FERZAN OZPETEK

LA DEA FORTUNA di OZPETEK. OMOGENITORIALITA’ E FLUIDITA’ AFFETTIVA @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Nel giorno della Santa Pasqua, continua il viaggio nello streaming A.C. (non Avanti Cristo, ma Ante CoronaVirus) con un film di Ferzan Ozpetek, uscito a ridosso dell’inizio politico della pandemia in Italia

“La Dea Fortuna” di Ferzan Ozpetek mi sembra una buona evoluzione postmoderna dell’arcaico ”Le Fate Ignoranti”, dove l’omogenitorialità e la fluidità affettiva fanno da filo conduttore nel nuovo film corale del regista turco romano.

E come ne ”Le Fate Ignoranti” ci sono certe atmosfere conviviali delle feste e mangiate collettive in terrazza, ma questa volta non sempre amicali e non sempre a Roma, che dal suo amato quartiere Ostiense del primo film ambientato a casa del regista, si sposta nel quartiere di Piazza Bologna, e nella parte finale anche nella splendente natura siciliana, in quel di Palestrina dove si trova il santuario della Dea Fortuna…

E c’è anche la sua onnipresente amica turca Serra Ylmaz e una nuova figura di donna transgender, Cristina Bugatty, che seppur sia molto brava e con una elegante fisicità, non fa dimenticare l’eterea Lucrezia Valia (presente anche in ”Magnifica Presenza”) che nel suo affinamento ancor più femminile di oggi sarebbe stata perfetta, ma la scelta di una nuova attrice trans è stata comunque felice e allontana l’effetto di uno smaccato remake.

Felice anche la scelta di Edoardo Leo che, da buon attore di commedie, caratterizzato sempre sul genere “coatto de Roma”, qui viene consacrato con il suo primo ruolo ricco di sfumature, seppur sempre un pò romanaccio, ma in un film d’autore.

Bravo e solido oscura un po’ Stefano Accorsi, altro erede de ”Le Fate Ignoranti” che a vederlo vent’anni dopo dicono abbia sempre la stessa espressione di allora, che trovo comunque sia una bella espressione.

I due interpretano una coppia gay in crisi che durante una festa riceve la visita di una loro comune e molto cara amica (la sempre intensa Jasmine Trinca) che porta i suoi figli, una ragazzina di 12 anni e un bambino più piccolo.

E dalla sua richiesta alla coppia di amici di prendersi cura dei suoi bambini, nell’attesa di ricoverarsi in ospedale per accertamenti clinici, si dipana tutta l’avvincente storia… Il cameo di Barbara Alberti è una nota divertente nella malinconia della trama.

La scrittrice è stata consigliata al regista nientepopodimenochè da Mina (magnificamente presente nella colonna sonora), ha il fisico del ruolo perfetto per la vecchia madre stronza di Jasmine Trinca, tanto aristocratica quanto crudele, ricalca se stessa ben diretta con misura.

Uno dei pregi di questo bel film, oltre all’ottimo cast e all’attualità della storia, è la figura amicale della transgender, disegnata con garbo e senza citare il genere neanche una volta. Cose che avvengono solo nei film di Ozpetek come in una fiaba Lgbtxyz.

Parola di Mava Fankù

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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