Dalla notte dei tempi il mito dell’Androgino affascina e conturba l’umanità.
La coesistenza di caratteristiche maschili e femminili in uno stesso individuo, maschio o femmina di origine, era in ere remote un qualcosa che nobilitava la creatura che ne era portatrice, avvicinandola alla divinità.
In alcune tribù primitive, tutt’ora esistenti come i Nativi d’America, sono riconosciuti almeno altri tre sessi, oltre al maschio e alla femmina. E i sessi intermedi sono ritenuti superiori a quelli di base, dunque venerati.
“Femmina, Maschio, Femmina a Due Spiriti, Maschio a Due Spiriti, Transgender”
Singolare però, come nell’evoluzione dei tempi, questa cosa si sia involuta rispetto ad altre nella società così detta civile, come l’emancipazione della donna ad esempio, relegando l’uomo femminile o la donna maschile nel limbo degli individui sessualmente incompiuti, degenerandoli in modo dispregiativo come uomini effemminati e donne mascoline.
Ed è così che da un’iniziale privilegio si è arrivati ad un ginepraio di definizioni, neologismi ed epiteti volgari, che costellano l’universo dei generi identitari, dalle stelle alle stalle.
Dalla “menzafimmina” e “mascuolona” del sud italico, alla “femminiella” partenopea.
Dal cicisbeo ed eunuco settecentesco delle voci bianche, alla baffochecca, o gay effeminato vittima del machismo imperante in alcuni ambienti gay dove l’effeminato non gradito viene portato a mascolinizzarsi forzatamente, ottenendo grotteschi effetti contrari.
Ma il gay femmineo non c’entra nulla con l’uomo femminile che arriva a femminilizzarsi per entrare nel transgenere, senza però transizionare.
Non Conforme. Trans Non Med. Che sta per non medicalizzata/o. Sia MTF (Male To Female – dal maschile al femminile) sia FTM (Female To Male – dal femminile al maschile).
E poi un esercito di “travestiti” e “crossdresser”, di solito eterosessuali di base, con mogli e prole.
Queste persone (tecnicamente trav) nel migliore dei casi organizzano uscite di gruppo o solitarie, normalizzate al femminile, in ristoranti e locali più o meno transgender o comunque T-friendly.
In altri casi tendono a coltivare le loro relazioni sessuali femminilizzandosi solo nel loro privato. Oppure usano il web per coltivare il culto dell’abbigliamento femminile fetish esibizionistico, fino ad arrivare alla parafilia per repressione.
Ed è possibile che nei casi di cui sopra si “nascondano” più o meno consapevolmente, molte transessuali non medicalizzate.
Così come è possibile che si scopra in ritardo la propria transessualità, perché, in assenza di disforia di genere, qualcosa durante la formazione della personalità dirotta il percorso in direzioni che ne ritardano la presa di coscienza.
Ed è con la dignità del travestitismo per amore dell’arte che voglio concludere, citando quella meraviglia di artista che è Drusilla Foer , la cui eleganza cancella secoli di stereotipi e luoghi comuni su un’arte antichissima e nobilissima.

Arte che ha origine nel teatro NO giapponese, passando per il Teatro elisabettiano, quando i ruoli femminili erano affidati ad attori travestiti, perchè la recitazione era proibita alle donne, essendo ritenuta un’arte demoniaca che non si confà all’animo femminile. Quale errore….
Mava Fankù

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