Roberta Siragusa aveva solo 17 anni, quando venne trovata morta carbonizzata in fondo a un dirupo, a Caccamo in provincia di Palermo, il 24 gennaio 2021.
Secondo Pietro Morreale, che oggi di anni ne ha 21, ed è stato condannato ieri 12 ottobre 2022 all’ergastolo per la morte di Roberta, la ragazza si era suicidata al culmine di una lite, cospargendosi di benzina e dandosi fuoco; tesi che però, non ha retto di fronte ai giudici della seconda sezione della Corte d’Assise di Palermo. Secondo la Corte infatti, Morreale colpì la giovane con un sasso e le diede fuoco, per poi gettarne il cadavere in una scarpata. La sentenza è arrivata dopo la precedente richiesta all’ergastolo fatta dal PM di Termini Imerese, Giacomo Barbara a fine luglio, e motivata dalla crudeltà e dalla premeditazione del gesto, compiuto per punire Siragusa che aveva deciso di chiudere la sua relazione con Morreale perché innamorata di un altro.
A confermare la tesi dell’accusa, una prova chiave: il video di una telecamera di sicurezza che aveva ripreso Morreale mentre assisteva al rogo della ragazza, seduto in macchina. Il giorno dopo il femminicidio, Morreale si era recato dai carabinieri per denunciare il suicidio di Roberta,
La madre di Roberta Siragusa ha commentato così la condanna all’ergastolo per Morreale: “Non avremmo accettato nulla di meno dell’ergastolo; per come ha tolto la vita a mia figlia non deve averne più una di sua. Ora la nostra battaglia per avere piena giustizia per la morte di Roberta continua, deve pagare anche chi ha aiutato Pietro Morreale a uccidere mia figlia in quella maniera così atroce“.
Le indagini infatti continuano perché, secondo gli avvocati della famiglia Siragusa, Pietro Morreale non agì da solo, e per questo si pensa all’accusa di falsa testimonianza per diversi testi portati dalla difesa.
Alla lettura della sentenza all’ergastolo per il femminicidida erano presenti i familiari di Roberta e due associazioni antiviolenza, particolare molto importante che dimostra, laddove ce ne fosse ancora bisogno, l’importanza dei centri contro la violenza sulle donne e l’aiuto concreto e reale che possono dare a quante vivono e subiscono in silenzio abusi e soprusi.