Si chiama “Arte d’Amare” il progetto di arteterapia nato nel 2020 e dedicato a tutti i bambini di Mazara del Vallo, che attraverso l’arte favorisce l’integrazione dei piccoli, nati in Tunisia e di cultura araba, con i bambini siciliani. Perché, sia chiaro, tutti i bambini sono uguali, e tutti hanno diritto a bellezza, felicità e serenità. Parola di Alessandra Patrizi, ideatrice del progetto assieme a due colleghi.
“Siamo partiti con una macchina in cui avevamo caricato i nostri materiali, e siamo arrivati in un luogo che non conoscevamo, dove ci siamo fatti conoscere andando in giro, presentandoci e presentando il nostro progetto alla gente: è stato un lavoro difficile però ce l’abbiamo fatta“. Così Alessandra Patrizi, arteterapeuta, descrive l’inizio di Arte d’amare, un progetto iniziato nel 2020, dapprima dedicato solo ai bambini della Comunità Alloggio per minori Casa Orchidea di Mazara del Vallo, e poi esteso a tutti gli altri piccoli del comune siciliano.

Alessandra Patrizi, come nasce il progetto “Arte d’amare”?
“Questo progetto è nato due anni fa in Sicilia a Mazara del Vallo, con i bambini siciliani di una comunità di alloggio per minori, Casa Orchidea. Con l’aiuto del Comune e con la buona volontà di un team di tre arteterapeuti, tra i quali ci sono anche io , il progetto si è allargato ed è cresciuto. A Mazara del Vallo infatti è presente una grande comunità tunisina, perché Mazara è terra che accoglie i migranti, e i bambini tunisini spesso sono nati in Sicilia o vi sono arrivati da piccolissimi. Per questo, pur mantenendo la cultura araba tentano l’integrazione, a volte con successo e a volte no. Mazara del Vallo é una città meravigliosa, che abbiamo scelto perché ci sembra giusto portare l’arteterapia laddove non ce n’é; bisogna cercare i posti dove non é conosciuta e soprattutto, dedicarla ai bambini che hanno meno occasioni di approcciarla, per lavorare con loro su un progetto di ampliamento delle loro possibilità creative, stimolandone la fantasia. “Arte d’amare” è nato come progetto di arteterapia, come relazione di aiuto tra noi e loro, come veicolo di accrescimento, come possibilità di trasformare i piccoli disagi in occasioni per conoscere e riconoscere le proprie emozioni”.

Come è stato lavorare con questi bambini?
“Il lavoro è stato ricchissimo e i bambini meravigliosi: i piccoli sono veloci ad apprendere, e un laboratorio viene svolto in maniera rapida. Bisogna seguirli nei loro tempi, ed è stato bello cambiare il programma in base alle loro richieste: eravamo partiti da una base di 50 laboratori, che poi sono diventati 150, cambiati ogni volta perché i bambini ci chiedevano di più. Abbiamo cercato di seguire i loro linguaggi e le loro richieste, sia con i siciliani che con i tunisini, e poi abbiamo lavorato tutti insieme. Tuttora questo progetto esiste e va avanti, quindi siamo molto felici. I genitori ci hanno colpito molto, perché ci ringraziavano per qualcosa che per questi bambini è quasi un diritto avere: ossia, l’arteterapia così come tutte le altre arti e relazioni di aiuto, che possano andare ad ampliare gli orizzonti dei piccoli. Per questo proseguiremo, anche con altri colleghi”.

Ritiene necessario un supporto istituzionale a progetti come Arte d’Amare?
“Certamente ci siamo resi conto che questi progetti non si possono reggere solo sulla volontà e la passione degli artiterapeuti che li hanno creati. Sarebbe bello che questi progetti venissero sostenuti in maniera forte dalle politiche sociali, perché se ne ha bisogno, altrimenti alcuni bambini ealcune persone rischiano di essere invisibili, di non avere accesso alla bellezza, che è un loro diritto. Viva Arte d’amare!”.











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