato la vita
di STEFANIA CATALLO
Juan Gelman, il celebre poeta argentino, rispose ad un’intervista sulla poesia con questa frase: “Il problema è che non si scrive mai poesia, si viene scritti dalla poesia. La poesia è una signora molto occupata, poiché ci sono poeti dappertutto. Bisogna aspettarla, non chiamarla. Non è questione di pazienza o di volontà. Si tratta di attendere che arrivi con ciò che ho chiamato ossessione”.
E l’attesa dell’ispirazione può essere anche molto lunga, così come possono rivelarsi tortuose le strade che portano un poeta alla creazione.

Michela Zanarella, poetessa e giornalista veneta di nascita e romana di adozione, .ha trovato la sua ispirazione scrivendo “nelle pause pranzo di lavoro; ero impiegata in un mattatoio e scrivere poesie mi ha aiutato a uscire da quella dimensione così brutale”. A tutto questo, si è poi aggiunto un incidente stradale che l’ha costretta a una lunga convalescenza, ed è stato allora che la Poesia le ha fatto visita.
In Italia le raccolte di versi rappresentano una nicchia editoriale; a parte i grandi nomi, emergere non è facile, così come accade per la letteratura, laddove gli editori preferiscono non rischiare e pubblicare opere di richiamo e di sicura vendita. Ma nonostante questo, Zanarella è diventata un’autrice prolifica e seguita, disponibile al dialogo col pubblico pur conservando la sua riservatezza caratteriale, tipica dei poeti.
“Recupero dell’essenziale” (2022, Interno Libri) è l’ultima opera della poetessa, ed ha una genesi molto originale.
Michela Zanarella, come nasce il suo ultimo libro, e cosa significa il suo titolo?
“A causa di un guasto al computer, avevo perso improvvisamente tutta la produzione inedita di poesie che avevo composto durante la pandemia. Non era valso a nulla cercare di recuperare qualcosa: il disco rigido era danneggiato e così se ne andava in funo un anno e mezzo di lavoro. Fortunatamente però, mi sono ricordata di aver inviato ad alcuni amici diverse poesie di quelle andate perse, e così pian piano ho potuto ritrovare qualcosa. “Recupero dell’essenziale” è perciò un titolo indicativo del lavoro di pazienza e riacquisizione che ho fatto per pubblicare questa raccolta”.
Qual è il filo conduttore di “Recupero dell’essenzale”?
“Il libro si divide in quattro parti. La prima, è dedicata all’osservazione del cosmo e dei cambiamenti della natura avvenuti durante la pandemia. La seconda parte verte sulla notte e sulla sua luminosità, che accende il buio di speranza. Al Veneto, la mia terra, è dedicata la terza parte della raccolta, che ha dei riferimenti anche a Roma, la mia città di adozione. Infine, ho dedicato dei versi a grandi poeti come Pier Paolo Pasolini, Rafael Alberti, Garcia Lorca e anche ad Oriana Fallaci”.

Quali sono i poeti dai quali trae ispirazione?
“Emily Dickinson, che con le sue opere supera il tempo ed è sempre molto attuale, mi ha ispirata per la potenza dei suoi versi. Il fatto che poi fosse relegata nella sua stanza e comunque riuscisse a descrivere alcuni luoghi come se li avesse visti, per me è straordinario. Poi, Pasolini, col quale trovo delle somiglianze per quanto riguarda il mio percorso, che mi ha portata dal Veneto a Roma, che è speculare e opposto al suo. Per una coincidenza, vivo nel quartiere di Monteverde, luogo pasoliniano, dove ho conosciuto anche Silvio Parrello detto Er Pecetto, artista cresciuto con lo scrittore e inserito in un capitolo del famoso libro “Ragazzi di vita”. Per me Pasolini non è solanto un’ispirazione poetica, ma anche giornalistica: come non ricordare il celebre articolo scritto per il Corriere della Sera del 14 novembre 1974 e intitolato “Cos’é questo golpe? Io so”, col quale ci ha dato una grande lezione di coraggio”.
Secondo lei la poesia è un linguaggio universale?
“Si, senza alcun dubbio, Ne ho avuto la prova pubblicando una raccolta di poesie intitolata “Infinito celeste” (2020, Universitalia), che sono state tradotte in arabo da Noureldeen A. M. Addallah, professore di lingua e traduzione dall’arabo/italiano e viceversa, e caro amico. Le traduzioni sono sempre molto difficili perché si può perdere qualcosa nel passaggio da un idioma all’altro, ma la riuscita di quest’opera è la dimostrazione del linguaggio universale della poesia”.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
“Sto programmando delle presentazioni e, intanto, continuo a scrivere”.
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