10 Dicembre 2023

femminismo

FESTIVAL DELLA VAGINA FELICE IL 4 E 5 NOVEMBRE A ROMA. IL PROGRAMMA COMPLETO

Anche quest’anno torna il Festival della Vagina Felice, che si terrà il 4 e il 5 novembre e verrà ospitato da Acrobax. Un’occasione da non perdere per parlare di sessualità e non solo.

Il Festival si svolgerà a Roma, con un programma di tutto rispetto: dai laboratori ai workshop, agli incontri con psicoterapeute, sex counselors, ai gruppi, alle performance teatrali e ai giochi di ruolo. Sembra strano che tutto questo accada nel 2023, quando il rapporto della donna col proprio corpo sembra una cosa consolidata. Diversa era l’epoca dell’autocoscienza e dei suoi gruppi: negli anni ’70 proprio questi ultimi furono tra le prime esperienze del femminismo.

Gli incontri del Festival

Molto interessante “Luna e Donna – la potenza nascosta delle mestruazioni” Incontro sulla fase mestruale e premestruale e laboratorio di creazione del disco lunare con Aurora Ticino”, workshop sul ciclo femminile. E’ sicuramente un segno positivo, indicativo del fatto che le donne si stanno liberando di un peso non indifferente: quello legato alle mestruazioni, che venivano considerate qualcosa di sgradevole e da nascondere. Tuttavia l’altra faccia della medaglia era la menopausa, che sanciva l’inizio della terza età e collocava la donna in una posizione disagiata perché senza più ciclo, quindi non più desiderabile. Pensiamo ad esempio, al “vezzo” di alcune donne di abbassarsi l’età o di non dirla. Il motivo? Essere considerata ancora giovane e fertile, quindi papabile. Il binomio giovinezza=desiderabilità è forse quello che ha fatto più danni a quante lo hanno, volontariamente o meno, introiettato dando slancio a un maschilismo riassumibile nella frase “piaccio dunque sono”. Quindi, vivvaddio il Festival della Vagina Felice.

Sono molto interessanti anche altri panel, dedicati al piacere femminile che per molte è ancora una cosa sconosciuta. Per questo, è importante parlarne, confrontarsi e creare rete. Anche qui è necessario abbattere un muro di reticenza che purtroppo imprigiona molte donne, che non riescono a parlarne e vivono la loro sessualità in maniera passiva e non soddisfacente, arrivando addirittura a “interpretare” un orgasmo che non c’é. Si è mai visto, invece, un uomo fingere di averne uno? (https://www.ipsico.it/news/orgasmo-femminile/).

Il programma completo

Il Festival della Vagina Felice torna anche quest’anno ospitato da @AcrobaxProject.
Due giornate all’insegna della decostruzione e liberazione delle nostre identità ed espressioni sessuali.

Due giorni di laboratori, incontri, arte e musica per incontrarsi, ri-conoscersi, fare rete, divertirsi.

Ecco il programma completo delle due giornate
(per altre info e costi scarica il programma o scrivici a vaginafelice@gmail.com)

Sabato 4 Novembre 2023

11.00 – 16.30 “Indossare lo sguardo – Quasi fosse amore” -Laboratorio esperienziale di teatro e bioenergetica per la decostruzione degli stereotipi di genere a cira di LABirinti APS con Daria Di Bernardo e Marianna Manca”.

11.00 – 13.00 “Cos’è il sesso?” Spettacolo laboratorio per bambinə (6-99 anni) con Giulia Innocenti, Francesca D’Onofrio e Silvio Montanaro

11.00-13.00 “The Glorious Vagina – i 3 fluidi vulvo vaginali del piacere” Laboratorio con Elena Benigni

11.00-13.00 “PInk* un gioco da ragazze?” gioco da tavolo collaborativo femminista intersezionale

14.30 – 16.30 “Di che genere è il genere? Tempo per l’educazione sessuale” Tavola rotonda con Elisabetta Todaro, Marta Girardi, Francesca D’Onofrio e Antonio Gnazzo

14.30 – 16.30 “Incontro rituale per la dissoluzione del genere” Laboratorio ideato e guidato da Nitx

14.30- 16.30 “Lo famo strano?”gioco da tavola a squadre interattivo su Fun Facts sulla sessualità nel mondo animale a cura di Alzaia

17.00 – 20.00 “#Nofilter” Cerchi per capirci e comunicare con gli altri generi con Sabrina Lucidi e Diego Galli

17.00-19.00 “Un Poliamore così grande” Presentazione del libro con l’autrice Dania Piras

17.00 – 19.00 “Liberazione Pelvica e Amor Proprio” Laboratorio con Daphne

17.00 – 19.00 “Luna e Donna – la potenza nascosta delle mestruazioni” Incontro sulla fase mestruale e premestruale e laboratorio di creazione del disco lunare con Aurora Ticino

dalle 22.00 “DJ SET elettronica afrobeatz, discofunk, technohouse con Dj Rey aka Andrey dei Disabili Pirata +Performance Riot Vocalist di Nitx”

Domenica 5 Novembre 2023

11.00-13.00 “Accendersi – Stimolare il corpo, infiammare la mente” Workshop esperienziale a cura della Tana Libera Tutt*

11.00 – 13.00 “Il volto nascosto della poesia erotica” Laboratorio a cura de Le Lupe

11.00-13.00 “LIBERE-AMO IL CORPO NEL PIACERE” (L’Orgasmo coi Sensi) – Laboratorio di esplorazione sensoriale e liberazione del corpo con Caty Barone

11.00-13.00 “Lo famo strano?”” – Gioco da tavola a squadre interattivo su Fun Facts sulla sessualità nel mondo animale” a cura di Alzaia

11.00-13.00 “Sex work: tra orgoglio e pregiudizio” Incontro aperto – Marilina Marino dialoga con Maria Sofia Federico

13.00-14.30 Incursioni musicali della Menestrella Femminista

14.30-16.30 “Esplorando il ciclo mestruale: Arte, meditazione e sorellanza” Laboratorio esperienziale artistico con Jessica Moroni

14.30-16.30 “Non è amore questo” proiezione film documentario e dibattito con l’attrice-autrice Barbara Apuzzo

14.30-16.30 “Giochiamo al dottore” Workshop esperienziale a cura di Francesca D’Onofrio

14.30-16.30 “PInk* un gioco da ragazze?” – gioco da tavolo collaborativo femminista intersezionale

14.30 – 16.30 “La rete e la cura per una rivoluzione politica” incontro a cura di Z.E.D.

17.00-19.00 “ControcorrEndo – vivere con l’endometriosi alla ricerca della felicità” presentazione del racconto e dibattito a cura di La Voce di una è la voce di tutte

17.00-19.00 “Pene maschili” laboratorio teatrale di liberazione dalla sessualità patriarcale a cura di Parteciparte

17.00 – 19.00 “Fantasie Scorrette”” laboratorio a cura del collettivo KinkyGirls

17.00-19.00 “Autoproduzione Assorbenti Lavabili” laboratorio a cura di Max

17.00 – 18.00 “La megera dei sensi” Reading poetico a cura dell’autrice Simona Almerini

19.00-20.00 Performance “Scorci di un Play Party” e Talk a cura del collettivo KinkyGirls

21.30.-23.00 “Stand Up for Happy Vagina” Spettacolo di Stand Up Comedy con Le recensioni non richieste, Simonetta Musitano e Chiara Becchimanzi

https://www.facebook.com/festivaldellavgnfelice

Copyright @2023 TheWomenSentinel.net | Tutti i diritti riservati | Riproduzione Vietata

FOCUS PROSTITUZIONE: IL CORPO FATTO A PEZZI DELLE DONNE

Con questo articolo, inizia una serie di approfondimenti sui temi di maggiore attualità relativi al femminile. La prostituzione e la sua realtà, legata a doppio filo ai social: questo l’argomento dell’articolo di oggi.

La legge per l’abolizione della prostituzione legale in Italia, detta Legge Merlin, dal nome della senatrice socialista Lina Merlin che ne fu l’ideatrice, costituisce il punto di svolta di una serie di comportamenti fino ad allora considerati normali e legali. Eccone uno stralcio:

Legge 20 febbraio 1958, n. 75

Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui.

Capo I

Chiusura delle case di prostituzione

Articolo 1

È vietato l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane.

Articolo 2

Le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, dichiarati locali di meretricio a sensi dell’art. 190 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773 , e delle successive modificazioni, dovranno essere chiusi entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge.

Articolo 3

Le disposizioni contenute negli artt. 531 a 536 del codice penale sono sostituite dalle seguenti:

«È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 258 a euro 10.329, (1) salvo in ogni caso l’applicazione dell’ art. 240 del codice penale:

1) chiunque, trascorso il termine indicato nell’art. 2, abbia la proprietà o l’esercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di prostituzione, o comunque la controlli, o diriga, o amministri, ovvero partecipi alla proprietà, esercizio, direzione o amministrazione di essa;

2) chiunque, avendo la proprietà o l’amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;

3) chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all’interno del locale stesso, si dànno alla prostituzione;

4) chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione;

5) chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, o compia atti di lenocinio, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità;

6) chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque in luogo diverso da quello della sua abituale residenza, al fine di esercitarvi la prostituzione ovvero si intrometta per agevolarne la partenza;

7) chiunque esplichi un’attività in associazioni ed organizzazioni nazionali od estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della prostituzione, ovvero in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo agevoli o favorisca l’azione o gli scopi delle predette associazioni od organizzazioni;

8) chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui.

In tutti i casi previsti nel n. 3) del presente articolo alle pene in essi comminate, sarà aggiunta la perdita della licenza d’esercizio e potrà anche essere ordinata la chiusura definitiva dell’esercizio.

I delitti previsti dai nn. 4) e 5), se commessi da un cittadino in territorio estero, sono punibili in quanto le convenzioni internazionali lo prevedano».

La legge quindi, esiste, ma la domanda è: quanto risulta ancora attuale alla luce delle nuove forme di prostituzione, soprattutto quelle esercitate sul web?

Parliamo di donne. Only fans, escort e similari

Ci sono migliaia di donne, che si offrono sui siti di pseudo prostituzione. Su quelli dedicati alle escort, basta entrare e dare un’occhiata veloce, e si aprirà un mondo di corpi perfetti, lato A e lato B in bella mostra con relativa presentazione. Il compenso o meglio le rose (ad ogni rosa corrispondono 10 euro circa, n.d.r.) verrà stabilito in privato. Ognuna ha una sua “specialità”, neanche fosse un ristorante stellato. Ci sono dominatrici, ragazzine giovanissime che si offrono come gattine, bellezze italiane e straniere che garantiscono esperienza e nessuna fretta: in questo calderone si può trovare davvero di tutto. Poi, una volta conclusa la sessione, si chiede la recensione al cliente. Si, perché esistono anche dei siti di recensioni, nei quali si inseriscono impressioni e consigli dei clienti delle prostitute, oltre che un punteggio in stelline; le due cose, unite, daranno quindi maggiore visibilità alla sex worker che potrà quindi contare su un maggior numero di consumatori del sesso a pagamento. L’età media delle escort è di circa 25/30 anni; il ricorso al ritocchino, anche se giovani, è massivo pur di aumentare le circonferenze giuste ma si sa, la concorrenza è tanta e una taglia in più di reggiseno può fare la differenza. Only Fans, pur essendo popolato da figure simili a quelli dei siti di escort, è invece composto da profili che si aprono solo se si sottoscrive un abbonamento dal costo variabile, così il cliente si gode il suo spettacolo esclusivo. Esiste poi Telegram, il social di messaggistica più anonimo al mondo, dove inserendo qualche parola chiave, si accede a pagine e pagine di prostituzione. La prostituzione, per chi se lo chiedesse, non è punita dalla legge; sono invece perseguiti i reati di adescamento, favoreggiamento e sfruttamento. Quindi, chi si prostituisce di sua volontà dentro la propria casa e senza nessuna costrizione, non è punibile. Come dire: fatta la legge, trovato l’inganno.

Il corpo delle donne fatto a pezzi

Basta creare un profilo Instagram, personale e privato (così dovranno per forza seguirti per vedere le tue foto). E nelle foto metti bene in risalto i piedi. Non devi fare poi nient’altro che aspettare: saranno gli amanti dei piedi a trovarti e seguirti e tu intanto puoi seguire pagine di “foto di piedi” già famose e non dovrai far altro che aspettare. Per il resto ci sono delle regole, semplici: basta essere chiare fin dall’inizio e non c’è nulla di male. Sono foto, foto di piedi. Nulla di più”. Così una delle creator che popolano i social, racconta al riguardo della sua fonte di guadagno, i piedi. Ma ci sono clienti che invece preferiscono altre parti anatomiche: le mani, il seno, il sedere, il collo, l’ombelico. Si verifica quasi un dissezionamento della donna, dalla quale si trae ciò che eccita. Il resto, non interessa al cliente. E a questa dissezione corrisponde una depersonalizzazione della donna. Ovviamente, coloro che ricorrono alla prostituzione non vogliono vivere una relazione, ma solo concedersi un piacere, che sia per solitudine o per scelta. Il denaro in questo caso rappresenta il rapporto commerciale – e quindi non umano – tra le due parti. Do ut des e poi arrivederci e (neanche) grazie. Il femminismo si è spesso interrogato sul fenomeno della prostituzione, sdoganando la libertà di scelta della donna. Tuttavia, sottostare ai modelli del maschile tossico pur di guadagnare qualcosa, significa sostenerli e avallarli.

L’Europa e la prostituzione

L’impegno richiesto agli Stati Membri dal Consiglio d’Europa consiste nella predisposizione di programmi di assistenza, rivolti a coloro che intendano cessare dall’esercizio della prostituzione, rimuovendo altresì le condizioni di vulnerabilità e marginalità che inducono molte persone a scegliere la prostituzione quale unica fonte di sussistenza. Proprio perché “è importante che nessuno si senta costretto, anche solo dalle circostanze, a praticare la prostituzione”. Nel 1985, a conclusione del congresso di Amsterdam del Comitato Internazionale per i diritti delle prostitute, venne stipulata una Carta Mondiale per i diritti delle prostitute. Nel 2005 a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, venne prodotto invece un Manifesto delle lavoratrici del sesso in Europa intitolato “Oltre la tolleranza e la compassione per il riconoscimento dei diritti”. In ambito europeo non sono state però ancora intraprese iniziative normative per armonizzare la disciplina della prostituzione.

Copyright @2023 TheWomenSentinel.net | Tutti i diritti riservati | Riproduzione Vietata

IL DISAGIO DI BARBIE, STEREOTIPO FEMMINISTA DEMODE’ @ di Emyliù Spataro

Immagini del film @Barbie di Greta Gerwig

Ascolta il podcast dalla voce di Emyliù

Continuo la rubrica di cinema del mio alter ego Mava Fankù , parlandovi del film più chiacchierato della stagione, talmente tanto attaccato da tutti i fronti sui social che era doveroso andarlo a vedere al cinema, con la speranza di smentire le opinioni dal sentore snob, il più delle volte espresse con pregiudizio senza averlo visto.

Barbie di Greta Gerwig, prodotto tra gli altri dalla Mattel, l’azienda di giocattoli che creò la bambola più famosa del mondo nel 1959, è un’operazione commerciale troppo imponente perchè il film possa risultare debole e banale ad una prima visione superficiale, condizionata peraltro da pregiudizi pseudo intellettuali, che volevano farlo passare per un pericoloso veicolo di messaggi negativi.

Ma già dopo le prime scene ci si trova davanti ad un giocattolo perfetto nella sua complessità, non concepito per un pubblico di bambini se non nell’apparente sfavillio plastico delle mirabolanti scene e fantasmagorici costumi multiaccessoriati, tripudio di rosa, come nella più lussuosa Barbieland che sia mai stata concepita.

Dunque il pubblico infantile del film, che viene portato al cinema dagli adulti, non resterà deluso nella trasposizione visiva della fiaba postmoderna di Barbie, ma la sceneggiatura su diversi piani di lettura risulterà incomprensibile sia per i bambini (sedotti però dalla forma) che per gli adulti sempliciotti e disorientati dagli inaspettati dialoghi esistenzialisti depressi di Barbie Stereotipo, interpretata felicemente da Margot Robbie, quando pone ad alta voce una domanda destabilizzante: “Avete mai pensato di morire”?

E questa inaspettata angoscia di morte porterà Barbie ad uscire dal suo mondo perfetto (una caverna rosa, metafora della Caverna di Platone, dove regna il buio dell’ignoranza), scendendo nel mondo reale diverso da come si aspettava, scoprendo di aver generato dei falsi miti diseducativi e mettendosi dunque in discussione, con il suo compagno Ken, ruolo subalterno interpretato da Ryan Gosling (blandamente da Oscar).

Interessante è la dissonanza cognitiva in cui si ritrovano i due asessuati bamboli umanizzati, confrontandosi nei due mondi paralleli. Così, mentre Barbie scopre che la sua immagine di bambola anticonformista, ha generato nelle ex bambine oramai donne degli stereotipi di genere, portandole a seguire inverosimili standard che le hanno allontanate dalla parità di genere, Ken invece, venendo da un mondo irreale che lo aveva sempre considerato “oggetto di Barbie”, scopre il patriarcato, sistema sociale che vede l’uomo protagonista assoluto, non più marginale personaggio secondario, dove il maschile assorbe il femminile, ricoprendo ruoli di potere.

E a differenza di Barbie che va in conflitto interiore, nella scoperta delle nuove informazioni del mondo reale, aiutata anche dalle donne che incontrerà durante il film, Ken si emancipa dal ruolo da comprimario, tentando di riproporre a Barbieland le idee del patriarcato che l’hanno più colpito.

Insomma, altro che film stupido e melenso! Estraggo il toccante monologo di Gloria, personaggio interpretato dall’attrice America Ferrera, che vuole evidenziare i contrasti e gli ostacoli che le donne trovano nella nostra società:

“Devi essere magra, ma non troppo magra. Non puoi mai dire che vuoi essere magra, devi dire che vuoi essere sana, ma devi comunque essere magra. Devi essere un capo, ma non puoi essere autoritaria. Devi essere una donna in carriera, ma devi anche prenderti cura delle altre persone.

Devi rispondere dei cattivi comportamenti degli uomini, il che è allucinante, ma se lo fai notare vieni accusata di lamentarti. Devi rimanere bella per gli uomini, ma non così bella da tentarli troppo, da minacciare altre donne”.

Questo film, di genere commedia drammatica con tratti da musical, offre molti spunti di riflessione e andrebbe visto al cinema, per entrare nella sua magia, e poi rivisto in streaming per studiarlo nei contenuti.

Emyliù Spataro

Emyliù Spataro

copyright@2023TheWhomenSentinel – diritti riservati – riproduzione vietata

VIDEO – IN LIBRERIA LE PICCOLE BOX DI SOPRAVVIVENZA FEMMINISTA, CONTRO GLI STEREOTIPI DI GENERE E LE INTEMPERIE DEL PATRIARCATO

Si è svolta ieri a Roma presso la Libreria indipendente Centostorie, la presentazione delle “Piccole box di sopravvivenza femminista“, una scatola divisa per età nella quale sono contenuti un saggio, un albo e un quaderno operativo più il taccuino delle buone pratiche della resistenza quotidiana.

Monica Di Bernardo, docente e membro dell’associazione Indici paritari ci parla di parità di genere e di lotta agli stereotipi

In collaborazione con Cleio, Settenove, Emmepromozione e Indici Paritari, le box sono dedicate alle donne, agli uomini, alle e agli insegnanti, alle educatrici e agli educatori, a tutte e tutti coloro che si occupano di bambine e bambini, ragazze e ragazzi e della loro crescita ed educazione affettiva libera da qualsiasi stereotipo.

Aurora Festa Libreria indipendente Centostorie di Centocelle a Roma

GUARDA LA GALLERY DELLA LIBRERIA CENTOSTORIE

Copyright@2023TheWomenSentinel – Diritti Riservati – Riproduzione Vietata

NON UNA DI MENO: MERCOLEDI’ 1 MARZO DIAMO UNA LEZIONE AL MIUR

Pubblichiamo il comunicato stampa relativo all’iniziativa pubblica organizzata da Non una di meno Roma, che si terrà mercoledì 1 marzo davanti al MIUR di Roma a partire dalle ore 15.

𝐃𝐈𝐀𝐌𝐎 𝐔𝐍𝐀 𝐋𝐄𝐙𝐈𝐎𝐍𝐄 𝐀𝐋 𝐌𝐈𝐔𝐑 🔥
1 marzo dalle 15:00 alle 18:00 presidio al Ministero dell’Istruzione per una formazione transfemminista!

Siamo lavorator3 e student3 di scuola e università.
Viviamo e attraversiamo il contesto della formazione di ogni ordine e grado tutti i giorni. Lo facciamo spesso in condizioni difficili, con aule carenti e sovraffollate, edifici fatiscenti , programmi didattici obsoleti e scarsa considerazione da parte di chi sul nostro lavoro e sul nostro studio dovrebbe investire da un punto di vista politico, sociale ed economico.
Il tema della formazione, infatti, non può e non deve interessare soltanto chi quei contesti li vive e li attraversa quotidianamente, ma deve diventare dominio di tuttə perché riguarda il futuro e la possibilità di un mondo rivoluzionato per tuttə.
Partire da scuole e università, dai centri alle periferie, significa dare libero spazio a un discorso critico che possa promuovere un orizzonte alternativo.
Per questo saremo in piazza il 1 marzo sotto al Ministero dell’istruzione:

▶️ ore 15:00 LEZIONE APERTA E PARTECIPATA DI EDUCAZIONE ALL’AFFETTIVITA’ E SESSUALE
Contro una scuola che continua a separare le emozioni dagli aspetti cognitivi, che considera marginali temi come relazioni, sentimenti, amori, sessualità.
Portiamo in piazza tutto il nostro desiderio a partire da noi, dai nostri corpi diversi e favolosi, dai concetti di consenso e autodeterminazione!

▶️ ore 16:00 MICROFONO APERTO
Daremo spazio alle nostre voci per raccontare cosa sono diventate le scuole e le università, daremo volume alle nostre storie, e leggeremo testi di donne e soggettività troppo spesso marginalizzate che dovrebbero, invece, diventare parte integrante dei nostri programmi.
Porta cartelli, striscioni, letture, racconti e tutto quello che può servire per animare il presidio!

🔥 Verso lo sciopero transfemminista dell’8marzo! 🔥

𝐂𝐨𝐧𝐭𝐫𝐨 𝐦𝐞𝐫𝐢𝐭𝐨 𝐞 𝐩𝐚𝐭𝐫𝐢𝐚𝐫𝐜𝐚𝐭𝐨: 𝐬𝐜𝐢𝐨𝐩𝐞𝐫𝐨 𝐢𝐧𝐝𝐢𝐬𝐜𝐢𝐩𝐥𝐢𝐧𝐚𝐭𝐨! 

Copyright @2023 TheWomenSentinel.net | Tutti i diritti riservati | Riproduzione Vietata

LA CONSULTA DELLE DONNE DI CIVITAVECCHIA: UN FARO PER TUTTE LE DONNE

Con la Consulta delle Donne di Civitavecchia, continua il viaggio del nostro magazine nella realtà dei centri antiviolenza e degli spazi dedicati alle donne. Amelia Ciampa, femminista storica e presidente della Consulta, ha risposto alle nostre domande, parlando di impegno, di lotte e di difficoltà, ma senza mai perdere il sorriso.

Murale sulla parete della sede della Consulta

La targa fuori del cancello di via Fusco 1 a Civitavecchia indica chiaramente l’ubicazione della Consulta delle Donne. I locali sono spartani ma accoglienti, come le donne che li animano: qui si ascolta e si cerca di trovare insieme una via d’uscita per le donne che subiscono violenze, di qualsiasi tipo. Con la concretezza che le è propria, la presidente Amelia Ciampa individua exit strategies per ognuna, sempre che la donna sia decisa: con lei collaborano psicologhe, operatrici, attiviste e la storica avvocata della Consulta, la dottoressa Angela Pinti. Un team attivo e reattivo, situato sul litorale laziale settentrionale, che accoglie un bacino di utenza che arriva fino ai monti della Tolfa e oltre.

Amelia Ciampa, come nasce la Consulta delle Donne e a quali richieste risponde e ha risposto?

La Consulta delle donne nasce nel giugno del 1988, a seguito di una delibera del Comune di Civitavecchia. La giunta del tempo volle infatti affidarci il servizio telefonico dedicato alle donne. Naturalmente, la strada per giungere alla formazione della nostra associazione così come è oggi è stata lunga, ed è un percorso che moltissime donne hanno compiuto, dando poi vita, per esempio, ad altre associazioni simili. Quindi, tornando alla domanda, la Consulta nasce come una sorta di faro per tutte le donne. Ci siamo impegnate molto nelle loro istanze: basti ricordare le lunghe battaglie combattute insieme negli anni ’70 e ’80 per il divorzio e l’aborto. Un altro grande traguardo riguarda i consultori, quello di Civitavecchia fu fondamentale non solo perché significava avere un luogo fisico dove richiedere servizi dedicati, ma anche per poter dare vita a gruppi e discussioni sulla propria identità, attraverso l’autocoscienza. Le lotte femministe e i consultori sono stati quindi i capisaldi che hanno dato forza alle donne per andare avanti sulla strada dei propri diritti, riconquistandoli uno ad uno, cosa che andrebbe ricordata perché quello che oggi ci sembra normale avere, è stato conquistato con le lotte del passato”.

Amelia Ciampa al centro e l’avvocata Angela Pinti, a destra

Quali sono e quali sono state le difficoltà incontrate nel portare avanti la Consulta delle donne?

“Vorrei iniziare col dire che, soprattutto all’inizio, abbiamo lavorato su tre aree di intervento: la prima, far fronte alle separazioni e ai divorzi, e quindi mettere a disposizione assistenza legale alle donne che si rivolgevano a noi per chiudere il loro matrimonio. Al servizio legale abbiamo affiancato sempre un sostegno di carattere psicologico, affidato via via a psicologhe in grado di poter sostenere la donna, ascoltarla, e aiutarla nel difficile percorso che è la separazione, perché con questa decisione tutto cambia e spesso si trovano ad affrontare problematiche più grosse di loro, come il rapporto coi figli, la trasformazione della propria vita, il cambiamento economico e così via. Parlando del nostro secondo ambito di intervento, man mano che ci siamo consolidate, abbiamo operato sulla prevenzione della violenza di genere e la lotta contro gli stereotipi, dando vita a moltissimi convegni che ogni anno aumentano in qualità e quantità. Naturalmente, queste cose non sono state semplici da portare avanti, prima di tutto perché ci siamo confrontate con le difficoltà logistiche relative alle sedi, alle.autorizzazioni, alla ricerca dei relatori; tuttavia, queste stesse difficoltà si sono rivelate la forza per poter migliorare . Infine, a partire dal 2000 abbiamo anche realizzato un nuovo modo di porci all’ascolto delle donne che si rivolgevano a noi, oltre ai colloqui individuali. Sono nati così i gruppi di auto mutuo aiuto, il nostro terzo settore di intervento, gruppi che tutt’ora portiamo avanti con successo. Attualmente i gruppi sono due, e il confronto e il sostegno all’interno dei gruppi è molto alto, perché con la propria esperienza ognuna può aiutare l’altra a superare un momento critico. Per finire, non mancano le difficoltà economiche e quelle legate alla sede: siamo state spesso sfrattate dallo stesso Comune che ci aveva affidato i locali, ma questo nel nostro Paese, sembra essere normale”.

Quali sono i vostri progetti futuri?

“Nei nostri progetti per il futuro c’é la volontà di continuare con caparbietà: siamo una piccola associazione che però è grande nell’affrontare problematiche, disagi e sofferenze delle donne. Certo, mettere mano alla violenza tutti i giorni è un compito gravoso, ma allo stesso tempo ci da la forza di continuare e di sentire che stiamo facendo qualcosa di veramente utile per le donne e per chi è più fragile.

Quest’anno, dopo due anni di pandemia che hanno bloccato tutte le attività, abbiamo ripreso i nostri appuntamenti con l’esterno: sia, come dicevo prima, attraverso i gruppi di auto mutuo aiuto, e poi con la preparazione di uno spettacolo in programma per il 25 novembre, che vorremmo affiancare con un convegno su tematiche di genere”.

Da sinistra a destra: Rosa Copponi, responsabile attività on line; Amelia Ciampa, presidente della Consulta; Antonina Furriolu, tesoriera e Carmela Piserchia, vicepresidente

Cosa si sente di dire a una donna che subisce violenza ma che ha paura di denunciare o di affidarsi a una struttura?

“Tutte le donne hanno paura di denunciare perché la paura è pregressa. La paura è la prima emozione che arriva per qualsiasi tipo di violenza, che sia psicologica oppure fisica; la donna è sopraffatta da chi è più forte di lei, è umiliata e naturalmente, teme tutte le conseguenze di una denuncia. Ricordiamoci poi che scrivere una denuncia è complicato, perché deve essere circostanziata affinché possa funzionare bene in sede legale. E’ poi evidente che le donne temano il momento della denuncia perché subentra il timore di chi accoglierà le loro sofferenze: saranno persone preparate e sensibili? Queste sono le prime domande che si pongono; dopo, bisognerà spiegare in cosa consisterà l’intervento dei servizi sociali o della CTU, se saranno necessari. Personalmente, inizierei con un percorso di ascolto, di crescita e di consapevolezza su ciò ciò che sta accadendo e che sta cambiando. Qualora poi la donna manifestasse il desiderio di chiudere la relazione, noi la sosterremmo in tutte le fasi possibili di questo percorso, che non è assolutamente semplice. Infine, penso che la presenza di associazioni a sostegno delle donne è un supporto che dovrebbe essere molto più sostenuto dalle istituzioni e dall’impegno di chi governa il Paese”.

Copyright © 2022 TheWomenSentinel.net | Tutti i diritti riservati | Riproduzione Vietata |

UNA RAGAZZA DI VIA DEL GOVERNO VECCHIO. ARGIA SIMONE E IL CENTRO ANTIVIOLENZA “MARIA MANCIOCCO”

Argia Simone, ovvero l’anima del centro antiviolenza “Maria Manciocco” di Labico, in provincia di Roma. Le lotte femministe, l’impegno, l’esperienza trasmessa alle altre donne, i progetti. Inizia con questo servizio una serie di speciali dedicati ai centri per le donne, in attesa del 25 novembre.

Daniela Rippa, vicepresidente APS Socialmente Donna

Per chi arriva a Labico, piccolo comune in provincia di Roma, trovare il centro antiviolenza “Maria Manciocco” è abbastanza semplice. Si trova alla sinistra del Palazzo Comunale, lungo una salita. Bisogna varcare un cancello in ferro ed eccoci arrivati, in una struttura molto bella, col pavimento in cotto e il soffitto a travi. Prima, in questi locali c’erano gli uffici comunali; poi, grazie alla lungimiranza e all’impegno delle giunte, è arrivato il centro antiviolenza, un centro di supporto alla genitorialità e altre associazioni che si occupano di sociale.

La sala di attesa e attività del centro antiviolenza

Il centro antiviolenza è gestito dalla APS Socialmente Donna, che cura l’accoglienza e l’analisi della domanda delle donne che giungono al Maria Manciocco, come ci dice Daniela Rippa nel video, spiegandoci anche quali professionisti operano nel centro.

GUARDA IL VIDEO PER ASCOLTARE LA RISPOSTA DI DANIELA RIPPA, VICEPRESIDENTE APS SOCIALMENTE DONNA

,

Daniela Rippa, vicepresidente APS Socialmente Donna

Argia Simone, presidente dell’associazione APS Socialmente Donna e responsabile del centro antiviolenza “Maria Manciocco” di Labico. Qual è la differenza tra i tempi del femminismo che lei ha vissuto e i tempi moderni? Secondo la sua opinione, cosa si è perso e cosa si è guadagnato?

“Intanto, si è perso quel lavoro certosino attraverso il quale ogni pezzetto, ogni singola unità era legata all’altra, e che appartiene all’inizio del femminismo. Con questo intendo dire che questo lavoro di “cucitura” tra le varie anime è stato importantissimo per la creazione del movimento femminista. All’inizio si verificò uno scontro, che ho vissuto in prima persona, e che avvenne soprattutto nelle forze politiche di sinistra, tra le donne che si riconoscevano nei movimenti femminili partitici e le donne che del femminismo avevano già ereditato ciò che veniva dai Paesi stranieri. Ci fu una grossa lotta, perché le donne che avevano abbracciato da subito la strada del femminismo avevano una cultura avanzata, fondata però sulla teoria; le donne che invece facevano più riferimento ai movimenti politici, vivevano il femminismo più sul piano pratico, quindi stando in mezzo ai problemi delle donne, alle loro tematiche e alle cose materiali da risolvere”.

Argia Simone e Giulia Lorenzon

Ha dei timori riguardo alla legge 194, proprio in virtù dell’imminente cambio di governo?

“Timori sicuramente ce ne sono, tenuto conto delle posizioni di queste destre, soprattutto perché si ispirano ad altre esperienze europee, come ad esempio a quelle dell’Ungheria e della Polonia, per non parlare degli Stati Uniti e di quello che è successo ultimamente a proposito di IVG. Per questo motivo, sono fortemente preoccupata, perchè applicare alla lettera la legge 194, come dichiarato da Meloni, vuol dire probabilmente aumentare ancora di più l’obiezione di coscienza, non solo da parte dei medici, ma anche da parte delle strutture preposte. Abbiamo già visto cosa è successo con la RSU486 (pillola abortiva ndr) nelle Marche e nelle altre regioni a governo di destra. Credo che sia importantissimo reinserire l’assemblea delle donne dei consultori, che era il cardine della gestione del consultorio, ossia era l’organismo che ne dettava la linea politica ed era garante dell’applicazione della 194, dell’accesso alla contraccezione agli adolescenti, della mediazione familiare intesa come il seguire la famiglia in alcuni momenti importanti per accompagnarla, senza dissuaderla, a una scelta veramente consapevole, dando alla donna il diritto assoluto all’autodeterminazione. Mediazione totalmente diversa da quella prospettata da Pillon, che era un prodotto delle destre”.

Come nasce il centro antiviolenza “Maria Manciocco” di Labico?

“Partiamo anzitutto dall’intitolazione, fatta in ricordo di una donna vittima di femminicidio nel nostro territorio, precisamente di Segni. E’ un lungo percorso quello fatto dalla nostra associazione per giungere al traguardo del centro antiviolenza. Siamo nate nel 2011 come associazione Socialmente Donna, e nel 2013 abbiamo presentato un progetto assieme all’associazione Ponte Donna, chiamato “Il Filo di Arianna”: si trattava di uno sportello itinerante che abbracciava la nostra presenza fissa in 3 comuni del distretto. Questa attività è andata avanti per diversi anni; voglio anche precisare che non accogliamo solo le donne di questo distretto sociosanitario, anzi, siamo attive soprattutto con quelle che hanno remore a presentarsi nel loro territorio, e cercano invece una struttura che le tenga ancora di più nell’anonimato. Pian piano abbiamo ottenuto una sede dal comune di Labico, dove abbiamo iniziato la nostra attività di centro d’ascolto, fino ad arrivare al centro antiviolenza inaugurato il 25 novembre 2019, dove siamo oggi, e sempre messo a disposizione dal comune di Labico col quale abbiamo un ottimo rapporto. Quando abbiamo iniziato la nostra attività, l’amministrazione politica non era la stessa di oggi, ma questo non è stato un impedimento all’accoglienza delle nostre richieste. Il centro antiviolenza è aperto tutti i giorni di mattina, e due pomeriggi fissi: abbiamo anche un numero h24 a cui ci si può rivolgere, e siamo ovviamente a disposizione anche in altri giorni e orari per venire incontro alle esigenze delle donne e delle istituzioni”.

Infine, un’ultima, provocatoria domanda. E’ vero che le donne, per essere accolte dai centri antiviolenza, debbono essere per forza di sinistra e avere la loro tessera di partito?

GUARDA IL VIDEO PER ASCOLTARE LA RISPOSTA

La direttrice del magazine, Stefania Catallo intervista Argia Simone

LA PAROLA ALLA POLITICA. ASCOLTA GIULIA LORENZON, ASSESSORA AL COMUNE DI LABICO ELETTA CON LA LISTA CIVICA LABICO BENE COMUNE

L’assessora Giulia Lorenzon

Copyright © 2022 TheWomenSentinel.net | Tutti i diritti riservati | Riproduzione Vietata |

  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

Direttore Stefania Catallo

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

Redazione:

EMYLIU' SPATARO

Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

MAVA FANKU'

Opinionista disincantata, dotata di un notevole senso dell'umorismo e di una dialettica tagliente, Mava Fankù cura attualmente due rubriche, La Pillola Politica e I Pensierini di Mava, elzeviri su temi vari che ispirano la nostra signorina agèe, da poco anche in video, oltre che in podcast, oltre che in scrittura.

ALESSIO PAPALINI

Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

PATRIZIA MIRACCO

Psicoterapeuta e giornalista. Appassionata di arte e mamma umana di Aki, una bella cagnolina a quattro zampe di 4 anni.

VENIO SCOCCINI

Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

error

Enjoy this blog? Please spread the word :)