QUANDO UCCIDE, NON CHIAMATELO AMORE – VOCI DI SAVERIO GIANGREGORIO
Femminicidi, in Italia:
2019, 92 donne uccise.
2020, 101 donne uccise.
2021 , 103 donne uccise.
Nel 2022, al 27 agosto siamo a 71 donne uccise; secondo alcune fonti, le vittime sarebbero addirittura 77.
Questo significa che ad oggi, e nonostante l’approvazione del Codice Rosso del 19 luglio 2019, ogni misura a tutela della donna ha fallito.
Se ogni tre giorni una donna viene uccisa, non si può che scrivere e parlare di fallimento.
Che il Codice Rosso poi non sia sufficiente a contrastare il femminicidio, lo dicono il numero delle donne uccise in continuo aumento dalla sua entrata in vigore.
Non basta aumentate le pene come deterrente per non uccidere una donna.
Alessandra Matteuzzi è stata uccisa dal suo ex fidanzato nonostante l’avesse denunciato per stalking.
E come lei, altre.
Se Alessandra Matteuzzi fosse stata invece dotata di una scorta, come chiede da anni Gessica Notaro (La Repubblica del 26 Agosto), a sua volta sfregiata con l’acido dal suo ex, sarebbe ancora viva.
Se vogliamo contrastare veramente la mattanza del femminicidio, non dobbiamo chiederci quanto costa tutelare una donna.
Il rischio di femminicidio non può essere visto e trattato come un costo per la comunità, ma come un investimento a tutela della società, prima ancora che a tutela delle donne.
Una dichiarazione su tutte, che mi ha impressionato moltissimo, è stata quella del magistrato Fabio Roia rilasciata a La Repubblica giovedì 25 agosto:”Tutte le donne che dicono no a un uomo violento oggi sono a rischio”.
Un pozzo nero senza fondo sarebbe sempre meno profondo di questa dichiarazione.
Le donne che dicono no a un uomo non devono più essere a rischio.
Per fare questo, quindi, va colmata la lacuna di operatori di polizia giudiziaria, e quella dei magistrati.
Ad oggi infatti mancano 1617 magistrati su 10558 in organico.
Il femminicidio si combatte sensibilizzando quotidianamente sul tema, e investendo in più risorse umane; rendendo i tribunali più efficienti.
La fine di una storia non deve più apparire come la fine del mondo.
Le donne non sono “nostri oggetti” che possiamo decidere anche di distruggere quando la storia finisce.
Mio non è per sempre.
Una donna che non vuole essere più “mia” ha tutto il sacrosanto diritto di continuare a vivere.
Cambiare quindi approccio, quando la donna rinuncia a continuare una relazione, deve essere il primo passo da parte dell’uomo per contrastare la mattanza del femminicidio.
Saverio Giangregorio
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