8 June 2023

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MY POLICEMEN. STORIA DI UN AMORE PROIBITO @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava con in sottofondo la colonna sonora del film di Steven Price

Ho pianto. Sono piuttosto emotiva, ma quando piango per un film è come una cartina al tornasole per la buona qualità.

 Il controverso ”My Policeman” (2022),   tanto gradito dal pubblico di  Amazon Prime, quanto stroncato dalla critica,  diretto da Michael Grandage (già regista di Genius), è un dramma romantico Lgbt, raccontato su due piani paralleli di passato e presente. 

Tratto dal romanzo di Bethan Roberts, racconta la vicenda reale di un poliziotto sempliciotto e di bell’aspetto (Harry Styles), che inizia una storia con una graziosa e ingenua insegnante (Emma Corrin), ma senza vera passione. 

E poi si capisce perchè. Incontra fatalmente il curatore di un museo (David Dawson), raffinato esteta esperto d’arte, che diventa amico della coppia; e scoppia una sconvolgente e  intensa relazione omosessuale tra i due.

 Il giovane intellettuale è un gay consapevole, il poliziotto desideroso di elevarsi culturalmente, no. 

Non si accetta e sceglie di nascondersi in un rassicurante rapporto etero di copertura, pur volendo bene sinceramente alla sua ragazza, ma senza poterla amare con totale coinvolgimento, come invece ama il comune amico Patrick.

 Seppur conflittualmente lo tenga nascosto, per via delle convenzioni sociali dell’epoca, nel Regno Unito anni 50, che ritenevano  l’omosessualità ancora una malattia da curare, nonché un reato da punire con la prigione, alla stregua di Oscar Wilde nella colonia penale. 

L’intrigante e drammatica vicenda, la cui sceneggiatura è dell’autore di Philadelphia, Ron Nyswaner, si dipana magistralmente in due epoche per quarant’anni, dal 1950 agli anni 90.

 Un commovente Rupert Everett interpreta il critico d’arte da anziano, colpito da ictus e ospitato dai due coniugi in pensione, mentre l’affascinante Harry Styles, acclamato popstar, è Tom, il poliziotto da giovane.

 Linus Roache è Tom da anziano, arrabbiato e amareggiato, che sta a misteriosa distanza dall’ex amante malato, che Marion, la moglie, interpretata da una enigmatica Gina McKee, ha voluto fortemente ospitare, quasi a volersi far perdonare di un inconfessabile segreto che scoprirete vedendo il film. 

Non sono d’accordo con i giudizi snobistici della critica, che trova vuota e schematica la drammaturgia di questo a mio avviso ottimo film da piattaforma digitale, essendo uscito direttamente su Prime Video, dove l’ho visto di recente. 

Tutto in questo film è ad un altissimo livello, e la schematicità della sceneggiatura  che viene ritenuta una pecca, è a mio avviso una cifra stilistica. Così come le scene di sesso patinato tra i due amanti, non smorzano la passione, ma la alimentano nell’immaginario. 

La scelta di Harry Styles è felicissima,  e la sua interpretazione più fisica da attore di Serie, è perfetta. Così come il dislivello recitativo con il più accademico Dawson, è proporzionale con la complementarietà dei ruoli. 

Per me è un’opera molto riuscita ed efficace, che travalica l’algido tecnicismo del digitale, sollevando la tematica sempre attuale dell’omofobia, seppur abbia cambiato forma nel tempo, e l’omosessualità sia formalmente tollerata nella nostra società.

 Ma seppur non sia più ritenuta una malattia psichiatrica da curare con l’elettroshock, nè una pericolosa devianza da perseguire penalmente, non è ancora legiferata alla pari nei diritti civili, almeno nel nostro Bel Paese. Si fa per dire.

 Per cui siamo ancora culturalmente  lontani dalla piena accettazione di una semplice variante affettiva. Ed è per questo che la copertura sociale, con il conseguente inganno di una o più  persone (se si comprende se stessi) , così sapientemente descritti in questo bel film,  sono ancora tristemente presenti.

 Cercate ”My Policemen” in streaming e godetevelo, da soli o in compagnia.

Parola di Mava Fankù

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GIRL. TRANSIZIONANDO A PASSO DI DANZA @ I PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Per il Cinema in streaming A.C. (non Avanti Cristo, ma Ante – Corona Virus) ho rivisto per voi “GIRL”, storia di una ragazza transessuale, cercando immagini inedite, offrendovi la possibilità di saperne di più se non l’avete ancora visto, o di riviverlo insieme.

Ascolta il podcast di “GIRL” dalla voce di Mava

La disciplina della danza classica e l’identità di genere sono nel film di Lukas Dhont una miscela drammaticamente esplosiva.

Felice la scelta di un giovanissimo attore androgino per interpretare il ruolo di una ballerina adolescente nata nel corpo altro di un ragazzo. La bellezza androgina di Victor Polster è sublime e ricorda Cate Blanchett.

Film severo come la protagonista che nulla concede allo stereotipo su questi temi. Lara è una ragazza transessuale di 15 anni che già vive al femminile con il padre e il fratellino di 6 anni.

Ha fretta di femminilizzare il suo aspetto più di quanto già non sia e intraprende la transizione trepidante e senza paure con la terapia ormonale, finalizzata all’intervento definitivo di riassegnazione chirurgica sessuale.

Nel contempo vuole realizzare il sogno di diventare un’etoile, ed è proprio nell’ambiente della scuola di danza che si scontra con i primi conflitti sociali con le sue coetanee per la sua non conformità che lei per prima non accetta, torturandosi i piedi per stare sulle punte, e il sesso che comprime ossessivamente con del nastro adesivo, fino ad una scelta estrema.

L’elegante regia che indugia sui dettagli del corpo incompiuto e martoriato, fa sentire la fatica del vivere in una condizione inaccettabile di diversità per chi ha la semplice, vitale necessità di essere una GIRL.

Parola di Mava Fanku’

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LA DEA FORTUNA di OZPETEK. OMOGENITORIALITA’ E FLUIDITA’ AFFETTIVA @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Nel giorno della Santa Pasqua, continua il viaggio nello streaming A.C. (non Avanti Cristo, ma Ante CoronaVirus) con un film di Ferzan Ozpetek, uscito a ridosso dell’inizio politico della pandemia in Italia

“La Dea Fortuna” di Ferzan Ozpetek mi sembra una buona evoluzione postmoderna dell’arcaico ”Le Fate Ignoranti”, dove l’omogenitorialità e la fluidità affettiva fanno da filo conduttore nel nuovo film corale del regista turco romano.

E come ne ”Le Fate Ignoranti” ci sono certe atmosfere conviviali delle feste e mangiate collettive in terrazza, ma questa volta non sempre amicali e non sempre a Roma, che dal suo amato quartiere Ostiense del primo film ambientato a casa del regista, si sposta nel quartiere di Piazza Bologna, e nella parte finale anche nella splendente natura siciliana, in quel di Palestrina dove si trova il santuario della Dea Fortuna…

E c’è anche la sua onnipresente amica turca Serra Ylmaz e una nuova figura di donna transgender, Cristina Bugatty, che seppur sia molto brava e con una elegante fisicità, non fa dimenticare l’eterea Lucrezia Valia (presente anche in ”Magnifica Presenza”) che nel suo affinamento ancor più femminile di oggi sarebbe stata perfetta, ma la scelta di una nuova attrice trans è stata comunque felice e allontana l’effetto di uno smaccato remake.

Felice anche la scelta di Edoardo Leo che, da buon attore di commedie, caratterizzato sempre sul genere “coatto de Roma”, qui viene consacrato con il suo primo ruolo ricco di sfumature, seppur sempre un pò romanaccio, ma in un film d’autore.

Bravo e solido oscura un po’ Stefano Accorsi, altro erede de ”Le Fate Ignoranti” che a vederlo vent’anni dopo dicono abbia sempre la stessa espressione di allora, che trovo comunque sia una bella espressione.

I due interpretano una coppia gay in crisi che durante una festa riceve la visita di una loro comune e molto cara amica (la sempre intensa Jasmine Trinca) che porta i suoi figli, una ragazzina di 12 anni e un bambino più piccolo.

E dalla sua richiesta alla coppia di amici di prendersi cura dei suoi bambini, nell’attesa di ricoverarsi in ospedale per accertamenti clinici, si dipana tutta l’avvincente storia… Il cameo di Barbara Alberti è una nota divertente nella malinconia della trama.

La scrittrice è stata consigliata al regista nientepopodimenochè da Mina (magnificamente presente nella colonna sonora), ha il fisico del ruolo perfetto per la vecchia madre stronza di Jasmine Trinca, tanto aristocratica quanto crudele, ricalca se stessa ben diretta con misura.

Uno dei pregi di questo bel film, oltre all’ottimo cast e all’attualità della storia, è la figura amicale della transgender, disegnata con garbo e senza citare il genere neanche una volta. Cose che avvengono solo nei film di Ozpetek come in una fiaba Lgbtxyz.

Parola di Mava Fankù

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UN DOLCE PER PASQUA: CIAMBELLE DI MAGRO ALLE MANDORLE – LE RICETTE DI CHEF VENIO

Questa settimana, voglio proporvi una ricetta della tradizione palombarese e della Sabina Romana.
Un dolce di magro, cioè un dolce privo di uova e latte
.
La tradizione contadina conservava gli ingredienti nobili come uova, carne e latte per le grandi occasioni, quando se ne era in possesso.
Farina e vino erano alimenti alla portata di tutti; si pensa che la ricetta originale fosse con il miele e che esso sia stato poi sostituito dallo zucchero, quando quest’ultimo ha raggiunto un prezzo talmente accessibile a tutti da risultare più economico del miele stesso, che nelle case dei contadini non mancava mai.
Lo stesso olio di semi ha preso il posto dell’olio di sansa, molto meno nobile dell’olio extravergine”. Chef Venio

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

250 ml di olio di semi (arachidi)
250 ml vino bianco
250g di zucchero semolato
100 g zucchero semolato (per la doratura)
1 bustina di lievito per dolci vanigliato
750 g di farina
100 g di mandorle pelate a lamelle
1 pizzico di sale

PROCEDIMENTO

Accendere il forno a 165°.
In una ciotola versare il vino, olio e zucchero, mescolando con le mani, fino a che lo zucchero non è completamente sciolto.
Unire il lievito alla farina, mescolare e unire di colpo (tutto insieme) la farina al vino e olio.
Mescolare e aggiungere il pizzico di sale, continuando a mescolare velocemente (gli ingredienti devono essere lavorati velocemente). Far riposare 20 minuti a temperatura ambiente.
In un vassoio ,mettere i 100 grammi di zucchero e i 100 g di mandorle e mescolare.
Creare delle ciambelle con l’impasto, passarle nello zucchero e mandorle e porle in una teglia foderata con carta forno.
Cuocere a 165° per 15-18 minuti fino a che la ciambella non avrà ottenuto la doratura.
Come le frolle, anche questi biscotti secchi devono essere cotti a bassa temperatura per garantirne la friabilità, anche grazie alla lavorazione veloce dell’impasto.

Buon appetito da Chef Venio!

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TUTTO SUA MADRE. CINEMA TRANSGENDER IN STREAMING @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava

“I ragazzi e Guillaume, a tavola!” sarebbe stato il titolo originale tradotto in italiano, che avrebbe rappresentato il film appieno secondo l’intento dell’autore. Ma si sa che i distributori italiani storpiano i titoli peggiorandoli a fini commerciali, e di questo volevano farne una sorta di “Il Vizietto”, altro obbrobrio di titolo.

Guillaume Gallienne de La Comedie Française è un talentuoso e geniale cineasta: ha scritto, interpretato e realizzato in modo magistrale un film molto personale, forse poco condivisibile anche per chi crederebbe di potersi identificare, se non come ottimo prodotto filmico per cinefili dal palato raffinato.

Una dichiarazione d’amore alle donne, come egli stesso dichiara, e verso sua madre che assiste commossa al suo spettacolo teatrale, dal quale il film parte, dipanandosi nei tortuosi percorsi labirintici della memoria in un magnifico calambourt registico, per poi concludersi sempre sul proscenio con un imprevedibile colpo di scena finale.

Un “Coup de maitre”, colpo da maestro, com’è stato definito tutto il film.. Chi si aspetta una storia transgender o sul travestitismo non ne troverá gli stereotipi, seppur il protagonista interpreti anche il ruolo della madre in panni femminili, innamorandosi o credendo di innamorarsi dei ragazzi, ma senza provarne reale e carnale attrazione.

Eppure Guillaume é molto femmineo in ogni sua manifestazione, con un’over-dose di presenze femminili dominanti, la “castrante” madre in primis che lo vuole “diverso” dagli altri figli maschi, passando per una nonna trasgressiva illuminata e un caleidoscopio di avviluppanti figure femminili, mentre al contrario quelle maschili sono respingenti e distanti, a cominciare dal dispotico padre.

Ma non voglio raccontarvi oltre della divertente e ironica trama, cercatelo in streaming perché é un film godibilissimo.

Parola di Mava Fankù

Trailer ufficiale e Film completo su YouTube

Film Completo

Una esilarante scena “Volete bere qualcosa”?

Scena “La Nonna”

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“UNA NUOVA AMICA”. CINEMA TRANSGENDER @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava

Ozon e il travestitismo saffico parnasiano.

La genesi della componente femminile nell’uomo è nella sua origine cromosomica e ogni storia transgender ha un suo percorso unico. Per non parlare di travestitismo, brutto termine che di solito viene associato ad argomenti morbosi e discriminanti.

Ancor piú complicato per un uomo iniziare ad esplorare la propria diversa identità da adulto, magari proprio accanto ad una compagna comprensiva, durante un matrimonio con prole, e poi con la complicità della migliore amica della moglie appena morta dopo il parto.

É il tema di ”Una nuova amica” di François Ozon. Il vedovo consolabile riporta a galla la propria parte femminile proprio durante l’elaborazione del suo lutto, restando comunque attratto esclusivamente dalle donne, nonchè continuando a fare da amorevole padre e nel contempo anche da madre alla neonata, indossando gli abiti della defunta moglie.

Azzarderei la definizione di “travestitismo saffico”, che mi risulta essere più diffuso di quanto si possa immaginare tra gli “uomini femminili” eterosessuali e dunque “neo-lesbici”...

Una bella sorpresa per chi vede il film senza aver letto recensioni, come nel mio caso, perchè il difficile tema viene trattato in modo estremamente delicato, con levità, seppur esplori la psicologia dei personaggi dal profondo, come solo un talentuoso autore sensibile all’universo femminile riesce a fare.

Una prova d’attore notevole quella di Romain Duris, stilizzato in panni femminili, senza ricadere nel grottesco macchiettismo, con l’ausilio virtuosistico di una magnifica e surreale fotografia.

Anche per questo film si menziona lo stile almodovariano, forse perchè la storia è tratta da un racconto di uno scrittore al quale si è ispirato anche Almodovar.

Ma il bel film di Ozon riesce a superare il limite dell’etichetta, vivendo di vita propria in modo sfolgorante, facendosi a mio avviso persino preferire al più famoso regista ispanico per come affronta analoghe ambigue sceneggiature.

Parola di Mava Fankù

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“Rimani” una poesia d’amore di Gabriele D’Annunzio interpretata da Alessio Papalini

In copertina: Gustav Klimt. Giuditta I. 1901 Olio su tela cm. 84X42 Vienna, Österreichische Galerie Belvedere

ASCOLTA IL PODCAST DELLA POESIA


Rimani! Riposati accanto a me.
Non te ne andare.
Io ti veglierò. Io ti proteggerò.
Ti pentirai di tutto fuorché d’essere venuto a me, liberamente, fieramente.
Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altro compagno, non vedo altra gioia
Rimani.
Riposati. Non temere di nulla.
Dormi stanotte sul mio cuore…

Musica

Title: Phenix-unplugged
Author: Koi-discovery
Source: https://freemusicarchive.org/music/koi-discovery/omega/phenix-unplugged/
License: CC0 1.0 Universal License

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NEL NOME DEL PADRE @ I PENSIERINI DI MAVA FANKU’

Quando avevo una rubrica di Posta del Cuore, mi scrisse una persona “non conforme” parlandomi del rapporto conflittuale e profondo avuto con il Padre; e nel giorno di San Giuseppe, dedicato alla Festa del papà, voglio proporre quella toccante lettera che da allora ho conservato nell’attesa di poterla pubblicare.

Ascolta dalla voce di Mava

“Cara Mava, sono un così detto “diverso” di mezza età, che durante la sua infanzia veniva definito un bambino effemminato, “mezzafemmina” nel Sud: pare un termine giocoso e magico rispetto agli altri intuibili epiteti che mi riservarono in seguito nell’adolescenza.

Malgrado questi termini mi turbassero, ho avuto la fortuna di non aver subito del bullismo violento, seppur le mie scelte importanti di vita siano state condizionate da quell’iniziale humus omofobo in cui sono cresciuto.

Sarà che non avendo inclinazioni esclusive verso “lo stesso sesso” (mai sentito come tale in realtà), ho avuto storie adolescenziali con ragazze, inframmezzate anche da esperienze con ragazzi. Quindi la mia formazione, sessuale e sentimentale, potrebbe definirsi come bisessuale.

In tutto questo la mia famiglia ha avuto un ruolo fondamentale, trovando “insegnamento” più che nelle prevalenti figure femminili (che oltre a darmi affetto e attenzione, talvolta soffocante, hanno assecondato le mie pulsioni androgine, come ad esempio nei giochi con le bambole, nella prima infanzia), in quella maschile di mio padre che, seppur in apparenza fosse considerato burbero e maschilista, un giorno, io già liceale maturando, mi prese da parte e mi disse una frase che non ho più dimenticato.

“Io so come sei” – guardandomi con tenerezza – “e per come sei, ti puoi esprimere dopo esserti costruito una corazza, altrimenti gli altri ti mangeranno”.

Di poche parole il mio papà, che ho tanto contestato nell’adolescenza, ma in quelle poche parole, col senno del poi, ci vedo tutto l’amore di un padre che vuole proteggere dal mondo inospitale il figlio “diverso” e fragile, come farebbe il Re Leone con il suo cucciolo.

Come quando una volta, potevo avere quindici anni, eravamo in un ristorante di Roma, con un nome che era tutto un programma – “La Parolaccia” – con dei suoi amici camerateschi e goliardici, mentre delle vere e proprie entraneuses intrattenevano i commensali con battute pecorecce e gesti osceni: del genere, accarezzare la bella testa calva di mio padre, simulando una masturbazione con una bottiglia di caro champagne, fino a stapparla col botto e conseguente fuoriuscita di liquido effervescente.

“Facciamo svezzare tuo figlio da una di queste signorine” – sghignazzò qualcuno con sguaiata provocazione a mio padre che rispose pronto: “lasciate stare mio figlio che è timido”.

Ero terrorizzato in un angolo del tavolo e tirai un sospiro di sollievo.

Ti voglio tanto bene Papà.

Ovunque tu sia.

Nel mio cuore di sicuro.

E per il mio sempre.

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UNA RICETTA PER LA FESTA DEL PAPA’: MALGA GRATINATI ALLA AMATRICIANA

Per la festa del papà, chef Venio ci propone un piatto della tradizione laziale, facile da preparare e molto buono. Siamo certi che i papà apprezzeranno.

MALGA GRATINATI ALLA AMATRICIANA

INGREDIENTI

Guanciale
Pomolo
Vino rosso
Pecorino
Alloro
Cipolla rossa di tropea
Sfoglia

PER LA AMATRICIANA

Far rosolare il guanciale tagliato a cubetti; quando sarà croccante, toglierlo dalla padella lasciando il grasso.
Far scendere di temperatura il grasso del guanciale, mettere la cipolla rossa di tropea e far appassire (non deve bruciare, fatela cuocere a fuoco dolce).
Quando la cipolla è appassita, sfumare con del vino rosso e far evaporare; una volta che l’alcool sarà scomparso, aggiungere il pomodoro e far cuocere 20 minuti circa.
Quando il sugo sarà cotto, fare a pezzi irregolari la sfoglia (potete usare anche quella secca per lasagne).
Una volta cotta la sfoglia, scolarla in padella, aggiungere il guanciale croccante e mantecare.
Attendere qualche minuto che scenda la temperatura della pasta, aggiungere il pecorino e saltare.
Mettere nei piatti, chiudere il tutto con una bella spolverata di pecorino e infornare a 180 gradi, fino a che non abbiamo ottenuto una bella crosta.
Servire con doppio piatto e …buon appetito!


Fate i buoni.

P.S. I più scupolosi possono mettere l’aglio in sostituzione della cipolla.

Chef Venio Scoccini

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CLOSE. D’AMORE SI MUORE @ PENSIERINI FILMICI DI MAVA FANKU’

ASCOLTA DALLA VOCE DI MAVA

Ritorno ad amare il Cinema, dopo gli ultimi anni di separazione pandemica, attraverso lo streaming.

“CLOSE” è un film del 2022 e narra della scoperta dell’amore da parte di due pre-adolescenti tredicenni. E a quell’età si sa che i sentimenti amorosi sono puri, perché provati per la prima volta; anche se i nostri inseparabili amici per la pelle, che dormono persino insieme tanto sono uniti, affettuosi e capaci di tenerezza, saranno presto contaminati dal pregiudizio.

“Ma voi due state insieme”? – chiede una maliziosa compagna di classe ai due, imbarazzandoli davanti a tutti – “No, noi siamo molto amici, quasi fratelli” – si schermisce Leo, il più esuberante dei due, mentre Remì, più schivo e sensibile, tace.

Leo e Remi fino a quel momento erano felici e andavano, come si dice, d’amore e d’accordo. Remi suona il flauto e Leo immagina di essere suo manager per andare in giro insieme per il mondo. Ma il pre-giudizio dei coetanei pseudo evoluti intacca la loro idilliaca amicizia amorosa, consacrata fino a quel momento dalle rispettive famiglie che vedono il loro legame come qualcosa di assolutamente naturale, senza quei retropensieri malevoli che fa solo chi non ama.

Mentre i rispettivi genitori di Leo e Remi, amando i loro figli, vogliono solo la loro serenità: “Leo, vai a dormire da Remi stasera?” – Chiede ogni giorno la madre del primo, come fosse la cosa più naturale del mondo, mentre le convenzioni sociali stanno in agguato dietro l’angolo.

Non si parla di outing o coming-out in questo delicatissimo e introspettivo film, ambientato in una natura bucolica dipinta di colori, ma di identità sessuale in bozzolo, che sfocia in una inaspettata tragedia, con la quale quel primo amore appena sbocciato dovrà fare duramente i conti.

I due giovanissimi protagonisti sono sorprendenti, ci regalano la fioritura dei loro innati talenti interpretativi, reggendo anche i primissimi piani con disinvoltura e verità.

Presentato al Festival di Cannes del 2022, “CLOSE” di Lukas Dhont già regista di “Girl”, è uscito nelle sale italiane i primi di Gennaio e ora lo si può vedere in streaming su Sky e Now. Ha fatto man bassa di premi un po’ ovunque ed è candidato ai prossimi OSCAR.

E’ uno di quei film d’autore che se non lo cerchi ti cercherà lui per emozionarti, anche sul piccolo schermo, come ha fatto con me.

Parola di Mava Fankù

TRAILER UFFICIALE

I PRIMI CINQUE MINUTI DEL FILM

https://www.mymovies.it/film/2022/close/news/guarda-la-clip-del-toccante-coming-of-age-di-lukas-dhont/

  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22
  • Direttore Stefania Catallo
STEFANIA CATALLO

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

Redazione:

EMYLIU' SPATARO

Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

SAVERIO GIANGREGORIO

Attivista ANPI e Amnesty International, femminista, si occupa anche di Jus Soli e della causa degli italiani senza cittadinanza. Segue dal primo giorno la vicenda di Giulio Regeni, di cui riporta l'amaro conteggio ogni giorno sui suoi profili social. Attivista ANPI per il senso di profondo rispetto verso coloro che ci hanno liberato da nazisti e fascisti. "Siamo una democrazia e indietro non dobbiamo tornare".

MAVA FANKU'

Opinionista disincantata, dotata di un notevole senso dell'umorismo e di una dialettica tagliente, Mava Fankù cura attualmente due rubriche, La Pillola Politica e I Pensierini di Mava, elzeviri su temi vari che ispirano la nostra signorina agèe, da poco anche in video, oltre che in podcast, oltre che in scrittura.

LORENZO RAONEL SIMON SANCHEZ

Esperto in comunicazione, divulgatore e attivista per i diritti umani della comunità LGBTQ+

ALESSIO PAPALINI

Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

PATRIZIA MIRACCO

Psicoterapeuta e giornalista. Appassionata di arte e mamma umana di Aki, una bella cagnolina a quattro zampe di 4 anni.

VENIO SCOCCINI

Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno come punto comune una ironia sana e leggera che aiuta il pubblico a riflettere sull'argomento proposto.

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