3 Ottobre 2023

FAMIGLIE ARCOBALENO

FOTO E VIDEO: BOLOGNA RIVOLTA PRIDE 2023 LA MAREA ARCOBALENO SFILA IN CITTÀ

Sabato 1 luglio, Bologna è stata invasa dal popolo arcobaleno. Migliaia di partecipanti hanno dato vita a un lungo corteo per rivendicare e ribadire, laddove fosse necessario, i diritti della comunità LGBTQ+. Come anche a Roma e Milano, erano presenti le famiglie arcobaleno. Insieme alle 50 mila persone erano in piazza anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore e l’attivista storico Franco Grillini.. Questo il senso del manifesto politico dell’evento, così come diffuso dal comitato organizzatore: “Scendiamo in piazza per rivendicare le nostre istanze politiche. Una riforma radicale del diritto di famiglia: a partire dalla molteplicità di forme di cura e di affetto che caratterizzano le nostre famiglie queer, chiediamo il matrimonio egualitario, il riconoscimento alla nascita dei figli e delle figlie di tutte e tutti, la possibilità per tutti di adottare e di accedere alle tecniche di riproduzione assistita, ma anche strumenti giuridici flessibili che permettano di riconoscere il ruolo di cura di persone care ulteriori rispetto ai due genitori, e che supportino i legami di cura e di responsabilità reciproca anche al di fuori della la coppia; vogliamo inoltre che la vita personale e i legami affettivi delle persone migranti siano completamente tutelati dal rischio di espulsione“. Lo slogan del Rivolta Pride è stato: “Lotta e cura senza paura”. 

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FAMIGLIE ARCOBALENO DI PADOVA: LA PROCURA VUOLE CANCELLARE LA FAMIGLIA DI 33 MINORI

Riceviamo e pubblichiamo i comunicati stampa di Associazione Famiglie Arcobaleno riguardo a quello che sta accadendo a Padova in questi giorni

“Siamo sconvolti dalla notizia che la Procura di Padova avrebbe richiesto al Comune gli atti di nascita di famiglie omogenitoriali registrati dal 2017 a oggi. Parliamo di 33 minori a cui il Sindaco Giordani aveva riconosciuto entrambi i genitori e a cui la Procura vorrebbe cancellarne uno. In alcuni casi parliamo di bambini che hanno già 6 anni e invece di tutelarli lo Stato italiano sta intervenendo con ogni arma a sua disposizione per privarli dei loro diritti.

È incredibile come la Procura, che dal 2017 ha ricevuto regolarmente gli atti dal Comune di Padova, decida proprio ora a distanza di 6 anni ma a pochi mesi dalla circolare del Ministro dell’Interno Piantedosi di agire contro queste famiglie.

È gravissimo quello che sta accadendo, è bastato un cambio di governo per mettere in atto una vera e propria persecuzione politica nei confronti di famiglie che hanno la sola colpa di non corrispondere al modello unico proposto dai conservatori – dice Alessia Crocini Presidente di Famiglie Arcobaleno. “Il clima che si è venuto a creare in questi ultimi mesi è da vera e propria caccia alle streghe.”

Come Associazione non possiamo certo credere che la Procura agisca in virtù della recente sentenza delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che nulla ha a che vedere con queste registrazioni che riguarderebbero solo certificati di nascita di bambini con due mamme. Fermo restando che ogni minore ha diritto a vedersi riconosciuti entrambi i genitori, la sentenza continuamente citata è diventata in realtà la scusa di chiunque voglia cancellare l’esistenza stessa delle famiglie arcobaleno in Italia. Anche perché la stessa solerzia non è stata messa nell’applicare la sentenza della Corte Costituzionale che dal 2021 chiede al Parlamento di fare una legge per il riconoscimento dei bambini e delle bambine delle famiglie omogenitoriali.

Famiglie Arcobaleno, come fa da 18 anni, continuerà a lottare in tutte le sedi e ringrazia il sindaco di Padova Giordani che finora ha tutelato i diritti dei minori della città che amministra”.

Il 22 aprile le famiglie arcobaleno scenderanno in piazza per protestare. Ecco il comunicato stampa.

“La richiesta da parte della Procura di Padova degli atti di nascita di 33 figlie e figli di coppie di donne è preoccupante e mina la serenità delle famiglie, può arrivare a negare l’identità familiare e i pieni diritti di queste bambine e questi bambini.

La conseguenza di questa azione potrebbe portare le nostre figlie e i nostri figli ad avere un genitore cancellato dalla propria vita, con tutte le ripercussioni legali, economiche, sociali e psicologiche che questo comporta.

Nel ringraziare il sindaco Giordani – dichiara la presidente dell’Associazione Famiglie Arcobaleno, Alessia Crocini – che finora si è assunto la responsabilità che il Parlamento italiano sta evitando da decenni, ci auguriamo che in Procura prevalga il senso di responsabilità e la difesa dei diritti dei minori. Come sottolineato anche dalla Presidente della Consulta Sciarra: in Italia va approvata al più presto una legge per i diritti dei minori con genitori dello stesso sesso.”

Come Famiglie Arcobaleno vogliamo che tutti i bimbi e le bimbe abbiano pari diritti e pari dignità, indipendentemente da come sia formata la loro famiglia e da come siano venute e venuti al mondo.

Nell’ottica di salvaguardare questi minori saremo a Padova in via VIII febbraio, davanti Palazzo Moroni, sabato 22 aprile alle ore 15.00.

Faremo sentire la nostra voce di fronte a questa violenza istituzionale ingiustificata. Non possiamo tollerare che si faccia politica sulla pelle delle nostre famiglie, scendiamo insieme in piazza per ribadire: giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie”, così la presidente di Arcigay Padova, Chiara Cuccheri, invita alla manifestazione del 22 aprile.

“La furia di questo governo verso le persone LGBTI+ continua a manifestarsi. Le pressioni sulle procure mettono a rischio i diritti dei bambini e delle bambine”, continua Gabriele Piazzoni, segretario generale di Arcigay, “C’è bisogno di colmare un vuoto legislativo in merito, intanto continueremo a supportare i sindaci affinché non facciano passi indietro sulle registrazioni.”

Invitiamo tutta la cittadinanza ad unirsi a noi, affinché ogni famiglia venga tutelata e perché non debbano esistere cittadine e cittadini di serie A e di serie B.

Per aderire alla protesta scrivere a:

veneto@famigliearcobaleno.org oppure

padova@arcigay.it

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“LE COPPIE GAY SPACCIANO BAMBINI PER LORO FIGLI” @ LA PILLOLA POLITICA DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava

Questa frase, pronunciata in un dibattito televisivo dal vicepresidente della Camera, tale Rampelli, deputato dei Fratelli D’Italia, è una oggettiva sciocchezzuola.

Per usare un eufemismo, perché in realtà è una frase estremamente discriminatoria, che per colpire le coppie omogenitoriali per questioni di pruderie ideologica, strumentalizza persino i bambini che dipendono da chi li sta crescendo. Bambini che si sentono figli di chi si prende cura di loro e che hanno diritto ad esser riconosciuti come tali.

E penso, da modesta opinionista, che una frase del genere dovrebbe essere considerata da tutti come un’aberrazione, specie se a pronunciarla è un uomo con una carica così importante. Perchè, avrà un peso specifico diverso, pur avendo solo la qualità di un malevolo “peteolezo” (dal veneto: peto + olezo – ndr.) se la stessa cosa l’avesse detta la portiera del nostro condominio.

Qui non si tratta di riconoscere i diritti di due adulti dello stesso sesso che decidono di unirsi in coppia, ma i diritti dei loro figli voluti e amati che esistono già. Senza creare disagio alla loro serena crescita.

Parlare poi di legittimazione dell’ “utero in affitto”, demonizzando tale pratica oltre ogni limite, come spauracchio per delegittimare l’omogenitorialità, è il solito effetto speciale distraente per spostare l’attenzione su un qualcosa di assolutamente fuori tema.

Tanto per continuare a colpire gratuitamente le “famiglie arcobaleno” gettando sui loro colori il nero liquame della mala fede. Proprio di ieri, primo giorno di Primavera, è la notizia di mettere fuori legge in tutta Europa la pratica della “maternità surrogata”, già vietata in quasi tutti gli Stati a partire dal nostro.

Che bisogno c’era di questo pleonastico effettaccio speciale?

La rinnovata opposizione avrà un gran bel da fare.

Mava Fankù

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SALVINI E IL MODELLO UNGHERIA: LA FAMIGLIO-TERAPIA

Prendendo forse spunto dalla politica di Putin sulle Madri eroine (https://www.thewomensentinel.net/2022/08/18/tutta-casa-e-famiglia-il-premio-di-putin-allutero-fecondo-delle-russe/), il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che, in caso di vittoria alle prossime elezioni, adotterebbe le politiche della famiglia di modello ungherese. In una intervista a Radio24, Salvini ha infatti dichiarato: “Non c’è alcun dubbio che la legge più avanzata per la famiglia, quella che sta dando i migliori risultati al livello europeo, è quella dell’Ungheria. Ma non lo dico perchè c’è Orban, se fosse in Francia direi in Francia”.

Premesso che in questi giorni di campagna elettorale si sente di tutto e di più, e che l’elettore viene continuamente bombardato di proposte, come il povero Fantozzi nel celebre film; premesso che le destre italiane aderiscono al modello “Dio, Patria e famiglia”, come se il resto degli elettori fosse ateo, traditore e licenzioso (specifico l’ironia implicita nella frase, qualora ce ne fosse bisogno); premesso ciò, vediamo cos’è nello specifico il modello Orban.

Si tratta, prima di tutto, dell’esenzione a vita dalle tasse sui redditi per le donne che partoriscano almeno 4 figli. Poi, per quelle fino ai 40 anni che si sposano per la prima volta, è previsto un prestito a interessi ridotti di 31.500 euro, un terzo del quale viene estinto alla nascita del secondo figlio, e i cui gli interessi vengono cancellati alla nascita del terzo bambino.

Infine, il varo di prestiti agevolati per famiglie con almeno due figli per permettere l’acquisto di una casa. Senza parlare degli aiuti economici che, per ogni nuovo nato, porterebbero 3 mila euro in più a famiglia.

Ma Salvini fa di più e promette che se passasse questa proposta, ci sarebbero “tantissimi aiuti, incentivi economici veri: la donna dopo il terzo figlio diventa un soggetto fiscale molto ridotto, dal quarto figlio non lo è più, insomma la flat tax applicata alle famiglie. E poi ci sono congedi parentali estesi addirittura anche ai nonni”.

Tutto molto bello, ma a questo punto sorgono tre domande: dove si prenderanno i soldi per fare tutto questo? E poi, il destino delle donne sarà quello di stare a casa coi figli? E’ così che si pensa di far fronte alla crisi del lavoro, liberando i posti occupati dalle donne per assegnarli agli uomini? E infine: e le famiglie arcobaleno?

Sembra che le lancette dell’orologio potrebbero scorrere all’indietro. E’ questo che vogliamo davvero?

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  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22

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