10 Dicembre 2023

PORA NONNA LA SAGA: PORO NONNO GELOSO, DI STEFANIA CATALLO

ASCOLTA IL PODCAST DI ALESSIO PAPALINI

“Poro nonno era geloso. Ma di una gelosia che non potete capì, talmente geloso che manco i morti al cimitero se salvavano. Ma andiamo per ordine, che è meglio.

Poro nonno non era un Adone. Adesso si direbbe “è un tipo interessante” che poi, alla fine, è un modo gentile pe dì che uno è brutto. Lui non era malaccio, alla fine, solo che la jella sua era che c’aveva un fratello che era le sette bellezze. Tanto bello che manco doveva schioccà le dita, pe fasse cadé le donne tra le braccia. Allora pora bisnonna, che era una furbona, quando uscivano tutti e tre insieme, se qualcuna je diceva: “Ma che so li fiji tua questi? Anvedi quanto so diversi!”, lei je risponneva: “Antonio è bello e Arturo è simpatico”. Un modo carino di dire che Arturo era brutto. Pensa a sentisse dì tutti i giorni sta cosa: fatto sta che poi uno ce crede, e quando incontra na ragazza che je piace, poi c’ha paura de fa na figuraccia e che quella je risponne: “A coso, ma che te pensi che faccio la collezione de mostri?”.

Comunque poro nonno quando s’aggiustava faceva la sua figura: alto, moro, due begli occhi scuri però..però era nato pure con un problema alla lingua, e allora zagajava. Si, era balbuziente. Insomma non se faceva mancà niente.

Nonna invece era un bel tipetto: piccoletta, vivace e sempre sorridente. Peccato che era già fidanzata: lui si chiamava Loreto (come un pappagallo) e già avevano fissato la data del matrimonio. Fatto sta che poro nonno invece s’era innamorato e pur di conquistarla aveva tentato il tutto per tutto: un giorno s’era messo in tiro, aveva fatto le prove pe cercà de parlà bene e s’era dichiarato. Quando aveva iniziato a parlà, quella all’inizio non c’aveva capito niente perché co l’emozione aveva preso a zagajà come un pazzo. Comunque s’erano capiti, s’erano piaciuti e dopo poco s’erano sposati, pure se quando pora nonna aveva lasciato Loreto c’era stato uno scandalo. Erano altri tempi, mica come adesso. La foto del matrimonio stava appesa sul letto: erano due bei ragazzi giovani, lei col vestito corto e il velo anni ‘30 e lui tutto serio. Una bella coppia, insomma. Tanto le foto mica parlano, no?

Annava tutto bene, c’avevano na bella casa e due figlie quando a un certo punto Loreto more. Si porello, more d’infarto a poco più di quarant’anni, e pora nonna era tanto dispiaciuta. Pure se s’erano lasciati male, lei era affezionata e je dispiaceva che sto poraccio fosse morto giovane. Ma guai a dillo a poro nonno! Quando c’aveva provato, lui era miracolosamente guarito dalla balbuzie e s’era messo a fa il diavolo a quattro per la gelosia. Si, perché quando nonno s’arrabbiava non balbettava più, anzi. Una dizione perfetta! E allora perché non te lo sei sposato, e allora vuol dire che a me non me voi bene, e allora di qua e allora di là. Ma se po’ esse gelosi de un morto? Si. Avoja se se può.

Insomma, pora nonna pe andà a portà un fiore a Loreto se doveva nasconne. Lo faceva quando poro nonno stava al lavoro, oppure la domenica che lui sentiva la partita alla radio. La scena era questa. Entrava al cimitero come na ladra, portava i fiori e si avvicinava alla tomba. Poi se guardava intorno, non sia mai che ce fosse qualcuno che la riconosceva, e cominciava a parlare: “Buonasera Loreto, lo vedi so venuta a trovatte. Come stai? (ma secondo te il morto che je poteva risponde? Tutto bene, non c’è male?). Che me racconti (eh che te racconto? Cose dell’altro mondo!). Poi cominciava a pulì la tomba, lucidava la fotografia e sistemava i fiori. Quando aveva fatto ricominciava: “Allora arrivederci. Ci vediamo tra un po’ di tempo. Mi raccomando statti bene”. Quando la accompagnavo, io mica capivo: ma come era possibile chiedere a un morto se stava bene? Boh, forse tra de loro se capivano.

Ma ogni volta, e dico ogni volta, che pora nonna annava al cimitero, pareva che lui c’avesse il radar. Manco entrava dalla porta che lui subito: “Che sei andata a trovà Loreto per caso?”

– “Ma no, quale Loreto! So andata a trovà pora mamma. Tu sei fissato co sto Loreto. Ma se nemmanco so dove sta seppellito”, je rispondeva lei co na faccia de bronzo che nun ve dico.

– “Guarda che se vengo a sapè che lo vai a trovà poi so guai grossi!”, minacciava poro nonno, che invece era un pezzo de pane.

Insomma ogni volta era sto teatro. Lui geloso come Otello e lei che faceva la finta tonta. Passarono cinquant’anni, e lui ancora era geloso de Loreto, che ormai uno lo spolverava dai mobili, tanto pe usà na metafora. Volete sapè come è finita? Che dopo cent’anni pure poro nonno è morto. E l’unica tomba libera era quella vicina a Loreto, per cui adesso stanno insieme. Così co un viaggio solo, pora nonna ne andava a trovà due. Avranno litigato là sotto? Eh, me sa proprio de sì. Ste sto zitta me pare de sentilli, a voi no?”

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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Emilio Spataro, in arte Emyliù, attore, chansonnier, fotografo, grafico. Di origine calabrese cirotana, vive a Roma. Opinionista e Web Master del Magazine.

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Romano, educatore, formatore e appassionato di lettura e comunicazione. Attore del Teatro Studio Jankowski di Roma

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Diplomato all'Istituto Alberghiero Michelangelo Buonarroti di Fiuggi (FR) - Dopo una lunga esperienza in Italia, e all'estero come chef per personaggi di rilievo, sia in casa che su yacht, nel 2013 si è trasferito a Londra, dove ha appreso nozioni di cucina multietnica continuando a lavorare come chef privato.

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