3 Ottobre 2023

ITALIA

PIU’ LIBERAZIONE CHE MAI @ PENSIERINI POLITICI DI MAVA FANKU’

ASCOLTA il podcast dalla voce di MAVA , con “La Libertà'” di GIORGIO GABER

Come sarà quest’anno la Festa della Liberazione dal nazifascismo, rispetto al passato?

Considerando che finora gran parte dei politici delle destre che ora sono al governo hanno sempre cercato di glissare questa celebrazione, cosi’ come ha fatto recentemente La Russa, non rispondendo alla domanda dei giornalisti, posta durante la presentazione del libro di Casini a Milano. Sembra quindi che le destre non abbiano nulla da festeggiare e questo non promette niente di buono.

Vedremo chi sarà coerente con il passato e chi invece, rappresentando adesso il governo di una Repubblica Democratica Antifascista, dovrà fare buon viso a cattivo gioco.

Il buon senso mi porta a pensare che, l’unica figura rassicurante che può presenziare con credibilità a questa fondamentale celebrazione, è il nostro beneamato Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

E fosse per me, a questo punto, per scongiurare il pericolo implicito di una mini deriva anti democratica a causa dell’operato di questo governo, che già dopo pochi mesi sta collezionando una serie di piccoli danni, auspico una presa di posizione netta e precisa del nostro Presidente.

Unico baluardo di Democrazia e Libertà.

Mava Fankù

GIORGIO GABER – LA LIBERTA’

@da YouTube – Sono Solo Canzonette

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FIGLI DI UN DIO ORBAN @ LA PILLOLA POLITICA DI MAVA FANKU’ (CON PODCAST)

Ascolta dalla voce di Mava

🌜Che il fascismo non esista più storicamente é acclarato, perlomeno nella nomenclatura e nei fatti storici.

🌜 Ma nel seno della democrazia, nella nostra Repubblica che ne è subentrata, ne sono sopravvissuti l’ideologia e il pensiero.

🌜E non occorre nascondersi dietro neologismi quali sovranismo o nazionalismo, per verificare che certe azioni di questo attuale governo tendono ad oscurare la democrazia dei diritti civili egalitari, specie se riguardano l’intera comunità europea di cui facciamo parte.

🌜 Come sull’attuale tema dei diritti dei bambini nati nell’interno di una coppia omogenitoriale, riconosciuti dall’Unione Europea, ma disconosciuti solo dall’Ungheria di Orban, dalla Polonia, e ora dal Governo Meloni che vuole sempre più accomunare la sua Italietta al modello oscurantista di Orban.

ANSA – FIGLI DI COPPIE OMOSESSUALI – CENTRODESTRA DICE NO AL REGOLAMENTO UE

@Foto Web

🌜E il tutto, come al solito, colpendo populisticamente la disinformazione politica della maggioparte dell’elettorato cattolico in genere, con lo spauracchio che l’equiparazione in tutti gli Stati europei dei diritti sui figli di due genitori dello stesso sesso, possa favorire la maternità surrogata, pratica proibita in Italia come in altri Stati e che resterebbe tale.

🌜Ma dopo una serie di promesse disattese con retro-march, qualcosa di destra, questo governo di destra, doveva pur fare per distrarre l’elettorato deluso, con il solito effetto speciale del moralismo distraente.

🌜E così per soli 4 (quattro) voti di differenza al Senato, 7 su 11, questa maggioranza ha messo un altro tassello nero non solo  sul puzzle arcobaleno di quelle famiglie con bambini che non vedranno riconosciuti i loro amati genitori come tali non solo se si sposteranno, che so, dalla Francia, dalla Germania o dalla Spagna in Italia, ma soprattutto per le cose di vita quotidiana:

come andare a prendere il figlioletto all’uscita di scuola (se non con una umiliante delega fatta dal genitore biologico), o come andare tristemente a trovare la propria bambina malata in ospedale; ma il tassello nero di cui sopra è stato messo pure sul puzzle di quell’Italia che ama la democrazia e che, con questo modus operandi, sembra sia sempre più in preoccupante minoranza.

🌜Anche se così non è, se uniamo all’opposizione il primo partitone degli astensionisti, che vogliamo chiamare il Partito di…

🌜Mava Fanku’

@Foto Web

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ARRIVEDERCI, GINA!

La Lollo è scomparsa a 95 anni ultima icona, insieme alla Loren, delle divine del cinema italiano del dopoguerra. Attrice, scultrice, fotografa ma sempre e comunque diva, sia nella vita pubblica che in quella privata. Inconfondibile grazie alla sua criniera di capelli castani, i gioielli a cascata e gli abiti vivaci che disegnava lei stessa, l’attrice si è spenta dopo aver subito la frattura del femore, lo scorso settembre.

Gina Lollobrigida nel 1947

Gli inizi. La studentessa dell’Accademia delle Belle Arti, che si manteneva agli studi vendendo caricature disegnate col carboncino e posando per i primi fotoromanzi, si piazzò al terzo posto del concorso di Miss Italia 1947, dopo Lucia Bosè e Gianna Maria Canale, iniziando così una lunga carriera cinematografica. Definita da Alessandro Blasetti come maggiorata fisica, neologismo destinato a entrare nella lingua italiana a significare una donna dalle forme importanti, venne diretta dai grandi come Risi, Comencini, Soldati, Zampa, Bolognini. Come dimenticare la leggendaria Bersagliera di “Pane, amore e fantasia”, il film del 1953 con Vittorio De Sica?

Gina Lollobrigida fu una delle poche attrici italiane a recitare a Hollywood, su invito di Howard Hughes, il famoso talent scout e produttore. Tuttavia, pur avendo partecipato a pellicole di successo, a fianco di partner del calibro di Sinatra, Rock Hudson, Yul Brinner e altri, preferì tornare in Italia per il timore di essere rinchiusa in una gabbia dorata; forse la decisione fu presa anche in virtù dei contatti avuti con le attrici di maggior successo dell’epoca, tra le quali la Monroe, delle quali fu testimone dei danni prodotti dallo star system.

Gina Lollobrigida e Marilyn Monroe

Ed è proprio il bisogno di libertà ad aver caratterizzato la vita della Lollo: quando il cinema perse il suo fascino, si dedicò alla scultura con diverse mostre in tutto il mondo, e alla fotografia: è celebre l’intervista a Castro, ma anche Salvador Dalì, Kissinger e la Hepburn vennero immortalati da Gina.

La Lollo intervista Castro

A novantuno anni, nel maggio del 2018, dichiarò al quotidiano Libero di essere stata violentata a 18 anni da un famoso calciatore della Lazio, che però non denunciò e del quale non rivelò mai il nome. Il primo marito fu un medico sloveno, Milko Skofic, dal quale ebbe un figlio, Andrea; successivamente, arrivò l’affaire Rigau, ossia il matrimonio attraverso una falsa procura con l’imprenditore spagnolo, sembra contratto nel 2011, dopo anni di relazione, e poi annullato dalla Sacra Rota, e da molti considerato solo un’unione di interesse.

Gina era ricca, ricchissima e forse è stato questo a generare i problemi e le cause intentate contro la sua famiglia. Nel luglio 2013 mise all’asta alcuni dei suoi gioielli ricavandone quasi quattro milioni di euro. Pare che il patrimonio della diva sia attualmente stimato in circa 215 milioni di dollari, e si prevedono già battaglie per la sua divisione, oltre a quelle già intentate contro il suo assistente Andrea Piazzola, accusato dal figlio della Lollo di aver sottratto beni per tre milioni di euro durante il periodo tra il 2013 e il 2018.

Comunque sia, è morta una diva: caparbia, sicura di sé, irriverente, libera. Arrivederci, Gina!

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LE PILLOLE POLITICHE di MAVA FANKU’ 2

Ascolta dalla voce di Mava

Sottofondo musicale: Balocchi e Profumi di E.A.Mario 1928

Sta proprio incombendo il momento fatidico. Tra qualche giorno sapremo se potremo continuare a sperare in un Paese democratico e libero, seppur alLETTAto cerebralmente, in cui però non avverrà alcuna regressione oscurantista, oppure se – per esempio – dovremo aspettarci l’attuazione di provvedimenti di legge che vietino la prevalenza della musica straniera sulle Radio, diffondendo almeno un ottanta per cento di musica nazionalista…

Perchè questo è stato capace di enunciare il SALUME prima di abdicare nella passata legislatura, quando era in coppia con le Stelline Cadenti.

E la MELONA “quella con occhi di fuori come pesce da freezer” (frase che pronunciò una governante georgiana quando la vide per la prima volta alla Tv italiana) sarebbe stata capace di far meglio il peggio del suo partner da tagliere.

Prima Mia e poi Vostra Mava Fankù

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DEVIANZA – LORENZO SANCHEZ – GEOGRAFIE DELL’IDENTITA’

La posso anche scrivere da sola, questa parola – ma da sola essa non sarà mai. Come serpi sotto una pietra, sotto di essa troviamo ideali e concetti, propagande e retoriche. La devianza non può esistere se non in presenza di una norma, di un destino, di qualcosa che-non-dovrebbe-essere-così-come-è.

La deviazione è ciò in cui incorriamo quando il nostro tragitto viene interrotto, un angolo laddove sarebbe dovuta essere una linea. Nello scrivere questa parola, Giorgia Meloni (e Fratelli d’Italia) ha tracciato tale linea. Un perimetro fatto di punti, entro i quali racchiudere – e descrivere – i corpi e le menti dell’Italia desiderata.

Lorenzo Raonel Simon Sanchez

Diciamolo: l’idea del rigore nel corpo e nella mente è un’idea vecchia e pure fascista. Fascista non solo per storia, ma anche per necessità. Per simbiosi. Lo stato-nazione, così come concepito nel suo significato più originale – quell’illusione di un passato condiviso e di un destino comune, di un sangue unico che si rende muscolo e poi braccio, ed ancora forza – nella sua spasmodica ricerca di unicità, di Senso, di totale supremazia, nasce e muore sui nostri corpi e nei nostri comportamenti. 

Il corpo non è solo un corpo – esso è un simbolo. Esso è il primo bastione in carne viva della fortezza nazionale. Il corpo maschile, inteso come virilità pura, come potenziale arma, come ideale di forza, integrità, impero; il corpo femminile, egualmente forte ma subordinato – giacché in esso, ci dicono, la nazione si riproduce.  Lo stato-nazione non può esistere se non nel binarismo dei corpi e dei generi; ne deriva che l’integrità dei corpi e delle menti, nonché la tutela del genere binario, sono una questione esistenziale per l’idea di nazione: il potere, ora armato, ora intellettuale dell’uomo si contrappone al potere biologico della donna.

Il corpo grasso, e ciò che esso per loro rappresenta – indolenza, pigrizia, debolezza – è nemico della nazione. Il corpo anoressico è nemico della nazione. Gli alcolisti e i ludopatici, coloro che si drogano, fumano o si feriscono, attentano al corpo – e dunque alla nazione. I comportamenti isolanti o evitanti, la ludopatia, sono nemici della nazione, sicchè essi denotano una debolezza inaccettabile nella mente e, verosimilmente, una corruzione nel corpo.

Ma quanto è orribile tutto questo? Quante cazzate. Quanti modi inutili di auto-infliggersi violenza e scambiarla per cultura. A questo ideale di mondo dobbiamo rispondere con un secco e deciso: no. No, no grazie, come se avessi accettato e tanti cari saluti.

Lorenzo Raonel Simon Sanchez


C’è una buona notizia: se lo stato-nazione fascista può vincere sui nostri corpi, su essi può anche perdere. Non certo a botte di “viva le devianze” scritti senza comprensione e con fare, diciamolo, un po’ paternalistico. Non sarà la mano dorata del patriarca a portare la pace sui nostri corpi – ma l’accettazione del nostro potere innato, della sovversività a noi concessa per natura e per elezione. La sovversività insita nel guardarsi allo specchio e accettare ciò che in noi è “”deviante””. La sovversività ribelle nei corpi androgini, in quelli queer, in quelli transgenere – nei corpi liberi. La rivoluzione che esiste nell’accettare i traumi individuali e collettivi, nel rinnegare la violenza a noi proposta, nel non nascondere le difficoltà, le vulnerabilità, le patologie e i modi in cui esse si intersecano con le gerarchie di dominio e oppressione che ci circondano, con gli spazi che abitiamo, con gli ambienti in cui viviamo.

Non dobbiamo ingannare noi stessi pensando che lo scambio tra Giorgia Meloni e Enrico Letta (e compagini varie) sia solo su fisicità e comportamenti. È una distrazione – in realtà si parla di potere, ovvero della capacità di far diventare un’unica prospettiva quella dominante, e di controllo – ovvero del modo in cui tutelare il potere. Ancora non sanno, poveretti, di essersi imbarcati in una battaglia dalla quale, presto o tardi, usciranno perdenti. Presto o tardi eserciteremo collettivamente le sovranità dei nostri corpi, e sarà pace. Almeno per un po’.

Sanchez – Warhol

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  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

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