ROMA, 24 MARZO 1944. L’ECCIDIO DELLE FOSSE ARDEATINE, ERICH PRIEBKE E GIULIA SPIZZICHINO

C’é voluto il coraggio di una donna per smascherare, accusare, far estradare e poi condannare all’ergastolo Erich Priebke, lo zelante contabile dei morti alle cave ardeatine. Giulia Spizzichino è stato lo strumento della giustizia per i 335 morti ammazzati che Roma celebrerà venerdì 24 marzo, con una cerimonia alle Fosse Ardeatine affinché il passato e il sacrificio di quegli uomini non venga dimenticato.

Roma, 24 marzo 1944. Nelle cave di pozzolana lungo la via Ardeatina è una giornata intensa. Le squadre naziste, con la complicità della Repubblica Sociale, uccidono 335 uomini. Si tratta di una rappresaglia per l’attentato di via Rasella, dove erano state uccisi 33 occupanti nazisti. Hitler, furioso, aveva ordinato a Kappler, capo della Gestapo della Capitale, di organizzare una punizione esemplare. Sarebbero stati uccisi 10 uomini per ogni nazista caduto nell’attentato. Pietro Caruso, questore fascista di Roma, iniziò subito a scrivere con Kappler la lista di chi doveva essere ucciso: 335 uomini e ragazzi, tra detenuti civili e militari, ebrei e semplici sospetti antifascisti, sarebbero morti con un colpo di pistola alla nuca. Erich Priebke, vicecomandante del quartier generale della Gestapo capitolina, spuntò i nomi della lista, e poi fece saltare con dell’esplosivo gli ingressi delle cave per occultarne all’interno i cadaveri. Priebke fece uccidere 5 uomini in più, probabilmente convinto che il suo zelo lo avrebbe aiutato nella carriera.

Giulia Spizzichino, alla quale erano stati sterminati 25 parenti, di cui 7 alle cave ardeatine e 18 nelle camere a gas, volò in Argentina nel 1994, cinquant’anni dopo, per riconoscere e far condannare Priebke, che nel frattempo era diventato preside di una scuola tedesca a San Carlos de Bariloche. In un colloquio avuto diversi anni fa, Spizzichino mi dichiarò: “Quando entrai in aula, lo vidi girarsi verso di me, tutto impettito, con un cappello da alpino in testa. Rimasi pietrificata ma sicura di quello che avrei dichiarato: era lui che mi aveva ammazzato 25 parenti. Priebke si voltò verso il suo avvocato e disse a voce alta, guardandomi: contame un chiste asi puedo reir, ossia facciamoci due risate. Alla fine venne condannato all’ergastolo”. Priebke morì centenario nel 2013, ed è sepolto senza nome nel cimitero di un carcere, che a detta dell’ex detenuto Loi, è quello di Isili, in Sardegna. La tumulazione riporta solo un numero.

Al di là delle lecite domande su chi abbia favorito la fuoriuscita di Priebke come di altri nazisti o su quali siano state le complicità affinché essi potessero vivere indisturbati all’estero, quello che qui vogliamo trasmettere è la memoria di uno dei più grandi sacrifici per un’Italia libera.

UNA PIUMA SUL CAPPELLO, IL CORTO TEATRALE

photo @Massimo Colasanti

Uno dei più bei ricordi che ho di Giulia Spizzichino è una mattina di inverno, quando ero a casa sua e ci consultavamo come due adolescenti su quale abito indossare. Il giorno dopo saremmo andate in televisione, dove Giulia avrebbe parlato del prezzo di sangue pagato dalla sua famiglia per essere ebrei ed esserlo nel 1943. Dopo, la sera avrei messo in scena un corto teatrale scritto apposta per lei, “Una piuma sul cappello’, dedicato ai suoi ricordi e al suo coraggio, che le permisero di accusare Priebke, nascosto in Argentina, e farlo condannare in Italia all’ergastolo. E li, sul quel palcoscenico dove gli oggetti di scena erano velati col tulle bianco, a significare la polvere del tempo, Giulia e io facemmo un viaggio nel tempo”. Stefania Catallo

L’attrice Rosella Mucci ha interpretato Giulia Spizzichino nel corto “Una piuma sul cappello”, che proponiamo ai nostri lettori.

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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