#25 NOVEMBRE. DIMENSIONE DONNA E CONSULTA DELLE DONNE: EDUCARE AL RISPETTO E ALLE DIFFERENZE
Aspettando il 25 novembre abbiamo chiesto a Patrizia Sacchi, presidente di Dimensione Donna, e ad Amelia Ciampa, al vertice della Consulta delle Donne di Civitavecchia, quali sono secondo loro gli interventi necessari e improrogabili da attuare per fermare i femminicidi che, fino a questo momento, sono stati 106. Una linea di sangue che ha attraversato e purtroppo continuerà ad attraversare l’Italia e che, si spera, possa interrompersi definitivamente. Ecco le loro risposte.

In foto: da sinistra Amelia Ciampa e le attiviste della Consulta delle Donne
Amelia Ciampa: “Non credo sia efficace istituire una materia scolastica che riguardi la violenza di genere, quanto invece preparare i docenti a parlare di educazione emotiva ai propri allievi. Che la scuola non sia solo veicolo di istruzione, ma che i docenti abbiano ben presente il fatto che i loro allievi hanno un mondo interiore fatto di emozioni, e che puntino quindi a farle sviluppare in maniera sana. E’ poi evidente la necessità di finanziare le associazioni che si occupano di donne e di violenza di genere, perché i fondi sono pochi e insufficienti. Per quanto riguarda la Consulta delle Donne, i colloqui individuali attraverso i quali la donna prende consapevolezza della relazione che sta vivendo e di quali siano le dinamiche interiori che possono spingerla verso la dipendenza affettiva, ci hanno sempre dato dei risultati molto positivi. Anche il sostegno che forniamo ormai da trent’anni attraverso i gruppi AMA, danno alla donna anzitutto la sensazione di non essere da sola e creano una rete di sostegno attraverso la competenza e l’esperienza di donne che hanno vissuto cose simili. Sarebbe inoltre opportuno che lo Stato, attraverso i suoi organi anche locali, si occupasse per lo meno di fornire un servizio utile alla diffusione della cultura della parità di genere, stringendo rapporti costanti con le associazioni che si occupano del fenomeno. Non basta delegare tutto al solo intervento del servizio sociale, che spesso viene percepito come giudicante specialmente nell’ambito delle separazioni conflittuali”.

In foto: a destra Patrizia Sacchi presidente di Dimensione Donna durante un evento
Patrizia Sacchi: “Per il contrasto alla violenza di genere, l’inasprimento delle pene è sicuramente auspicabile, così come l’uso del braccialetto elettronico o di altri strumenti di dissuasione; quello che però andrebbe fatto con urgenza è accelerare i tempi dei processi. Con l’applicazione del Codice Rosso si è ottenuta sicuramente una maggiore velocità nell’ascolto sia della donna che dell’abusante; tuttavia, per arrivare alla prima udienza passa ancora molto tempo e quindi arrivare alla fine dei processi comporta tempi molto dilatati. Dopo la denuncia le donne sono spesso lasciate sole, con l’unico sostegno dei centri antiviolenza, quindi è assolutamente necessario pensare alla creazione di progetti di sostegno emotivo dedicati a loro. Parliamo comunque però di provvedimenti che vanno a curare il sintomo e non la malattia, nel senso che si va a punire il colpevole ma non si fa prevenzione. La violenza contro le donne è un problema culturale, lo abbiamo sempre detto e lo ripetiamo ancora, quindi gli investimenti andrebbero fatti a supporto della famiglia, nella scuola, con la creazione di percorsi all’educazione sentimentale come materia di studio. Secondo me questo è l’unico modo concreto e reale per il contrasto alla violenza. Investire sull’educazione, sull’istruzione, rieducare all’espressione dei sentimenti, all’ascolto dell’altro, al rispetto, a sviluppare l’empatia potenziando i servizi anche nelle scuole e sostenendo le famiglie attraverso i corsi alla generosità: queste sono le chiavi giuste, secondo me”.
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