Stefania Catallo

FUORI POSTO, DI CHARLES BUKOWSKI

ASCOLTA LA POESIA INTERPRETATA DA ALESSIO PAPALINI

FUORI POSTO


Brucia all’inferno
questa parte di me che non si trova bene in nessun posto
mentre le altre persone trovano cose
da fare nel tempo che hanno
posti dove andare insieme
cose da
dirsi.

Io sto
bruciando all’inferno da qualche parte nel nord del Messico.
Qui i fiori non crescono.
Non sono come
gli altri, gli altri sono come
gli altri.

Si assomigliano tutti:
si riuniscono, si ritrovano
si accalcano
sono allegri e soddisfatti
e io sto bruciando all’inferno.

Il mio cuore ha mille anni.
Non sono come
gli altri.
Morirei nei loro prati da picnic
soffocato dalle loro bandiere
indebolito dalle loro canzoni
non amato dai loro soldati
trafitto dal loro umorismo
assassinato dalle loro preoccupazioni.

Non sono come gli altri.
Io sto bruciando all’inferno.

L’inferno di me stesso

Henry Charles Bukowski

Cena a sbafo (Testo inglese a fronte) Charles Bukowski Traduttore: Simona Viciani Editore: Guanda Collana: Poeti della Fenice Anno edizione: 2009

Licenza musica

Title: Moonlight
Author: Kris Keypovsky
Source: https://freemusicarchive.org/music/kris-keypovsky/single/moonlight/
License: CC BY 4.0 International License
Edit

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8 MARZO UN PROCESSO PER STUPRO. L’ARRINGA DI TINA LAGOSTENA BASSI INTERPRETATA DA ROSELLA MUCCI

Tina Lagostena Bassi è l’avvocata che tutte le donne dovrebbero ricordare come la prima ad aver lottato in tribunale per cambiare il modo in cui venivano svolti i processi per violenza carnale fino alla fine degli anni ’70. Se oggi le donne possono essere difese in modo che non le si consideri provocatrici, che non le si tratti senza il rispetto che meritano, è proprio per il lavoro iniziato dall’avvocata delle donne. Un lavoro il suo, che è stato dedicato e svolto a favore di tutte e del quale oggi tutte possono godere, senza distinzioni politiche. Ed è proprio questa la grande lezione di democrazia di Tina Lagostena Bassi.

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MARCIAPIEDE. UNA STORIA VERA DI PROSTITUZIONE INTERPRETATA DA CRISTINA GOLOTTA

https://www.youtube.com/watch?v=lYqD3CmJTJw

Cosa vediamo, quando passiamo in macchina e loro passeggiano avanti e indietro o sono sedute sul ciglio della strada? Vestite a volte di nulla, sono divise per zone: a Roma est sono per lo più africane, mentre nelle altre zone della Capitale quelle dell’ex blocco sovietico vanno per la maggiore. Sono corpi in vendita, pezzi di carne da comprare a poco prezzo, vittime della tratta di esseri umani, persone che spesso facciamo finta di non vedere. Sotto il trucco è difficile dar loro un’età precisa, ma una cosa è certa: i clienti le vogliono giovani, anzi più lo sono e meglio è. E quando arrivano ai quaranta, diventano troppo vecchie e non le vuole più nessuno. Il mercato della prostituzione è questo: un grande giro di soldi sulla pelle delle donne. Cristina Golotta è l’attrice protagonista di “Marciapiede”, il corto di Christian Filippi tratto da una storia vera di prostituzione. Come ci ha raccontato: “Così andammo insieme (con il regista, n.d.r.) la sera prima di girare lungo Viale Palmiro Togliatti, e infine nel bar dove le prostitute si ristorano durante la notte fra un cliente e l’altro. È stato importante osservare l’espressione rassegnata dipinta sui volti di quelle donne, ragazze a volte giovanissime, ed è stato fondamentale entrare in quel bar per sentirmi una di loro, sentire lo sguardo degli uomini presenti all’interno che mi scrutavano interrogativi. Attraverso quegli sguardi ho compreso come si possano sentire queste persone il cui corpo non è più il contenitore della propria anima, ma l’oggetto attraverso il quale ci si può assicurare il soddisfacimento dei propri bisogni primari“. Abbiamo incontrato Golotta per parlare di prostituzione e della sua esperienza di attrice nel ruolo di una lucciola non più giovane.

L’attrice Cristina Golotta

Cristina Golotta, lei è stata la protagonista di “Marciapiede”. Quali sono state le emozioni che ha provato durante la lavorazione del corto?

“Marciapiede” è stato un vero e proprio viaggio, molto doloroso, dentro la carne e le emozioni di Liliana. Si dice più frequentemente che un attore interpreta un ruolo, ovvero sostiene una parte in un lavoro teatrale o in un film; nel caso di Liliana è più corretto usare il termine incarnare o impersonare, perché Liliana è un personaggio realmente esistito e presumibilmente esistente. Il regista, prima di scrivere la sceneggiatura, si è documentato ed ha raccolto testimonianze nella zona di Viale Palmiro Togliatti a Roma, tristemente nota per il gran numero di prostitute presenti nelle ore notturne e non solo. Lì ha conosciuto Liliana (il nome è di pura fantasia) ed è rimasto fortemente colpito dalla sua storia. Liliana ha 51 anni e, come tutte le sue colleghe del resto, paga lo scotto dell’età che avanza, fatica a trovare i clienti che si dirigono più felicemente verso le prostitute più giovani. E’ disperata, sa di non essere più piacente come nel passato ed accetta di andare con i clienti più promiscui, quelli scartati dalle sue colleghe, ben sapendo che la sua vita potrebbe essere messa in serio pericolo. Sperimenta la paura, la solitudine, il senso di inadeguatezza.. sa che quel lavoro che ha svolto per molto tempo non può più soddisfare i suoi bisogni primari, dovrà reinventare la sua vita ma non sa ancora come e se riuscirà nell’impresa. Vive una situazione di confino emotivo, psicologico e affettivo ma conserva sempre una grandissima dignità anche quando la sua esperienza umana le fa toccare i gradini più bassi. Incarnare questo personaggio è stata una delle esperienze più dolorose che mi sia mai capitato di vivere a livello professionale, ha lasciato dei segni profondi nella mia psiche e nel mio corpo. C’è una scena di violenza all’interno del corto che mi ha lasciata piena di lividi per una settimana e ricordo che a fine riprese ho faticato molto per ritrovare la giusta distanza da quel personaggio che aveva messo a dura prova il mio equilibrio psicofisico. Dovevo scrollarmi di dosso tutto quel dolore, che non va inteso in senso figurato, era un dolore fisico, psicologico, emotivo. Per sentirmi pronta per affrontare le riprese chiesi al giovane regista, il ventitreenne Christian Filippi, di poter visitare i luoghi nei quali lui aveva raccolto la documentazione fatta di svariate interviste. Così andammo insieme la sera prima di girare lungo Viale Palmiro Togliatti, e infine nel bar dove le prostitute si ristorano durante la notte fra un cliente e l’altro. È stato importante osservare l’espressione rassegnata dipinta sui volti di quelle donne, ragazze a volte giovanissime, ed è stato fondamentale entrare in quel bar per sentirmi una di loro, sentire lo sguardo degli uomini presenti all’interno che mi scrutavano interrogativi. Attraverso quegli sguardi ho compreso come si possano sentire queste persone il cui corpo non è più il contenitore della propria anima, ma l’oggetto attraverso il quale ci si può assicurare il soddisfacimento dei propri bisogni primari”.

Ritiene che il lavoro attoriale possa contribuire a diffondere una maggior consapevolezza di cosa significa avere una relazione sana?

“Per rispondere a questa domanda prendo volentieri a prestito una frase di Elio Germano “Bisognerebbe fare Teatro nelle scuole, perché l’esercizio di mettersi nei panni degli altri ci può far diventare una società migliore”. Cosa vuol dire mettersi nei panni degli altri se non accogliere l’altro nella propria vita, sospendendo il giudizio? Questo amplifica la propria capacità di entrare in empatia con tutto ciò che è altro da sè. Il Teatro impone poi, non solo di mettersi nei panni degli altri, ma di porsi in relazione con gli altri: il pubblico, i propri partner di scena o comunque i propri collaboratori. Il lavoro attoriale mostra tutte le possibilità di relazione, in un certo senso funge da specchio, quelle sane e quelle malate; così facendo contribuisce certamente a diffondere una certa consapevolezza in merito alle nostre possibilità di relazionarci con gli altri”.

Cosa vorrebbe dire a quelle donne che stanno vivendo una relazione nella quale emergono elementi pericolosi di criticità?

“La prima cosa che direi loro è che devono imparare a darsi valore, io me lo ripeto quotidianamente e penso di non essere neppure a metà di questo percorso. Spesso le donne sopportano rapporti cosiddetti malati o tossici perché pensano profondamente di non meritare di meglio. Purtroppo noi donne, e in questo non faccio eccezione, ci portiamo dietro un fardello molto pesante fatto di scarsa autostima e insufficiente fiducia nelle proprie possibilità. E’ un atteggiamento derivante dalla nostra storia, la storia delle donne, fatta di privazioni, di abnegazione, di rinunce. Dobbiamo cominciare a prenderci i nostri spazi: Virginia Woolf in “Una stanza tutta per sé” sottolinea quanto quello spazio della stanza è sì uno spazio fisico, ma è al contempo uno spazio mentale fatto di tempo a disposizione da poter dedicare alla creazione, nonché di mezzi di sostentamento, ovvero una certa indipendenza economica che possa garantire la serenità necessaria all’espressione della propria creatività. Per concludere consiglierei a quelle donne di cominciare a ritagliarsi una stanza tutta per sé, per usare le parole della Woolf”.

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SE MI AMI, MANDAMI UN BONIFICO. QUANDO LA TRUFFA SENTIMENTALE CORRE SUI SOCIAL

Avviandoci verso l’8 marzo, il nostro magazine analizza il fenomeno del sentimental scam, ossia della truffa sentimentale ai danni di donne e uomini da parte di singoli e organizzazioni criminali dedite a estorcere denaro. In questo articolo parleremo di uomini truffatori, ma lo stesso accade anche per truffatrici e truffator@.

C’erano una volta i cacciatori di dote, ossia quegli uomini che, forti della loro bellezza e del loro fascino, seducevano e sposavano donne ricche e ricchissime, per assicurarsi un tenore di vita al di sopra delle loro scarse possibilità, barattando gioventù, avvenenza e virilità in cambio di soldi. Chi non ricorda il compianto Alberto Sordi ne “Il vedovo” di Dino Risi, dove recitava la parte dello spiantato marito di Franca Valeri, ricca donna milanese? La pellicola è del 1959, e il fenomeno, quindi, non è nuovo. Sono solo le modalità a essere cambiate e anche il nome, che si è anglicizzato: adesso si parla di sentimentale scam, ossia di truffa sentimentale.

IL PROFILO DEL SENTIMENTAL SCAMMER

Può trattarsi di una vera e propria organizzazione criminale strutturata come un call center oppure di un solo truffatore. In genere, lo scammer abborda le sue vittime sui social, soprattutto Facebook, perché frequentato per la maggior parte da adulti. Cerca la sua preda con pazienza certosina tra le donne dai 45 anni in su; la vittima deve essere separata, vedova o divorziata, insomma libera sentimentalmente e con figli grandi che vivono da soli, in modo che nessuno possa disturbarne l’accerchiamento. Deve svolgere un lavoro ben retribuito, meglio se pensionata o libera professionista, in modo che il denaro sia garantito e il conto in banca sia cospicuo. Lo scammer passa al setaccio la vita della sua potenziale vittima in cerca di indizi utili per avviare una conversazione: la passione per l’arte o la poesia, gli animali, qualsiasi elemento possa far pensare alla donna di avere davanti una persona che condivide le sue stesse passioni. Lui invia una richiesta di amicizia e se lei accetta, il gioco è fatto. Il truffatore intanto, ha curato il suo profilo nei minimi dettagli: nella foto di copertina si presenta coi suoi figli, in genere piccoli; sorride accattivante e si mostra magari affaccendato a portare a spasso il cane o a innaffiare il prato della sua villetta, mostrando un bel fisico. Si presenta come libero professionista: in genere è un ingegnere o un medico o un ufficiale dell’esercito proveniente quasi sempre dagli Stati Uniti o dal Canada, anche se ultimamente ne sono spuntati di sudamericani. La moglie, poverina, è morta di una malattia incurabile – in genere un cancro o la leucemia -, lasciandolo solo e affranto coi figli piccoli. Fa tanta tenerezza che verrebbe voglia di consolarlo. In realtà, è un lupo travestito da pecora.

Immagine web

LA STORIA STRAPPALACRIME

Poniamo il caso, parafrasando Manzoni, che la sventurata risponda: si troverà davanti quasi un principe azzurro, ossia un uomo empatico, con le stesse passioni e gli stessi hobby di lei, e per di più innamorato pazzo. Lui, lo scammer, potrebbe arrivare addirittura a chiamarla, tanto per telefono mica lo si vede, iniziando così una routine di messaggi di buongiorno, buonanotte, buon pomeriggio e via dicendo. Quando la vittima sarà cotta a puntino, lui annuncerà un viaggio di lavoro in un Paese quasi sempre in via di sviluppo, dove il cellulare non prende, ma finito il quale, le assicura, prenderà un volo per conoscerla di persona e magari portarle l’anello di fidanzamento, che le fa vedere in foto. Ora però viene il bello, perché durante questo viaggio verrà derubato di documenti e carte di credito, magari rimanendo anche ferito. Solo lei potrà salvarlo, mandandogli un bonifico: si tratta di cifre modeste, intorno ai trecento euro, che poi aumenteranno perché ci saranno complicazioni, spese mediche, ruote da ungere nei consolati e tanto altro da sbrigare se vuole tornare a casa. Se la vittima cade nella truffa, arriverà a sborsare anche migliaia di euro; se non ci cade, allora lui tenterà di far leva sul senso di colpa, accusandola di essere una donna priva di sentimenti, che non capisce in che situazione si trova, che non lo ama e via dicendo. In ogni caso, che lei paghi o meno, lui sparirà chiudendo il profilo, gettando la scheda telefonica e non rispondendo più alle email. Danno medio subito dalla vittima: circa duemila euro, ma in alcuni casi anche dieci volte tanto.

IL FURTO DI IDENTITA’

Ma di chi sono le foto che usano gli scammers? Sono foto rubate dal web, e ci sono casi nei quali i legittimi proprietari sono stati avvisati che la loro faccia era sul profilo di questi truffatori. E’ capitato anche a Leonardo Pieraccioni e a Matteo Salvini, come nella foto che pubblichiamo, ribattezzato Franco Durant. Altri osano addirittura il fotomontaggio: è capitato il caso di un truffatore che diceva di vivere a Roma e che aveva operato un collage tra una foto dell’inizio della via Tuscolana montata insieme a quella del Colosseo, per far credere che abitasse davanti al monumento più famoso al mondo. Oppure ce ne sono altri che dicono alla vittima di recarsi in gioielleria per scegliere l’anello e di anticipare i soldi, che gli restituiranno subito dopo.

La foto rubata di Matteo Salvini e usata per una truffa sentimentale

NON GIUDICHIAMO LE VITTIME

In realtà le donne che cadono nella truffa non sono da giudicare male. In tempi nei quali la relazione io-tu è difficile da realizzare, sia per le difficoltà ancora presenti dopo il Covid, sia per una socialità che a volte è inesistente, trovare un interlocutore on line che sia capace di ascoltare, di supportare e di fare compagnia può sembrare la realizzazione di un sogno. Inoltre, come scritto prima, le donne scelte dagli scammers sono donne sole, magari deluse dall’amore; sicuramente non più giovanissime e alle prese con le insicurezze degli anta, quando il confronto con le giovani diventa più impietoso. Ci sono donne che hanno dilapidato interi patrimoni credendo alle parole di questi truffatori, e altre che sono seguite da amministratori di sostegno richiesti dai figli per proteggere i soldi rimasti. Come difendersi, allora? Sicuramente, far conoscere il fenomeno e i suoi pericoli è il primo passo. Esistono poi delle associazioni che si occupano del sentimental scam organizzando seminari e corsi, e sostenendo le vittime a uscire dalla truffa. Serve parlarne il più possibile senza vergognarsi, perché questi truffatori si nutrono proprio del silenzio delle vittime. Qualche consiglio pratico: impostiamo la privacy sui nostri social in modo da essere seguiti solo da chi conosciamo davvero; non accettiamo amicizie da parte di sconosciuti e nel caso, facciamo ricerche su Google con nome e cognome di chi vuole entrare nel nostro cerchio di contatti; non mandiamo mai foto o video intimi e soprattutto, non inviamo denaro in nessun caso. E avvisiamo la polizia postale se riteniamo di avere a che fare con un truffatore sentimentale.

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MAI DIRE FASCISMO. SAVINO, VALDITARA E LA PAROLA PROIBITA

Durante i miei anni della scuola superiore, iniziata a Roma nel 1980, sebbene l’istituto che frequentavo non fosse molto politicizzato, per lo meno rispetto ad altri come il Sarpi o il Giulio Cesare, anche da noi erano presenti attivisti di destra e di sinistra. Due in particolare non perdevano occasione per fare scintille: Eskimo e Rayban. Il primo era espressione della sinistra; il secondo della destra dura e pura. Fino al 1983, anno in cui entrambi si diplomarono, gli scontri furono all’ordine del.giorno così come i ritrovamenti di volantini delle Brigate Rosse o degli allarmi bomba diramati strategicamente durante l’ora di matematica.

Altri tempi, certo: però vedere il pestaggio della scorsa settimana al Michelangiolo di Firenze con tanto di “Fascisti!” urlato da una voce fuori campo, può riportare indietro di anni. E fa bene la preside Savino a condannare il fatto, citando Gramsci, come del resto aveva fatto anche Fini durante la svolta di Fiuggi quando, dissociandosi insieme al nucleo fondatore dal fascismo, pronunciò queste parole: “Il patrimonio di Alleanza Nazionale è intessuto di quella cultura nazionale che ci fa essere comunque figli di Dante e di Machiavelli, di Rosmini e di Gioberti, di Mazzini e di Corradini, di Croce, di Gentile e anche di Gramsci”.

Perciò, se le cose stanno davvero così, ed è documentata la presenza di La Russa e Meloni a Fiuggi insieme a Fini, allora perché non c’è stata ancora ferma condanna dell’episodio? E se non c’è pericolo fascista, così come dichiarato dal ministro Valditara, allora perché la lettera della preside Savino è stata così fortemente contestata? Sarebbe bastato semplicemente aderire e condannare il gesto. Cosa che potrebbe ancora succedere. Noi, non possiamo fare altro che aspettare che avvenga.

Speriamo.

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VIDEOTAROCCHI: MEDITIAMO SUL GIUDIZIO PASSEGGIANDO A ROMA

Questo appuntamento coi Tarocchi si svolge attraverso la città di Roma e in particolare con i riferimenti alla Carta del Giudizio che possono trovarsi nel Museo delle Anime del Purgatorio, che fa parte del complesso della chiesa di Nostra Signora del Suffragio al quartiere Prati. La raffigurazione del Giudizio nei Tarocchi è strettamente legata alla concezione cristiana della resurrezione e, quindi, del cammino di penitenza che l’anima deve compiere prima di poter ascendere a livelli spirituali più alti. Così, gli oggetti conservati del museo, possono rappresentare un canale di comunicazione tra il piano materiale e quello etereo.

https://purgatorio.altervista.org/index.php/archivio/articolo/altre-testimonianze-dal-purgatorio/307/museo-delle-anime-del-purgatorio-roma

La chiesa di Nostra Signora del Suffragio a Roma

Il giudizio è qualcosa a cui tutti siamo sottoposti continuamente; inteso in senso tarologico, la Carta al diritto ci parla di rinascita, di buone notizie, di guarigione, del ridestarsi della coscienza, del tornare alla luce e annuncia un giudizio favorevole sulla questione posta ai Tarocchi. La Carta potrebbe parlare anche di capacità medianiche, di passione per la musica e di quelle che sono le nostre vocazioni. Al contrario, il significato si negativizza.

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UCRAINA: LA NINNA NANNA DELLA GUERRA DI GIGI PROIETTI (NIENTE DI NUOVO SUL FRONTE ORIENTALE)

In copertina: @Laika opera per 8 marzo 2022 dedicata alle donne ucraine e russe

Il nostro magazine ha deciso di proporre ai lettori la “Ninna nanna della guerra” di Trilussa interpretata dal compianto Gigi Proietti, per ricordare il primo anno di guerra tra Russia e Ucraina. Questi versi, composti nel 1916, sono purtroppo attualissimi e non hanno bisogno di spiegazioni, nella loro franchezza e attualità.

Ninna nanna della guerra, Trilussa

Ninna nanna, pija sonno
ché se dormi nun vedrai
tante infamie e tanti guai che succedeno ner monno
fra le spade e li fucili de li popoli civili…

Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s’ammazza
a vantaggio de la razza…

O a vantaggio d’una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.

Ché quer covo d’assassini
che c’insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe’ li ladri de le Borse.

Fa’ la ninna, cocco bello,
finché dura ’sto macello:
fa’ la ninna, ché domani

rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.

E riuniti fra de loro
senza l’ombra d’un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!

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PROSTITUZIONE: IL CORPO FATTO A PEZZI DELLE DONNE

Con questo articolo, inizia una serie di approfondimenti sui temi di maggiore attualità relativi al femminile, in vista della Giornata internazionale della donna che cade il prossimo 8 marzo. La prostituzione e la sua realtà, legata a doppio filo ai social: questo l’argomento dell’articolo di oggi.

La legge per l’abolizione della prostituzione legale in Italia, detta Legge Merlin, dal nome della senatrice socialista Lina Merlin che ne fu l’ideatrice, costituisce il punto di svolta di una serie di comportamenti fino ad allora considerati normali e legali. Eccone uno stralcio:

Legge 20 febbraio 1958, n. 75

Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui.

Capo I

Chiusura delle case di prostituzione

Articolo 1

È vietato l’esercizio di case di prostituzione nel territorio dello Stato e nei territori sottoposti all’amministrazione di autorità italiane.

Articolo 2

Le case, i quartieri e qualsiasi altro luogo chiuso, dove si esercita la prostituzione, dichiarati locali di meretricio a sensi dell’art. 190 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R.D. 18 giugno 1931, n. 773 , e delle successive modificazioni, dovranno essere chiusi entro sei mesi dall’entrata in vigore della presente legge.

Articolo 3

Le disposizioni contenute negli artt. 531 a 536 del codice penale sono sostituite dalle seguenti:

«È punito con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 258 a euro 10.329, (1) salvo in ogni caso l’applicazione dell’ art. 240 del codice penale:

1) chiunque, trascorso il termine indicato nell’art. 2, abbia la proprietà o l’esercizio, sotto qualsiasi denominazione, di una casa di prostituzione, o comunque la controlli, o diriga, o amministri, ovvero partecipi alla proprietà, esercizio, direzione o amministrazione di essa;

2) chiunque, avendo la proprietà o l’amministrazione di una casa od altro locale, li conceda in locazione a scopo di esercizio di una casa di prostituzione;

3) chiunque, essendo proprietario, gerente o preposto a un albergo, casa mobiliata, pensione, spaccio di bevande, circolo, locale da ballo, o luogo di spettacolo, o loro annessi e dipendenze o qualunque locale aperto al pubblico od utilizzato dal pubblico, vi tollera abitualmente la presenza di una o più persone che, all’interno del locale stesso, si dànno alla prostituzione;

4) chiunque recluti una persona al fine di farle esercitare la prostituzione, o ne agevoli a tal fine la prostituzione;

5) chiunque induca alla prostituzione una donna di età maggiore, o compia atti di lenocinio, sia personalmente in luoghi pubblici o aperti al pubblico, sia a mezzo della stampa o con qualsiasi altro mezzo di pubblicità;

6) chiunque induca una persona a recarsi nel territorio di un altro Stato o comunque in luogo diverso da quello della sua abituale residenza, al fine di esercitarvi la prostituzione ovvero si intrometta per agevolarne la partenza;

7) chiunque esplichi un’attività in associazioni ed organizzazioni nazionali od estere dedite al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione od allo sfruttamento della prostituzione, ovvero in qualsiasi forma e con qualsiasi mezzo agevoli o favorisca l’azione o gli scopi delle predette associazioni od organizzazioni;

8) chiunque in qualsiasi modo favorisca o sfrutti la prostituzione altrui.

In tutti i casi previsti nel n. 3) del presente articolo alle pene in essi comminate, sarà aggiunta la perdita della licenza d’esercizio e potrà anche essere ordinata la chiusura definitiva dell’esercizio.

I delitti previsti dai nn. 4) e 5), se commessi da un cittadino in territorio estero, sono punibili in quanto le convenzioni internazionali lo prevedano».

La legge quindi, esiste, ma la domanda è: quanto risulta ancora attuale alla luce delle nuove forme di prostituzione, soprattutto quelle esercitate sul web?

Parliamo di donne. Only fans, escort e similari

Ci sono migliaia di donne, che si offrono sui siti di pseudo prostituzione. Su quelli dedicati alle escort, basta entrare e dare un’occhiata veloce, e si aprirà un mondo di corpi perfetti, lato A e lato B in bella mostra con relativa presentazione. Il compenso o meglio le rose (ad ogni rosa corrispondono 10 euro circa, n.d.r.) verrà stabilito in privato. Ognuna ha una sua “specialità”, neanche fosse un ristorante stellato. Ci sono dominatrici, ragazzine giovanissime che si offrono come gattine, bellezze italiane e straniere che garantiscono esperienza e nessuna fretta: in questo calderone si può trovare davvero di tutto. Poi, una volta conclusa la sessione, si chiede la recensione al cliente. Si, perché esistono anche dei siti di recensioni, nei quali si inseriscono impressioni e consigli dei clienti delle prostitute, oltre che un punteggio in stelline; le due cose, unite, daranno quindi maggiore visibilità alla sex worker che potrà quindi contare su un maggior numero di consumatori del sesso a pagamento. L’età media delle escort è di circa 25/30 anni; il ricorso al ritocchino, anche se giovani, è massivo pur di aumentare le circonferenze giuste ma si sa, la concorrenza è tanta e una taglia in più di reggiseno può fare la differenza. Only Fans, pur essendo popolato da figure simili a quelli dei siti di escort, è invece composto da profili che si aprono solo se si sottoscrive un abbonamento dal costo variabile, così il cliente si gode il suo spettacolo esclusivo. Esiste poi Telegram, il social di messaggistica più anonimo al mondo, dove inserendo qualche parola chiave, si accede a pagine e pagine di prostituzione. La prostituzione, per chi se lo chiedesse, non è punita dalla legge; sono invece perseguiti i reati di adescamento, favoreggiamento e sfruttamento. Quindi, chi si prostituisce di sua volontà dentro la propria casa e senza nessuna costrizione, non è punibile. Come dire: fatta la legge, trovato l’inganno.

Il corpo delle donne fatto a pezzi

Basta creare un profilo Instagram, personale e privato (così dovranno per forza seguirti per vedere le tue foto). E nelle foto metti bene in risalto i piedi. Non devi fare poi nient’altro che aspettare: saranno gli amanti dei piedi a trovarti e seguirti e tu intanto puoi seguire pagine di “foto di piedi” già famose e non dovrai far altro che aspettare. Per il resto ci sono delle regole, semplici: basta essere chiare fin dall’inizio e non c’è nulla di male. Sono foto, foto di piedi. Nulla di più”. Così una delle creator che popolano i social, racconta al riguardo della sua fonte di guadagno, i piedi. Ma ci sono clienti che invece preferiscono altre parti anatomiche: le mani, il seno, il sedere, il collo, l’ombelico. Si verifica quasi un dissezionamento della donna, dalla quale si trae ciò che eccita. Il resto, non interessa al cliente. E a questa dissezione corrisponde una depersonalizzazione della donna. Ovviamente, coloro che ricorrono alla prostituzione non vogliono vivere una relazione, ma solo concedersi un piacere, che sia per solitudine o per scelta. Il denaro in questo caso rappresenta il rapporto commerciale – e quindi non umano – tra le due parti. Do ut des e poi arrivederci e (neanche) grazie. Il femminismo si è spesso interrogato sul fenomeno della prostituzione, sdoganando la libertà di scelta della donna. Tuttavia, sottostare ai modelli del maschile tossico pur di guadagnare qualcosa, significa sostenerli e avallarli.

L’Europa e la prostituzione

L’impegno richiesto agli Stati Membri dal Consiglio d’Europa consiste nella predisposizione di programmi di assistenza, rivolti a coloro che intendano cessare dall’esercizio della prostituzione, rimuovendo altresì le condizioni di vulnerabilità e marginalità che inducono molte persone a scegliere la prostituzione quale unica fonte di sussistenza. Proprio perché “è importante che nessuno si senta costretto, anche solo dalle circostanze, a praticare la prostituzione”. Nel 1985, a conclusione del congresso di Amsterdam del Comitato Internazionale per i diritti delle prostitute, venne stipulata una Carta Mondiale per i diritti delle prostitute. Nel 2005 a Bruxelles, nella sede del Parlamento Europeo, venne prodotto invece un Manifesto delle lavoratrici del sesso in Europa intitolato “Oltre la tolleranza e la compassione per il riconoscimento dei diritti”. In ambito europeo non sono state però ancora intraprese iniziative normative per armonizzare la disciplina della prostituzione.

Saperne di più per comprendere il fenomeno

Tra i tanti libri in commercio, segnaliamo l‘evento che si terrà giovedì 23 febbraio alle 18.30 presso il Centro delle Donne Città di Bologna: la presentazione del libro “PROSTITUZIONE E LAVORO SESSUALE IN ITALIA.Oltre le semplificazioni, verso i diritti“, a cura di Giulia Garofalo Geymonat e Giulia Selmi (Edizioni Rosenberg & Sellier – 2022). Per le info seguire il link:

https://www.culturabologna.it/lang/eng/events/parliamo-di-prostituzione-e-lavoro-sessuale-in-italia

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NIENTE CONTRACCETTIVI, SIAMO TALEBANI

L’ennesimo divieto dei talebani è per i contraccettivi femminili dei quali è stata proibita la vendita.

L’erosione dei diritti e delle conquiste delle donne da parte dei talebani dopo la presa del potere nell’agosto 2021, ha colpito stavolta la contraccezione.

I talebani hanno iniziato la loro opera da KabulMazar-i-Sharif: a riportarlo è il Guardian, che racconta come gli integralisti islamici sostengano che l’utilizzo degli anticoncezionali sia una «cospirazione occidentale» per controllare la popolazione musulmana. Qui i talebani, armi alla mano, minacciano ostetriche e farmacie di non continuare a distribuire i contraccettivi, anzi di consegnare le rimanenze per distruggerle.

In Afghanistan una donna su 14 muore per conseguenze legate alla gravidanza. Dopo il divieto di frequentare l’università, la rimozione dai posti di lavoro, l’ imposizione del velo, l’obbligo di uscire accompagnate da un parente maschio, ora il divieto di accedere alla contraccezione appare una nuova misura per tenere le donne in casa.

Quello che è prevedibile sarà il ricorso all’aborto clandestino, col suo carico di morti per complicazioni, oppure la vendita a borsa nera degli anticoncezionali.

Viene però da chiedersi se lo stesso divieto sarà applicato anche agli uomini, proibendo la vendita dei preservativi. Di questo, ancora non si è avuta notizia. Benvenuti nel nuovo medioevo.

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CUARTETANGO: IL TANGO ARGENTINO A ROMA DOMENICA 19 FEBBRAIO

Per gli appassionati di Tango e per tutti quelli che amano le melodie rioplatensi, domenica 19 febbraio c’è un appuntamento immancabile: il concerto dei Cuartetango. Violino, flauto, violoncello e pianoforte saranno gli strumenti attraverso i quali il gruppo musicale omaggerà il grande Astor Piazzolla, uno dei compositori più conosciuti che attraverso la musica volle raccontare anche la storia della dittatura argentina di Videla. Basti ricordare “Oblivion”, il brano dedicato alla memoria dei 30 mila desaparecidos, o “Libertango”, veri brani di denuncia oltre che capolavori musicali.

L’evento si terrà presso Culturtango, la scuola di tango sulle rive del Tevere, di fronte a Castel Sant’Angelo, dove Leonardo Felix Elias e Cristina tengono corsi e stage del famosissimo ballo argentino, che dal 30 settembre 2009 è divenuto patrimonio Unesco.

Di seguito, una clip dell’ultimo concerto con l’esibizione dei maestri Elias. Buon tango a tutti!

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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