Il Teatro Quirino di Roma ospita dal 19 al 25 dicembre la Compagnia del Balletto di Roma, che nel 2021 inizia un viaggio tra le suggestioni e le sonorità del tango in occasione del centenario della nascita di Astor Piazzolla (Mar del Plata, 11 marzo 1921), autore e interprete musicale tra i più importanti di questa forma d’arte nata a fine ‘800 in Argentina. Sorto dall’esigenza di comunicare tra culture, lingue e tradizioni diverse, il tango ci ricorda chi siamo, da dove veniamo e qual è stato il percorso che ha indissolubilmente unito umanità distanti in un comune “non luogo”, oltrepassando oceani e confini. Proprio il mare è il fil rouge che unisce o separa nuovi mondi e speranze: uno spazio immenso da attraversare dove si rischia di perdersi; vortice di riflussi e moto ondulatorio che scandisce il ritmo di partenze e ritorni. Astor, nuova produzione del Balletto di Roma, è un “concerto di danza” in cui le musiche di Piazzolla, arrangiate da Luca Salvadori ed eseguite dal vivo dal bandoneón di Mario Stefano Pietrodarchi, esecutore brillante di fama internazionale, emergono come le vere protagoniste in una nuova armonia artistica danzata. Un soffio, un respiro, quasi una parola, ci svelano la fragilità dell’uomo Piazzolla, ma anche quella di tutti noi che abbiamo subìto oggi una distanza forzata, una relazionalità dematerializzata, un contatto interrotto, una vita spezzata. In scena, ispirato dalla carismatica presenza del maestro Pietrodarchi e dalle preziose immagini di Carlo Cerri, Valerio Longo porta otto danzatori del Balletto di Roma a compiere un viaggio trasformativo in cui respiri, abbracci e fusioni sono al centro di azioni coreografiche intense, astratte e fuse in quel moto ondulatorio magico del bandoneón.
La parola-chiave è “coraggio”: quello declamato dai testi immortali di Jorge Luis Borges nei suoi tanghi e milonghe, così come quello dello stesso Piazzolla, che ha rotto gli schemi della musicalità del “tango viejo” per arrivare al “nuevo tango” che tanto lo ha reso celebre nel mondo. A curare tutti gli elementi compositivi di quest’opera/concerto è la maestria e l’esperienza di Carlos Branca, regista argentino di spicco sulla scena internazionale e profondo conoscitore dell’uomo Piazzolla. Astor rievoca i sentimenti degli odierni viaggiatori del mondo, l’umanità intera, andando oltre la purezza tecnica e rituale del tango, per rafforzarne energie, desideri e palpitazioni tutte contemporanee.musicale argentina. Importanti segnali tracciano il percorso di questa colonna sonora che racconta: la voce di Jorge Luis Borges ci ricorda la collaborazione tra il più grande scrittore argentino e Piazzolla e il loro legame complesso e innovativo con la tradizione del Tango. Il ricorrente suono del mare – anzi dell’oceano – prova invece a evocare le traversate piene di sogni e di speranze di tanti emigranti, come gli antenati di Astor, partiti nell’Ottocento dall’Italia per cercare fortuna nel Nuovo Mondo, ma anche i molti viaggi dello stesso Piazzolla tra le Americhe e l’Europa. Diversi suoni emblematici, infine, fanno irruzione nel tessuto musicale, come ad esempio il ticchettare di un orologio, poco prima della fine di questo viaggio. Il suono più importante, che incarna la figura stessa di Astor, è quello del bandoneon, suonato magistralmente dal vivo da Mario Stefano Pietrodarchi, che sulla scena con le sue interpretazioni da vita vera alle musiche immortali di Piazzolla. In questa sorta di taccuino di viaggio che è lo spettacolo Astor, anche gli arrangiamenti musicali provano a raccontare qualcosa della vita di Piazzolla. Lo fanno integrando le molte sfumature che il musicista argentino ha mostrato nella sua lunga carriera: l’amore per la musica classica, le radici profonde e ineludibili del Tango argentino, senza dimenticare le sperimentazioni degli anni ’70 e ’80, quando Piazzolla iniziò a servirsi di sonorità nuove, utilizzando anche strumenti tipici del blues e del rock come la chitarra elettrica, l’organo hammond, i sintetizzatori elettronici. Che l’idea del viaggio, dell’esilio e del ritorno, sia una delle anime profonde della musica di Piazzolla – anima che questo spettacolo prova a raccontare – sembra confermarlo un dato postumo ed eclatante: l’intitolazione, nel 2008, dell’aeroporto internazionale di Mar della Plata ad Astor Piazzolla.
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