UNA RAGAZZA DI VIA DEL GOVERNO VECCHIO. ARGIA SIMONE E IL CENTRO ANTIVIOLENZA “MARIA MANCIOCCO”

Argia Simone, ovvero l’anima del centro antiviolenza “Maria Manciocco” di Labico, in provincia di Roma. Le lotte femministe, l’impegno, l’esperienza trasmessa alle altre donne, i progetti. Inizia con questo servizio una serie di speciali dedicati ai centri per le donne, in attesa del 25 novembre.

Daniela Rippa, vicepresidente APS Socialmente Donna

Per chi arriva a Labico, piccolo comune in provincia di Roma, trovare il centro antiviolenza “Maria Manciocco” è abbastanza semplice. Si trova alla sinistra del Palazzo Comunale, lungo una salita. Bisogna varcare un cancello in ferro ed eccoci arrivati, in una struttura molto bella, col pavimento in cotto e il soffitto a travi. Prima, in questi locali c’erano gli uffici comunali; poi, grazie alla lungimiranza e all’impegno delle giunte, è arrivato il centro antiviolenza, un centro di supporto alla genitorialità e altre associazioni che si occupano di sociale.

La sala di attesa e attività del centro antiviolenza

Il centro antiviolenza è gestito dalla APS Socialmente Donna, che cura l’accoglienza e l’analisi della domanda delle donne che giungono al Maria Manciocco, come ci dice Daniela Rippa nel video, spiegandoci anche quali professionisti operano nel centro.

GUARDA IL VIDEO PER ASCOLTARE LA RISPOSTA DI DANIELA RIPPA, VICEPRESIDENTE APS SOCIALMENTE DONNA

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Daniela Rippa, vicepresidente APS Socialmente Donna

Argia Simone, presidente dell’associazione APS Socialmente Donna e responsabile del centro antiviolenza “Maria Manciocco” di Labico. Qual è la differenza tra i tempi del femminismo che lei ha vissuto e i tempi moderni? Secondo la sua opinione, cosa si è perso e cosa si è guadagnato?

“Intanto, si è perso quel lavoro certosino attraverso il quale ogni pezzetto, ogni singola unità era legata all’altra, e che appartiene all’inizio del femminismo. Con questo intendo dire che questo lavoro di “cucitura” tra le varie anime è stato importantissimo per la creazione del movimento femminista. All’inizio si verificò uno scontro, che ho vissuto in prima persona, e che avvenne soprattutto nelle forze politiche di sinistra, tra le donne che si riconoscevano nei movimenti femminili partitici e le donne che del femminismo avevano già ereditato ciò che veniva dai Paesi stranieri. Ci fu una grossa lotta, perché le donne che avevano abbracciato da subito la strada del femminismo avevano una cultura avanzata, fondata però sulla teoria; le donne che invece facevano più riferimento ai movimenti politici, vivevano il femminismo più sul piano pratico, quindi stando in mezzo ai problemi delle donne, alle loro tematiche e alle cose materiali da risolvere”.

Argia Simone e Giulia Lorenzon

Ha dei timori riguardo alla legge 194, proprio in virtù dell’imminente cambio di governo?

“Timori sicuramente ce ne sono, tenuto conto delle posizioni di queste destre, soprattutto perché si ispirano ad altre esperienze europee, come ad esempio a quelle dell’Ungheria e della Polonia, per non parlare degli Stati Uniti e di quello che è successo ultimamente a proposito di IVG. Per questo motivo, sono fortemente preoccupata, perchè applicare alla lettera la legge 194, come dichiarato da Meloni, vuol dire probabilmente aumentare ancora di più l’obiezione di coscienza, non solo da parte dei medici, ma anche da parte delle strutture preposte. Abbiamo già visto cosa è successo con la RSU486 (pillola abortiva ndr) nelle Marche e nelle altre regioni a governo di destra. Credo che sia importantissimo reinserire l’assemblea delle donne dei consultori, che era il cardine della gestione del consultorio, ossia era l’organismo che ne dettava la linea politica ed era garante dell’applicazione della 194, dell’accesso alla contraccezione agli adolescenti, della mediazione familiare intesa come il seguire la famiglia in alcuni momenti importanti per accompagnarla, senza dissuaderla, a una scelta veramente consapevole, dando alla donna il diritto assoluto all’autodeterminazione. Mediazione totalmente diversa da quella prospettata da Pillon, che era un prodotto delle destre”.

Come nasce il centro antiviolenza “Maria Manciocco” di Labico?

“Partiamo anzitutto dall’intitolazione, fatta in ricordo di una donna vittima di femminicidio nel nostro territorio, precisamente di Segni. E’ un lungo percorso quello fatto dalla nostra associazione per giungere al traguardo del centro antiviolenza. Siamo nate nel 2011 come associazione Socialmente Donna, e nel 2013 abbiamo presentato un progetto assieme all’associazione Ponte Donna, chiamato “Il Filo di Arianna”: si trattava di uno sportello itinerante che abbracciava la nostra presenza fissa in 3 comuni del distretto. Questa attività è andata avanti per diversi anni; voglio anche precisare che non accogliamo solo le donne di questo distretto sociosanitario, anzi, siamo attive soprattutto con quelle che hanno remore a presentarsi nel loro territorio, e cercano invece una struttura che le tenga ancora di più nell’anonimato. Pian piano abbiamo ottenuto una sede dal comune di Labico, dove abbiamo iniziato la nostra attività di centro d’ascolto, fino ad arrivare al centro antiviolenza inaugurato il 25 novembre 2019, dove siamo oggi, e sempre messo a disposizione dal comune di Labico col quale abbiamo un ottimo rapporto. Quando abbiamo iniziato la nostra attività, l’amministrazione politica non era la stessa di oggi, ma questo non è stato un impedimento all’accoglienza delle nostre richieste. Il centro antiviolenza è aperto tutti i giorni di mattina, e due pomeriggi fissi: abbiamo anche un numero h24 a cui ci si può rivolgere, e siamo ovviamente a disposizione anche in altri giorni e orari per venire incontro alle esigenze delle donne e delle istituzioni”.

Infine, un’ultima, provocatoria domanda. E’ vero che le donne, per essere accolte dai centri antiviolenza, debbono essere per forza di sinistra e avere la loro tessera di partito?

GUARDA IL VIDEO PER ASCOLTARE LA RISPOSTA

La direttrice del magazine, Stefania Catallo intervista Argia Simone

LA PAROLA ALLA POLITICA. ASCOLTA GIULIA LORENZON, ASSESSORA AL COMUNE DI LABICO ELETTA CON LA LISTA CIVICA LABICO BENE COMUNE

L’assessora Giulia Lorenzon

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Stefania Catallo, romana e fondatrice del centro antiviolenza Marie Anne Erize. Si occupa di storia orale e di diritti delle donne. Giornalista e scrittrice, ha pubblicato diversi libri, l'ultimo dei quali "Evviva, Marie Anne è viva!" (2018, Universitalia), ha ricevuto il Premio Orsello nella sezione Società.

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Ho sperimentato il palco cimentandomi in progetti di Teatro Sociale tra il 2012 e il 2015 con testi sulla Shoa, sul femminicidio, sulla guerra. Il mio percorso teatrale è poi proseguito in autonomia quando ho sentito il desiderio di portare in scena testi scritti proprio da me.Tutti i miei scritti per scelta hanno come punto comune una ironia sana e leggera che aiuta il pubblico a riflettere sull'argomento proposto.

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