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ROMA, 24 MARZO 1944. L’ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE, ERICH PRIEBKE E GIULIA SPIZZICHINO

C’é voluto il coraggio di una donna per smascherare, accusare, far estradare e poi condannare all’ergastolo Erich Priebke, lo zelante contabile dei morti alle cave ardeatine. Giulia Spizzichino è stato lo strumento della giustizia per i 335 morti ammazzati che Roma celebrerà venerdì 24 marzo, con una cerimonia alle Fosse Ardeatine affinché il passato e il sacrificio di quegli uomini non venga dimenticato.

Roma, 24 marzo 1944. Nelle cave di pozzolana lungo la via Ardeatina è una giornata intensa. Le squadre naziste, con la complicità della Repubblica Sociale, uccidono 335 uomini. Si tratta di una rappresaglia per l’attentato di via Rasella, dove erano state uccisi 33 occupanti nazisti. Hitler, furioso, aveva ordinato a Kappler, capo della Gestapo della Capitale, di organizzare una punizione esemplare. Sarebbero stati uccisi 10 uomini per ogni nazista caduto nell’attentato. Pietro Caruso, questore fascista di Roma, iniziò subito a scrivere con Kappler la lista di chi doveva essere ucciso: 335 uomini e ragazzi, tra detenuti civili e militari, ebrei e semplici sospetti antifascisti, sarebbero morti con un colpo di pistola alla nuca. Erich Priebke, vicecomandante del quartier generale della Gestapo capitolina, spuntò i nomi della lista, e poi fece saltare con dell’esplosivo gli ingressi delle cave per occultarne all’interno i cadaveri. Priebke fece uccidere 5 uomini in più, probabilmente convinto che il suo zelo lo avrebbe aiutato nella carriera.

Giulia Spizzichino, alla quale erano stati sterminati 25 parenti, di cui 7 alle cave ardeatine e 18 nelle camere a gas, volò in Argentina nel 1994, cinquant’anni dopo, per riconoscere e far condannare Priebke, che nel frattempo era diventato preside di una scuola tedesca a San Carlos de Bariloche. In un colloquio avuto diversi anni fa, Spizzichino mi dichiarò: “Quando entrai in aula, lo vidi girarsi verso di me, tutto impettito, con un cappello da alpino in testa. Rimasi pietrificata ma sicura di quello che avrei dichiarato: era lui che mi aveva ammazzato 25 parenti. Priebke si voltò verso il suo avvocato e disse a voce alta, guardandomi: contame un chiste asi puedo reir, ossia facciamoci due risate. Alla fine venne condannato all’ergastolo”. Priebke morì centenario nel 2013, ed è sepolto senza nome nel cimitero di un carcere, che a detta dell’ex detenuto Loi, è quello di Isili, in Sardegna. La tumulazione riporta solo un numero.

Al di là delle lecite domande su chi abbia favorito la fuoriuscita di Priebke come di altri nazisti o su quali siano state le complicità affinché essi potessero vivere indisturbati all’estero, quello che qui vogliamo trasmettere è la memoria di uno dei più grandi sacrifici per un’Italia libera.

UNA PIUMA SUL CAPPELLO, IL CORTO TEATRALE

photo @Massimo Colasanti

Uno dei più bei ricordi che ho di Giulia Spizzichino è una mattina di inverno, quando ero a casa sua e ci consultavamo come due adolescenti su quale abito indossare. Il giorno dopo saremmo andate in televisione, dove Giulia avrebbe parlato del prezzo di sangue pagato dalla sua famiglia per essere ebrei ed esserlo nel 1943. Dopo, la sera avrei messo in scena un corto teatrale scritto apposta per lei, “Una piuma sul cappello’, dedicato ai suoi ricordi e al suo coraggio, che le permisero di accusare Priebke, nascosto in Argentina, e farlo condannare in Italia all’ergastolo. E li, sul quel palcoscenico dove gli oggetti di scena erano velati col tulle bianco, a significare la polvere del tempo, Giulia e io facemmo un viaggio nel tempo”. Stefania Catallo

L’attrice Rosella Mucci ha interpretato Giulia Spizzichino nel corto “Una piuma sul cappello”, che proponiamo ai nostri lettori.

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“LE COPPIE GAY SPACCIANO BAMBINI PER LORO FIGLI” @ LA PILLOLA POLITICA DI MAVA FANKU’

Ascolta dalla voce di Mava

Questa frase, pronunciata in un dibattito televisivo dal vicepresidente della Camera, tale Rampelli, deputato dei Fratelli D’Italia, è una oggettiva sciocchezzuola.

Per usare un eufemismo, perché in realtà è una frase estremamente discriminatoria, che per colpire le coppie omogenitoriali per questioni di pruderie ideologica, strumentalizza persino i bambini che dipendono da chi li sta crescendo. Bambini che si sentono figli di chi si prende cura di loro e che hanno diritto ad esser riconosciuti come tali.

E penso, da modesta opinionista, che una frase del genere dovrebbe essere considerata da tutti come un’aberrazione, specie se a pronunciarla è un uomo con una carica così importante. Perchè, avrà un peso specifico diverso, pur avendo solo la qualità di un malevolo “peteolezo” (dal veneto: peto + olezo – ndr.) se la stessa cosa l’avesse detta la portiera del nostro condominio.

Qui non si tratta di riconoscere i diritti di due adulti dello stesso sesso che decidono di unirsi in coppia, ma i diritti dei loro figli voluti e amati che esistono già. Senza creare disagio alla loro serena crescita.

Parlare poi di legittimazione dell’ “utero in affitto”, demonizzando tale pratica oltre ogni limite, come spauracchio per delegittimare l’omogenitorialità, è il solito effetto speciale distraente per spostare l’attenzione su un qualcosa di assolutamente fuori tema.

Tanto per continuare a colpire gratuitamente le “famiglie arcobaleno” gettando sui loro colori il nero liquame della mala fede. Proprio di ieri, primo giorno di Primavera, è la notizia di mettere fuori legge in tutta Europa la pratica della “maternità surrogata”, già vietata in quasi tutti gli Stati a partire dal nostro.

Che bisogno c’era di questo pleonastico effettaccio speciale?

La rinnovata opposizione avrà un gran bel da fare.

Mava Fankù

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L’EX PRESIDENTE E LA PORNOSTAR. UNA VECCHIA STORIA SEMPRE NUOVA

In copertina: Trump-Stormy-Daniels – Credit: Brandon Bell/Getty Images; Ethan Miller/Getty Images

Non è certo la prima donna a far tremare un capo di Stato: prima di lei ci sono state la mitica Monroe, la psicologa Lewinsky e adesso una pornostar dal nome esotico, Stormy Daniels (stormy: tempestosa, n.d.r.). Kennedy, Clinton e Trump sembrano essere così tre ex presidenti accomunati dal debole per le donne, ma in realtà la politica statunitense ha visto anche altre querelle dello stesso tipo: basti ricordare la vicenda di Gary Hart, candidato alla presidenza nel 1988 e bloccato a metà corsa per essere stato il presunto amante di Donna Rice, Miss South Carolina World.

La narrazione su Daniels è quella di una ragazza povera e abusata, spogliarellista già al liceo e poi diventata una regina del porno, dove ha lavorato ed è stata premiata come regista, protagonista e scrittrice. L’incontro con Trump sembra sia avvenuto nel 2006 quando lui era già sposato con Melania ed era diventato da poco padre di Barron. Lui era già ricchissimo, e come nella migliore tradizione pecoreccia, il sessantenne invitò prima a cena e poi in camera sua la giovane promettendole, pare, una parte in una famosa serie televisiva. Gli incontri, a detta di Daniels, furono diversi, fino a cessare del tutto per volere della donna, evidentemente delusa nelle sue aspettative, che siano professionali o personali, non è dato sapere.

Nel 2016, la pornostar cercò di vendere la storia della relazione con Trump senza successo. Ma l’uomo che dichiarava di “prendere le donne per la f***“, cominciò a tremare quando, proprio a causa di queste parole, la stampa si accorse di avere un’occasione d’oro per portare a galla i peccati del tycoon. A Stormy vennero pagati 130 mila dollari, versamento fatto da Michael Cohen, legale di Trump al quale era stato dato l’incarico di intervenire per risolvere situazioni spinose. Il denaro è stato restituito a Cohen – come ipotizzano gli inquirenti – attraverso una alterazione dei bilanci della Trump Organization: la falsificazione di tali dati rappresenta un reato nello stato di New York. Nel 2018, Cohen è stato condannato a 3 anni di carcere per evasione fiscale e violazioni delle regole relative al finanziamento della campagna presidenziale. Ed è proprio per questi reati che Trump ora rischia l’incriminazione.

Ci si aspetterebbero reazioni da Melania Trump, che come maschilismo detta, è stata tradita chissà quante volte e in questo specifico caso, appena dato alla luce suo figlio; però tutto tace: forse che anche lei segua la regola aurea della regina Elisabetta: “Never complain, never explain”?

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OMOFOBIA E BULLISMO: SABATO 25 MARZO AL TEATRO TORDINONA “IKOS” DI GIUSEPPE SCIARRA

In copertina: il regista Giuseppe Sciarra

Ikos viene dal greco e significa fenice. E’ così che il regista Giuseppe Sciarra ha voluto intitolare il suo lavoro autobiografico su omofobia e bullismo, già premiato al Lecce Film Fest, all’Aracnea film and book festival e all’Apulia Web Fest.

Sabato 25 marzo alle ore 18.30 presso il Teatro Tordinona, Cinema Filmstudio presenterà “Ikos”, il documentario breve scritto e diretto da Giuseppe Sciarra e interpretato da Edoardo Purgatori. La collaborazione tra il regista pugliese e l’interprete della serie TV “Le Fate Ignoranti” ha dato vita a questo atto di accusa contro il bullismo e l’omofobia.

Edoardo Purgatori in Ikos

Omofobia e bullismo sono purtroppo realtà che spesso si presentano insieme, e Sciarra ne ha vissuto la drammaticità sulla sua pelle, come ha dichiarato:Il bullismo è un male inenarrabile. Sminuito da alcuni, fintamente compreso da altri. A me ha rischiato di togliermi la vita e la salute mentale. I miei coetanei sono stati nei miei confronti senza cuore, inumani. La loro cattiveria non voglio dimenticarla e non posso sminuirla perché fa comodo pensare che da bambini e adolescenti si è tutti buoni ma non è così, i miei carnefici non erano per bene e non erano buoni. Quello che posso fare oggi è fare conoscere la mia storia affinché la gente sappia cosa ho vissuto e stanno vivendo in tanti”

L’evento è stato promosso anche da Gaynet, associazione nazionale di operatori e operatrici dell’informazione che opera per migliorare il linguaggio dei media sui temi LGBTQ+. Dopo il corto e’ previsto un dibattito presentato da  Giulia Bandini con il regista, Edoardo Purgatori e il giornalista Alessandro Paesano per parlare di bullismo e omofobia e più in generale, di violenza e discriminazione. Di seguito il link per prenotarsi all’evento.

https://www.romafilmstudio.it/ikos-2/

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“Rimani” una poesia d’amore di Gabriele D’Annunzio interpretata da Alessio Papalini

In copertina: Gustav Klimt. Giuditta I. 1901 Olio su tela cm. 84X42 Vienna, Österreichische Galerie Belvedere

ASCOLTA IL PODCAST DELLA POESIA


Rimani! Riposati accanto a me.
Non te ne andare.
Io ti veglierò. Io ti proteggerò.
Ti pentirai di tutto fuorché d’essere venuto a me, liberamente, fieramente.
Ti amo. Non ho nessun pensiero che non sia tuo;
non ho nel sangue nessun desiderio che non sia per te.
Lo sai. Non vedo nella mia vita altro compagno, non vedo altra gioia
Rimani.
Riposati. Non temere di nulla.
Dormi stanotte sul mio cuore…

Musica

Title: Phenix-unplugged
Author: Koi-discovery
Source: https://freemusicarchive.org/music/koi-discovery/omega/phenix-unplugged/
License: CC0 1.0 Universal License

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NEL NOME DEL PADRE @ I PENSIERINI DI MAVA FANKU’

Quando avevo una rubrica di Posta del Cuore, mi scrisse una persona “non conforme” parlandomi del rapporto conflittuale e profondo avuto con il Padre; e nel giorno di San Giuseppe, dedicato alla Festa del papà, voglio proporre quella toccante lettera che da allora ho conservato nell’attesa di poterla pubblicare.

Ascolta dalla voce di Mava

“Cara Mava, sono un così detto “diverso” di mezza età, che durante la sua infanzia veniva definito un bambino effemminato, “mezzafemmina” nel Sud: pare un termine giocoso e magico rispetto agli altri intuibili epiteti che mi riservarono in seguito nell’adolescenza.

Malgrado questi termini mi turbassero, ho avuto la fortuna di non aver subito del bullismo violento, seppur le mie scelte importanti di vita siano state condizionate da quell’iniziale humus omofobo in cui sono cresciuto.

Sarà che non avendo inclinazioni esclusive verso “lo stesso sesso” (mai sentito come tale in realtà), ho avuto storie adolescenziali con ragazze, inframmezzate anche da esperienze con ragazzi. Quindi la mia formazione, sessuale e sentimentale, potrebbe definirsi come bisessuale.

In tutto questo la mia famiglia ha avuto un ruolo fondamentale, trovando “insegnamento” più che nelle prevalenti figure femminili (che oltre a darmi affetto e attenzione, talvolta soffocante, hanno assecondato le mie pulsioni androgine, come ad esempio nei giochi con le bambole, nella prima infanzia), in quella maschile di mio padre che, seppur in apparenza fosse considerato burbero e maschilista, un giorno, io già liceale maturando, mi prese da parte e mi disse una frase che non ho più dimenticato.

“Io so come sei” – guardandomi con tenerezza – “e per come sei, ti puoi esprimere dopo esserti costruito una corazza, altrimenti gli altri ti mangeranno”.

Di poche parole il mio papà, che ho tanto contestato nell’adolescenza, ma in quelle poche parole, col senno del poi, ci vedo tutto l’amore di un padre che vuole proteggere dal mondo inospitale il figlio “diverso” e fragile, come farebbe il Re Leone con il suo cucciolo.

Come quando una volta, potevo avere quindici anni, eravamo in un ristorante di Roma, con un nome che era tutto un programma – “La Parolaccia” – con dei suoi amici camerateschi e goliardici, mentre delle vere e proprie entraneuses intrattenevano i commensali con battute pecorecce e gesti osceni: del genere, accarezzare la bella testa calva di mio padre, simulando una masturbazione con una bottiglia di caro champagne, fino a stapparla col botto e conseguente fuoriuscita di liquido effervescente.

“Facciamo svezzare tuo figlio da una di queste signorine” – sghignazzò qualcuno con sguaiata provocazione a mio padre che rispose pronto: “lasciate stare mio figlio che è timido”.

Ero terrorizzato in un angolo del tavolo e tirai un sospiro di sollievo.

Ti voglio tanto bene Papà.

Ovunque tu sia.

Nel mio cuore di sicuro.

E per il mio sempre.

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UNA RICETTA PER LA FESTA DEL PAPA’: MALGA GRATINATI ALLA AMATRICIANA

Per la festa del papà, chef Venio ci propone un piatto della tradizione laziale, facile da preparare e molto buono. Siamo certi che i papà apprezzeranno.

MALGA GRATINATI ALLA AMATRICIANA

INGREDIENTI

Guanciale
Pomolo
Vino rosso
Pecorino
Alloro
Cipolla rossa di tropea
Sfoglia

PER LA AMATRICIANA

Far rosolare il guanciale tagliato a cubetti; quando sarà croccante, toglierlo dalla padella lasciando il grasso.
Far scendere di temperatura il grasso del guanciale, mettere la cipolla rossa di tropea e far appassire (non deve bruciare, fatela cuocere a fuoco dolce).
Quando la cipolla è appassita, sfumare con del vino rosso e far evaporare; una volta che l’alcool sarà scomparso, aggiungere il pomodoro e far cuocere 20 minuti circa.
Quando il sugo sarà cotto, fare a pezzi irregolari la sfoglia (potete usare anche quella secca per lasagne).
Una volta cotta la sfoglia, scolarla in padella, aggiungere il guanciale croccante e mantecare.
Attendere qualche minuto che scenda la temperatura della pasta, aggiungere il pecorino e saltare.
Mettere nei piatti, chiudere il tutto con una bella spolverata di pecorino e infornare a 180 gradi, fino a che non abbiamo ottenuto una bella crosta.
Servire con doppio piatto e …buon appetito!


Fate i buoni.

P.S. I più scupolosi possono mettere l’aglio in sostituzione della cipolla.

Chef Venio Scoccini

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AI SUOI PIEDI. I RACCONTI FETISH DI CHARMEL ROSES

In copertina “Models in the studio”, 1999 @Jack Vettriano

I Maneskin lo hanno messo in musica e nel loro look; Emanuelle Seigner lo ha portato sul grande schermo, Quentin Tarantino ne ha fatto uno dei momenti più intensi di “Dal tramonto all’alba) e Jack Vettriano lo ha dipinto, ma ancora nessuno ne parla apertamente e, soprattutto, liberamente: il feticismo è ancora un tabù. Senza entrarne nel merito dal punto di vista psicologico, è da notare comunque la sua diffusione e un, seppur blando, sdoganamento nel mondo dello spettacolo e soprattutto, la netta divisione tra feticismo e disturbo feticista.

https://www.msdmanuals.com/it-it/professionale/disturbi-psichiatrici/disturbi-parafilici/disturbo-feticista

Per quanto riguarda la letteratura, esistono diversi autor@ che scrivono sul tema, ma purtroppo rimangono di nicchia e soprattutto, ignorati dalle grandi case editrici.

Charmel Roses è uno degli scrittori più prolifici di libri a tema fetish. Come ci ha dichiarato “nasco negli anni Settanta, quando tutto sembra ancora possibile, ma sempre un po’ meno realizzabile. Cresco e mi nutro delle suggestioni della grande letteratura e del cinema, avvicinandomi inesorabilmente alla scrittura e all’arte, perché scrivere e dipingere, per me, è prima di tutto una necessità cui non mi è possibile sottrarmi. Spaziando dalla poesia al racconto, dò vita a mondi surreali in cui emergono pulsioni primordiali, prime fra tutte la tensione erotica e la follia del desiderio”. Riservatissimo, Roses conta all’attivo diversi titoli, sia romanzi che racconti, tra l’altro molto venduti.

@Charmel Roses, Vespri mattutini

Attraverso la scrittura e i disegni, rappresenta un amore devoto e adorante che si riallaccia alla tradizione dell’Amor Cortese e dello Stil Novo, arricchendola con le prepotenti suggestioni del FemDom e della Ginarchia.

I protagonisti dei suoi romanzi sono uomini con una spiccata emotività e una natura romantica che sognano di poter amare in ginocchio e di essere liberi di esprimere la propria natura e il proprio desiderio di sottomissione. Pervasi da un sentimento carico di religiosa devozione, essi pregano di essere schiavi della Donna amata, di poter essere accolti e di appartenerle, nella reciprocità di un amore privo di pudore, andando oltre quel senso di vergogna che l’alterità dei loro desideri li induce a provare. Lo abbiamo incontrato e ne è scaturita una interessante intervista, libera, senza luoghi comuni e banalità.

Ercole e Onfale, Jules Marie Sevestre

Charmel Roses, cos’è per lei la scrittura e cosa vuole comunicare attraverso di essa?

“Nella scrittura cerco di rappresentare ed analizzare non solo i sogni, ma anche i dissidi, i tormenti e le paure di chi nutre o vive il desiderio di un amore sottomesso. Credo sia un mondo molto vasto e sfaccettato che solitamente è sempre rappresentato semplicemente come qualcosa di buffo o perverso o comunque con connotazioni negative. A me piace l’idea di poter creare l’immagine di uno slave (uomo sottomesso alla donna, n.d.r.) romantico, di restituirgli quella dignità umana di cui solitamente è privato non a causa della sua sottomissione, ma per il modo in cui viene comunemente percepito”.

Come è composto il suo pubblico di lettori?

“Per gran parte è formato da chi ha una sensibilità vicina al BDSM e in particolare al FemDom, uomini e donne che lo vivono apertamente, ma ci sono anche persone che si avvicinano perché attratte dagli aspetti romantici e sensuali delle storie che descrivo, dalla poesia amorosa che rimanda alla tradizione dell’elegia latina e dell’amor cortese”.

Perché secondo lei il feticismo è ancora in tabù?

“Probabilmente per dei retaggi culturali da cui è difficile liberarsi. Il feticismo, in particolare del piede, così come la sottomissione nel rapporto amoroso, è presente in gran parte dell’arte e della letteratura. Il piede della donna si potrebbe persino ritenere emblema della sensualità femminile e spesso, anche a livello mediatico e pubblicitario è utilizzato in questo modo. Si tratta, quindi, di qualcosa che appare praticamente naturale, ma evidentemente permane l’idea che implichi un’umiliazione che non è moralmente accettabile, né per chi la infligge e, a maggior ragione, né per chi la subisce, che in genere appare debole e ridicolo”.

Ci sono autori dai quali trae ispirazione per i suoi libri?

“Credo che le mie più grandi fonti di ispirazione, oltre alla già citata elegia latina e l’amor cortese, siano le opere di Fëdor Dostoevskij, che è uno scrittore che ho amato e letto tantissimo, soprattutto durante l’adolescenza. Nei suoi libri ho trovato spesso quella passione assoluta e adorante, quasi folle, che hanno poi caratterizzato anche i miei personaggi”.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

“Al momento sono in fase di elaborazione. Ho in mente un romanzo epistolare in stile un po’ ottocentesco di genere più romantico e a un’altra storia un po’ più cruda e tormentata. Oltre a questo, che riguarda il mio lavoro come scrittore, sto valutando anche la possibilità di esporre alcuni dei miei disegni, sempre dedicati al FemDom”.

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FIGLI DI UN DIO ORBAN @ LA PILLOLA POLITICA DI MAVA FANKU’ (CON PODCAST)

Ascolta dalla voce di Mava

🌜Che il fascismo non esista più storicamente é acclarato, perlomeno nella nomenclatura e nei fatti storici.

🌜 Ma nel seno della democrazia, nella nostra Repubblica che ne è subentrata, ne sono sopravvissuti l’ideologia e il pensiero.

🌜E non occorre nascondersi dietro neologismi quali sovranismo o nazionalismo, per verificare che certe azioni di questo attuale governo tendono ad oscurare la democrazia dei diritti civili egalitari, specie se riguardano l’intera comunità europea di cui facciamo parte.

🌜 Come sull’attuale tema dei diritti dei bambini nati nell’interno di una coppia omogenitoriale, riconosciuti dall’Unione Europea, ma disconosciuti solo dall’Ungheria di Orban, dalla Polonia, e ora dal Governo Meloni che vuole sempre più accomunare la sua Italietta al modello oscurantista di Orban.

ANSA – FIGLI DI COPPIE OMOSESSUALI – CENTRODESTRA DICE NO AL REGOLAMENTO UE

@Foto Web

🌜E il tutto, come al solito, colpendo populisticamente la disinformazione politica della maggioparte dell’elettorato cattolico in genere, con lo spauracchio che l’equiparazione in tutti gli Stati europei dei diritti sui figli di due genitori dello stesso sesso, possa favorire la maternità surrogata, pratica proibita in Italia come in altri Stati e che resterebbe tale.

🌜Ma dopo una serie di promesse disattese con retro-march, qualcosa di destra, questo governo di destra, doveva pur fare per distrarre l’elettorato deluso, con il solito effetto speciale del moralismo distraente.

🌜E così per soli 4 (quattro) voti di differenza al Senato, 7 su 11, questa maggioranza ha messo un altro tassello nero non solo  sul puzzle arcobaleno di quelle famiglie con bambini che non vedranno riconosciuti i loro amati genitori come tali non solo se si sposteranno, che so, dalla Francia, dalla Germania o dalla Spagna in Italia, ma soprattutto per le cose di vita quotidiana:

come andare a prendere il figlioletto all’uscita di scuola (se non con una umiliante delega fatta dal genitore biologico), o come andare tristemente a trovare la propria bambina malata in ospedale; ma il tassello nero di cui sopra è stato messo pure sul puzzle di quell’Italia che ama la democrazia e che, con questo modus operandi, sembra sia sempre più in preoccupante minoranza.

🌜Anche se così non è, se uniamo all’opposizione il primo partitone degli astensionisti, che vogliamo chiamare il Partito di…

🌜Mava Fanku’

@Foto Web

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#19 MARZO: ESSERE PADRE, ESSERE FIGLIO. DI MASSIMO D’AQUINO

19 marzo, festa del papà

A Manfredi

Ascolta dalla voce di Emyliù Spataro

Ti avrei raccolto nel mio grembo, appena venuto al mondo;

ti avrei protetto da ogni bruttura; avrei osservato, notte e giorno, ogni più piccolo movimento del tuo corpicino;

ti avrei lavato, sfamato, annusato;

ti avrei fatto ridere;

sarei stato il padre che ogni creatura desidererebbe avere;

e tu, mio figlio.

Chi dei due è mancato all’appuntamento?

Tu, figlio mio?

Per secoli esser padre ha significato semplicemente “metterci il seme” e per molti , purtroppo, ancora oggi è così. Basta poco per diventare padre: un apparato genitale funzionante, una compagna accondiscendente e il resto è noto.

Per diventare padre, ma per esserlo davvero?

Io credo che per essere un buon padre sia indispensabile sentirsi un po’ anche madre. Chiaramente non parlo per esperienza diretta perché a me, in quanto persona trans, questo privilegio è stato negato, tutto ciò che posso fare è scrivere una poesia ad un figlio mai nato (A Manfredi) oppure rivivere la mia personalissima esperienza col mio di padre che non è di certo una bella storia.

Il primo ricordo che ho di mio padre risale a quando avevo otto anni e, scesi dal treno che da Napoli ci portò a Milano, mia madre me lo presentò:

“Lui è Enzo, tuo padre”

Era uno di quei padri che c’aveva messo solo il seme e poi era scappato con un’altra donna, per me un perfetto sconosciuto.

Eppure, se solo avesse voluto, in quel momento avrebbe potuto rimediare agli errori commessi. Ricominciare daccapo, cancellare il passato e fare finalmente il papà. Quello che ricordo è il mio impegno nel vederlo e considerarlo come padre, soprattutto per far contenta mia madre che voleva ritrovare la famiglia che aveva sognato da sempre. Ma lui niente! Imperterrito continuò a perseverare negli errori, inconsapevole di cosa volesse dire esser padre.

“Cosa c’è di più destabilizzante del tradimento di chi ti ha messo al mondo?”

Gli auguri per la festa del papà bisogna meritarseli e non per un solo giorno all’anno ma per tutta la vita. E bisogna meritarseli dal momento stesso in cui si decide di concepire un figlio, pienamente coscienti dell’atto che si sta compiendo: stiamo mettendo al mondo un individuo a sé stante, un essere umano che per i primi anni di vita assorbirà da me, padre, tutto ciò che sarò capace di insegnargli. Un padre è e deve essere di esempio.

Tanti auguri papà

A te che non mi consideri di tua proprietà

A te che non decidi della mia vita, imponendomi di fare ciò che tu non hai potuto fare

A te che mi fai essere ogni giorno una persona migliore

A te che m’insegni ad amarmi e ad amare

A te che mi fai sentire libero

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  • Registrazione Tribunale di Roma n.133/22 del 8/11/22
  • Direttore Stefania Catallo
STEFANIA CATALLO

Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

Redazione:

EMYLIU' SPATARO

Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

SAVERIO GIANGREGORIO

Attivista ANPI e Amnesty International, femminista, si occupa anche di Jus Soli e della causa degli italiani senza cittadinanza. Segue dal primo giorno la vicenda di Giulio Regeni, di cui riporta l'amaro conteggio ogni giorno sui suoi profili social. Attivista ANPI per il senso di profondo rispetto verso coloro che ci hanno liberato da nazisti e fascisti. "Siamo una democrazia e indietro non dobbiamo tornare".

MAVA FANKU'

Opinionista disincantata, dotata di un notevole senso dell'umorismo e di una dialettica tagliente, Mava Fankù cura attualmente due rubriche, La Pillola Politica e I Pensierini di Mava, elzeviri su temi vari che ispirano la nostra signorina agèe, da poco anche in video, oltre che in podcast, oltre che in scrittura.

LORENZO RAONEL SIMON SANCHEZ

Esperto in comunicazione, divulgatore e attivista per i diritti umani della comunità LGBTQ+

ALESSIO PAPALINI

Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

PATRIZIA MIRACCO

Psicoterapeuta e giornalista. Appassionata di arte e mamma umana di Aki, una bella cagnolina a quattro zampe di 4 anni.

VENIO SCOCCINI

Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

ROSELLA MUCCI

Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno come punto comune una ironia sana e leggera che aiuta il pubblico a riflettere sull'argomento proposto.

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