7 Dicembre 2023

L’INQUIETANTE POTERE DELLE APP DI GEOLOCALIZZAZIONE – VOCI DI SAVERIO GIANGREGORIO

ASCOLTA IL PODCAST DI SAVERIO GIANGREGORIO

Qualche giorno fa girovagando su Instagram mi sono imbattuto in una nuova applicazione, e fino qui nulla di straordinario.
La cosa che però mi ha colpito è stata la sua finalità: basta inserire il numero di cellulare di una persona cara, e l’applicazione ti dice precisamente dove si trova.


Uno potrebbe subito pensare: che forte!
Ora potrò sempre sapere dove sono i miei cari, e in caso di necessità, o anche per semplice curiosità, raggiungerli.
Tuo figlio dice che è a scuola? Grazie a questa applicazione saprai che è in una caserma dei carabinieri perché ha imbrattato i palazzi delle istituzioni. Succede, chi non è mai stato giovane e rivoluzionario?


Cerchi tuo marito perché non rientra dal lavoro?
Scopri che è presso il tabaccaio da ore a giocarsi lo stipendio ai gratta e vinci. La povertà morde, e la fortuna prima o poi arriverà.
Nel mentre ti sei ipotecato casa, ovviamente senza dire nulla a tua moglie, perché a furia di “grattare”, hai preso in prestito dei soldi dalla banca e acceso un’ipoteca sulla stessa come garanzia.


La cosa che però mi sorprende di queste nuove applicazioni, perché ce ne sono di diverse, ma che pare sia invece sfuggita ai creatori, è la palese violazione della privacy.
Infatti, potremmo in ogni istante della nostra vita essere pedinati, grazie a queste nuove app, che tra l’altro sono anche gratuite.
E qui la cosa inizia a non essere più tanto simpatica.
Anzi, dovrebbe suscitare dubbi e proteste verso coloro che creano queste potenziali nuove armi.
Si armi.

Faccio un esempio. Nel nostro Paese ogni tre giorni una donna viene uccisa da chi dice di amarla.
Il nuovo anno è appena iniziato, e c’è stato già il primo femminicidio a Genova. Queste app che ti consentono di sapere in tempo reale dove si trova la tua compagna, non solo violano la sua privacy, ma sono potenziali armi contro di lei.
Le storie finiscono, e nei casi più gravi l’amore viene sostituito dall’odio.
Odio che diventa tragedia quando la donna viene uccisa.
Spesso nelle cronache dei femminicidi si legge che la vittima è stata pedinata per giorni, sia materialmente che attraverso i social: foto, post, commenti, sono tracce che lasciamo senza sapere che potrebbero determinare, in casi estremi, anche la nostra fine.
E purtroppo succede, la cronaca in questo non è mai avara.
Mi chiedo quindi: sono proprio necessarie queste nuove applicazioni che consentono di individuare le potenziali vittime, violando la loro privacy?
Quante donne in questo modo esponiamo alla furia cieca dei loro aguzzini, ora che questi potranno usare le applicazioni di geolocalizzazione per vendicarsi, perché quello che fino a ieri era amore, oggi è odio, vendetta, follia?
Penso che sarebbe cosa buona e giusta chiuderle tutte, e pensare invece un po’ di più a come evitare che il femminicidio sia facilitato dalle nuove tecnologie.
E non a specularci sopra.

#Voci, di Saverio Giangregorio.

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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