VALERIO VIVE. GLI ANNI DI PIOMBO, ROMA E VALERIO VERBANO.

 A 43 anni dalla morte di Valerio Verbano, Roma si prepara alla commemorazione dell’assassinio del diciannovenne, avvenuta il 22 febbraio 1980. Per comprendere la persistenza della memoria collettiva, occorre prima di tutto entrare nella cornice di riferimento degli anni di piombo.

video @Collettiva, 2011

Parlare di anni di piombo significa cercare di raccontare, a quasi cinquant’anni di distanza, il fenomeno della lotta armata in Italia, col suo conteggio di morti. Dai primi anni ’70 e per un decennio, almeno fino al 1983, Roma divenne campo di battaglia tra destra e sinistra con atti di violenza, morti e feriti e processi che, spesso, non portarono a nessuna condanna. Strategia del terrore creata ad arte dallo Stato, manipolazione politica degli attivisti o semplicemente spirito di lotta? Forse nessuna delle tre ipotesi oppure una miscela – esplosiva – di tutte quante.

Roma,  22 febbraio del 1980 ore 13: tre ragazzi col viso coperto riescono ad entrare in casa di Valerio Verbano con una bugia ben raccontata. Suonano alla porta e alla madre Carla – che lotterà fino alla morte per dare un nome agli assassini del figlio, senza mai riuscirci -, dicono di essere amici di Valerio. Lei apre e inizia così la tragedia. I genitori di Valerio stanno aspettando il figlio per pranzare: vengono legati e imbavagliati, mentre gli assassini rovistano nella sua stanza. Il giovane giunge a casa dopo 50 minuti, durante i quali la madre sperò, come dichiarato successivamente “che si fosse rotto il motorino o fosse successa qualsiasi cosa che non avesse fatto tornare Valerio a casa”.

La lapide a Valerio Verbano in via Monte Bianco a Roma

Ma non fu così: il ragazzo aprì la porta, vide il commando e tentò di scappare da una finestra ma venne raggiunto da un colpo che gli tranciò l’aorta, mentre la madre e il padre lo vedevano morire senza poter fare nulla per salvarlo. Il ragazzo, militante di Autonomia Operaia, era stato arrestato l’anno precedente, nel 1979, perché sorpreso a fabbricare ordigni esplosivi e nella sua stanza erano state ritrovate mappe accurate che indicavano le formazioni di destra e i loro militanti nella Capitale. L’omicidio venne rivendicato sia da sinistra che da destra. I NAR, Nuclei Armati Rivoluzionari,  dichiararono in una nota di aver “giustiziato Valerio Verbano come mandante dell’omicidio di Stefano Cecchetti”, avvenuto il 10 gennaio 1979 durante la commemorazione dei fatti di Acca Larentia. A sinistra invece, il Gruppo Proletario Rivoluzionario Armato, dichiarò la responsabilità della morte di Verbano perché “servo della polizia”. Dell’omicidio di Valerio non si sa molto: nel 2010 sono state riaperte le indagini, ma ancora non esiste un colpevole. Forse non si saprà mai chi è stato, e  intanto Valerio guarda passare il tempo, ritratto sulla facciata di un palazzo, ritratto da Jorit come in una delle sue rare fotografie.

Il murale di Jorit

QUALCHE LIBRO SU VALERIO VERBANO

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