SEX TOYS: PARLIAMONE

Scordiamoci i negozi con le vetrine coperte e i clienti che prima di entrare si guardavano intorno per evitare incontri imbarazzanti; oppure l’eccitante senso del peccato che si provava nell’entrare nei sexy shop, neanche si potesse essere colpiti da scomunica. Il mercato dei sex toys cresce, anzi è in un’ascesa velocissima, complice anche il lockdown che, secondo gli addetti ai lavori, ha dato una spinta propulsiva all’acquisto di giochi per adulti. Giochi appunto, e non sostitutivi di una sana relazione umana. Però spesso le cose non funzionano così.

Sex toys: dove acquistarli

In principio c’era la paura di essere beccati sul fatto. Chi entrava nei sexy shop lo faceva a suo rischio e pericolo: poteva finire bollato come depravato se non addirittura come maniaco sessuale. Di negozi ne esistevano pochissimi e leggenda narrava che fossero un covo del peccato. Spostandosi all’estero le cose cambiavano, e molto: Londra e Parigi avevano i loro sexy shop ben visibili e centrali, addirittura nella capitale britannica i sex toys erano venduti nei negozi di intimo.

Fortunatamente, con gli anni le cose sono cambiate, seppur molto lentamente , e ora anche in Italia abbiamo negozi dedicati al piacere sessuale.

Questi shop possono essere sia fisici che on line, oltre alla categoria dei sexy shop automatici. In quest’ultimo caso si tratta di negozi consistenti in teche che espongono prodotti di tipo diverso, acquistabili digitando il codice corrispondente su un tastierino. Nessun commesso all’interno, solo il cliente. Nei sexy shop automatici può entrare una persona alla volta per motivi di privacy; inoltre, per uscire in riservatezza, è possibile guardare all’esterno del negozio grazie a una videocamera che punta il tratto di strada immediatamente prospicente l’uscita. Tutto molto riservato e sicuro.

Se poi si vuole essere ancora più riservati, allora è meglio rivolgersi agli shop on line, che garantiscono spedizioni rapide e in pacco anonimo. Anche Amazon, il gigante dell’e-commerce, ha fiutato l’affare e propone toys per tutti i gusti a prezzi competitivi.

I negozi fisici invece, sono dislocati un po’ dappertutto: rispetto all’e-commerce e ai distributori automatici, qui prevale l’aspetto umano: è possibile interagire con i commessi per togliersi dubbi e curiosità, tutto in maniera naturale e mai giudicante.

Da qualche tempo è possibile acquistare sex toys anche sul sito di una grande catena di profumerie, che ne propone di coloratissimi e discreti.

Un po’ di storia dei sex toys

Il modello più antico di fallo risale a ben 28.000 anni fa: si tratta di un manufatto di pietra trovato a Fels, in Germania. Nella Grecia antica, se ne fabbricavano in legno o cuoio imbottito, a dimostrazione che la genesi del sex toy è molto antica. Ma è soprattutto in epoca vittoriana che arrivarono i primi modelli, utilizzati soprattutto per uso medico, ossia il Manipulator e il vibratore elettrico Granville. Si pensava infatti che le donne dovessero buttare fuori i loro umori altrimenti sarebbero state prede dell’isteria (dal greco hysterios, utero), per cui questi oggetti servivano ufficialmente proprio a rilassare l’utero. Con l’avvento del nuovo secolo, e soprattutto a partire dagli anni ’70, momento della liberazione sessuale, i sex toys vennero sdoganati a oggetti di piacere e non ausili medici. Attraverso di loro, si poteva esplorare il piacere e conoscere meglio il proprio corpo.

Coadiuvanti o surrogati del partner?

Con questa domanda si entra in un campo controverso. Pensiamo per esempio ai sex robots. Questi sono l’evoluzione delle vecchie bambole gonfiabili. L’intelligenza artificiale al servizio del sesso ha dato vita a robot antropomorfi, ad altezza naturale, dei quali i clienti possono scegliere i minimi particolari; droidi che, oltre a soddisfare le richieste sessuali degli utilizzatori, sono dotati anche della capacità di interagire. Ce ne sono addirittura che riescono a citare Shakespeare. E c’è anche chi ne ha sposata una, con tanto di corteggiamento e festa nuziale: (https://www.leggo.it/esteri/news/bodybuilder_sposa_bambola_gonfiabile_corteggiata_mesi_prima_mi_dicesse_si-5623395.html).

Questo comportamento, molto al limite, sembra implicare una evidente difficoltà di relazione, oppure la volontà di non averne una. Un robot si può spegnere, a differenza di una persona in carne e ossa. E soprattutto, eliminando la relazione, che implica tempo e impegno, oltre che un livello profondo di intimità.

Le statistiche che riguardano gli acquirenti, registrano che le donne hanno infranto il tabù del sex toy, e ora li comprano tranquillamente. Esistono ad esempio, toys da borsetta non più grandi di un rossetto; e ce ne sono anche di attivabili a distanza con un’app. Insomma, il mercato si è molto evoluto.

Certamente, il toy non potrà mai sostituire appieno una relazione tra persone, se teniamo conto del fattore umano; tuttavia, risulta molto soddisfacente come coadiuvante della coppia o come strumento per regalarsi il piacere. Parlarne però non è facile: chiediamoci quante persone nella nostra cerchia ne discutono apertamente oppure quante di loro hanno ammesso di usare un sex toy, come se possederne uno significhi avere bisogno di un aiutino per soddisfare il partner. Riservatezza, vergogna, paura del giudizio: tutti fattori che impediscono il confronto, attribuendo all’oggetto una valenza negativa.

Tuttavia, una rivoluzione sarebbe auspicabile e possibile: vincere la paura del giudizio e considerare normali questi oggetti, che nessuno dichiara di avere e che tutti, o quasi tutti, hanno in casa, magari nascosti in fondo all’armadio.

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

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Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

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Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno

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