Immagine di copertina @reuters
“A tutti gli Emirati e alle istituzioni e università private!
Nel nome di Dio e che la misericordia e le benedizioni di Allah siano su di voi,
Che Dio ci renda vincenti in tutti le nostre battaglie.
Secondo la decisione del gabinetto numero 28 del 1443 (calendario locale) tutti sono informati che la suddetta decisione (l’istruzione delle “donne” è sospesa fino al secondo ordine) è urgentemente attuata e dovete assicurare il ministero delle vostre azioni.
Shaikh Malawi Neda Mohammad Nadim
(Ministro dell’istruzione superiore)”.

Questa è la traduzione del documento col quale viene sospesa a tempo indeterminato l’istruzione universitaria per le donne afghane. Il provvedimento va ad aggiungersi alle altre restrizioni già in vigore nella nazione, colpendo di nuovo il diritto all’istruzione per le ragazze. Tre mesi fa, moltissime donne avevano superato gli esami di amissione alle università del Paese, sebbene alcune facoltà come ingegneria, agricoltura, veterinaria ed economia fossero loro precluse, mentre il giornalismo resisteva, seppur fortemente limitato.
Alla presa di potere da parte del governo islamico, avvenuto nell’agosto 2021, era seguito un primo giro di vite riguardante l’accesso alla vita scolastica, con l’istituzione di accessi separati per entrare in aula e classi divise per genere. Adesso, le porte della vita accademica resteranno chiuse per insegnanti e studentesse a tempo indeterminato.
Questo è quello che accade a Kabul e nelle altre città culturalmente più avanzate; non ci sono invece notizie sulle condizioni delle donne nelle zone più interne, dove le cose potrebbero essere più gravi o immutate, ferme a secoli fa.
In un’intervista alla BBC una studentessa ha dichiarato: “Hanno distrutto l’unico ponte che poteva collegarmi al mio futuro. Come posso reagire? Credevo di poter studiare e cambiare il mio futuro o portare la luce nella mia vita ma loro me l’hanno distrutta. Hanno paura delle donne e del loro potere”.
Ned Price, portavoce del dipartimento di stato statunitense ha condannato la decisione attraverso una nota. Ora si spera in azioni concrete a livello internazionale, sempre che i diritti calpestati valgano tanto e di più dei minerali rari nelle mani dei Talebani, di cui la tecnologia ha bisogno.
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