ENEA LASCIATO NELLA CULLA: LA SCONFITTA DI UNA SOCIETA’ CHE GIUDICA SENZA SAPERE

Il piccolo Enea sembra abbia trovato già una famiglia affidataria. Il bimbo, lasciato dalla madre presso la “Culla della vita” dell’ospedale Mangiagalli di Milano il giorno di Pasqua, è un bel maschietto di circa una settimana coi capelli scuri e pesa circa tre chili. E’ stato curato con amore e lasciato con dolore. “La mamma mi ama ma non può occuparsi di me“, è stato scritto nella lettera che lo ha accompagnato nel distacco da lei.

Poteva finire peggio. Poteva essere ritrovato in un cassonetto, come è già successo ad altri bambini. Invece Enea è stato lasciato al caldo e in un luogo protetto. Cosa abbia spinto la madre a compiere questo gesto estremo non è dato sapere. E taccia chi pensa di poter liquidare la questione con la solita storia della madre snaturata, perché dove c’è un bambino c’è anche un padre, ma a lui snaturato non lo ha detto nessuno. Perché, come al solito, la responsabilità del lasciarlo è della madre e di lei soltanto. Ma qui c’è dell’altro: anzitutto, la sconfitta sociale, il fallimento di uno Stato che non ha intercettato e non intercetta disagi come questi. Né l’aborto né la ruota della vita: se sei incinta, e magari sei sola, sono problemi tuoi, potevi pensarci prima.

In una dichiarazione video, Ezio Greggio ha detto: “Prendi il tuo bambino che merita una mamma vera, non una mamma che poi dovrà occuparsene ma non è la mamma vera”, con buona pace delle mamme adottive che si assumono la responsabilità di crescere una persona. Come se ci fossero mamme vere e mamme fake. E in quel “prendi il tuo bambino”, sta anche l’ignoranza, intesa come scarsa conoscenza, delle leggi che regolano questi casi. Nessun tribunale riaffiderebbe mai Enea a sua madre. Quindi, cosa dovrebbe fare questa donna? Introdursi al Mangiagalli e rapirlo? Oppure farsi avanti e concedersi alla pubblica lapidazione, magari in uno dei tanti salotti trash che la televisione ci propina giornalmente?

Ma la domanda reale è un’altra: perché questa mamma è giunta alla decisione di lasciare Enea? Come mai ha reputato più sicuro, più giusto affidarlo a un’altra famiglia? Cosa avrebbe rischiato il piccolo se fosse rimasto con la madre naturale? Forse era una vittima della tratta? Forse era stata fatta oggetto di abuso o di incesto? Forse è stata costretta pena la vita di entrambi? Non lo possiamo sapere. Quello che è certo è che il bimbo ora viene accudito e presto avrà dei nuovi genitori. Forse questo può bastare alla madre naturale, chiunque essa sia. E sarebbe bello, perché no, pensarlo in una famiglia arcobaleno: ma questa è un’altra storia.

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