5 Ottobre 2023

la posta del cuore

NEL MIO NOME BENEAUGURALE @ I PENSIERINI DI MAVA FANKU’

Anno Nuovo, Rubrica Nuova!

Ma tutto il resto deve essere antico e post-moderno nel contempo, come la sottoscritta 🙂

Fin’ora il primo giorno dell’anno l’ho sempre considerato con superstizione, come sorta di puntata zero che avrebbe condizionato tutte le altre.

Cercando di vivere, perlomeno virtualmente, ogni gamma di emozione, positiva e negativa, perche’ poi le avrei riprovate tutto l’anno; anche se magari il corpo era in posizione orizzontale, di solito a letto in fase Rem, dopo essere stato sulla mia Luna, come amo dire, a smaltire i bagordi alimentari del cenone di Capodanno, passata quasi sempre in famiglia davanti alla TV…

Bijoux

Memorabile un Capodanno passato nella mia casetta in compagnia del mio amato gatto Bijoux, ballando insieme con Raffaella Carra’, mentre i botti della mezzanotte lo spaventarono cosi’ tanto che, sgattaiolando dalle mie braccia, comincio’ a correre per casa, seminando palline di cacca come confettini, al suono di “Com’è bello far l’amore da Trieste in giù”.

Quest’anno che le mie amate Regine del cuore si sono angelicate, ho passato un Natale senza l’albero e una notte di San Silvestro nel loro ricordo per la recente perdita, ancora non del tutto elaborata, e con tutti Voi lettori/spettatori che mi seguite e che siete oramai come una mia famiglia acquisita.

Ma non vuole essere una scrittura terapeutica la mia, se non in minima parte, e nella verita’ del mio sentire nel mio vissuto di cui vi faccio dono, cosi’ che i pensierini di questa mia nuova rubrica saranno dedicati sopratutto a voi, attraverso ogni manifestazione del mondo social che comprende ogni cosa, proprio come l’assortimento emozionale del mio rituale di inizio anno.

E a suggerirmi di cosa parlare saranno anche i vostri pensierini e le vostre letterine che spero continuerete ad inviarmi, non solo di argomenti sentimentali, com’e’ avvenuto con La Posta del Cuore, ma di ogni cosa/fatto/film/persona in cui vi identificate e che dunque in qualche modo ci riguarda un po’ tutti.

Ad esempio, nella coda dell’anno passato, mi ha colpito il caso di una figlia d’arte, ritenuta “bruttina” dagli haters, che ha approfittato della notorieta’ dei genitori famosi, per trasformare il suo caso personale di, purtroppo comune cyber-bullismo, in qualcosa che ha reso effervescente la pubblica opinione.

Come se la “bellezza”, o meglio i comuni canoni di bellezza del momento, fossero un obbligo e un merito, mentre il non rientrare nei parametri estetici “instagrammiani” fosse un demerito squalificante.

Mentre la nostra Jolanda, figlia di Ambra e Francesco, personaggi amati dal pubblico, ha dimostrato, indipendentemente dalle cose intelligenti dette in risposta ai suoi detrattori, di riuscire a trasformare uno “svantaggio” in vantaggio, almeno per il suo fatturato di influencer 😉

E tanto per nobilitare una sospetta operazione commerciale, che comunque nel fine giustificherebbe i mezzi, cito le alchimie dei maghi di una volta, che trasformavano lo sterco in oro, come le palline del mio gattino Bijoux, che diventano oro nello scrigno prezioso dei ricordi.

Buon Anno a Tutti da Mava Fanku’

Concertino di Capodanno di Mava Emyliu’ all’Evadamo di Torino ( prima parte)

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EX VOTO. PER GRAZIA RICEVUTA @ LA POSTA DEL CUORE DI MAVA FANKU’

Cara Mava, sono nato ex voto, per grazia ricevuta, come nelle migliori tradizioni del profondo sud. Se il mio fratellino precedente non fosse tornato in cielo all’ottavo mese, non sarei caduto sulla Terra, mentre libravo leggero nel limbo dei puttini felici. Cosi’, superato l’ottavo mese di vita, mi travestirono da San Cataldo, il Santo Patrono del mio paese, e mi portarono in processione.

Ero un bambino bellissimo come un bambolotto, paffutello e morbido. Ma dopo i primi anni, diedi gia’ i primi segni di stranezza nella scelta dei giochi. Prediligevo le bambole e giocavo con le bambine, pur non rifiutando i giochi maschili, regalati da Papa’, e la compagnia dei maschietti.

Ma il mio gioco preferito era creare delle sceneggiature con tutti i giochi. Maschili e femminili. E alla fine delle storie, dopo aver viaggiato per mari e monti con trenini e barchette, girando in lungo e in largo, i soldatini irrompevano nella citta’ delle bambole e, bim bum bam, le sterminavano tutte. O quasi. Perche’ restava sempre una superstite, Carlotta, che, a mani nude, come una super-eroina, distruggeva le armi giocattolo, lanciandole contro le pareti e fuori dalle finestre della mia stanza.

Finche’ un bel brutto giorno, mentre stavo ricamando col tamburo, un altro gioco che Mamma e Zie mi facevano fare per tenermi buono a casa, anziche’ giocare sulla riva del mare, o rincorrerci a rimpiattino tra ragazzini per le labirintiche strade del paese, un’arcigna parente sentenzio’ ” : ” ma stu picciuliddu u vi para nu poco menzafimmina ”? (Ma questo bambino, non vi sembra un po’ mezza femmina)?

Il cerchietto, sul quale stavo ricamando su un fazzoletto a punto a croce, mi cadde dalle manine, cominciando a roteare sull’ampio pavimento del salotto. E dopo aver compiuto lenti giri concentrici, si fermo’ in mezzo alla stanza. E in quel preciso istante si fermo’ anche la mia infanzia spensierata e felice.

Ora ti chiedo, cara Mava, di immedesimarti nel mio racconto come se fosse anche il tuo, ed aiutarmi a venirne fuori. Perché di amore-odio verso la propria origine, si tratta.

Risposta di Mava

Caro Anonimo, innanzitutto grazie per il tuo bel racconto, scritto in modo lieve, alleggerendo il peso di quel conflitto di identità generato da un vero e proprio bullismo parentale subito. Ma, credo, non solo parentale.

Il termine “Mezzafemmina” è tipico di certe zone delle Calabrie Saudite, e per un bambino cresciuto in un ambiente repressivo e sessista, dove anche il respiro viene ruolizzato, non deve essere una parolina magica che fa apparire gnomi e fatine turchine, ma qualcosa che lascia un segno indelebile nel tempo.

Dipende tutto da come ”noi” reagiamo da bambini. Tu hai reagito con una chiusura, perché dici che la tua infanzia si ê fermata dopo aver ascoltato quel termine.

Forse perché eri più grande di me che, avendo le tue stesse origini, a circa otto anni reagii da Mava Fankú in erba 🙂

“Ma quale Mezzafemmina/ o tutta donna o niente/ ripete quel bambino tra la gente”… Recita una strofa di una mia chanson che ti dedico. Cherchez L’identitè…

Trasformare alchemicamente le cose, tramutando gli svantaggi in vantaggi, è una possibile, anche se non facile soluzione.

Un abbraccio solidale da Mava Fankú

Mava Emyliu’ Fanku’ canta ”Cherchez L’identite” – Parole e Melodia di Emyliu’ – Arrangiamento Giulia Moon

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COME LIBERARSI di un TRUFFATORE SENTIMENTALE. Seconda parte @ La Posta del Cuore di MAVA FANKU’

Mava Emyliu’ Fanku’ canta con Milly ”Chi Siete”?

Nella precedente risposta a Pamela le promettevo di raccontarle come mi ero liberata di un truffatore sentimentale che, come nel suo caso, aveva manipolato i miei bisogni affettivi per usarli a suo vantaggio.

Ma com’e’ possibile che una donna emancipata e disincantata come Mava ci sia cascata? Innanzitutto perche’ il mio Mark Caltagirone era tutt’altro che virtuale, ma aveva le sembianze di un bel ventottenne di un metro e ottantacinque con quarantacinque di piede, ultras di una squadra di serie zeta, col fascino da ragazzo di vita non tanto omologato.

Mi fece innamorare nel modo piu’ naturale. facendo l’amore sin dalla prima volta con passione, una volta al giorno, per sette giorni, come la creazione; e al settimo giorno ”fiat lux”, ero cotta come un frutto afrodisiaco macerato al sole. Insomma, per innamorarmene il primo periodo e’ stato felice e coinvolgente per entrambi.

Per lui sara’ stato come recitare con il metodo Stanislavskij, quello del calo totale nel personaggio, credendoci davvero come un Mikey Rourke e una Kim Basinger in ”Nove settimane e mezzo” ristretto in una prima settimana di concepimento amoroso, dilatato poi per i due anni regolamentari dei francesi sulla durata media di una storia d’amore. Almeno da parte mia.

Certo che detto cosi’ non sembrerebbe poi tanto male, ma l’infernale ”amor che a nullo amato amar perdona” delle storie di amore maledetto, ma ricambiato, tormentava solo me, mentre a lui che ”si lasciava amare per comodato d’uso” tutto scivolava come le mie lacrime sui vetri, mentre io nei momenti di malessere languivo di avvilente frustrazione, e poi, per sopravvivenza, davo al mio carnefice le istruzioni per l’uso, convincendomi che in fondo lui mi amava a modo suo.

Ma così non era, lui non mi amava affatto, gli piacevo solo un po’ a letto, e per il resto era un continuo prendere da me, anche se relativamente piccole cose materiali, ma in me aveva un rifugio sicuro, da quando prendeva il raffreddore e gli compravo le medicine, a quando gli si sfondavano le scarpe da ultras e gliele ordinavo su Amazon, o quando perdeva i treni per tornare al paesello e mi chiedeva ”se si poteva sdraiare sul mio cuor”, parafrasando una mia chanson…

Dunque, cara Pamela, starai aspettando la ricetta per liberarti dal tuo rapporto tossico, speculare al mio, ma saprai che la ricetta non c’e’, se non la condivisione della mia storia con il tuo sentire. E mentre mi stai leggendo ti racconto solo il mio finale…

Quando ho deciso di lasciarlo mi sono improvvisata Laura Storm, come il personaggio televisivo di Lauretta Masiero, una detective romantica, ma credo che tu non fossi ancora nata quando la vedevo nella Tv in bianco e nero. Insomma, ti dicevo che l’ho spiato nei suoi percorsi cybernetici nel suo cellulare, e aggiungo il dettaglio che nel mentre lui russava come un trattore, quando amavo persino il suo russore. Tanto per far rima baciata sull‘eutanasia di un amore (film con Ornella Muti e Tony Musante).

Cosi’, dopo aver scoperto quel che non volevo sapere, e cioe’ che per lui ero come la sua piu’ fantasiosa e accogliente cliente, ho reciso il cordone ombelicale della dipendenza affettiva, causando la dolorosa e lenta morte del mio amore.

Sempre prima Mia e poi Vostra

Mava Fanku’

Ascolta PUFF PUFF – Ridevi del mio amor sdraiato sul mio cuor

PUFF PUFF – Melodia Emyliu’ Spataro – Testo Ersilia Cacace – Voce e arrangiamento Svetlana

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AMO UN TRUFFATORE SENTIMENTALE. AIUTAMI A LASCIARLO @ La Posta del Cuore di MAVA FANKU’

Mava Emyliù Fankù canta con Milly “Violino Tzigano”

Cara Pamela, hai dimenticato di firmarti e io ti chiamerò come la protagonista della truffa sentimentale del secolo televisivo di Mark Caltagirone 🙂 Anche se tra i due casi ci sono differenze abissali, innanzitutto perchè la tua storia sento che è vera, o comunque verosimile, avendone vissuta una analoga anch’io.

Entrambe abbiamo conosciuto il nostro criminale Cupido su una chat, ma tu hai proceduto gradualmente nella conoscenza virtuale per un lungo periodo, prima di incontrarlo realmente, o come dico io per indorare la pillola, nella “magica realtà”… Ma almeno, per esserti subito solidale, noi la storia l’abbiamo vissuta nella nostra vita reale senza ingannare nessun telespettatore (come nell’altro caso) se non ingannando noi stesse, perchè abbiamo entrambe forzato il rapporto per solitudine, autorizzando inconsciamente l’altro ad ingannarci.

Almeno nel mio caso è così, avendolo vissuto in prima persona, ma identificandomi con te e leggendo tra le righe della tua letterina che non pubblico, preferisco immaginare che anche per te sia lo stesso. Eppure nè io nè te siamo delle sprovvedute, ma sentirci raccontare cose intime dall’altro, della sua infanzia difficile, abbandonato dalla madre per indigenza e collocato dai servizi sociali in una casa famiglia, beh, è la ricetta magica per attivare il nostro naturale istinto materno represso e inappagato, specie se a pronunciare l’apriti sesamo è un vigoroso ragazzone, mentre ci coccola dopo l’amore. Apres L’Amour :*

Ma i ladri d’amore cosa ci hanno guadagnato? Per quanto ti riguarda mi dici poco di materiale, perchè sei un’artista col Reddito di Cittadinanza, quindi giusto la ricarica telefonica, qualche regalino alle feste comandate e al compleanno, snikers da camminatore su Amazon, un buon cellulare cinese che puntualmente gli cadeva durante le maratone scheggiandone il vetrino, e qualche cenetta afrodisiaca che gli preparavi con dedizione, come una mogliettina innamorata, e tanto amore di notte, addormentandovi abbracciati con le gambe intrecciate… E fin qui tutto romantico da due cuori in un nido d’amore, perchè a casa della madre borderline non c’era neanche la corrente, e non riusciva a dormire per le urla improvvise di lei nel cuore della notte, in preda a crisi di panico…

Perciò la tua casa e il tuo corpo, per lui erano un rifugio dove sprofondare sereno. Tutto romantico e passionale, magari un pizzico assistenziale, ma per il nostro genere suffragetta/crocerossina sarebbe regolare. Se non fosse per il fatto che al risveglio lo sentivi distante e per niente preso da te come lo eri tu, che pendevi dalle sue belle labbra e dai suoi occhi languidi da cane bastonato, anche se da uno dei due occhi era un pò guercio… Specie quando dopo una litigata, per ricaricarti la dipendenza ti instillava una dose di “sei la vita mia”… Magari la vita del suo cellulare e dei suoi piedoni fumanti di sicuro )*

Il mio aveva occhi assassini di cuori (a detta di una mia scettica e disincantata amica), come sono diventata scettica anch’io dopo aver fatto le tue stesse scoperte spiando il suo whatsapp… un classico da “Perfetti Sconosciuti”, il fortunato film 😉 Amiche da ogni dove e di ogni genere che lo tampinavano di messaggini correlati da fotine ammiccanti, se non proprio ginecologiche. E altri cuori infranti che si lamentavano di essere state lasciate addormentate nel talamo senza il bacino del risveglio, privandole delle migliori coccole mattutine da erezione chimica, nulla a che fare con la passione, ma con il ciclico ritmo del suo prorompente testosterone da ultras disoccupato con voglia di lavorare zompami addosso.

Insomma, come fare per lasciarlo, visto che sei svilita dall’uso e consumo della tua dipendenza affettiva, dunque della tua Vita?

Ti dirò come ho fatto io a liberarmene, in una prossima puntata, ma ti avviso che non sarà facile…

Abbraccio la tua storia speculare.

Mava Fankù

LA SPOSA – PH Emyliù Spataro

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MADDALENA. HO CONOSCIUTO UN UOMO CHE NON SA DEL MIO “ANTICO MESTIERE” @ La Posta del Cuore di MAVA FANKU’

Mava Emyliù Fankù canta “Ma l’amore no”

La Letterina di Maddalena

Cara Mava,

mi chiamo Maddalena e faccio la prostituta da sempre. Non voglio pubblicizzare la mia attività, anzi si tratta del contrario. Ho conosciuto un uomo che non sa del mio lavoro. Ci siamo trovati a guardarci negli occhi, da un tavolo all’altro, in un ristorantino del Centro di Roma, vicino Fontana di Trevi, dove vado sempre a mangiare da sola. Anche lui era da solo. Per me quel ristorante è come un’oasi che condivido solo con me.

Il proprietario e i camerieri credono che sia un’artista solitaria, una pittrice. Arrivo al punto, senza tergiversare. Con Nazareno è scattata subito un’intesa di sguardi e da quella sera, dopo essersi avvicinato per invitarmi al suo tavolo, abbiamo sempre cenato insieme praticamente tutte le sere, come un appuntamento fisso.

Ma la nostra frequentazione si limita a mangiare insieme. Non siamo ancora usciti in coppia da quel ristorante. Ci siamo promessi che lo faremo quando saremo sicuri dei nostri sentimenti, rispettando i tempi delle nostre solitudini.

Nazareno è un uomo meraviglioso e di me sa la mia storia vera, quella che ho sempre vissuto interiormente in modo parallelo al mio lavoro, dissociandomene in una sorta di doppia personalità. La solitudine fa questi scherzi, cara Mava, così come considero te come la mia migliore amica virtuale, perchè seguendo la tua rubrica sono sicura che potrai capirmi e consigliarmi nel modo migliore.

Dopo circa un mese di cenette romantiche ci siamo innamorati in modo tangibile l’una dell’altro, ma avrai intuito che sono in conflitto tra il dirgli tutto, distruggendo tutto, perchè non mi sentirei degna del suo amore, e il continuare (non) a mentire, raccontandogli solo la mia vita interiore parallela, sentendomi comunque una sincera bugiarda per amore.

Amica Mava, consigliami cosa fare.

Maddalena

La Risposta di Mava

Maddalena cara,

la tua storia mi ricorda una persona particolare conosciuta in passato che, come te, faceva il mestiere più antico del mondo. E come te aveva conosciuto un uomo al di fuori del suo lavoro, cominciando a frequentarlo senza dirgli nulla. E come te mi chiese consiglio.

Tu e Rachida (il suo nome d’arte spagnoleggiante) avete cose in comune. Anche lei temeva di rovinare tutto dicendogli la verità. Ed aveva ragione, perché le consigliai di dirgli tutto e lui non la lasciò. Almeno non subito. Lei come te sentiva di non meritare i sentimenti di quell’uomo che la accettava malgrado tutto. Si sentiva sporca. Così dopo breve tempo cominciò a star male, perdendo il controllo della sua doppia personalità.

Ovviamente smise di incontrare i suoi clienti abituali nella camera “dello scopo”, come la definiva con cinica ironia, la stessa camera che mi affittava nel fine settimana, mentre lei lo passava con il suo uomo, che la veniva a prendere sotto casa puntualmente con la sua “torpedo blu”, dopo che lei sfilava davanti a me con abiti e lenti a contatto di colori differenti per essere il più possibile irriconoscibile per i suoi eventuali clienti che la dovessero vedere con il suo Richard Gere 🙂 E io andavo con il mio fidanzatino dell’epoca a casa sua, perché non eravamo indipendenti e preferivamo andare nel bel superattico della mia esotica amica, piuttosto che in un anonimo e triste albergo ad ore.

Aveva il senso degli affari ed era molto pratica, la bella Rachida, e guarniva il “do ut des” con “bon ton”. Pensa che non voleva toccare i soldi con mano e me li faceva avvolgere in una pergamena antichizzata, sulla quale mi pregava di scrivere dei versi poetici estemporanei a lei dedicati, posando poi il rotolino su una grande mano di ceramica bianca, posizionata su un tavolino nero laccato nell’ingresso. Poi ci riceveva nell’ampio salone su soffici divani, portandoci da bere un’apparente tisana salutista (ma con dentro della fortissima grappa cinese), e con in mano la pergamena senza banconota da zentomila lire (eravamo in era pre-euros, quando Wanna Marchi imperava nelle televendite dello scioglipancia con i pesci pirana) fatte prontamente sparire prima di declamarare con enfasi i miei poetici versi.

Era come una cortigiana delle cerimonie la mia “amica”, conosciuta sugli annunci delle camere in affitto su Porta Portese. Se ti sto raccontando questa storia, non è perchè penso che tu sia simile a lei nel carattere, non ne avrei elementi d’altronde, ma piuttosto trovo delle analogie nelle modalità di occultamento della verità. Cosa che ti prego di credere non è un giudizio moralistico nei tuoi confronti, ma fa parte di quel consiglio richiesto che sto cercando di formulare e comprendere io stessa, man mano che scrivo.

Per questo ti dico che, se fossi in te, procederei nella sincera finzione che stai attuando da sempre per sopravvivere ai danni nell’anima che hai sicuramente subito per arrivare a scegliere il tanto edonistico quanto doloroso percorso che hai intrapreso.

Se ti rivelassi come una sorta di Maddalena postmoderna al tuo Nazareno redentore, espieresti “i tuoi peccati” con la rinuncia dell’amore, perchè se non ti lasciasse lui, ti faresti lasciare tu, proprio come Rachida. Quindi regalati la tua oasi d’amore finchè durerà.

Ti abbraccio Maddy :*

Prima mia e poi vostra Mava Fankù

MAVA Emyliù FANKU’ in una storica esibizione all’Evadamo di Torino canta Ma l’Amore No

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ELOGIO DELLA FOLLIA. PSICODRAMMA AL GRANDE FARDELLO @ LA POSTA DEL CUORE DI MAVA FANKU’

Alda Merini (“io sono folle, folle, folle d’amore per te“, recita il primo verso di una sua famosa poesia) è uno dei più alti esempi di follia elevata ad arte pura della parola.

Emyliù legge ALDA MERINI “Io sono folle”

Vittorio Gasmann (“Fa male il Teatro“, titolo di un suo spettacolo durante il quale recitai un monologo dal Trovarsi di Pirandello), grande depresso, e grande mattatore del Teatro Contemporaneo.

Ligabue (Toni el mat, lo chiamavano così), grande pittore e grande matto.

Carmelo Bene (Sono apparso alla Madonna, un suo paradossale aforisma), geniale filosofo neoavanguardista teatrale, era perlomeno borderline.

Vittorio Sgarbi (capra, capra, capra, interlocuzione che incrementa il suo fatturato per le risse televisive a pagamento), grande critico d’arte e primo vip della Tivvù, avrà almeno un disturbo narcisistico condito con greggi di capre in transumanza.

E via degenerando, fino ad arrivare all’esempio più infimo rappresentato dal “Grande Fratello” o, per meglio dire, “Grande Fardello”, che, dopo un inizio di anonimi aspiranti vips, è sempre stata una grande gabbia televisiva di disturbi della personalità, manifestati da così detti “vipponi“, ex personaggi delle spettacolo o pseudo tali, già tramontati o nel limbo del postmoderno influencerismo, più o meno mediocri, e più o meno fobici, come Pamela Prati (inventrice insieme ad altre del caso-psyco di Mark Caltagirone), che usa anche un suo presunto disturbo claustrofobico per aggiungere una nota psichiatrica più seria e generante umana pietas alla sua sindrome di diva del nulla.

E se la nostra Pamela (conosciuta negli anni d’oro del Pantheon, in una famosa piazza di Roma, ritrovo di artisti e aspiranti personaggini dello spettacolo) è una delle figure meno insulse là dentro, figuriamoci tale Gegia, che abbiamo scoperto essere laureata in psicologia (probabilmente con i punti Mira Lanza), o tale Ciacci, st(u)ilista modaiolo con la barba blu, che avrebbe scopiazzato un libro di Giò Stajano, tentando di coinvolgere la nipote in un finto litigio televisivo per venderne qualche copia… Stendiamo un impietoso velo.

E anche la spettacolare Elenoire Ferruzzi, una vera e propria installazione vivente di body-trans-art, con unghie ramificate come rossi peperoncini (così li ho definiti io e poi, subito dopo, la nostra nazional-popolare con aggiornamento post-modernista, Orietta Berti).

Insomma, questi svips, e altri ancora, si sono resi protagonisti di una vera e propria tele-bullizzazione verbale nei confronti dell’ex conduttore televisivo di Bim Bum Bam, volto noto negli anni 70-80, Marco Bellavia, che aveva manifestato agli altri inquilini della casa le sue fragilità emotive con conseguenti problematiche mediche, quali la depressione e gli attacchi di panico. Ma il suo confessato disagio psichico non è stato gradito dal cast di questa edizione e, probabilmente, neanche agli autori dello show che hanno consentito certe dinamiche, senza bloccarle subito (come era stato fatto in altre edizioni) per poi, una volta auto-eliminatosi il concorrente “guasto“, utilizzarle a vantaggio dell’audience del programma nelle puntate successive, facendo un vero e proprio processo in diretta televisiva, con tanto di condanne e sentenze.

Come dire che anche i disturbi psyco, diffusissimi in questi ambienti dove si mercifica l’esibizione della propria vita, spesso travagliata, o mostrata come tale, sono più o meno tollerati, in base alla spettacolarizzazione che il “personaggio” ne fa. A patto che non si esprima un disagio più clinico che televisivo. In passato, tale “Conte Filippo Nardi” manifestò serie problematiche nella gestione della rabbia, arrivando a spaccare elementi dell’arredamento della Casa del G.F. e rilasciando “confessionali” minacciosi per la sua astinenza dal fumo di sigarette che richiedeva in modo violento.

Ecco, questo passa, perchè fa gioco alle dinamiche del programma. Come l’uso terapeutico, quasi da gruppo di autoaiuto, che ne fece Lory del Santo in una passata edizione, quando decise di partecipare comunque anche dopo aver appreso del tragico suicidio del figlio. E tutti si prodigarono a sostenerla durante il percorso. ”

Ma alle esplicite richieste di aiuto di Marco Bellavia, che voleva continuare il suo percorso nel programma, anche se aveva momenti di visibile malessere, non solo sono rimasti quasi tutti indifferenti, ma hanno cominciato ad inveire contro di lui (“tu sei pazzo, ti devi far curare” – è stata l’illuminata diagnosi della psicologa Gegia – e “tu meriti di essere bullizzato” – gli disse carinamente Ginevra Lamborghini, sorella della più nota Elettra, poi eliminata per questo in modo esemplare, accusandolo di voler strumentalizzare il suo problema, e qualcuno insinuò persino che stesse recitando.

Il conduttore Signorini bisogna dire che, in questa occasione, è stato bravissimo a rendere accettabile persino l’inaccettabile, confezionando perbene anche questa ennesima bruttissima televisione, da lui stesso definita tale, come una lussuosa scatola di cioccolatini alla melma di cui il pubblico della tv trash è sempre ghiotto, servendoglieli con un consolatorio retrogusto di “io mi sento migliore di tutto questo”…

Mala tempora currunt… ed è così che questa edizione del Grande Fardello sarà ricordata come l’edizione più miserabile e, in questi tempi di guerre, carestie e pestilenze, probabilmente più seguita.

Mava Fankù

POESIE di ALDA MERINI interpretate da Mava (Emyliù) Fankù

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LO SPETTACOLO DEVE CONTINUARE ANCHE NEL DOLORE. LA POSTA DEL CUORE DI MAVA (Emyliù) FANKU’

ASCOLTA DALLA VOCE DI MAVA (EMYLIU’) FANKU’

In questa rubrica si parla di Amore, nelle più variegate accezioni e grandezza di corpo della prima lettera, o del primo font, dalla “a” alla “A”. Ma quanto può essere grande l’amore per una persona cara che ci ha seguiti sin dalla nascita, e quanto profondo il dolore quando la perdiamo?

Nell’ambiente dello spettacolo si dice “The show mast go on”, sopratutto per le persone che amiamo, e nel nostro caso quando vengono a mancare, anche per elaborare la loro perdita, dedicando loro la nostra parte migliore, quella creativa e vitale.

Bambolamia la chiamavo nell’infanzia, per via di un vestito a fiori con la gonna a balze che faceva la ruota, ogni volta che glielo chiedevo. Mia zia mi ha lasciato ieri con tanti dubbi sulla sua morte, non dovuta certamente all’età, perchè fino a pochi mesi fa era giocosa e iperattiva, mentre noi tendiamo alla depressione (come tutti i clowns e i Pierrot Lunaire), ed era (quasi) lei (dopo la nostra governante) che badava a noi nipoti e alla sorella, la nostra amata Mammina che ci ha lasciati a luglio.

Vederle litigare come due bambine capricciose e poi fare pace e darsi i bacetti, mi dava tanta serenità, che ora ho perso per sempre. Prenderci cura, io e mia sorella, della zia che si era ammalata per il dolore del nostro primo lutto, era diventata una nostra priorità che ci aiutava a lenire la sofferenza.

Ma non voglio intristirvi oltre e, nell’attesa che torni la verve del mio alter ego, vi abbraccio caramente tutti per la vicinanza che mi state dimostrando.

Mava (Emyliù) Fankù

In ricordo di Zia Lucrezia, qui sembra una bellissima diva del Cinema muto, con Amore dal tuo Emiliuccio

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  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

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