10 Dicembre 2023

NUOVO OLIMPO IL FILM DI OZPETEK SU NETFLIX. CON UN’INTERVISTA A EMYLIU’ SPATARO SULLA ROMA DEGLI ANNI 70 E 80

Ferzan Ozpetek sbarca su Netflix e inanella un nuovo successo. Lo sguardo del regista si è fermato sulla Roma degli anni 70 e 80, e sull’incontro di Enea e Pietro, il primo aspirante regista e il secondo studente di medicina, che si conoscono in un cinema, il Nuovo Olimpo appunto, iniziando una storia d’amore tra le poltrone di una sala che ospita retrospettive e film d’autore, ma anche fugaci incontri clandestini. A distanza di anni e dopo la fine della relazione, entrambi adulti ma mai dimentichi dell’amore che li aveva uniti, arriverà il colpo di scena: Pietro assisterà alla proiezione di un lavoro di Enea, autobiografico sul loro amore, e nel tentativo di ritrovarlo tornerà al Nuovo Olimpo, per accorgersi che si è trasformato in una sala porno.

La Roma di quegli anni ospitava molti cinema che fungevano da luoghi di incontro per coppie clandestine, che si incontravano per la durata di un film e poi si lasciavano senza quasi sapere il nome l’uno dell’altro. Ozpetek ha voluto invece dare vita a una vicenda che prosegue nel tempo, seguendo le vite dei protagonisti fino al finale che, ovviamente, non sveleremo.

Abbiamo chiesto al nostro Emyliù Spataro di parlarci di quel periodo, quale testimone della vita artistica capitolina dell’epoca. Vi proponiamo quindi una breve intervista in cui ripercorrerà, anche con un pizzico di nostalgia, i tempi e i luoghi della Roma degli anni 70 e 80.

In foto: Emyliù Spataro negli anni ’70

Emyliù Spataro, è uscito da pochissimo “Nuovo Olimpo”, il film di Ozpetek che fa riferimento nel titolo a un cinema di Roma dove i protagonisti si incontrano per poi innamorarsi. Siamo negli anni 70/80. Che ricordi ha di quel periodo e di quelle sale?

“Il film autobiografico di Ozpetek “Nuovo Olimpo” è da poco uscito in streaming su Netflix. Il cinema al quale fa riferimento il regista  è il Nuovo Olimpia che attualmente è come allora una sala d’essai, ma oggi vi si proiettano film d’autore solo in lingua originale, e non è più un ritrovo di cuori solitari, come all’epoca.

Di quegli anni ho un ricordo struggente, perché sono gli anni della mia formazione artistica, ambientata a Roma dove ero approdato da Cirò Marina di Calabria, per realizzare il mio sogno di fare teatro, cominciando giovanissimo con un provino/spettacolo per Vittorio Gasmann al teatro Quirino gremito di pubblico, e proseguendo col frequentare varie accademie, e nel contempo lavorando per compagnie e mettendo in scena dei miei spettacoli nei teatri off della capitale.

A Piazza del Pantheon, punto di ritrovo degli artisti, conobbi Pino Pellegrino, che oggi è un affermato agente di cinema, e che ha sempre curato il casting dei film di Ozpetek; e attraverso lui partecipai ad un film importante: ”La Pelle” di Liliana Cavani, con Marcello Mastroianni e Claudia Cardinale. 

Erano gli anni di piombo e quando meno te l’aspettavi scoppiava una sparatoria tra Polizia e gruppi terroristici rossi e neri. E fu proprio durante un tafferuglio nel centro storico che mi rifugiai in un cinema dove proiettavano Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni.

 E quel cinema era proprio il Nuovo Olimpia. La platea era troppo piena, così pensai di salire in galleria. Le due nicchie attraverso le quali si accedeva in sala erano intasate di persone, stranamente tutti uomini. Passai nella folla come attraverso dei rulli umani di braccia e gambe tentacolari. Ma una volta in sala ebbi la conferma dei miei sospetti: tutte le poltrone erano completamente vuote. Mi misi seduto in mezzo a vedere il film beatamente solo, ma dopo pochi minuti qualcuno si avvicinò e, chissà perchè, si mise seduto proprio accanto a me. 

Con la coda dell’occhio identificai il profilo di un ragazzo, più grande di me che avevo vent’anni. Ricorda la trama del film di Ferzan Ozpetek, ma con quel ragazzo ebbi una storia d’amore  piuttosto travagliata”.

Le sale come il Nuovo Olimpo ospitavano anche rassegne d’autore. Come pensa che sia cambiato il panorama dei cinema d’essai?

“Il Nuovo Olimpia era un cinema fantastico, perché rivestiva di arte e cultura quel che in altri posti era sordido e squallido. La ricerca di quel piacere fisico e mentale, ritenuto all’epoca ancora proibito, tra persone non conformi dello stesso sesso, trovava in quella sala magica la sua comfort zone. Ma non era l’unica sala di questo genere, dove ospitavano rassegne d’autore, ne ricordo altre come l’Augustus o il Rialto. 

Oggi il panorama delle sale d’essai e dei cinema in genere è tristemente cambiato dopo la pandemia. Qualche sala storica è stata chiusa e i cineclub trasteverini come il Film Studio sono ancora attivi, ma non li frequento più. Mi ritengo un cinefilo puro convertito mio malgrado allo streaming. Fino all’inizio del Corona Virus frequentavo assiduamente i cinema, prediligendo le sale d’essai come il Quattro Fontane o l’Eden, e i multisala del mio quartiere, come il Trianon e, finché non è stato chiuso con mio dispiacere, il glorioso Maestoso”.

Alcuni cinema capitolini erano dei veri e propri luoghi d’incontro, dove si consumavano anche amori clandestini. Come è cambiata la geografia delle relazioni durante questi anni?

“La geografia delle relazioni di qualunque genere si è internettizzata nell’ultimo ventennio. Tra siti e app di incontri reali o intrattenimento virtuale, detto sextining (scambiarsi messaggi e/o foto/video a sfondo sessuale), o più genericamente cybersex onanistico (compiere atti sessuali esibizionistici e voyeristici perlopiù attraverso videochiamate), non occorrerebbe più uscire di casa per avere relazioni. 

Aborro! – direbbe Mughini – e lo dico anch’io.

La conoscenza reale sembra in disuso, specie tra i giovani, e questo ancor prima del Covid. Pur continuando a proliferare discoteche e club privè di ogni tipologia, oltre a luoghi di incontro anche all’aperto, come un tempo Monte Caprino o Valle Giulia, pare che la paura di relazionare realmente, prevalga sull’istintualità del contatto fisico. 

Così, vuoi per timore delle malattie sessualmente trasmissibili, vuoi per la pigrizia relazionale a cui inducono le chat e i social, siamo a mio avviso in un’epoca dove impera il dio Onan.

E noi personcine agée, che in queste cose siamo all’antica, non possiamo non aver nostalgia del Nuovo Olimpio, che tanto romanticamente ci racconta il nostro Ferzan”.

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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