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QUANDO LA PEZZA E’ PEGGIO DEL BUCO. IL SENSO DI LA RUSSA PER LA STORIA

La gaffe del presidente del Senato La Russa ha fatto il giro del web.

Via Rasella non è stata una pagina gloriosa della Resistenza”, ha dichiarato il presidente del Senato, La Russa. “Quelli che i partigiani hanno ucciso non erano biechi nazisti delle SS ma una banda musicale di semi-pensionati, altoatesini (in quel momento mezzi tedeschi, mezzi italiani), sapendo benissimo il rischio di rappresaglia al quale esponevano i cittadini romani, antifascisti e non”.

La Storia però racconta ben altro che la narrazione dell’onorevole La Russa. E lo dimostrano i giornali dell’epoca.

L’ATTENTATO DI VIA RASELLA

L’attentato di via Rasella a Roma, fu concepito in un contesto storico segnato dal clima di terrore imposto nel centro-nord del Paese dai nazifascisti. Questi, supportati dei fascisti della RSI, ossia della Repubblica Sociale di Mussolini, intendevano stroncare qualsiasi tipo di resistenza. Roma poi, era stata oggetto di atti di efferata crudeltà nei mesi precedenti all’attentato. C’era bisogno di un’azione esemplare che scuotesse gli animi e incitasse alla rivolta; il peso morale e il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo, ma secondo la Brigata Garibaldi – di orientamento comunista – e il GAP Gruppi di azione Patriottica, non si poteva fare altro. E così fu.

La bomba, piazzata in un bidone dell’immondizia, esplose uccidendo 33 soldati nazisti, ferendone circa 100 e uccidendo 2 civili di passaggio, oltre ad altre 4 vittime civili cadute durante la sparatoria che seguì all’attentato. Le vittime militari facevano parte di una colonna del III battaglione del reggimento Bozen (Bolzano), creato in Alto Adige nel 1943, addestrato, inquadrato in funzione antipartigiana e, a Roma, impiegato per compiti di sorveglianza. Si trattava di soldati che non facevano parte delle SS, sebbene come tutti i reparti di polizia tedesca dipendevano dalle SS. Perciò non si trattava di musicisti ma di repressori, che non erano a Roma per allietare i cittadini con la musica ma per sottometterli con la violenza e il terrore.

Via Rasella innescò un grande numero di discussioni durante gli anni, soprattutto sull’effettiva utilità dell’attentato al quale poi era seguito l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Pur non avendo cambiato significativamente l’andamento del conflitto, l’azione partigiana aveva però testimoniato la volontà di resistenza dell’Italia, fatto non scontato.

LE SCUSE DI LA RUSSA

A seguito delle polemiche esplose in seguito alle sue dichiarazioni, La Russa si è poi scusato della sua ignoranza attraverso una nota stampa: “Ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti, ma credevo che fosse ovvio e scontato oltre che notorio. Non so poi se effettivamente è errata la notizia, più volte pubblicata e da me presa per buona, che i riservisti altoatesini inquadrati nella polizia tedesca facessero anche parte della banda militare del corpo. Fatte salve le persone che hanno commentato pretestuosamente e in prevenuta malafede, voglio invece scusarmi con chi anche in forza di resoconti imprecisi abbia comunque trovato motivi di sentirsi offeso“. Il presidente del Senato ha poi aggiunto: “Spiace sinceramente che nell’ambito di una lunga intervista rilasciata a Libero, a seguito delle mie poche parole in risposta a una precisa domanda sulle pretestuose critiche indirizzate a Giorgia Meloni in occasione delle celebrazioni per l’eccidio delle Fosse Ardeatine – a cui ho più volte partecipato con profondo sdegno e commozione – sia nata una polemica più ampia di quella che volevo chiudere. Quel che è certo, è che proprio per evitare polemiche, mi sono volutamente astenuto nel dire che sull’azione partigiana di via Rasella molti, anche di sinistra, sono stati assai critici. Mi sono limitato a dire: ‘non è stata una delle pagine più gloriose della Resistenza partigiana‘.

LA PETIZIONE PER CHIEDERE LE DIMISSIONI DI LA RUSSA

Intanto in queste ore è stata aperta una petizione sul sito Change.org per chiedere le dimissioni del presidente del Senato:

https://www.change.org/p/il-presidente-del-senato-deve-dimettersi-dichiarazioni-incompatibili-con-incarico?recruiter=43810520&utm_source=share_petition&utm_campaign=psf_combo_share_initial&utm_medium=whatsapp&utm_content=washarecopy_35880728_it-IT%3A4&recruited_by_id=decf15f0-6d48-0130-6ae4-3c764e04a19b

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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