Nei panni di una donna
“E’ la mia festa. La festa della donna. Sarà per questo che mi concia per le feste il mio uomo. Ogni volta che alzo lo sguardo da terra mi guarda con odio e se non abbasso immediatamente lo sguardo, allora mi concia per le feste.
La festa della donna. Una volta ci sono stata a una di quelle serate tra donne, era l’otto marzo di otto anni fa. Proprio quella sera l’ho conosciuto, il mio uomo. Non era come gli altri lui. No, no.
La festa della donna sarà il pretesto domani sera per rinfacciarmi che a quella festa di otto anni prima ero lì per vedere maschi in perizoma. Quindi sono una puttana. Comincerà a prendermi a pugni, a morsi, mi trascinerà sul pavimento per i capelli. Se starò zitta e buona forse non morirò o forse domani mi leggerete sul giornale.
Il dolore fisico non lo sento più, con gli anni ho imparato ad estraniarmi dal mio corpo.
Il peggio è vedere gli sguardi della gente che sa e tace. Vorrei non sentirmi sola.
La festa della donna. Una volta, quando ancora lavoravo, un collega regalò a tutte le donne in ufficio un rametto di mimosa che dimenticai sul cruscotto della macchina. Lui lo vide, chiamò il mio collega e gli chiese perché m’avesse regalato la mimosa, non ce n’era bisogno, io avevo un marito! Ci pensava lui a me! Fu l’anno che scivolai in bagno e mi ruppi un gomito.
La festa della donna. Mi viene da ridere, sta per rientrare a casa e vorrei mi trovasse morta mentre rido così per una volta gliela faccio io la festa!”.
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