In copertina @Jack Vettriano, The singing butler
L’11 dicembre si celebra in tutto il mondo la Giornata del Tango, nel giorno della nascita di Carlos Gardel, il famoso cantante e compositore legato a doppio filo alla storia del Tango. Ricordate il tango ballato da Arnold Schwarzenegger e Jamie Lee Curtis in “True lies”? Oppure quello di Angelina Jolie e Brad Pitt in “Mr e Mrs Smith”? Ovviamente sono delle teatralizzazioni cinematografiche, ma rendono pienamente lo spirito di questo ballo.
Il tango nasce nei primi del ‘900 a Buenos Aires, come incontro tra la cultura immigrata europea e quella locale. Dalla fusione di ritmi e tradizioni diverse nacque così un nuovo genere musicale, il Tango. In quegli anni, si assisteva a un flusso migratorio di grandissima portata: 2 milioni di coloro che arrivarono in Argentina erano italiani, che partivano
in cerca di lavoro e di una vita migliore; ma come accade per ogni grande migrazione, subirono discriminazioni e vennero relegati nelle Orillas, ossia i quartieri più poveri, assieme ai neri liberati, ai gauchos e ad altre etnie non gradite. Da queste commistioni si arrivò brevemente a una fusione musicale: il candombé africano si mischio’ ai ritmi italiani, alla payada dei gauchos, alla habanera di Cuba, dando vita alla Milonga, un ritmo allegro e veloce dal quale nascerà una musica più lenta, più intima: il Tango. Tango che verra’ ballato prima tra uomini e poi nei bordelli. Il perché è presto detto: fino a quel momento, nel ballo i corpi non erano vicini, ma a distanza “morale”. Nel tango invece il contatto era molto stretto, e per questo motivo il nuovo ballo suscitava scandalo, e le uniche donne disposte a ballarlo erano le prostitute. Col tempo però, la borghesia se ne innamorò e lo fece suo, complici i mutamenti storici e sociali avvenuti dopo la Prima Guerra Mondiale. Così il Tango compi’ il salto di qualità, sdoganandosi da ballo da bordello. Si dice che Papa Pio X volle assistere a un tango per valutarne la moralità. Queste sembra che furono le sue parole: “A me sembra che sia più bello il ballo alla friulana; ma non vedo che gran peccato ci sia in questo nuovo ballo”. Tuttavia la sua posizione nel 1914 cambiò radicalmente: niente tango, è troppo immorale.

Il tango vivra’ i suoi anni d’oro tra gli anni ’30 e ’50 con le grandi orquestras divenendo sempre più social, inteso come familiare, da ballare in casa o con amici. La dittatura di Videla (1974-1983) lo relegherà a “ballo da negri“, cercando di proibirlo o di farlo praticare in milongas (i locali di tango) controllate dal regime. Ma la musica non si può fermare, e gli esuli argentini, scappati dalla repressione del regime, lo diffonderanno nei Paesi nei quali ripareranno. Il Tango sarà anche mezzo di denuncia per le 30 mila desapariciones attuate durante la dittatura: Astor Piazzolla comporrà “Oblivion”, un brano dedicato appunto al martirio e alla scomparsa di un’intera generazione di giovani.
Se la musica è lo spirito di un popolo, allora il Tango lo è degli argentini. E se la tradizione rimane, nei tempi più recenti sono arrivati nuovi modi di interpretare questa musica: il tango nuevo è uno di questi, che ne sovverte alcune regole pur mantenendone lo spirito, grazie alle nuove orchestre come gli Otros Aires, i Gotan Projet e altri interpreti e autori che lo rendono moderno, acustico, destrutturato.
Scrivere del Tango è impossibile per quanto è intenso, popolare, profondo, struggente. Così abbiamo chiesto a Leonardo Felix Elias, maestro e ballerino argentino che ha fondato Culturtango, scuola di tango a Roma, di parlarcene. Lui l’ha fatto e non solo a parole, come potrete vedere nel video che segue e, siamo sicuri che, come noi, ne rimarrete stregati.
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