CARA MAVA, TI INVIDIO E SONO GELOSO DEL TUO SUCCESSO @ LA POSTA DEL CUORE DI MAVA FANKU’
Ascolta la Lettera di Emyliu’
Cara Mava, lo so che sei il mio alter ego, percio’ ti invidio per tutto quel che sei riuscita a fare in breve tempo, mentre io da una vita aspiro ad essere come te ma, non riuscendoci, macero nella piu’ scarnificante frustrazione.
Me lo disse Gassman padre, durante uno storico provino spettacolo al Teatro Quirino gremito di pubblico, che con il mio phisique du role di un metro e n’anticchia avrei dovuto cucirmi i ruoli addosso, perche’ lui, pur ritenendomi talentuoso, non mi avrebbe preso per farmi fare il vile, l’infame, il calunniato, l’offeso, il vilipeso, non avendo il fisico del ruolo per fare il bel Romeo, forse Giulietta, ma che se dovevo fare il disgraziato per lui, tanto valeva farlo per me stesso, anche se a me sarebbe piaciuto fare il disgraziato d’autore per il piu’ grande rappresentante del Teatro Italiano in quel periodo storico.
E cosi’ a 18 anni sono stato scon-sacrato e dis-graziato dal Grande Maestro che segno’ il mio destino attoriale con una selezione razziale da teoria nazista della pura razza ariana. Siccome non ero fatto a sua immagine e somiglianza, come il perticone Alessandro, figlio presente in quella fatidica pomeridiana, insieme alla figlia Paola e al genero Ugo Pagliai, seduti con me in prima fila, che attendevo trepidante il responso dopo il clamoroso provino, mi sentenzio’ con un ”bravo sette piu”’, lanciandomi dal proscenio una bottiglia di vino appena stappata…
” Giovane attore troncato sul nascere da una bottigliata lanciata da Vittorio Gassman che lo colpisce in pieno volto” – questi sarebbero stati i titoli sui giornali dell’epoca – se non avessi afferrato prontamente la bottiglia con la mano che, schizzando un fiotto di vino sul capo di una signora seduta dietro di me, procuro’ la sua ira romanesca: ”ah Vitto’, avete rotto li coglioni co sta storia del teatro nel teatro, volemo vede’ er vero teatro!” – ”Non si preoccupi, mia cara Signora” – rispose il Maestro – ”Il secondo atto sara’ tutto mio”.
”Come potete vedere non e’ un grand’uomo” – esordi’ Vittorio Gassman al mio ingresso sul palcoscenico – ero infagottato in un cappottone alla Ultimo Tango a Parigi che mi rendeva ancora piu’ piccolo e goffo, ma quel suo bullismo teatrale da arena dei gladiatori con il pubblico eccitato che si aspetta il sangue, non mi blocco’ ; cosi’, dopo un primo momento di panico, reagii: ”Non saro’ grande e grosso come lei, Maestro, ma anch’io, nel mio piccolo, vorrei abbaiare”. ”Anche le pulci hanno la tosse” – rispose il crudele Vittorio – ”Vediamo come sai abbaiare”.
E pensare che in camerino, dove ero andato a parlare con lui, era stato persino umile e protettivo, dandomi consigli tecnici su come avrei dovuto sostenere la voce, istruendomi che a teatro anche i bisbigli vanno sostenuti perche’ gli spettatori devono ascoltarli fin nell’ultima fila della piccionaia. Eravamo in due provinanti veri quel giorno, perche’ per il resto erano finti provinanti interpretati dagli allievi della scuola ”La bottega del teatro” di Firenze. L’altra ragazza provinante, proveniente dall’Accademia Silvio D’Amico, portava un monologo dall’Amleto di Shakespeare, interpretandolo in un genere neutro, mentre io portavo un monologo dal ”Trovarsi” di Pirandello, la parte di Donata Genzi, interpretandolo al femminile.
”Stasera siamo sull’ambiguo” – osservo” Gassman tra il divertito e il preoccupato. Insomma, ero cosi’ in ansia di prestazione per il provino che non mi resi neanche conto del privilegio di tutto quello che stavo vivendo. I miei amici che stavano in Galleria mi raccontarono che ebbi molti appausi, sopratutto perche’ il pubblico non comprendeva se fossi un vero provinante oppure facessi parte del cast dello spettacolo ”Fa male il teatro”, cosi’ si intitolava.
Molti dietro le quinte si complimentarono, ricordo che Mario Valdemarin, un bravissimo attore teatrale diventato noto per degli sceneggiati televisivi, mi strinse la mano e mi disse cose bellissime che ho dimenticato. Forse perche’ quelle cose avrei voluto sentirmele dire da Gassman, che dopo lo spettacolo non riuscii a vedere. Mi dissero che era in camerino con il suo cardiologo.
Sai che l’ho raccontata tante volte questa storia e che ogni volta che lo faccio ne sono fiero, ma ho nel contempo il rimpianto di non aver avuto il carattere e la volonta’ per affermarmi ed emergere come attore teatrale, seppur abbia fatto delle cose nel corso del tempo, poche e senza una grande eco, in era pre-internettiana, finche’ sei arrivata tu, il mio alter ego, a riscattarmi…
Con amore narcisistico
dal tuo Emyliu’
La risposta di Mava Fanku’ nella prossima puntata
Emyliu’ interpreta il monologo piu’ impegnativo della storia del teatro con disinvoltura 🙂
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