In copertina “Models in the studio”, 1999 @Jack Vettriano
I Maneskin lo hanno messo in musica e nel loro look; Emanuelle Seigner lo ha portato sul grande schermo, Quentin Tarantino ne ha fatto uno dei momenti più intensi di “Dal tramonto all’alba) e Jack Vettriano lo ha dipinto, ma ancora nessuno ne parla apertamente e, soprattutto, liberamente: il feticismo è ancora un tabù. Senza entrarne nel merito dal punto di vista psicologico, è da notare comunque la sua diffusione e un, seppur blando, sdoganamento nel mondo dello spettacolo e soprattutto, la netta divisione tra feticismo e disturbo feticista.
Per quanto riguarda la letteratura, esistono diversi autor@ che scrivono sul tema, ma purtroppo rimangono di nicchia e soprattutto, ignorati dalle grandi case editrici.
Charmel Roses è uno degli scrittori più prolifici di libri a tema fetish. Come ci ha dichiarato “nasco negli anni Settanta, quando tutto sembra ancora possibile, ma sempre un po’ meno realizzabile. Cresco e mi nutro delle suggestioni della grande letteratura e del cinema, avvicinandomi inesorabilmente alla scrittura e all’arte, perché scrivere e dipingere, per me, è prima di tutto una necessità cui non mi è possibile sottrarmi. Spaziando dalla poesia al racconto, dò vita a mondi surreali in cui emergono pulsioni primordiali, prime fra tutte la tensione erotica e la follia del desiderio”. Riservatissimo, Roses conta all’attivo diversi titoli, sia romanzi che racconti, tra l’altro molto venduti.

Attraverso la scrittura e i disegni, rappresenta un amore devoto e adorante che si riallaccia alla tradizione dell’Amor Cortese e dello Stil Novo, arricchendola con le prepotenti suggestioni del FemDom e della Ginarchia.
I protagonisti dei suoi romanzi sono uomini con una spiccata emotività e una natura romantica che sognano di poter amare in ginocchio e di essere liberi di esprimere la propria natura e il proprio desiderio di sottomissione. Pervasi da un sentimento carico di religiosa devozione, essi pregano di essere schiavi della Donna amata, di poter essere accolti e di appartenerle, nella reciprocità di un amore privo di pudore, andando oltre quel senso di vergogna che l’alterità dei loro desideri li induce a provare. Lo abbiamo incontrato e ne è scaturita una interessante intervista, libera, senza luoghi comuni e banalità.

Charmel Roses, cos’è per lei la scrittura e cosa vuole comunicare attraverso di essa?
“Nella scrittura cerco di rappresentare ed analizzare non solo i sogni, ma anche i dissidi, i tormenti e le paure di chi nutre o vive il desiderio di un amore sottomesso. Credo sia un mondo molto vasto e sfaccettato che solitamente è sempre rappresentato semplicemente come qualcosa di buffo o perverso o comunque con connotazioni negative. A me piace l’idea di poter creare l’immagine di uno slave (uomo sottomesso alla donna, n.d.r.) romantico, di restituirgli quella dignità umana di cui solitamente è privato non a causa della sua sottomissione, ma per il modo in cui viene comunemente percepito”.
Come è composto il suo pubblico di lettori?
“Per gran parte è formato da chi ha una sensibilità vicina al BDSM e in particolare al FemDom, uomini e donne che lo vivono apertamente, ma ci sono anche persone che si avvicinano perché attratte dagli aspetti romantici e sensuali delle storie che descrivo, dalla poesia amorosa che rimanda alla tradizione dell’elegia latina e dell’amor cortese”.
Perché secondo lei il feticismo è ancora in tabù?
“Probabilmente per dei retaggi culturali da cui è difficile liberarsi. Il feticismo, in particolare del piede, così come la sottomissione nel rapporto amoroso, è presente in gran parte dell’arte e della letteratura. Il piede della donna si potrebbe persino ritenere emblema della sensualità femminile e spesso, anche a livello mediatico e pubblicitario è utilizzato in questo modo. Si tratta, quindi, di qualcosa che appare praticamente naturale, ma evidentemente permane l’idea che implichi un’umiliazione che non è moralmente accettabile, né per chi la infligge e, a maggior ragione, né per chi la subisce, che in genere appare debole e ridicolo”.
Ci sono autori dai quali trae ispirazione per i suoi libri?
“Credo che le mie più grandi fonti di ispirazione, oltre alla già citata elegia latina e l’amor cortese, siano le opere di Fëdor Dostoevskij, che è uno scrittore che ho amato e letto tantissimo, soprattutto durante l’adolescenza. Nei suoi libri ho trovato spesso quella passione assoluta e adorante, quasi folle, che hanno poi caratterizzato anche i miei personaggi”.
Quali sono i suoi prossimi progetti?
“Al momento sono in fase di elaborazione. Ho in mente un romanzo epistolare in stile un po’ ottocentesco di genere più romantico e a un’altra storia un po’ più cruda e tormentata. Oltre a questo, che riguarda il mio lavoro come scrittore, sto valutando anche la possibilità di esporre alcuni dei miei disegni, sempre dedicati al FemDom”.
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